Di Ugo Bardi.
Articolo tradotto dall’originale “GreenBashing. The Collapse of Environmentalism”
Come Machiavelli non ha mai detto: l’arte della politica consiste nel trovare qualcuno da incolpare.”
Non è per voi ovvio che gli incendi boschivi sono appiccati dai Verdi per promuovere le loro politiche ambientali? E non è evidente a chiunque che le recenti alluvioni sono dovute ai Verdi che si oppongono alla pulitura dei canali per proteggere una rara specie di ranocchio?
Ovunque nel mondo il “Greenbashing” è la nuova tendenza. Si tratta di un importante cambiamento culturale e sociale che consiste nella demonizzazione e nel rigetto di qualunque cosa vada sotto l’etichetta di “ambientalismo” e dovrebbe essere classificato insieme ad altre idee considerate ovviamente cattive, come propiziare sacrifici umani. (Questo post è un tantino pessimista, lo ammetto. Ma direi che descrive come le cose sono effettivamente).
Ricordo che, negli anni ’90, guidavo verso casa dopo una forte pioggia e trovai la strada coperta d’acqua. Mi fermai e vidi gli edifici della cittadina in cui vivevo emergere da un lago appena formatosi. Fortunatamente, l’acqua defluì rapidamente, cosicché l’alluvione provocò danni modesti e nessuna vittima. Provocò altresì un interessante dibattito cittadino: di chi era la colpa? Molti cittadini incolparono i Verdi “Perché si sono opposti al taglio degli alberi che crescono nel greto del fiume”.
E’ interessante che l’accusa fosse basata su niente di più che l’osservazione che l’alluvione aveva lasciato in giro una gran quantità di detriti legnosi. Nessuno poté fornire prova che ci fossero alberi che crescevano in mezzo al letto del fiume prima dell’alluvione, nemmanco che i Verdi locali avessero impedito alle autorità di farli tagliare.
Tuttavia, coloro che erano maggiormente certi del nefando ruolo dei Verdi erano quelli che sembravano saperne di meno circa il locale fiume. Apparentemente, alcuni di loro non sapevano neanche che esistesse un fiume prima che la loro cantina fosse allagata. Alcuni erano anzi sorpresi che il fiume non fosse stato tombato da molto tempo, trasformandolo in un’assai più utile parcheggio. Ma comunque era un’altra colpa di quei nefandi Verdi che vogliono salvare le rane. L’idea che la causa principale dell’alluvione fosse l’aver costruito case, parcheggi e strade lungo le rive del fiume, costringendolo in un greto troppo stretto, sembrava completamente aliena ed incomprensibile per loro.
Come credo che Machiavelli non abbia mai detto: “L’arte della politica è trovare qualcuno da incolpare“. La mente umana è cablata così: nei momenti di stress cerca un colpevole. Si tratta di una trama già sviluppata quando il Club di Roma finanziò lo studio “I limiti della crescita” nel 1972. Il tentativo di evitare una catastrofe globale finì con il Club di Roma accusato di lavorare per provocare una tale catastrofe; un’accusa che tuttora persiste sui social media.
Oggi, questo fenomeno assume l’aspetto di “greenbashing”, ovvero accusare gli ambientalisti dei disastri che hanno cercato di evitare. Un recente post di Gaspard d’Allens su “Reporterre” discute l’ondata di greenbashing che ingolfa il mondo, riportando parecchi esempi. Questi sono alcuni estratti (tradotti dall’originale francese).
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Da Reporterre.net
di Gaspard d’Allens“Greenbashing” è un fenomeno che si sta diffondendo ai quattro angoli del pianeta. E’ segno del potente contraccolpo contro le nostre società occidentali colpite dalla duplice cancrena dell’estremismo di destra e della disinformazione. Ovunque gli ecologisti sono accusati delle catastrofi climatiche che hanno annunciato per decenni. I messaggeri divengono il bersaglio, vengono attaccati e trasformai in capri espiatori. Il dibattito pubblico viene caricaturizzato e strumentalizzato, imprigionato in sterili polemiche.
“Qualcuno avrebbe potuto pensare che questi disastri fossero dei momenti di rivelazione e verità che avrebbero spinto nella direzione degli ecologisti“, ha detto a Reporterre la storica Laure Teulière, Ma è avvenuto il contrario. Alla luce della tempesta, la confusione si aggrava ulteriormente. Secondo lei, il tacnocapitalismo radicalizza le sue forma di dominazione. La causa ambientalista permette la saldatura fra tutti coloro che hanno interesse a mantenere lo status quo: gli industriali che profittano del sistema economico ed i politici che prosperano sul risentimento della popolazione.
