Afghanistan! Un paese la cui esistenza, quando ci andai nel 1977, era ignota ai più, ma che pochi mesi dopo irruppe sulle prime pagine dei giornali del mondo. Molte cose sono accadute da allora e, senza alcuna pretesa di completezza, vorrei qui proporne un riassunto utilizzando come linea-guida un aspetto della vicenda quasi del tutto trascurato dai media: la demografia:
Fig 1 – La crescita della popolazione afghana ha subito una brusca flessione durante l’occupazione sovietica, per poi riprendere a crescere con andamento esponenziale, malgrado alcune fluttuazioni.
Fig. 2. La variazione del tasso di crescita evidenzia le principali crisi belliche ed umanitarie della storia recente. Il picco negativo del 2017 è probabilmente dovuto ad una lacuna nella documentazione od un’errore perché non si conosce una crisi di tale gravità limitata a quel solo anno.
Storia in pillole
Osservando le due figure, possiamo a colpo d’occhio distinguere 5 periodi:
1950-1978. L’Afghanistan “pacifico e civile” che ci viene narrato, soprattutto mediante fotografie di ragazze vestite all’occidentale (come se il vestirsi come noi fosse sinonimo di civiltà, ma lasciamo perdere). E’ l’Afghanistan che ho visto in prima persona e posso assicurare che quelle foto erano prodotte dalla propaganda governativa o, al più, venivano scattate nei quartieri alti di Kaboul dove il governo implementava una molto parziale e graduale occidentalizzazione. Il resto del paese era tutta un’altra storia. Il territorio era controllato da capi tribù tradizionali e tradizionalisti, legati al re da una vaga fedeltà feudale e da una concreta minaccia di rappresaglie. I governatori provinciali avevano il controllo dei capoluoghi e delle strade principali; per il resto lasciavano che la gente facesse come aveva sempre fatto salvo che, se qualcuno creava incidenti, un reparto militare andava a cannoneggiare il villaggio o l’accampamento in cui si presumeva che abitassero i facinorosi.
Quanto al famigerato burka, era appannaggio solo dei Pashtun (una delle etnie principali), ma le donne erano merce di scambio di scarso valore anche presso le altre etnie (cosa che ovviamente non impediva che ci fossero uomini sinceramente innamorati delle proprie mogli).
Il colpo di stato del 1973 non aveva cambiato molto le cose, anche perché il “presidente” era un cugino del deposto re, nonché uno dei due candidati che il re stesso aveva proposto per la propria successione.
Sulla curva demografica, questo periodo è denotato da un incremento sostenuto e progressivamente accelerato, in linea con un lungo periodo percepito come tranquillo dalla maggioranza delle persone.
1978- 1989. Il colpo di stato filo-sovietico ruppe definitivamente questo precario equilibrio, scatenando un poco dappertutto rivolte di ispirazione tradizionalista e localista, assai più che monarchica o nazionalista. Circa un anno dopo, visto sconfitto il governo locale, l’Unione sovietica entrò direttamente in Afghanistan. L’occupazione fu rapidissima e senza grossi problemi, mentre fu impossibile controllare il territorio, malgrado l’uso di tecniche belliche apertamente genocide come minare i campi per impedire il raccolto e far morire di fame le popolazioni ribelli. Una riedizione in chiave imperialista dell’Olomodor, insomma. L’entità di queste perdite risulta evidente dalla vistosa flessione della popolazione durante questo il periodo.
Protagonisti di questa stagione furono gli allora famosi Mujaheddin, un termine assai generico che indicava qualunque opponente armato all’invasore. I gruppi principali erano milizie tribali capitanate da capi tradizionali, o da avventurieri di successo, ma non mancavano bande di semplici briganti.
Alcune di queste fazioni furono finanziate ed armate da potenze straniere, soprattutto americani ed arabi, in chiave anti-sovietica ed è in questo periodo che giunse in Afghanistan Osama Bin Laden, che, forte di appoggi internazionali e di un cospicuo patrimonio personale, organizzò uno dei gruppi più agguerriti, anche se marginali in questa fase.
