“Little thought the Hermit, preaching
Holy Wars to knight and baron,
That the words dropped in his teaching,
His entreaty, his beseeching,
Would by children’s hands be gleaned,
And the staff on which he leaned
Blossom like the rod of Aaron.”

Longfellow, The Children’s Crusade

Ieri mattina, la seconda grande manifestazione per il clima a Firenze.

Questa volta sono anche riusciti a respingere i tentativi di benedizione dei politici, e avevano idee ferme sulle Grandi Opere Inutili, proprio come le hanno i politici, ma al contrario.

Una chiarezza, mi dicono, costruita lentamente, con discussioni che hanno coinvolto molte scuole, tra ragazzi che pochi mesi fa non ne sapevano nulla.

Qui vedete la chiesa dei domenicani, dove Masaccio dipinse la madre di Dio, anziana e tragica, con un immenso cortile dove sognerei ritornassero orti in grado di nutrire tutto il rione,

e le parole in inglese,

“respect existence or expect resistance”

Le avranno copincollate da Google, però è un’espressione su cui i conservatori e i sognatori si dovrebbero ritrovare.

Come l’altra volta, i cartelli sono quasi tutti fatti a pennarello su un pezzo di cartone (uno è un semplice foglio di quaderno scritto a penna), con frasi spesso in inglese e talvolta quasi incomprensibili, ma qualche piccola opera d’arte come questa:

In Via Rucellai, il corteo tira dritto per puro sbaglio invece di girare a sinistra, e così diventa illegale, e ci troviamo in mezzo ai viali.

Migliaia e migliaia di ragazzi si trovano in mezzo ad automobilisti urlanti e claxonanti, che potrebbero arrotarli, su un filo di asfalto senza via di uscita.

Tra migliaia di persone, convenute spontaneamente, nessuno vede il problema collettivo. Tutti sono abituati all’esistenza di altri che ci indichino cosa fare, e quando non c’è nessun vero organizzatore, si rischia davvero.

Penso a ragazzine che sono due, tre anni che hanno appreso a uscire di casa da sole, e allora mi tuffo in mezzo alla strada e rivolgo le spalle alle macchine, perché so che i fiorentini non possono trovare grande sfogo per il loro turpiloquio con una spalla.

L’età è quella cosa che ti permette di agire come se non ci fosse nessuno che potesse agire al posto tuo.

Ci prendiamo per mano io e un’amica di forse quarant’anni, e poi un ragazzo di venticinque, e poi tanti quindicenni.

In quel momento, capisco però anche la tragedia ambientale: l’automobilista si commuove a vedere le immagini degli orsi polari che mangiano i rifiuti, ma adesso togliti di mezzo, che non posso perdere un minuto, il tempo è denaro! Non è quello che pensa il cattivo, è quello che pensa la persona normale, cioè tu, io e tuo cugino.

I nemici sono sempre persone normali, e hanno anche loro le loro ragioni.

Io mi butto in mezzo alla strada, perché spero che i nostri poveri nemici abbiano fatto il calcolo, se ammazzo qualcuno guadagno cinque minuti, ma perdo tre anni in processi.

Di solito funziona, la nostra specie in questo senso è incredibilmente autodisciplinante.

Però rattrista che le persone con cui siamo in guerra siano una signora di mezza età tutta sola dentro una tonnellata di acciaio e ha un’aria triste, un giovane su un motorino che dice, “io sarei pure d’accordo, però c’ho furia!” e dieci, cento macchine dietro che suonano il clacson, e non capiscono nemmeno cosa stia succedendo, ma hanno furia anche loro, e non riesco a dare loro torto.

““For myself, I find I become less cynical rather than more–remembering my own sins and follies; and realize that men’s hearts are not often as bad as their acts, and very seldom as bad as their words.”

J.R.R. Tolkien

E qualcuno dirà, i gretini costringono qualcuno a ritardare sul lavoro.

Ma noi dobbiamo tenere duro, perché c’è una sedicenne molto agguerrita e immedesimata nel ruolo, che ci informa che in fondo a tutto il corteo, c’è una ragazza su una sedia a rotelle, e dobbiamo reggere finché non passa lei.

“Spengete i motori! Spengete i motori!”

(gli italiani dicono spegnete, i toscani dicono spengete)

Credo che il coro sia partito da uno dei ragazzini, ma dovrebbe essere la sigla di tutto.