In Canada i conservatori sono pronti all’imboscata. Quando i grandi incendi hanno devastato 18 milioni di ettari di foreste nel 2023, l’ex ministro degli affari esteri Maxime Bernier ha affermato che “una buona parte degli incendi boschivi era appiccato da ecoterroristi per spingere la campagna sul cambiamento climatico.
La stessa scena si è ripetuta con le alluvioni nel nord della Francia. Michel Onfray’s magazine ha accusato gli ecologisti di non voler pulire i canali per proteggere le rane.
D’Allens e le persone che ha intervistato sembrano credere che il greenbashing sia dovuto a gruppi di estrema destra che diffondono disinformazione sui media. Può essere vero, almeno in parte. Ma io penso che sia un problema più profondo e generale che dipende da come funziona la mente umana. Le idee che non portano benefici immediati e tangibili vengono demonizzate e rigettate. E dobbiamo ammettere che l’ambientalismo non è stato efficace nel creare un paradiso verde sulla Terra, non più di quanto il comunismo non sia riuscito a creare un paradiso del proletariato. Viceversa, il capitalismo fornisce benefici immediati e di breve termine.
Per esempio, tagliare una foresta non solo procura un immediato ritorno monetario, ma risolve anche definitivamente il problema degli incendi. Non c’è da stupirsi se ci sono persone che votano per chi propone questo genere di “soluzioni”.
Così, probabilmente stiamo andando verso un ulteriore cambiamento della sfera culturale in cui l’ambientalismo si aggiungerà ai sacrifici umani, la flebotomia (salasso) ed al comunismo fra le idee ovviamente sbagliate da scartare senza bisogno di discussioni o dibattito.
Se sta accadendo, significa che deve accadere. L’universo non progetta; verifica in tempo reale. Ciò che non funziona è immediatamente distrutto e rimpiazzato con qualcosa che funziona. L’umanità non è esente da questa regola e se la gente è convinta che il modo per evitare gli incendi boschivi sia abbattere le foreste, ne pagherà le conseguenze (in questo momento, la Regione Toscana sta portando avanti un progetto di abbattimento del 30% circa dei boschi del Parco di Migliarino S. Rorrore Massaciuccoli con il pretesto di controllare gli incendi. N.d.R).
Creare una società umana compatibile con degli ecosistemi sani è forse impossibile, o forse ci sono modi più efficaci che predicare su ciò che dovrebbe essere fatto (es COP29 in Baku). In ogni caso, l’universo semplicemente va avanti.
Anche se il fenomeno è reale, mi dispiace che gli autori di queste riflessioni non prendano in considerazione un’altra ipotesi: forse la gente è esasperata dal fatto che le soluzioni proposte dagli ambientalisti prendono sempre di mira certe categorie di persone – ad esempio gli abitanti delle zone rurali, gli agricoltori, gli allevatori, i pendolari – e mai le categorie a cui gli ambientalisti stessi spesso appartengono – intellettuali, professori e ricercatori, burocrati, consulenti, dipendenti pubblici, artisti, politici…
Forse il problema è questo, non l’altro spauracchio del momento, l’ “estrema destra”, o il populismo. Scommetto che se qualche ambientalista proponesse, ad esempio, di chiudere l’ente inutile in cui lavora, ben pagato, e andare a dare una mano in campagna per rendere l’agricoltura più sostenibile, nessuno avrebbe niente da ridire.
Gli agricoltori del sud del mondo
(E anche quelli del nord)
Mentre la mia esperienza e conoscenza sono profondamente radicate nel contesto del Bangladesh, la letteratura di ricerca sulla migrazione dalle campagne alle città in gran parte del Sud del mondo racconta una storia simile: non tanto persone che fuggono dall’agricoltura, quanto persone che vengono spinte fuori dall’agricoltura per far posto a schemi modernisti, accumulo di capitale e cambiamento dell’uso del suolo. Gli schemi di “sviluppo” sono spesso giustificati in termini di riduzione della povertà (ad esempio, la Rivoluzione verde), ma le voci delle persone colpite da questi schemi spesso non vengono ascoltate proprio a causa della loro povertà.
L’agricoltura del Bangladesh stravolta dai gamberetti
Ma potrebbero essere il caffè, o le banane, o la soia o le arachidi, o il vino e così via.