1989-1992. La presenza dei russi era l’unico collante che univa, molto elasticamente, i principali capi locali. Partiti gli invasori, si acuirono le tensioni e i combattimenti tra fazioni finché, nel 1990, fu trovato un accordo e i Mujaheddin occuparono Kaboul. Vi insediarono un governo di coalizione il cui primo ministro fu Hekmatyar: uno dei principali comandanti militari e trafficanti di oppio, nonché il più accanito fra tanti islamisti ed anche il pupillo di Washington. Il neo primo-ministro non mantenne però i patti e mise sotto assedio per oltre 2 anni la capitale dello stato che avrebbe dovuto governare. Il resto del paese rimase nel caos, ma ciò malgrado le condizioni di vita medie migliorarono nettamente, come dimostrato dalla repentina impennata del tasso di crescita demografica (iniziato già nell’ultima fase dell’occupazione sovietica, man mano che i russi perdevano terreno). Tuttavia si sa che il grande capitale ha bisogno di ordine per gestire i suoi affari e così gli americani organizzarono la prima offensiva dei Talebani. Il grosso della truppa talebana fu arruolata tra i profughi afghani in Pakistan che, addestrati ed inquadrati da ufficiali pakistani, sovvenzionati con dollari americani e, inizialmente, alleati di alcuni importanti capi mujaheddin, conquistarono il paese. Nemmeno loro riuscirono però a prenderne effettivamente il controllo, se non nelle principali città e nei territori a maggioranza Pashtun, perché tale era la loro base etnica, tanto che imposero a tutti molte usanze tradizionali della loro etnia (come il burka).
1992- 2001. Nei tre anni di “governo” talebano, il controllo della maggior parte delle bande locali fu preso da Osama Bin Laden, quali per denaro e quali per convinzione. Saviamente, il nostro si mantenne però in ombra, ben sapendo che gli arabi non sono amati da nessuno in Afghanistan. Preferì quindi servirsi di una copertura: il leggendario Mullah Omar, che quasi nessuno ha mai visto e che forse non è neppure mai esistito. Comunque sia, in questi tre anni si assistette ad un brusco rallentamento demografico, indizio sicuro di una situazione di fame e violenza nettamente superiori a quelli degli anni precedenti. La propaganda occidentale ha dipinto i Taliban come degli orchi, evidentemente non del tutto a torto.
2001-2021. L’ex pupillo dei servizi segreti USA, Osama Bin Laden, organizzò il più spettacolare attentato terroristico della storia e tentò di lanciare un’offensiva che, nei suoi sogni, avrebbe probabilmente dovuto portare alla caduta della dinastia Saud ed al ripristino del Califfato. Le cose andarono però diversamente ed in pochi mesi gli americani invasero l’Afghanistan. Ancora una volta, la conquista si rivelò facile, ma il controllo del territorio impossibile.
La guerra quindi continuò fra alterne vicende, ma i dati demografici dimostrano che, sebbene durante l’occupazione USA ci siano stati massacri e crimini di guerra (soprattutto da parte dei Talebani, ma anche da parte degli USA e dei loro alleati), i metodi adottati dagli americani furono molto meno sanguinosi di quelli applicati dai russi, ancorché non più efficaci.
Dunque, le condizioni economiche e di sicurezza effettivamente migliorarono rispetto al periodo talebano, come dimostrato in particolare dalla ripresa della crescita demografica per l’ aumento dell’aspettativa di vita. Il calo tendenziale del tasso di crescita è invece da imputarsi al graduale calo della natalità, a sua volta dipendente da un insieme di fattori la cui analisi ci porterebbe troppo lontano.
Tuttavia, questo miglioramento non bastò a dare legittimità al governo di Kaboul che tutti sapevano essere un fantoccio USA, mentre la corruzione, endemica nel paese, esplose proprio grazie al fiume di denaro che gli americani ed i loro alleati riversarono sul paese e che, perlopiù, finì nelle casse di personaggi a dir poco equivoci. Talvolta doppiogiochisti, tanto che una parte consistente delle armi e dei soldi destinati all’esercito afghano andarono a rinforzare le fila dei nuovi talebani. Ma, forse, l’errore maggiore fu lo stesso che era costato la sconfitta ai russi: tentare di imporre uno “stato nazione” in un paese del tutto alieno da una simile logica. Come del tutto superficiali e spesso solo di facciata rimasero buona parte delle riforme, in particolare quelle a favore delle donne di cui tutti sono pronti a farsi paladini in casa d’altri assai più che in casa propria.
Alla fine anche gli USA ne hanno avuto abbastanza ed il presidente Obama avviò delle trattative con i principali capi della guerriglia. Trattative concluse nel febbraio 2020 con la promessa del presidente Trump di ritirare le truppe senza niente in cambio e senza neppure consultare il governo afghano ufficialmente in carica. Uno smacco che in occidente pochi hanno notato, ma che in Afghanistan notarono tutti, tanto che è da allora che cominciò il collasso dell’esercito governativo afghano, conclusosi questo agosto con l’indecorosa fuga degli americani.
2021-X? Cosa accadrà d’ora in poi non si può certo sapere e dunque mi limiterò a enumerare alcuni punti che, ancorché incerti, sono quanto meno molto probabili.