Ce n’è uno che lo grida, e gli vedo l’apparecchio che il genitore e il dentista gli hanno fatto mettere ai denti.

Poi si scioglie tutto, arriva la polizia che ci copre dagli automobilisti che improvvisamente diventano mansueti, la ragazzina sulla sedie a rotelle riesce a passare. Battiamo le mani, per aver vissuto una minuscola avventura, però nei giovanissimi, colgo qualcosa che spero sarà il ricordo di una vita.

“Still, I wonder if we shall ever be put into songs or tales. We’re in one, of course, but I mean: put into words, you know, told by the fireside, or read out of a great big book with red and black letters, years and years afterwards.”

J.R.R. Tolkien

Come tutte le volte che molte migliaia di persone si radunano, senza filtri o selezioni, ci sono piccole cose ciniche da notare. Ad esempio, una ragazza, sui vent’anni, che alle dieci e mezza di mattina ciuccia da una bottiglia di birra; e qualcuno che fuma e butta la cicca per terra.

Avrei potuto fotografare e rivendere a qualche rancoroso, che avrebbe potuto sparare un titolo sul tipo, Greta beve e fuma alla faccia dell’ambiente!

Il fatto è che la parte mezza vuota del bicchiere non ha mai dissetato nessuno: mi interessa solo la parte mezza piena.

Ci sono degli individui che si schierano con l’industria del petrolio per istinto. Per la maggior parte non hanno nemmeno la sana giustificazione di essere pagati.

Questi diranno che è impossibile che dei giovani facciano qualcosa oltre a giocare alla playstation, senza che siano “manipolati“; e noteranno quindi che tra le migliaia di ragazzi (e soprattutto ragazze) al corteo di oggi, c’erano anche un po’ di vecchietti dai trent’anni in su.

Si potrebbe controbattere che i giovani che giocano alla playstation sono invece certamente manipolati, visto che acquistano un prodotto ideato esclusivamente per prendere i soldi dei loro genitori.

Giovani normali

Giovani manipolati

Sappiamo tutti che c’è una schiera infinita di furbi pronta a fare la seconda mossa, saltando in piedi per urlare, sono ecobio anch’io!, ma ci vuole una mente molto contorta per immaginare un interesse nascosto dietro chi fa la prima mossa di denunciare lo stato in cui si trova il mondo a chi ancora non se ne è accorto.

Ma è inevitabile che la questione del clima arrivi ai giovani attraverso tanti filtri e che quando il sedicenne vuole chiedere il permesso in Questura per fare un corteo si faccia aiutare da un venticinquenne.

Però, perché Greta scatena qualcosa in tanti giovani, mentre i veri tentativi di manipolazione di parte dei politici di tutti gli schieramenti, con investimenti in denaro incomparabilmente maggiori di quelli per tutti i cortei dei Fridays for Future, falliscono miseramente.

Vedere alla voce, giovani impegnati nei partiti politici:

Direte, eh, ma a un certo punto, durante il corteo hanno cantato El pueblo unido e tanti ragazzi hanno chiuso il pugno. E quindi Stalin manipola i figlioli…

a parte che il Cile di quasi cinquant’anni fa sta agli antipodi da noi, la vita è fatta di miti e simboli che si confondono, come il tempio di Atena dentro il Duomo di Siracusa, o Santa Venera che era un po’ dea e molto santa pagana. Siamo in Toscana, e i santi sono tutti rossi e i diavoli neri.

La prima cosa da comprendere è il ruolo personale di Greta in tutto questo.

Un anno fa, come sottolinea Ugo Bardi, c’erano otto gatti, quattro dei quali competenti come Ugo e Jacopo Simonetta e quattro incompetenti a rimorchio come me, a parlare del Picco su cui ci siamo arrampicati e di ciò che ci aspetta quando inizierà la discesa.

Ma prima di loro, c’erano generazioni che risalgono a Von Humboldt, a Dickens, a Rachel Carson che quando io ero molto più piccolo dei gretini, denunciava ciò che stava succedendo, e gli autori ingenui e bellissimi dei Barbapapà:

Poi, improvvisamente, compare lei.

Riconoscete la figura?

Giovanissima donna, senza alcun potere proprio.

Non è né dentro la norma, né la trasgredisce, perché è al di là delle norme.

