Le “wunderwaffen” esercitano da sempre un fascino irresistibile ed ogni volta che un nuovo tipo di ordigno fa la sua comparsa sui campi di battaglia si leva un coro di “espertoni” pronti a dichiarare la fine delle tipologie di ordigni fino ad allora in uso. Talvolta accade, ma assai più spesso i nuovi arrivati impongono invece un aggiornamento nella progettazione e nell’uso degli altri tipi di arma già in uso.
Per esempio, la rapidissima evoluzione dei droni da combattimento sta imponendo l’introduzione di sistemi di contrasto specifici e la modifica dei mezzi corazzati che, tuttavia, rimangono fondamentali. Talvolta poi, proprio le nuove minacce vengono affrontate rispolverando vecchie glorie. E’ il caso, ad esempio, dei treni blindati che, dati per roba da museo 100 anni or sono, in Russia stanno tornando alla grande per il pattugliamento delle linee ferroviarie e la protezione sia dei convogli che dei cantieri, insidiati tanto dai droni che dai partigiani oramai sull’intero territorio nazionale.
E’ però vero che i droni, proprio per la loro relativa economicità e novità, si prestano particolarmente bene come oggetto di sprerimentazione e di rapidissima evoluzione tecnologica proprio in paesi affetti da gravi problemi economici, quali Russia e Ucraina che, nel giro di due anni appena, è diventata leader mondiale di questa tecnologia.Tanto che un paese ostile, come gli USA, sta trattando un contratto per la fornitura di (pare, v. qui) ben 100 miliardi in armi, munizioni e servizi in cambio di brevetti.
Ma forse il massimo del vaniloquio viene esercitato quando questi aggeggi volanti sono protagonisti di una qualche sorpresa come la distruzione al suolo di buona parte dei residui bombardieri strategici russi. Pronto il contemporaneo levarsi in coro delle opposte tifoserie, entrambe preannuncianti chissà quali apocalittiche conseguenze che, ovviamente, non ci sono state. Non basta assestare un buon colpo e non basta vincere una battaglia o conquistare una città per vincere una guerra. Non oggigiorno, perlomeno.
Ultima in ordine di tempo è stata la sceneggiata dei droni russi nei cieli polacchi. Vista la tempesta di idiozie che questa vicenda ha suscitato (qui un esempio), colgo l’occasione per precisare alcuni semplici fatti facilmente conoscibili anche senza bisogno di essere “esperti” o “analisti” (io non lo sono). Basta seguire da un po’ di tempo la stampa professionale in materia.Dunque:
1 – Droni e persino aerei russi violano abitualmente lo spazio aereo dei vicini da anni senza che nessuno reagisca; dunque la novità è semmai che ci sia stata una reazione. Se ciò significa un cambio di passo o meno lo vedremo in futuro. Per ora sembra di no, visto che un paio di giorni dopo un altro drone russo (uno solo stavolta) ha voltato per 50 minuti sulla Romania mentre i caccia europei lo scortavano nuovamente in Ucraina dove non si sa che fine abbia fatto. Perché ci sia un tale livello di tolleranza e se lo stesso non lo si faccia noi nei cieli russi, non è dato sapere.
Vorrei qui ricordare, per inciso, che una decina di anni addietro la Turchia abbatté un bombardiere russo ed il Cremlino non poté fare altro che una “vibrata protesta”. Non solo non scoppiò la guerra, ma anzi, poco dopo, Turchia e Russia si accordarono su come condurre le rispettive operazioni in Siria senza darsi reciprocamente fastidio.
2 – I droni che hanno sconfinato in Polonia erano una ventina di “decoy” (cioè privi di armi e/o sensori), dunque non in configurazione di attacco, bensì una prova per vedere quale tipo di reazione ci sarebbe stata. In pratica, non una minaccia immediata, ma uno dei tanti modi in atto per acquisire conoscenze utili in caso di un possibile futuro conflitto. Come lo spionaggio, l’infiltrazione politica, la propaganda, ecc.
La reazione, nella fattispecie, è stata valida sul piano politico e organizzativo, ma fallimentare sotto quello tattico militare. Mobilitando F35, AWACS e Patriot siamo riusciti ad abbatterne 4 o 5, gli altri sono caduti qua e là per esaurimento del carburante. Aggeggi del genere Ucraini e russi ne buttano giù a centinaia ogni notte. E così adesso è chiaro per tutti: non siamo in grado di rispondere ad un attacco aereo, men che meno ad un’offensiva, di tipo oggi corrente.