Il primo punto è che molto difficilmente questa sarà la fine della guerra. Le uniche due cose che accomunano l’eterogenea accozzaglia di tribù e bande afghane sono una ferrigna fede islamica e l’odio per gli occupanti stranieri, siano questi russi, americani, pakistani, arabi o chiunque altro. Una volta rimosso il nemico comune, è quindi molto probabile che le rivalità interne riscoppieranno, come è sempre accaduto finora. Del resto, una delle dinamiche che animano questa guerra senza fine è la lotta per il predominio fra Pashtun e Tajiki (le due etnie principali, rispettivamente 42 e 27%). Come si strutturerà il nuovo potere, con quali mezzi ed a che prezzo di sangue resta quindi tutto da vedere, così come resta da vedere quanto durerà il volto sorridente ed accomodante dei capi taliban una volta che le telecamere internazionali saranno rivolte verso altri soggetti e l’Afghanistan sarà tornato in quell’oblio da cui solo le fasi più acute di una tragedia senza fine riescono a trarlo.
Secondo punto rilevante è come evolveranno i rapporti fra i principali gruppi afghani ed i governi a vario titolo interessati alla vicenda. Per cominciare, sicuramente, i capi principali godono del sostegno delle petrocrazie arabe e del Pakistan, il che li pone potenzialmente in rotta di collisione con l’Iran che, fra l’altro, ha di che inquietarsi per il destino degli Azara (minoranza shiita in Afghanistan). Ma il comune odio per gli USA, al contrario, li avvicina.
I rapporti con il Pakistan sono però complicati e non è detto che non cambino anche rapidamente. D’acchito, i pakistani ed i loro patroni cinesi cercheranno sicuramente di comprarsi almeno alcuni leader in funzione anti-americana e anti-indiana, ma non dimentichiamoci che le vicende afghane hanno già sottratto al controllo di Islamabad una bella fetta di territorio che, oramai da decenni, si è reso di fatto autonomo proprio grazie alla massiccia immigrazione di profughi afghani. Non è quindi detto che le vicende afghane non contribuiscano ad un’ulteriore disgregazione del vicino, nel qual caso i cinesi non starebbero a guardare. Per non parlare della possibilità che la vittoria talebana possa col tempo innescare una guerriglia Uigura; una possibilità che Pechino di sicuro teme e, se dovesse accadere qualcosa del genere, molto probabilmente sarebbe la volta della Cina di invadere l’Afghanistan.
Tajikistan, Uzbekistan e Turkmenistan per ora hanno chiuso le frontiere e cercano di non essere coinvolti, mentre la Turchia non ha perso l’occasione di proporsi come “patrono” del nuovo governo islamista, pur senza riconoscerlo ufficialmente (almeno finora).
fig.3 Struttura esplosiva della popolazione, con le due “tacche” dovute all’invasione sovietica (ormai quasi cancellata dalla mortalità) e al governo talebano scorso.
Alcune cose che non si dicono
L’ultima informazione che ci da la demografia afghana è che questa guerra conoscerà forse una pausa, ma non è finita e non finirà presto.
Quaranta anni or sono, nell’Afghanistan che visitai, la stragrande maggioranza della popolazione viveva in estrema povertà, su di un territorio che i loro antenati avevano letteralmente già roso fino al sasso. Suoli fertili ed acqua erano rari, mentre la diffusione capillare dei fucili aveva cancellato il grosso della fauna selvatica. Tutto era un’icona della sovrappopolazione nei suoi aspetti più classici, ma perlomeno la maggioranza della popolazione riusciva a vivere di quello che produceva il suo paese.
Da allora, malgrado la guerra, la popolazione è quadruplicata e circa la metà delle persone ha meno di 15 anni (vale a dire che è nato durante l’occupazione americana), mentre tutte le condizioni ambientali sono peggiorate (clima, suoli, foreste, acqua, ecc.). Non è strano perché il paese ha usufruito di un ininterrotto flusso di energia e materia da parte di governi e organizzazioni (comprese quelle apertamente criminali) che avevano interesse a controllarlo. Un flusso che finora ha consentito a così tanta gente di sopravvivere (perlopiù miseramente), ma che dipende da come evolveranno dinamiche economiche e politiche anche molto lontane da loro e, in particolare, da come potenze straniere, organizzazioni commerciali e bande criminali troveranno utile interfacciarsi con i leader locali. Una situazione di estremo pericolo di cui possiamo solo sperare che i nuovi capi siano ben coscienti.
Forse sarebbe stato interessante indagare sull’eventuale connessione fra sviluppo demografico e diffusione della coltivazione del papavero e produzione e commercio dell’oppio!
Certamente. E’molto probabile che la coltivazione del papavero abbia favorito la crescita demografica, ma per poter verificare una simile correlazione sarebbero necessari dati di cui non dispongo.
“papavero da oppio”
Dev’essere l’unico prodotto locale in surplus e commerciabile con l’estero (cioe’ scambiabile con beni non prodotti localmente).