E il resto viene di conseguenza.
https://www.resilience.org/stories/2024-12-02/small-farming-urbanisation-and-climate-migration-beyond-the-stereotypes-in-bangladesh/
@fuzzy
“persone che vengono spinte fuori dall’agricoltura per far posto a schemi modernisti”
Fuzzy, anche l’agricoltura tradizionale e’ stata uno “schema modernista” che ha rivoltato gli ecosistemi del pianeta e ha diffuso dappertutto la nostra specie in riproduzione e in cerca di un altro campo da coltivare per farne cibo, non siamo cambiati per nulla. Quello che a noi sembra un bel paesaggio agricolo o un bell’orto tradizionale e’ un artefatto umano, che ci piace proprio perche’ e’ ordinato secondo schemi umani, a cui il resto della natura che sopravvive al cambiamento si adatta. La natura si adatta, mentre noi l’adattiamo. La voglia di sperimentare cose nuove, o come per te che non sai nulla di riscoprire cose antiche come se fossero nuove, non e’ mai cambiata, e’ inerente alla nostra specie “neotenica”, che mantiene in eta’ adulta l’atteggiamento, e l’aspetto, infantile. Cosi’ come ci sono sempre stati i vecchi (di anni o di spirito) che osteggiavano il cambiamento. Discuterne come se si trattasse sempre di “collassi” “apocalissi” “salvazioni” (pure il collasso dell’ambientalismo come da titolo ci mancava… c’e’ gente che senza l’aspettativa di un collasso – per colpa altrui – non riesce proprio a vivere, non se ne puo’ piu’) e’ una perdita di tempo, serve solo a parlarsi addosso, magari attirando l’attenzione di qualche altro sprovveduto. Non possiamo uscire da noi stessi, non riusciamo neanche quando crediamo di farlo. Il greenwashing non e’ un imprevisto, era prevedibilissimo e previsto, perche’ serve a soddisfare la sempiterna volonta’ di espansione dell’ego e di dominio. La differenza non si fa profetando collassi e prescrivendo rimedi, si fa standosene tranquilli senza rompere i coglioni agli altri e al mondo (ben sapendo che serve a poco perche’ ci sara’ sempre qualcun altro che lo fara’, e qualche altro fesso che gli andra’ dietro).
Winston
Si citava un esperto di agricoltura.
E cosa dovrei sapere io?
Niente.
In effetti non allevo gamberetti.
Tu allevi gamberetti?
Come sempre tiri in ballo la Storia su questioni che sono di attualità.
Ma io sono estremamente scettico su questo approccio.
Mi sa che serve solo per spostare i problemi senza mai decidersi a risolverli
E come propongo io di risolvere il problema
Non mangiando gamberetti.
Se poi uno mi viene a dire che il mangiare gamberetti è innato nella natura umana, allora io dico che per i bangladesi è più innato mangiare riso.
È un dato storico
Mi è venuto mal di testa.
@fuzzy
Fuzzy il bangladesh ha 1300 abitanti per kmq di superficie del paese, circa cinque volte l’italia, paese che notoriamente e’ un deserto demografico. Lasciateli in pace coi loro gamberetti, tu e il tuo pseudoesperto dottorando alla london school che ci puoi scommettere stia solo cercando di corroborare i bias di chissa’ quale cordata accademica in gara per prevalere sulle altre nell’ H-index, inseguendo i pregiudizi correnti del loro ambiente citandosi addosso uno con l’altro.
Se non sai nulla, non sai neanche valutare la qualita’ di un esperto, che d’altra parte non ci mette niente a costruirsi una claque di deficienti che martellano l’assenso e il dissenso al suo posto senza neanche capire ne’ perche’ ne’ per cosa.
Da’ un’occhiata alla teoria della montagna di merda e fatti delle domande.
@gaia
“forse la gente è esasperata dal fatto che le soluzioni proposte dagli ambientalisti”
che poi e’ proprio il motivo per cui essa si rivolge a:
“l’altro spauracchio del momento, l’ “estrema destra”, o il populismo”
Notizia di questi giorni: hanno fatto i conti, i soli ultimi tre anni di bonus e superbonus edilizi sono costati circa IL DOPPIO di 50 anni di baby-pensioni… e’ il piu’ grande trasferimento di ricchezza, peraltro a gente mediamente abbiente e che adesso con la casa rifatta lo e’ ancora di piu’, dell’intera storia d’italia. Il paese non era gia’ abbastanza indebitato. E quei geni fanno finta di non capire che piu’ debito significa piu’ tasse e cioe’ piu’ necessita’ di futura crescita per tentare di ripagarlo, significa futuro ormai irrimediabilmente sotto ipoteca, che solo qualche disastro epocale potra’ rimediare. Le cassande, gli apocalittici, hanno in un certo senso ragione: ai posteri non resta che sperare in un disastro epocale che azzeri tutto (di solito si fa con una guerra, pretesti si fa presto a crearne, la gente quando sta male, quando “decresce”, se la prende con qualunque capro espiatorio, va dietro a qualunque pifferaio).
