La guerra in Ucraina è passata di moda, ma non per questo è finita. Perciò è forse un buon momento per fare un attimo il punto.

Per quanto riguarda la “linea del fronte”, non c’è nessuna linea, bensì una fascia di qualche chilometro di profondità in cui le posizioni dei due contendenti cambiano e si accavallano, fra attacchi e contrattacchi. L’offensiva ucraina ha ottenuto discreti successi in estate, specialmente nella zona di Bakmut oltre che a sud di Velyka Novosilka e Orikhiv, ma da un paio di mesi si è di fatto arenata tranne che per le due teste di ponte ad est del Dnipro di cui, però, si sa molto poco.  Parimenti, l’offensiva russa fra Kupiansk e Zarichne non ha sortito un ragno dal buco e neppure l’estremo sforzo lanciato nelle ultime settimane verso Avdiivka ha per adesso cambiato gran che.
Viceversa, l’Ucraina ha ottenuto parecchie vittorie importanti nella guerra aerea e navale, infliggendo pesanti perdite e gravi danni ad alcune strutture. Paradossale per un paese che ha ben poca aviazione e zero marina, ma così è.  Tuttavia, anche se indebolite, la flotta e l’aviazione russe continuano ad essere dominanti.
Da segnalare anche una maggiore attività di partigiani e sabotatori ben all’interno del territorio russo, soprattutto a danno delle ferrovie, che ostacola, ma non impedisce i rifornimenti al fronte.
Sul piano degli armamenti, una piccola parte degli equipaggiamenti ucraini sono più moderni ed efficienti di quelli russi, ma la maggior parte delle loro unità continuano ad essere armate con residuati sovietici ed anche fra le forniture occidentali non mancano i vecchiumi.  I russi, dal canto loro, godono di una netta superiorità numerica, ma per mantenerla stanno sempre più attingendo dai depositi sovietici e, oramai, perfino dai residuati della seconda guerra mondiale. Ad oggi, il principale vantaggio per l’Ucraina è rappresentato dalle informazioni satellitari fornite da noi e dagli USA, che permettono di sapere molto bene cosa si muove e come dietro le linee nemiche; cosa che invece i russi ignorano largamente. Viceversa, il principale vantaggio per la Russia è la possibilità tecnica e politica di colpire ovunque sul territorio nemico; una cosa che, invece, gli ucraini possono fare solo in misura molto limitata, anche se crescente. Un ulteriore vantaggio per gli ucraini è che, complessivamente, i loro ufficiali, pur commettendo errori anche gravi, si sono dimostrati più flessibili ed innovativi dei colleghi russi, molto più conservatori.
Sul piano degli arruolamenti, in Ucraina sono stati licenziati in tronco tutti i capi-distretto, mentre in Russia è stata decuplicata la sanzione per i renitenti alla leva e si stanno richiamando riservisti fino all’età di settant’anni (70!). Non sembra che vada troppo bene per nessuno dei due.
Infine, sul piano politico chi si oppone all’Autocrate di tutte le Russie finisce presto in galera o al cimitero e non trapelano segni di cambiamento, mentre in Ucraina nessun oligarca o generale è sparito, ma parecchi sono stati licenziati in tronco e non sappiamo se perché effettivamente corrotti, o perché oppositori del governo. In Russia le elezioni presidenziali si terranno puntualmente ed il fatto che tutti i possibili candidati alternativi a Putin siano morti o i prigione non inficia, naturalmente, la democraticità dell’evento. In Ucraina, più onestamente, le elezioni non si terranno; una cosa peraltro comprensibile visto che parecchi milioni di elettori si trovano sotto occupazione o sono fuggiti all’estero.
Dunque, al di là dei dettagli,  in questa fase nessuna delle due parti ha evidentemente la forza per soverchiare il nemico e siamo quindi alla famigerata “guerra di logoramento”. Un roba sanguinosa e lunga che, salvo sempre possibili sorprese, vince chi dispone dell’apparato industriale più potente. Se i due contendenti fossero soli, la partita dovrebbe quindi girare a favore della Russia, me nessuno dei due è solo e quindi la faccenda si complica.