Cio’ rende necessaria una struttura finanziaria evoluta per l’effettuazione dello scambio (l’uso del denaro, ad esempio, che per noi e’ sottinteso ma in realta’ non lo e’ – i problemi partono da qua, figuriamoci il resto…)
Se non erro, il commercio dell’oppio non nutre necessariamente e solo la malavita internazionale: e’ anche regolarmnte acquistato dalle aziende farmaceutiche come materia prima per i loro prodotti (gli antidolorifici ad esempio).
Una cosa che ho notato è che in tutte le foto dell’Afghanistan, e ovviamente ne circolano tante, non vedi mai vegetazione. Vedi un sacco di gente in abiti più o meno tradizionali, terra, pietre, sassi, monti, cielo, armi… ma neanche un filo d’erba. È un po’ che mi chiedo: ma cosa mangiano?
(Unica eccezione per quanto mi riguarda, le foto del Panjshir)
In compenso, in certe zone di Udine (la mia città) vedi solo profughi afghani e pakistani. Il Pakistan è sovrappopolato a un livello terrificante (se ne rendono conto persino loro e stanno cercando di fare qualcosa). Purtroppo nessuno considera che, se un paese raggiunge quei livelli insostenibili, è per la somma delle azioni di tutti i suoi abitanti, che quindi ne dovrebbero essere considerati responsabili.
Io sono molto, molto preoccupata.
Se vuoi farti un’idea, poi guardare il paese con google maps. La maggior parte è arido o sub-arido (sia per cause naturali che antropiche), ma ci sono aree agricole nelle valli e lungo i fiumi. Comunque niente che possa nutrire 40 milioni di persone e questo è uno dei problemi che i nuovi governanti dovranno affrontare da subito (ammesso e non concesso che gli interessi).
“Se vuoi farti un’idea, poi guardare il paese con google maps. La maggior parte è arido o sub-arido”
lo stesso tipo di problema c’era in siria, ma credo ne avevamo gia’ parlato
popolazione quintuplicata in pochi decenni grazie alle rimesse del petrolio, da 5 a 25 milioni
petrolio pian pianino in esaurimento come fonte di reddito da redistribuire e per acquisire cibo dall’estero
aumento delle tasse per tutti
pescaggio dell’acqua in eccesso da pozzi sempre piu’ profondi fino a diventare irraggiungibili
produzione agricola locale in crisi
guerra con 5 e piu’ milioni fra morti e profughi
Questa è una delle numerose ragioni per cui anche la guerra in Siria non è certo finita.
Però sei tra i pochissimi a dirlo! Di solito si adducono tutte le motivazioni del mondo, tranne questa. Per me certe guerre sono come cataste di legna che, finché c’è legna, dovranno bruciare.
La sovrappopolazione, la siccità ed il degrado dei suoli sono alcune delle concause della guerra. Non certo le uniche, ma fra quelle più difficili da risolvere.
https://www.bastasanzioniallasiria.org/
Winston. Ho dei dubbi.
Potrebbe essere fuzzy, ma nel 2011 era gia’ scoppiato da un pezzo il casino che sfocio’ nelle primavere arabe, in parte causato dalla politica diciamo improvvida dell’amministrazione Obama-Clinton seguita al casino irakeno di GW Bush, in parte dalla crisi alimentare scoppiata in seguito al periodo del precedente incremento del prezzo del petrolio e delle materie prime, e successivo crollo. Non ricordo bene la successione, ma nel primo decennio del 2000 c’e’ stato sia un momento di enorme speculazione sul petrolio (e’ quando giravano le voci, i rumors, sul suo rapido esaurimento… da cui gli spaventosi nostri incentivi al fotovoltaico che massacrano tuttora le nostre bollette elettriche), sia sulle materie prime acciaio eccetera, sia delle commodities alimentari (cereali).
Ti ricordi di quando la pasta primo prezzo e’ raddoppiata o triplicata di prezzo nel giro di un attimo? E’ perche’ in quel prodotto il prezzo della materia prima e’ preponderante. Noi quasi non ce ne accorgiamo, un po’ come per la tua ricotta, perche’ destiniamo al cibo una minima parte del nostro reddito (e’ in questo che consiste l’essere ricchi, quando non devi centellinare il cibo), ma nei paesi “normali”, dove la maggior parte del reddito serve a mangiare, un aumento di tal genere del prezzo porta direttamente alla fame vera e propria. In tutto il nordafrica e in parte del mediooriente, e’ successo cosi’, e sono esplosi disordini detti “le primavere arabe”. Se si fa la fame, dateci almeno un po’ di liberta’ di cercare di procurarci il cibo. Poi ci sono stati i disordini in siria, sanzioni e controsanzioni in contrapposizione alle influenze russe eccetera (la siria passo’ dall’influenza coloniale francese a quella sovietica, a grandi linee, sulla falsariga della guerra fredda fra le due superpotenze per interposto stato satellite e in odio a israele filoamericano, da cui le sanzioni occidentali – ma la siria ripeto e’ sempre stata nell’orbita sovietica, e quindi presumibilmente riferita a quel sistema economico, per cui delle nostre sanzioni poteva relativamente preoccuparsi poco).
