Recentemente, un mio amico ha descritto la vita odierna come un fare qualcosa per qualcuno che ti da dei soldi con cui vai in un supermercato dove trovi tutto ciò che desideri. Quindi ci sono le “colonne d’Ercole” delle casse: se hai abbastanza denaro passi con tutto quel che hai preso, altrimenti la roba torna indietro.
Finché i soldi ti bastano sei contento, ma se scarseggiano diventi ansioso, mentre quando non ne hai più ti disperi e diventi disposto a tutto pur di tornare a riempire il tuo carrello. La maggior parte degli umani vivono così, e chi non lo fa, desidera farlo.
Marcuse riassunto in una parabola, mi ha fatto tornare in mente la Piramide di Maslow.
La Piramide di Maslow.
Abraham Maslow è uno degli psicologi più citati. La sua Piramide dei bisogni umani è stata da alcuni criticata sotto il profilo scientifico, ma sotto quello pratico funziona benissimo, tanto che è entrata a far parte integrante delle strategie di marketing delle grandi imprese.
In sintesi, Maslow ritiene che il comportamento umano, come quello di qualunque altro organismo vivente, sia basato su una gerarchia di bisogni. La soddisfazione di quelli superiori viene perseguita solo quando quelli dei piani sottostanti hanno cessato di premere. La differenza è che i bisogni degli animali si fermano al secondo od al terzo livello; massimo al quarto per alcuni mammiferi sociali. La maggiore complessità della mente umana ne comporta invece cinque. Dunque prima di tutto vogliamo cibo, acqua, riposo e sesso. Una volta avuto questo, si preoccupiamo della sicurezza che, per noi, non riguarda solo una tana tranquilla, ma anche una struttura sociale retta da principi stabili e condivisi, sapersi in salute, non essere minacciati da ladri e terroristi, eccetera.
Soddisfatti questi bisogni primari, vengono i bisogni sociali e, infine, quelli spirituali che, in ultima analisi, consistono nell’attribuire una ragione ed uno scopo alla nostra vita. Può essere la salvazione dell’anima, l’accumulo di ricchezza, il progresso della scienza e qualunque altra cosa possa dare un senso alla nostra esistenza individuale e collettiva. E’ un bisogno tutto interiore, ma indispensabile perché è su questa base che individui e comunità costruiscono i modelli mentali da cui nascono le civiltà. Dunque la piramide è in noi, ma ha delle conseguenze importanti sul resto del mondo.
Tutti gli animali agiscono in base alle loro piramidi, ma il fatto di avere un piano supplementare ci rende intrinsecamente più “costosi”, rispetto al resto della biosfera. Per aggiungere un piano è infatti necessario allargare la base. Per fare un esempio, poniamo che si senta il bisogno di edificare un tempio; per farlo dovremo attingere a maggiori risorse e dissipare più energia. Consumi peraltro assolutamente risibili al confronto di quelli necessari per costruire e far funzionare un acceleratore di particelle in grado di soddisfare il nostro bisogno di capire l’intima struttura della materia (bisogno che personalmente condivido).
E se il bisogno è quello di fare shopping il risultato sarà comunque una maggiore dissipazione di energia. Sul piano morale tutti questi bisogni non sono uguali, ma su quello fisico si: in ogni caso stiamo aumentando l’entropia del pianeta per soddisfare una necessità che nasce dalla nostra mente e che dipende dalla ragion d’essere che ci diamo: glorificare un Dio, scoprire i segreti della natura, sfoggiare benessere, arricchirsi e via di seguito.
In ogni caso, soddisfare i bisogni dei piani superiori comporta un aumento dei consumi e, dunque, l’impatto esercitato sugli altri elementi dell’ecosistema, sia a livello individuale che collettivo. Più complessi sono i bisogni, più complessa e dissipativa deve essere la struttura materiale sottostante.
Ma se si rovesciasse la piramide?
Rovesciare la piramide.
La piramide è il solido geometrico più stabile in assoluto: scuoterla costa un enorme sforzo per un minimo risultato. E la stabilità della piramide psicologica di ognuno spiega, in parte, la resistenza che tutte le società oppongono a sostanziali cambiamenti nei paradigmi alla base delle loro strutture.