Rigorosa, asessuata e visionaria, di fronte alla sua parola anche i re sono costretti a fingere ascolto.

Maria Maddalena de’ Pazzi

“battezzata con il nome di Caterina, a 16 anni entra nel monastero carmelitano di Santa Maria degli Angeli in Firenze e come novizia prende il nome di Maria Maddalena. Nel maggio 1584 soffre di una misteriosa malattia che le impedisce di stare coricata. Al momento di pronunciare i voti, devono portarla davanti all’altare nel suo letto. Da questo momento vivrà diverse estasi, che si succederanno per molti anni.”

Le parole di Greta sono semplici al limite della banalità, se le distacchiamo da chi le pronuncia, ma dette da lei, hanno un carisma innegabile.

Se le ascoltate, fanno impressione per la fredda lucidità. Specie per chi ama la lingua inglese, l’ascolto di questa ragazzina svedese mette i brividi.

Insomma, è la santa medievale, distinta dalla martire dei tempi del primo cristianesimo.

Probabilmente è l’ultima figura che ci potessimo aspettare in questi tempi.

Da Santa, lei compie un’azione (quella semplicissima dello “sciopero dei venerdì”) con coerenza; e fa un ragionamento.

Non parla per immagini, né è un’immagine, un riflesso del proprio narcisismo, come siamo abituati nella società contemporanea.

Non è nostra amica, non sorride, non civetta, non ha nulla che appaia, non cerca nemmeno la nostra compassione e quindi non è vittima: ci informa del proprio autismo semplicemente per comunicare il motivo per cui non perde tempo a farci le moine.

Un po’ capisco la narcisista italiana cui Greta ricordava un personaggio di un film dell’horror.

L’azione di Greta – il piccolo sciopero simbolico del venerdì – sembra banale, ma ciò che è sempre contato nella santità sono la coerenza e l’esempio, come nel caso di Santa Zita di Lucca, la fantesca.

Per alcuni santi, poi è importante anche la parola, come lo era per Santa Caterina da Siena.

Greta, ci appare però sotto forma di immagine nei media, cosa che non mancano di notare i suoi detrattori.

La settimana scorsa parlavo con un amico che aveva lavorato come grafico per la Dreamworks, una ditta che ha creato opere meravigliose, una dopo l’altra. Ricche esteticamente, ma anche come narrazioni e come complessità di messaggi.

Poi il mio amico è stato invitato ad assistere a una riunione dei dirigenti, e si è trovato di fronte un’umanità totalmente incapace di creare alcunché, a parte i propri profitti: però quei vampiri sapevano cogliere quando una storia si può vendere.

In questo senso, Greta attira i media, senza esserne però in alcun senso una creatura.

Capiamoci, non so assolutamente nulla di chi sia la Greta vera. Essere contemporanei di una santa, oltre tutto all’inizio della sua carriera, fa un po’ ridere, infatti potremmo trovarcela tra trent’anni a capo di una multinazionale, oppure in galera per truffa.

Ma Greta oggi è un’icona (proprio nel senso religioso del termine), ed è quasi irrilevante se esista o meno: in fondo è un esempio, non certo una guida.

Non dà ordini, dice frasi che dette da chiunque altro, apparirebbero ovvietà; solo che sento persone che se le ripetono con quel particolare tono che ha l’ovvietà quando la capisci per la prima volta.

Ma sappiamo tutti che l’essere umano, finché non visualizza un volto umano, non riesce a interessarsi seriamente a qualcosa: la Guerra di Troia non sono certo la storia della concorrenza commerciale nell’Egeo del tredicesimo secolo a.C., è la storia di Achille ed Ettore e Ulisse, e anche la gelosia di Giunone per Era, e anche le domande che ci poniamo su Elena.

Ci dice qualcosa di importante sulla natura umana anche il fatto che una santa abbia potuto fare molto di più dei dotti o dei guerrieri. Mi piacerebbe anche fare un po’ di retroazione – Greta ci potrebbe aiutare a capire molto di più sul Medioevo.

La questione ambientale è complessa quanto tutto ciò che vive e si muove sulla terra: è l’insieme inestricabile di mutamenti genetici, desideri umani, prodotti chimici, leggi demografiche, venti, miniere, animaletti nel suolo e miliardi su miliardi di altre cose, sotto le ferree leggi della termodinamica.