Non sono un esperto ovviamente, ma qualcosa ricordo, sebbene possa toppare alla grande. Prendi quanto sopra solo come stimolo all’eventuale approfondimento. E’ che sono in generale molto sospettoso dei siti dove semplificano un po’ troppo, e troppo tendenziosamente: non che raccontino balle, omettono solo meta’ della storia, quella che fa comodo alla loro narrativa.
“popolazione quintuplicata in pochi decenni grazie alle rimesse del petrolio, da 5 a 25 milioni”
Qui una parte del problema sono stati gli scienziati che hanno donato all’umanita’ cibo in abbondanza con le nuove tecnologie, ma che si son guardati bene dal dire e ridire che se non si fosse da subito adottata una qualche politica di “educazione demografica”, sarebbe non solo stato tutto inutile, ma a medio termine si sarebbero anche create le premesse per un disastro ancora piu’ grande.
Non sarebbe servito a nulla dirlo? Probabile, ma molti di loro, anzi, hanno detto: “grazie a noi eroici scienziati, potete riprendere a crescere e moltiplicarvi per grande sodddisfazione dei sacerdoti della nuova religione, quella dell’economia”.
I geni della scienza (ma anche i geni di qualcosa in generale) spesso sono dei cretini in tutto il resto.
Winston, adesso sei ingiusto. Norman Borlaug, considerato il padre della Rivoluzione Verde, disse esattamente questo, e niente meno che nel discorso che fece dopo aver ricevuto il Nobel: ” “The green revolution has won a temporary success in man’s war against hunger and deprivation; it has given man a breathing space. If fully implemented, the revolution can provide sufficient food for sustenance during the next three decades. But the frightening power of human reproduction must also be curbed; otherwise the success of the green revolution will be ephemeral only. ” (Fonte Wikipedia)
Quindi non direi un cretino.
Non intendevo Borlaug che considero un mito misconosciuto, del tutto ignoto specialmente nel mondo ambientalista (e i pochi che lo conoscono lo odiano perche’ era un tecnologo che non so se qui dentro si puo’ dire, ma era anche pro-OGM, e non certo un primitivista).
Comunque avrebbe dovuto dire se non l’aveva gia’ detto, PRIMA di fare la rivoluzione verde, lui come quelli dei vaccini, della penicillina, dell’energia atomica, del fotovoltaico, “vi invento questa cosa solo se la smettete di invadere e sopraffare il mondo coi vostri figli in eccesso, altrimenti arrangiatevi”.
Come ogni tanto ha gia’ detto e stradetto pure Jacopo, pure la medicina moderna ha le sue colpe. I mezzi anticoncezionali sono arrivati, anche quando gia’ esistevano, troppo dopo il crollo della mortalita’ da essa indotto. In italia fino ai primi settanta era vietata dalla legge la “propaganda anticoncezionale”… in omaggio alle precedenti leggi sulla “protezione della razza”.
Lo so che e’ impossibile, ma se tutti gli scienziati ponessero la questione in tali semplici termini comprensibili a tutti, qualcosa si smuoverebbe, e magari i nostri sapienti economisti la smetterebbero di dire che la riduzione della popolazione e’ un disastro per l’economia, mentre l’aumento e’ un toccasana. Il problema e’ che invece molti scienziati incoraggiano gli economisti, alla zichichi immagino ma non ne sono certo, assicurando che la terra puo’ tranquillamente sostenere decine di miliardi di persone, basta comportarsi bene, risparmiare, e redistribuire le risorse. Insomma fare 20 figli in mezzo al deserto si puo’, ma basta evitare di comprargli il SUV (gli arabi sauditi fanno davvero cosi’). Finche’ dura.
Suppongo che anche dalle tue parti sui trattori ci siano quasi solo over 60, che ci restano, e si divertono a farlo, fin che crepano. Cosi’ facendo, e con l’aiuto di Borlaug, danno da mangiare a tutti, quindi dov’e’ il problema dell’invecchiamento della popolazione? Io tutti i vecchi che ho conosciuto hanno lavorato finche’ son morti, anzi alcuni sono morti, comunque da ultraottantenni, proprio per il dispiacere di aver smesso di lavorare, coi loro ritmi umani e adatti all’eta’ naturalmente (sul serio). Il problema e’ che la nostra societa’ iperregolata e burocratizzata non lascia spazio per l’autodeterminazione. Hai quell’eta’, DEVI fare questo che e’ scritto sul manuale e basta. Che tu sia giovane o vecchio.