La Russia riceve infatti armi e, soprattutto, munizioni sia dall’Iran che dalla Nord Korea, mentre diversi altri paesi fanno da ponte commerciale per farle arrivare almeno un po’ di componenti occidentali, indispensabili per molti dei prodotti dell’industria militare russa. Complici, ovviamente, un certo numero di oligarchi occidentali. Un discorso a parte va fatto per la Cina che, per ora, sta fornendo a Putin sostegno economico, finanziario e politico, ma non militare, se non forse in piccola misura.
L’Ucraina invece dipende largamente da ciò che gli forniscono USA, Europa ed altri paesi alleati, ma non del tutto.  Per esempio diversi modelli di droni da combattimento sono fabbricati in loco, utilizzando anche componenti cinesi.  “Business is now” per tutti, evidentemente. Dunque, malgrado tutti i nostri guai, il potenziale industriale alle spalle dell’Ucraina è potenzialmente molto superiore a quello di Russia & co. (Cina esclusa) che dovrebbe quindi essere sconfitta, ma non è detto che sarà così.
I motivi sono diversi. In primo luogo, la Russia ha da subito messo “sul piede di guerra” la propria industria, mentre gli europei hanno discusso per un anno e mezzo solo per decidere di aumentare di un tantino la produzione di proiettili da 155. Inoltre, mentre a Russia ha conservato il grosso degli arsenali dismessi negli anni ’90 e può quindi recuperarne una parte, i paesi europei hanno demolito o svenduto la maggior parte dei loro equipaggiamenti militari, riducendo le proprie forze armate a poco più di un pretesto per finanziare l’industria nazionale. Ma non già per armare le proprie truppe, bensì per far pagare al contribuente lo sviluppo di tecnologie avanzate che, quando saranno mature, andranno ad alimentare il mercato.
Nei nove anni di questa guerra (memento: è cominciata nel 2014 con l’occupazione della Crimea) europei ed americani hanno infatti sempre fornito agli ucraini quel tanto che bastava loro per non perdere, ma mai abbastanza per vincere.  Neppure le smaglianti vittorie dell’anno scorso provano il contrario.  La ritirata dall’Ucraina settentrionale fu infatti dovuta soprattutto all’inadeguatezza della logistica russa, oltre che all’attività dei partigiani in Ucraina e Bielorussia. La riconquista di tutto l’oblast di Kharkiv dipese invece da un errore tattico dei russi che gli ucraini seppero sfruttare molto bene, non a superiori forze. La riconquista di Kherson fu resa possibile in parte da pochi, anche se buoni missili NATO che hanno reso molto difficile per i russi attraversare il fiume, ma soprattutto ad un lavoro certosino di usura delle unità russe lungo tutto il fronte, operato infiltrando pattuglie fra le maglie della difesa russa. Laddove, invece, le forniture occidentali sono state determinanti è stato nella possibilità di attaccare con successo alcune delle principali piazzeforti russe, sia in Crimea che in Russia. Ma mentre Putin può contare che i suoi pochi alleati non lo molleranno, gli ucraini sanno benissimo che sia gli americani che gli europei possono piantarli in asso in qualunque momento.

Insomma, l’industria europea ed occidentale potrebbe facilmente subissare quella russa se volesse, ma nulla lascia pensare che lo voglia.

La domanda è dunque: perché USA & co. non fanno il collettivamente relativamente piccolo sforzo necessario per chiudere la partita? Non sarebbe conveniente farla finita e pensare ad altro?

Una spiegazione facile e probabilmente in parte vera è che le oligarchie occidentali facevano affari d’oro con quelle russe e vorrebbero ricominciare. Una sconfitta totale di Putin aprirebbe una fase di grave crisi e, probabilmente, di parziale dissolvimento di quanto resta dell’Impero Russo, che è esattamente il contrario di ciò che ci vuole per gli affari.
Ma io credo che ci sia anche dell’altro. Finora, la Cina si è mossa in modo da permettere che il suo “alleato” sia magari sconfitto, ma non troppo. Una Russia debole, che perde progressivamente il controllo dei satelliti asiatici e che a sua volta diventa sempre di più un satellite cinese fa molto comodo al sig. Xi. Ma una Russia travolta invece no e, se noi cominciassimo ad armare troppo gli ucraini, non è detto che i cinesi non farebbero altrettanto coi russi, spostando brutalmente la bilancia in una posizione che segnerebbe probabilmente l’inizio della prossima guerra mondiale. Un rischio che è molto ragionevole cercare di evitare.

E dunque come andrà a finire? Probabilmente, non finirà. Anche se in guerra l’imprevisto è sempre possibile, l’ipotesi più probabile è che occidentali e cinesi manovrino in modo da congelare il fronte da qualche parte in Ucraina in modo che entrambi possano pretendersi vincitori. Gli uni perché il loro paese ancora esiste ed ha riconquistato la maggior parte del territorio perduto, gli altri perché un pezzo se lo sono comunque tenuto. Una situazione evidentemente transitoria che non sarà mai avallata da nessuno stato e da nessuna istituzione sovra-nazionale, ma che servirà a tutte le parti in causa per riprendere fiato e prepararsi meglio per la puntata successiva. Ci sono diversi indizi in questo senso, ma ovviamente nessuna certezza, salvo che questa è una guerra che durerà ancora a lungo. Perlomeno fino a quando i cinesi non avranno deciso se invadere Taiwan o meno; o gli americani non avranno deciso se attaccare la Cina finché godono di una posizione di relativa maggiore forza militare, o se invece accettare il declino e accontentarsi di un paio di continenti, lasciando il resto ai cinesi. Comunque non per molto, perché l’oste con cui fare la resa dei conti finale è il collasso della biosfera e non ci sono armi, né industrie che ci possano difendere, né, noi, né altri. Semmai il contrario.

 

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