NB. Lo sanno anche cosche criminali e gruppi terroristici che sono perfettamente in grado di procurarsi ed usare armi di questo genere. Speriamo di non vedere chi ha imparato le lezione e chi no.
3 – La ventilata ipotesi di costituire una zona “cuscinetto”; aerea lungo il confine NATO-Ucraina (se attata) potrebbe avere implicazioni importanti sotto parecchi punti di vista e, sicuramente, dispiacerebbe moltissimo al governo russo. MA NON
COMPORTEREBBE ALCUN RISCHIO DI COMBATTIMENTO DIRETTO FRA AEREI NOSTRI E LORO. Semplicemente perché nessun arereo russo si azzarda anche solo ad avvicinarsi al territorio ucraino, figuriamoci asorvolarlo (e viceversa).
4 – I droni in questione venivano dalla Bielorussia, sul cui territorio non si potrebbe comunque stabilire un nostro controllo aereo manco parziale perché quello sì che sarebbe un gravissimo incidente ed un potenziale casus belli.
5 – La Russia è un pericolo potenziale, ma non attuale per il semplice motivo che non sta riuscendo a venire a capo dell’Ucraina, figuriamoci se potrebbe impegnarsi in altre iniziative belliche. Tuttavia, in prospettiva, potrebbe farlo perché i paesi europei sono praticamente privi di un deterrente militare, gli USA non si sa più da che parte stiano e queste situazioni richiedono molti anni per essere cambiate.
Del resto, basta vedere la Russia: ha portato avanti il suo riarmo per ben 20 anni e, alla prova dei fatti, i risultati non sono certo stati quelli sperati. Ricordiamoci sempre che, nel 2022, Putin aveva annunciato l’occupazione dell’intera Ucraina nel giro di giorni. Di poi, ha progressivamente ridimensionato le aspettative, ma sempre trovandosi spiazzato, malgrado il parziale sostegno USA.
Ricordo che un anno fa fior di “analisti” e tutta la grande stampa a stelle e strisce davano la caduta di Pokrovsk per una questione di poche settimane e la vittoria della Russia come cosa oramai pressoché fatta. Oltre 60 settimane dopo, Pokrovsk è sotto assedio ed è certo possibile che cada, come è possibile che la Russia vinca, ma non è ancora accaduto.
Insomma, di sicuro i droni stanno cambiando rapidamente il modo con cui vengono condotte le operazioni belliche, sia a livello tattico che strategico; come tutto ciò che funziona, contribuiranno a definire i risultati sia di questa che di altre guerre, attuali e future, ma la “arma finale” per ora rimane sempre il fantaccino che arranca nel fango e nella polvere. Tutto il resto è pro o contro di lui.
Solo una cosa, Putin non ha mai dichiarato che avrebbe preso l’ucraina in pochi giorni
Che io mi ricordi si, ma posso sbagliare. Comunque, il piano di attacco originale mirava certamente ad una “guerra lampo” analoga agli esperimenti già fatti in Georgia e Donbass, ma su una scala molto più ampia. E proprio il fattore di scala è quello che lo ha fatto fallire. Le colonne corazzate russe si sono prima infognate ed hanno poi dovuto ripiegare precipitosamente abbandonando un sacco di materiale soprattutto per inadeguatezza della logistica. Vi ricorderete, ad esempio, il famoso convoglio di 60 km fermo per giorni aspettando il carburante, mentre le fanterie ucraina si riorganizzavano.
Credo che Putin, male informato dai suoi sottoposti, contasse sul supporto di almeno parte degli Ucraini. In più, pensava di sbarazzarsi rapidamente di Zelensky.
Probabilmente. E credo che sia rimasto sorpreso anche dalla reazione europea che, per quanto pasticciata e parziale, è stata comunque molto più rapida e decisa di quanto non si fosse visto finora. Forse, uno dei suoi errori, è stato quello di spaventarci troppo. E di aver aspettato che la Merkel fosse in pensione. Con lei al comando credo che ce l’avrebbe fatta.