E’ tutto da buttare e da rifare, altro che grande reset… grandissimo reset, ci vorrebbe.
Ma hai gia’ detto piu’ o meno le stesse cose anche tu.
C’e’ un articolo sul corriere con delle parti che trovo quasi comiche, sapendo che i taliban hanno un atavico sospetto verso tutto cio’ che e’ tecnologico e occidentale, ad esempio:
“Dal 2010 al 2018 resta prigioniero ed è scarcerato solo quando il presidente Donald Trump decide lo stop alla missione in Afghanistan. In due anni, Baradar fa quello per cui è stato liberato. Convince tutti i gruppi talebani che la pace conviene. Ci riesce anche mostrando loro di potersi autofinanziare. È sua l’idea dei semi di papavero da oppio geneticamente modificati che raddoppiano il raccolto.”**
Non ci sono piu’ i taliban di una volta.
“che quindi ne dovrebbero essere considerati responsabili”
Gaia, il tuo encomiabile senso di responsabilita’ personale, che anteponi in tutti i tuoi scritti al piu’ facile e diffuso affibbiare le colpe a destra e a manca, e’ diventato raro pure nei posti dove un minimo di spirito calvinistico _ma_ associato alla tolleranza e all’umanita’, fino a qualche tempo fa ancora sopravviveva.
Se non c’e’ liberta’, non ci puo’ essere nemmeno responsabilita’: chi comanda tutto, ha anche la responsabilita’ e la colpa di tutto.
Mi sentirei di scommettere che tu sei sicuramente stata educata alla liberta’ e alla responsabilita’, o meglio l’hai assorbita dall’ambiente in cui sei nata e cresciuta.
Questo ad avviso anche degli ambientalisti con tendenze autoritarie, che ce ne sono eccome, forse sono la maggioranza.
**https://www.corriere.it/esteri/21_agosto_22/afghanistan-baradar-arriva-kabul-fondo-talebani-tratto-trump-ora-dovra-governare-df1d8dd6-0358-11ec-a781-2e5fd3899a69.shtml
Non c’entra niente con il post e mi scuso con Jacopo ma, Winston, grazie per quello che hai scritto, sì, sono stata educata alla libertà e alla responsabilità contemporaneamente. Penso sia un ottimo modo di crescere i figli e gettare buone basi per il loro futuro, assieme, come dici tu, alla comprensione per gli altri.
(Rintraccio la tua citazione per riportarla sul mio blog se non ti dispiace, è tragicomica)
Jacopo, mi sa che quello sarà il problema anche di tutti i paesi confinanti, se non lo è già.
Tempo fa, non riuscirei a trovarlo ora, ho visto un video che definirei commovente di un uomo (mi pare un mullah, comunque un’autorità religiosa) che cercava di convincere gli afghani, uomini in particolare ovviamente, che la contraccezione non è incompatibile con l’Islam. Era nel mirino dei talebani, e non so che ne sia stato di lui, ma il suo coraggio e la sua lungimiranza erano ammirevoli.
Aprire MC Donald’s, subito.
https://www.pandorarivista.it/articoli/risorse-minerarie-afghanistan/
Secondo questo articolo
L’Afghanistan e ricchissimo di risorse minerarie, terre rare soprattutto, ma mancano le infrastrutture per l’estrazione. Questo non è riuscito a fare il governo afghano.
La regione è talmente instabile che si preferisce sfruttare giacimenti più accessibili in altri paesi, anche se questo dovesse significare inquinare a casa propria, come nel caso della Cina.
C’è chi sostiene che gli Stati Uniti abbiano cambiato strategia, mirando a controllare esclusivamente le aree di interesse e lasciando andare il paese nel caos (Meyssan, giornalista molto controverso che spesso le spara grosse, genere complottista, ma con molti precisi riferimenti a fatti e persone).
“La regione è talmente instabile”
E’ in mezzo a quattro enormi potenze, di cui tre nazionali: cina, russia e india che appena una dovesse metterci piede le altre comincerebbero a finanziare la guerriglia. La quarta potenza e’ il casino dei vari emirati, sultanati o come li vogliamo chiamare, islamici, in continua guerra fra di loro per questioni di lana caprina (come i cattolici e i protestanti ai tempi della guerra dei trent’anni, che in europa fu una carneficina spaventosa, che piu’ che dimezzo’ la popolazione tedesca)
“C’è chi sostiene che gli Stati Uniti abbiano cambiato strategia, mirando a controllare esclusivamente le aree di interesse e lasciando andare il paese nel caos”
Vaben quando a qualcuno non va mai bene nulla di quel che fanno gli Usa, ne’ una cosa ne’ il suo contrario, si puo’ depennarlo dalla lista delle opinioni degne di qualche attenzione. Proprio prima ascoltavo un mp3 di odifreddi sulla logica, in cui spiegava che Platone per primo osservo’ in forma scritta a noi pervenuta, che i sofisti non conoscevano il principio di non contraddizione, per cui nulla gli costava sostenere una cosa e il suo contrario contemporaneamente e in perfetta buona fede. Ecco, sono passati 2500 da Platone, e si potrebbe cominciare a prenderne atto, almeno per questo aspetto.