Insomma, è talmente complessa che non può essere compresa a fondo nemmeno dagli scienziati più attenti; eppure, ci riguarda tutti ogni volta che mangiamo, ci spostiamo, produciamo qualcosa o dobbiamo pensare dove buttare ciò che non ci serve più.

Capire la questione ambientale è letteralmente una questione di vita e di morte per chiunque, dall’inizio dell’umanità; eppure è letteralmente impossibile per chiunque.

Dobbiamo capirla, ma non possiamo.

E’ sempre stato così, solo che mai gli esseri umani hanno vissuto un momento decisivo come questo.

Ieri Repubblica pubblicava questa foto della folla in salita sull’ultimo tratto del Monte Everest, dove sono già morti in nove quest’anno.

Penso che nulla renda possa rendere meglio il paradosso fondamentale.

Stiamo vivendo il Picco dell’Umanità.

Ci siamo arrivati in tempi brevissimi – il primo piede umano ha toccato l’Everest nel 1953, prima ci abitava soltanto Miyolongsangma, la demone donatrice che cavalca una tigre d’oro.

Noi in Europa troviamo sconvolgente un ritardo o una multa, e quando una volta l’anno non troviamo le arachidi al supermercato, cadiamo svenuti; e per quelli che vivono nelle parti meno fortunate del mondo, comunque le cose non vanno “peggio” (virgolette, il concetto è assai relativo) di cento o duecento anni fa.

Gli esseri umani non sono mai stati più numerosi, più sani e meglio nutriti, più preservati dalle guerre, più informati, più in grado di togliersi gli sfizi più improbabili.

Ed è esattamente questo il motivo per cui, dopo il Picco, si spalanca un abisso da togliere il fiato, senza nessun precedente nella storia della specie.

Leggi della termodinamica: non esiste e non potrà mai esistere la Macchina del Moto Perpetuo, e a maggior ragione, non potrà mai esistere la Macchina del Progresso Perpetuo.

Ma quanto è difficile dare un nome a quell’abisso, che non ha il volto umano degli ebrei, fascisti, comunisti, musulmani, padroni contro cui è così facile scagliarsi.

It cannot be seen, cannot be felt,
Cannot be heard, cannot be smelt,
It lies behind stars and under hills,
And empty holes it fills,
It comes first and follows after,
Ends life, kills laughter”

J.R.R. Tolkien

Ma come raccontare “ciò che non può essere visto”?

Greta ha scelto uno dei modi possibili: parlare di emissioni e di cambiamento climatico; che poi diventano, per milioni di giovani che dormivano durante le lezioni di fisica e giocherellevano con il telefonino durante quelle di biologia, il riscaldamento globale”.

Farà molto caldo, si scioglieranno i ghiacci e moriremo annegati.

Questa affermazione costituisce un’approssimazione alla verità, e se vogliamo, possiamo trovare altre approssimazioni decisamente migliori.

Ma l’approssimazione di Greta è molto meglio della menzogna sottostante all’intero sistema in cui viviamo, cioè che possiamo crescere all’infinito su un pianeta finito.

La visione normale del mondo viola molte più leggi della fisica di quante ne violi il terrapiattismo, e certamente fa più danni.

Insomma, è verissimo che non è ideologia, è (CO2)scienza.

Però questa versione è anche un mito, e ne possiede tutta la potenza.

E’ la quintessenza di tutte le storie eroiche: il mondo sta per essere annientato, e dipende da noi salvarlo, grazie all’unica forza che abbiamo, che è quella di essere ancora innocenti.

Questo mito è già presente forse in quasi tutti noi, se possediamo un’anima. Può comparire per un attimo, può migliorarci un po’, può diventare un’ossessione che porta alla follia e al crimine; ma è il senso profondo della nostra vita.

“It’s like in the great stories, Mr. Frodo. The ones that really mattered. Full of darkness and danger they were. And sometimes you didn’t want to know the end… because how could the end be happy? How could the world go back to the way it was when so much bad had happened? But in the end, it’s only a passing thing… this shadow. Even darkness must pass.”

J.R.R. Tolkien

L’innocenza è cosa fragile, in un mondo corrosivo come il nostro, in genere basta cercare lavoro per perderla. Ma questo non vuol dire che non ci sia.