L’esempio che tu citi è corretto ma non calzante rispetto a quello che dico io, visto che il bonus non è stato poi così impopolare in Italia, e tutti, ricchi e poveri, hanno cercato di arraffare più che hanno potuto.
Io mi riferivo a politiche come, e ora le elenco a prescindere dal fatto che io sia d’accordo con esse o meno, restrizioni all’agricoltura in nome dell’ambiente, reintroduzioni varie di specie selvatiche, continue rottamazioni imposte di auto, continue imposizioni di standard, soprattutto sulle case, sempre più stringenti, burocrazia ovunque, necessità di continui corsi di formazione e certificazioni per ogni cosa, moltiplicazione di enti, limiti alle emissioni e al traffico, e così via. Tutte queste cose hanno in comune il colpire, in proporzione o in assoluto, di più le classi sociali che poi vengono “manipolate dai populisti di destra”, e di non costare quasi nulla o addirittura avvantaggiare le categorie che spesso votano a sinistra. Per cui la percezione di queste ultime è che le persone odino gli ambientalisti, mentre la realtà è che le persone odiano chi fa l’ambientalista con il … degli altri.
“visto che il bonus non è stato poi così impopolare in Italia”
I poveri-poveri hanno arraffato ben poco: devi almeno avere una casa di proprieta’ per usufruirne, e mica tutti ce l’hanno, non diamolo per scontato, vedi che gia’ questo e’ un modo un po’ elitario di vedere la questione. 😉 E i poveri-poveri pagano anche loro, se non altro in termini di inflazione, la tassa sui poveri, che il superbonus ha contribuito a gonfiare.
Il bonus non e’ stato impopolare perche’ un 5stelle apicale di cui non ricordo il nome intepretando il sentire popolare (graduidamende, graduidamende!) ha detto:
“Ai cittadini non e’ costato nulla, perche’ ha pagato lo Stato”.
Con idioti treccartari cosi’ dove vuoi che andiamo.
Comunque, il fatto che il suddetto “bonus ecologico” sia costato in tre anni il doppio di cinquanta anni di “famigerate” baby pensioni, a fronte di nulla dal punto di vista ambientalista-ecologico, forse aiutera’ qualcuno a meditare.
Sul resto delle cose, erano anni e anni che cercavo di fartele capire, quindi mi aspetterei un minimo di riconoscimento, piuttosto che un “non calzante” 😉 Non esistono solo le ragioni che ci fanno comodo a noi e solo quando ci fanno comodo, che e’ tipico proprio di quell’ambiente di sinistra ecologista col c… degli altri per cui le ragioni altrui sono sempre fasciste-populiste, o “non calzanti”.
Un minimo di autocritica, cazzo.
Che poi qualcuno comincia pure ad accorgersi che il comunitarismo localista forse non e’ necessariamente cosi’ male: riscoprono pure il fascismo, adesso, mentre credono di stare inventandolo loro sotto altro nome, ovviamente. Che gente, tanto saccente quanto cretina, e in quanto tale impossibilitata a imparare nulla.
C’e’ un recentissimo articolo di Ricolfi sul comunitarismo che ne parla.
Tra l’economia e l’ecologia, la prima vince sempre
Salvo poi condurre alla rovina
Comunque io di quello che scrive Bardi non ci ho mai capito niente.
Ho il sospetto che sia interessato soltanto ai pannelli fotovoltaici e all’auto elettrica.
Quella si, in Europa, è fallita.
Le hanno tolto persino i sussidi.
Come poi si possa rigenerare l’ambiente con dei prodotti di alta tecnologia, non me lo so spiegare
Mi si dirà che sono veramente stupido.
Pazienza
Sullo stop ai sussidi ci tiro una riga sopra, perché probabilmente mi sbagliavo
https://www.allaguida.it/articolo/flop-auto-elettriche-ufficialita-storica-fallimento-e-dietrofront-immediato-in-europa/381833/
Comunque è un settore che non pare vada oroprio a gonfie vele.
Sono le auto cinesi quelle che ricevono i maggiori sussidi.
Insomma, ambientalisti e non ambientalisti, tra poco volenti o nolenti vi toccherà di andare tutti in giro in bicicletta. E non è detto che sia un male.
https://it.euronews.com/my-europe/2023/09/14/la-commissione-europea-lancera-unindagine-sui-sussidi-alle-auto-elettriche-cinesi
I Cinesi sussidiano, gli europei “daziano” voce del verbo saziare, e allora i cinesi smettono di comprare le Mercedes e le BMW.
Risultato gli europei prendono fuori la bicicletta dal garage e pedalano.
Dal punto di vista ambientale sarebbe un successo, più dell’auto elettrica…..
🙄👍