Sulla catastrofe ambiental-mineraria che sara’ necessario porre in essere per ricavare le due tonnellate di litio, rame, alluminio, plastiche e terre rare necessarie a costruire ogni singola tesla o suo succedaneo e riconvertire tutto il resto all’elettrico, avverte gia’ da anni l’ing minerario Brussato, che trovi come gia’ detto su astrolabio.
Gli altri, questo, te lo dicono dopo, e ti colpevolizzano pure (hai voluto l’auto elettrica?), quando la sostituzione del parco auto e del resto e’ gia’ messa in moto in modo irreversibile, perche’ sono state promulgate le leggi ed emesse le obbligazioni dei prestiti finanziari da cui i prestatori cominciano ad esigere l’interesse. Hai capito i paraculi? (cit da Balasso testimonial mercedes, guardatelo che merita se non lo conoscete gia’, e’ uno dei suoi capolavori)
In genere riguardo ai conflitti ascolto sia le versioni ufficiali che quelle complottiste.
E poi mi tengo i miei dubbi.
A volte li esterno in qualche commento.
Fuzzy logic 😉
Hai ragione, la realta’ e’ talmente complessa che la si puo’ capire solo intuitivamente “pesandone” a occhio le infinite sfaccettature.
Il problema e’ che gli uomini non solo detestano intuitivamente il caos, ma considerano tale tutto cio’ che non capiscono perche’ complesso, cioe’ quasi tutto del mondo naturale, compresa la loro stessa organizzazione sociale, che tendono quindi a ridurre distruggendoli.
Tutto cio’ che non capiscono e’ rumore, non e’ musica (l’arte dei primi decenni del ‘900 aveva preso in prestito l’idea dalla nuova scienza, per questo era _ed e’_ brutta, non era il bello il suo scopo, non so pero’ quanto consciamente – il vero non corrisponde necessariamente al bello e’ affermazione che cozza coi fondamenti della nostra civilta’ classica – o meglio con cio’ che abbiamo scelto di prendere dell’eta’ classica).
Ma la politica e l’economia sono tutte cosi’, di qualunque tendenza, basate sul principio di non contraddizione esteso a macroscala come un cristallo-virus che tutto assimila a se’ (o quasi, ci sarebbero anche tendenze e ormai neanche tanto moderne che hanno capito questo problema, ma proprio per questo non interessano, e quando va bene imbarazzano).
Il bosco spontaneo distrutto per farne prato inglese geometricamente semplice e perfetto come la musica delle sfere, col proprietario che te lo mostra orgogliosamente a te che guardandolo vedi una specie di arido deserto sterile e abbozzi, e’ un classico.
Ma se lo stesso si cerca di fare delle societa’ umane, perche’ mai non dovremmo fare al mondo cio’ che ci sembra naturale e giusto di fare a noi?
Questa mentalita’ e’ anche nell’ambientalismo politico, con i suoi fanatismi on/off, da cui gli scarsi o nulli risultati nel cambiare la testa della gente, se non in peggio.
Che l’idea di un “ordine” sia alla base della nostra incapacità di comprendere i danni che facciamo è un tema che ho sviluppato qui: https://mammiferobipede.wordpress.com/2020/01/28/lidea-di-ordine-e-la-progressiva-distruzione-del-mondo/
@MB
“Questa nuova consapevolezza mi mette a disagio, come pure realizzare quanto in profondità sia radicato il bisogno di Ordine nei modi in cui mi relaziono all’esistente. Perfino questo ragionamento, per dire, è espressione di un desiderio di Ordine.”
Un bell’articolo, molto condivisibile nella sua indeterminatezza finale.
Ultimamente ho scoperto per caso dei testi di Daniel Quinn, che affronta formalmente, nero su bianco, questo e altri problemi che ormai da decenni ci frullano in testa, ne consiglio la lettura, ad esempio di “The story of B” oppure “Ishmael”. Si trovano in rete, la maggior parte e’ tradotta in italiano da appassionati e messa li’. Non ci sono soluzioni, solo suggerimenti maieutici di piu’ ampi contesti di interprezione storico-naturalistica, su cui ognuno puo’ e deve ragionare da se’.
D’altra parte dobbiamo anche considerare che e’ solo molto recente, risale a qualche decennio fa, la consapevolezza profonda e non solo libresco-formale acquisita dall’uomo di abitare in un mondo finito ed esauribile se non esaurito nei suoi segreti, un mondo che e’ gia’ stato tutto esplorato e scoperto, dove non c’e’ piu’ un posto dove scappare perche’ c’e’ gia’ qualcuno che l’ha fatto prima di noi. Tutto occupato. E siamo andati persino sulla luna!
