Rispetto è una parola fuori moda. Si sente molto parlare di amore, ma assai poco di rispetto che, pure, è uno dei componenti dell’amore che senza di esso non esiste, ma che richiede anche molte altre componenti per formare un cocktail veramente complicato, cangiante e raro. Il rispetto, al contrario, può esistere anche da solo e può essere rivolto non solamente a chi o cosa si ama, ma anche verso una miriade di altri soggetti, compresi alcuni che si detestano.
C
ontrariamente all’amore che per essere tale deve essere simmetrico, il rispetto deve essere reciproco, ma può benissimo essere asimmetrico come tra bambini ed adulti, allievi e maestri, gregari e comandanti. 

Un esempio limite di rispetto per il nemico fu il funerale del “Barone Rosso” che aveva abbattuto 84 aviatori fra inglesi, francesi ed americani. Uno la cui morte portò grande gioia e sollievo tra le fila alleate, i cui avviatori parteciparono tutti al di lui funerale, sorvolando in formazione, a bassissima quota, la bara durante la cerimonia, lasciando cadere corone di fiori; senza che nessuno, di nessun esercito, sparasse un colpo.
Meno drammaticamente, il rispetto può e dovrebbe essere dovuto ad una quantità di soggetti, a cominciare da sé medesimo che, forse, è la parte più difficile perché richiede di essere sinceri con sé stessi quando ci si guarda alla specchio e si tira un consuntivo della propria vita, breve o lunga che sia stata fino a quel momento.

Si fa presto a dire che bisogna essere rispettosi, ma non è facile, specie in un epoca in cui sono state dimenticate le formule di rito che erano utilissime per facilitare i rapporti interpersonali, evitando attriti inutili. Si, perché il rispetto può essere sostanziale, ma anche solo formale ed in molti casi già questo sarebbe utile. Facciamo alcuni esempi.

Il primo che mi viene in mente, è il rapporto fra noi umani ed il resto della Biosfera che, per la stragrande maggioranza delle persone è improntato ad un profondo disprezzo. Come altro definire l’atteggiamento con cui si considera la vegetazione spontanea “sudicio” da distruggere con la stessa disinvoltura con cui si spolvera? Sarebbe molto difficile per i più studiare ecologia, biologia, fisica e quant’altro, ma sarebbe anche inutile perché la stragrande maggioranza di chi queste materie le ha studiate usa un linguaggio più forbito e tecnico per esprimere i medesimi sentimenti. D’altronde, è anche vero che amare la pioggia, i lupi e le cimici (per citare solo tre esempi) è chiedere troppo alla maggioranza di coloro per i quali tutto ciò costituisce un problema. Ma il rispetto sarebbe invece possibile e renderebbe più facile a molti rendersi conto, per esempio, che per fare un albero ci vogliono 100 anni, mentre per distruggerlo bastano 10 minuti. O che i boschi senza di noi stanno benissimo, mentre noi senza di loro moriremo.

Un altro esempio che viene periodicamente in cronaca nera, è quello dei rapporti fra fidanzati/sposati/amanti.  Come accennato, si presume che questi siano guidati dall’amore, ma spesso non è così. Ci sono infatti molti altri tipi di rapporto possibile fra partner: affetto, simpatia, interesse, abitudine, convenienza molti altri, compreso il gioco sessuale fine a sé stesso. E tutte vanno bene quando se ne è coscienti e se c’è reciproco rispetto che, invece, è sempre indispensabile. Altrimenti meglio salutarsi subito, a scanso di complicazioni.

Altro campo difficile sono i rapporti fra genitori e figli, forse ancor di più che fra amanti perché genitori e figli non si scelgono e non si cambiano. E l’abbandono, il rinnegare il “sangue del proprio sangue”, che sia l’ascendente o il discendente, anche se talvolta è necessario, è sempre traumatico. Ecco che mantenere un reciproco rispetto, perlomeno formale, anche in caso di scontro, è estremamente utile per smussare gli angoli entro i limiti del possibile. Più di tutto, credo che sia importante che i genitori usino rispetto verso i propri bambini fin da subito. Il che non significa viziarli od evitare di punirli quando si crede che lo meritino, significa invece evitare di farli sentire umiliati o derisi, cosa molto difficile perché la sensibilità infantile è molto diversa da quella degli adulti che quasi mai ne portano memoria. Ma ne vale la pena perché è il rispetto che insegna a rispettare.
Qualcosa di analogo avviene nei confronti dei vecchi che, un poco in forza della propria età, un poco perché adusi ai modi di un tempo, si sentono spesso a disagio o perfino offesi da giovani e bambini che si rivolgono a loro con eccessiva familiarità. Una miriade di piccoli sassi nelle scarpe della comunità che basterebbe veramente poco per evitare.

Un altro campo in cui un minimo di rispetto è indispensabile per ottenere un risultato è la scuola. Ci sono, è vero, maestri e professori che sono visti con riguardo dagli allievi, ma sono un’esigua minoranza, mentre istituzioni di massa, come la scuola, devono funzionare per la gente normale. E se la normalità degli alunni, magari spalleggiati dai propri genitori, si possono divertire ad ignorare od anche umiliare o perfino a ferire o uccidere il proprio insegnate è semplicemente inutile che i ragazzi vadano a scuola.  Anzi, è nocivo.
Certo, si dirà, il rispetto funziona quando è reciproco ed è vero. Ma più l’insegnamento diventa un mestiere infame, meno saranno gli insegnati particolarmente motivati e capaci. Non pretendo qui di tratteggiare una riforma della scuola, ma credo che ripristinare ed esigere le forme base di rispetto reciproco fra insegnati ed allievi sarebbe già qualcosa.

Ma il campo in cui forse è più difficile mantenere il rispetto è nei confronti di tanti pubblici funzionari che usano l’arroganza per nascondere la propria incapacità. O, peggio, che piegano norme e regolamenti ad uso e consumo proprio e dei propri “padrini”, siano questi politici o economici. Usare modi rispettosi con questa gente è durissimo, ma necessario. Sia perché possono divertirsi a farti dannare senza il minimo rischio per sé stessi. Sia perché se anche la persona è infame, l’istituzione dovrebbe essere rispettabile. Dovrebbe, perché più si avanza negli anni e più diventa difficile fare un simile distinguo. Eppure bisogna, perché le istituzioni democratiche sono costate milioni di morti e non è gusto abbandonarle.  Non è giusto, ma quanto è difficile!

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