Chi non ha soldi per comprare al supermercato di cui sopra pensa a come poter rubare, oppure chiede l’elemosina; magari muore davanti all’ingresso. Al limite, cerca di bruciare il negozio, ma non smette di pensare al suo carrello vuoto. Perché si rassegni a pensare ad altro, è necessario che il supermercato cessi di esistere.
Certo, se il negozio sparisce molta gente muore e non solo di fame, ma anche per la totale disperazione che si deve attraversare quando il nostro modello mentale si disintegra. Quello che succede nella favelas è esemplare: le persone, soprattutto i giovani, non muoiono di fame, ma si suicidano con dosi crescenti di droga. Io credo che ciò avvenga perché, chi non riesce a trovare uno scopo alla propria vita, in qualche modo muore.
Vi è però un’alternativa alla disperazione ed è rovesciare la piramide, sicché il bisogno di soddisfare i propri ideali diventi prioritario perfino a quello di sopravvivere. Attribuire un significato alla sofferenza ci consente infatti di tollerarla, in nome e per conto di un più alto ideale, svincolandoci almeno in parte dalla paura che ci tiene ancorati allo status quo.
Il pompiere che entra in una casa in fiamme conosce bene il rischio che corre, ma lo fa perché mosso da un bisogno spirituale di soccorrere qualcuno in pericolo. Così come il soldato che si offre volontario per una missione suicida lo fa perché ha bisogno di proteggere la propria patria e, più modestamente, il volontario che lavora gratis per un’associazione lo fa perché in tal modo persegue uno scopo che per lui è più importante di un buon lavoro, o di una domenica di riposo.
Non credo che ci sia una formula accreditata per ribaltare la piramide, ma uno shock psicologico proporzionale ai sacrifici cui si va incontro credo che sia un elemento indispensabile. Può venire da una calamità, da un predicatore o da altro, ma di sicuro non dallo studio di un modello termodinamico. La scienza può aiutare chi cerca delle alternative, ma non può indurre nessuno a cercarle; per questo è necessaria un’emozione abbastanza forte da modificare sostanzialmente la nostra scala delle priorità.
Del resto, per il poco che se ne sa, i rituali iniziatici antichi si basavano proprio su questo schema: una fase distruttiva in cui venivano inferte dosi di dolore fisico e psicologico tali da distruggere il modello mentale dei novizi; quindi seguiva una fase in cui venivano forniti gli elementi per la costruzione del nuovo modello. Secondo me, stiamo entrando un una specie di iniziazione globale, con la differenza che nei rituali antichi ogni passaggio era progettato e gestito da persone esperte, mentre l’umanità si dovrà arrangiare con quello che troverà e che sarà capace di inventarsi lungo la via.
Rovesciare la Piramide di Maslow è la “rivoluzione” necessaria perché, finalmente, si smetta di pensare a come puntellare un sistema fatiscente e si cominci a pensare a quello che dovremo costruire, accettando di pagare le conseguenze delle scelte già fatte. Si smetta insomma di rimpiangere il passato, si smetta anche di sognare un futuro impossibile e si cominci invece a pensare come organizzarsi per un futuro possibile. Ma, al contrario dei rituali iniziatici antichi, il risultato è del tutto imprevedibile. Posta sulla punta, la piramide è estremamente instabile e può cadere in qualunque direzione. Ossia, l’instabilità rende possibile il cambiamento, ma rende anche impossibile prevedere il risultato. Cioè, il nuovo paradigma potrebbe anche essere qualcosa che non ci piace affatto.
L’idealismo e l’abnegazione possono produrre grandi eroi, come Salvo d’Acquisto, ma anche grandi criminali come le SS che lo fucilarono.
Concordo, anche se avrei usato il termine “spirituale” in senso più stretto.
Di certo trovare il proprio senso per vivere sarà sempre più necessario, anche se probabilmente prima di arrivarci potrà esserci un aumento esponenziale di suicidi. Coi travagli che ci attendono, viene voglia in realtà di andarsene già adesso.