Se tutti gli innocenti di questo mondo facessero la cosa giusta, il mondo sarebbe un posto migliore.

Ma cosa possono fare gli innocenti?

Camminare insieme in tanti fa prendere coscienza di esistere, crea una forte condivisione, senza cui non si fa nulla; ma come le processioni non fermavano la peste, i cortei non cambiano il clima: la magia deambulatoria non funziona.

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E’ bene prendere coscienza dell’enormità attraverso le piccole cose, e la prima volta che ti chiedi, ma le buste che la Posta ti manda, con la finestrella di plastica, dove le butto? ti si apre un mondo. Anche di sensi di colpa.

Quindi cerchi di stare attento. Chi si lamenta, “ma non serve a niente”, non vale un dito delle ragazzine che ieri mattina si erano organizzate con i sacchetti e i guanti e cercavano di pulire in giro.

Però ciò non ferma il salmone pescato in Alaska, mandato, su navi con il carburante non tassato, in Cina per essere disossato e rimandato negli Stati Uniti per essere mangiato, che son cose così che uccidono il pianeta.

E qui inizi a pensare a cambiare le regole, e allora ti metti in politica, e ti rendi conto che senza un compromesso di qua e uno di là, non riesci a cambiare nulla. Alla fine, riesci a convincere i proprietari delle navi in questione a finanziare la donazione di tre alberi alberi al giardino pubblico della tua città, guadagnandosi in cambio di decorare le loro navi con un grande cartello La nostra econave porta l’ecosalmone.

Ma se non sei piddino nell’animo, rischi di essere sopraffatto dall’astio e dall’odio che divide l’umanità in due specie (ricordo dei mitici sfruttati e sfruttatori), dove ogni male alberga da una parte e ogni ragione dall’altra. E inizi a sospettare che tutta la realtà del mondo sia creata ad arte da quei mostri, e che tu non ti debba mai porre un dubbio.

Un’approssimazione maggiore alla verità ci porterebbe a pensare questo.

Non siamo noi che guadagniamo somme favolose portando pezzi di salmone e avanti e indietro attraverso i mari: è vero, sono i padroni, che intascano quelle cifre; e quindi arriva sempre il marxista che dice che il vero problema è di classe.

Però, è anche vero che loro sono padroni, perché noi crediamo che tutto dovrebbe essere più o meno gratis; e loro quasi quasi ci regalano cose che in realtà costano da far paura, solo che le fanno pagare alla terra, all’aria e al futuro.

Una volta, comprai un bello zaino su Amazon, robusto e con tante tasche, prezzo una ventina di euro o meno.

Quando mi arrivò, provai a tracciare il percorso che aveva fatto. Una cosa tipo,

ore 3.42 Hong Kong, ore 6.56 [perché la mia borsa correva veloce nello stesso verso del sole] Berlino, ore 9.50 Monaco ore 10.49 Milano – corriere – deposito – Firenze ore 22.34 – casa Miguel ore 8.31.

Qualche milione di molluschi preistorici immolati sotto forma di kerosene, per far fare alla mia borsa l’inverso del viaggio di Marco Polo, e senza nemmeno il piacere di guardare fuori dal finestrino.

Io ho voluto quella borsa, ho voluto pagarla venti euro, il costo non era venti euro, ma incomparabilmente di più.

In questo senso, ha capito tutto e niente il vignettista di Destra, Alfio Krancic:

Se io rinuncio a pretendere che mi regalino le borse a spese del mondo, ci saranno miliardi di persone felici di prendere il mio posto.

Eppure non è un motivo per cessare di cercare di fare qualcosa, con tutta la nostra intelligenza, con tutta la nostra energia, cercando ogni piccolo buco che c’è nel grande muro.

“Fear both the heat and the cold of your heart, and try to have patience, if you can.”

J.R.R. Tolkien

Insomma è tutto molto, molto complesso, e possiamo solo sperare, che dopo che tanti si stancheranno, e tanti tradiranno, e qualcuno diventerà un rancoroso carico di odio e l’altro un politico della lista ecopolitica a sostegno dell’ecoaeroporto con l’ecoautostrada… resteranno altre e altri, che lentamente acquisiranno la coscienza per fare qualcosa che nessuno di noi ancora sa.

E ancora Tolkien:

“All that is gold does not glitter,
Not all those who wander are lost.”

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