Dopo che le tecnologie dei trasporti le hanno accorciate, le tecnologie elettroniche hanno letteralmente azzerato le distanze: comunicazioni istantanee umane a parte, magari con traduzione multilingua simultanea, si va su google earth o su streeet view e si puo’ vedere ogni angolo del pianeta come e meglio che andando sul posto. Senza muoversi dalla scrivania (perche’ ci sia ancora gente che si sfianca in stressantissimi viaggi aerei, mi sfugge, temo sia solo desiderio mimetico indotto dalla propaganda, moda che passera’). Ci manca solo, e prima o poi arrivera’ se non e’ gia’ arrivato, il noleggio di droni telecomandabili da casa.
In questo contesto, non stupisce che ci sia gente che si rifiuta caparbiamente di credere che la terra sia rotonda, lo shoc culturale in effetti e’ profondo.
Concludendo, e’ probabile che sia gia’ in corso un profondo cambiamento culturale che a noi magari sembra ancora impossibile. Con quali esiti finali pero’ e’ ben difficile da prevedere, ad esempio potremmo avere una nuova percezione claustrofobica, depressiva, da finis terrae o peggio finis mundi. il villaggio globale non si era mai visto prima, fino a pochissimo tempo fa ogni comunita’ di uomini credeva di occupare una porzione limitata di una superficie terrestre che era percepita come infinita, e su cui pertanto sarebbe stato sempre possibile espandersi.
Grazie a Jacopo Simonetta e ai commentatori che, ancora una volta, hanno evidenziato la follia demografica che, in Afganistan e in tutti i paesi islamici in aree a capacita’ ecologica scarsa o scarsissima (deserti aridi o subdeserti aridi), hanno visto decuplicare, in poco tempo, la popolazione.
Le guerre (compresa quella migratoria che subiamo) hanno SEMPRE cause ecologiche (accesso e competizione “a somma zero” per le risorse) che vengono riverniciati da colori ideologici vari.
Il pianeta va verso deflagrazioni spaventose per gli innumrevoli bubboni giovanili (osservati da Gunnar Heinsohn) che hanno tumoralmente proliferato.
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La cosa peggiore e piu’ stupida che si puo’ fare, nella spaventosamente sovrappopolata scatola di sardine europea, im/deportare il maggior numero possibile nel minor numero possibile di genti islamiche tanto ostili quanto prolifiche.
In quanto a stupidita’ il cosiddetto occidente non e’ secondo a nessuno, ammorbato del suo fanatismo arcobalengo che, orgoglionamente, ignora scienza e conoscenza, si fa strame dei limiti, della storia, di tutto ci’ che non salamelecca la propria stupida fanatica ortodossia del politicamente corretto.
La negazione dei limiti non è certo esclusiva della politica arcobaleno. Da questo punto di vista, la destra fa perfino peggio promuovendo direttamente ed indirettamente la natalità; fortunatamente con scarso o nullo successo.
In Francia la politica natalista violenta non e’ certa stata fatta dalla “destra” (sarebbe sinistra sovranista), visto che la seconda e’ assente dal potere da decenni.
Invece, tornando alle immigrazioni di massa che hanno, in pochi lustri, portato oltre 70M di stranieri in Europa (come ordine di grandezza il 10.4%, 70M/670M) sono una realta’ che supera persino i peggiori incubi, ricordatati da Atocha, Bataclan, baby gang, banlieue, etc. .
Non mi preoccuperei dei fantasmi natalisti della sinistra sovranista quando abbiamo questa catastrofe demografica immane implementata in pochi lustri dalla sinistra (?) liberal. arcobalenga, verde (?) massmigrazionista.
A sinistra la deportazione di intere popolazioni e’ sempre stata molto di moda e pure il conflitto civile creando insensate polverieri miscuglio di genti ferocemente ostili (cfr. “Buonanotte signor Lenin” di Tiziano Terzani, se non volete andare alla storia dei Cosacchi, delle genti in Yugoslavia, etc.).
In sostanza, al di la’ delle analisi complicate, il contatto con la modernita’ ha rotto qualcosa del loro modo di vita che ha quadruplicato la popolazione dell’afganistan in soli 30 anni, il che adesso li obblighera’ ad adottare i nostri complicati stili di vita se non vogliono morire tutti di fame.
Abbiamo vinto!
O meglio abbiamo fatto perdere anche loro, il che da’ non meno soddisfazione, in fondo.
In afganistan come da tutte le altre parti del mondo. E in fin dei conti, a pensarci bene, i primi a cui abbiamo fatto subire il trattamento siamo noi stessi.