Il Web brulica di analisi dei risultati delle elezioni ‘alternative a quelle dei media mainstream’ e io, come già fatto in passato, non mi esimo dall’ingrato compito! Ma solo molto in breve perché, tra catastrofe ambientale, crisi energetica e rischi di guerra nucleare, non sarebbe serio enfatizzare troppo le bagatelle di casa nostra.
Oramai da alcuni anni, cioé da quando il fenomeno dell’astensionismo si è fatto rilevante, non mi accontento più delle percentuali fornite dai mezzi di informazione, ma ricalcolo il dato ottenuto da ciascuna formazione rispetto al numero complessivo di aventi diritto al voto, astenuti inclusi. In questo modo si ottiene una cartina al tornasole del vento politico imperante decisamente più affidabile. Ecco i risultati percentuali riconteggiati dei cinque principali partiti alle elezioni politiche del 2018 e del 2022, unitamente alla quota di astenuti:
In base a questi e altri dati relativi alla recente consultazione elettorale (vedi fonti in fondo all’articolo), mi sembra sia il caso di evidenziare quanto segue:
- per la prima volta nella storia repubblicana, in una elezione per il rinnovo del parlamento gli astenuti – che presumibilmente non votano in quanto mossi da insofferenza o apatia verso tutti i protagonisti della scena politica – risultano più del doppio degli elettori del partito di maggioranza relativa.
- il PD, dopo la breve parentesi ‘vittoriosa’ delle amministrative dello scorso anno, prosegue l’emorragia di consensi che, di fatto, lo contraddistingue fin dalle origini: nel 2008, sotto la leadership di Walter Veltroni, perse le parlamentari raccogliendo 12 milioni di voti, oggi lo fa racimolandone appena 5 milioni e mezzo. Inoltre, è definitivamente tramontata l’epoca delle ‘roccaforti rosse’, il centro-destra infatti è risultato coalizione di maggioranza in tutte le regioni (comprese Toscana ed Emilia Romagna), eccettuata la Campania dove ha però primeggiato il M5S.
- si conferma come le sedicenti formazioni anti-sistema (Italexit di Paragone, partito comunista di Rizzo e sovranisti vari) ricalchino da vicino il comportamento della vecchia sinistra extraparlamentare: sono capaci di fare tanto casino (sui social media sembrano poter contare su folle oceaniche) ma, al momento della verità, nelle urne raccolgono solamente le briciole.
- in barba ai sondaggi dei mesi scorsi secondo cui circa due terzi o più degli italiani avrebbe espresso gradimento nei confronti di Mario Draghi e del suo esecutivo, i quattro grandi partiti che hanno sostenuto il suo governo (PD, M5S, Lega e Forza Italia) ne sono usciti con le ossa rotte: complessivamente, hanno quasi dimezzato il numero di voti (sono infatti passati dai 27 milioni del 2018 ai 14 milioni attuali).
- l’unica consistente forza di opposizione a Draghi, FDI, ha invece quintuplicato i consensi. In particolare, secondo elaborazioni della SWG, la formazione guidata da Giorgia Meloni avrebbe attinto il 50% dei voti da ex elettori di Lega e Forza Italia e il 17% da delusi del M5S. Ne consegue che la radicalizzazione del centro-destra verso l’ala estrema sia da ascrivere principalmente al diverso atteggiamento tenuto verso l’ex governatore di Bankitalia e BCE, più che a motivazioni di altro genere.
- a causa del ‘travaso di voti’ interno a vantaggio di FDI, rispetto al 2018 la coalizione di centro-destra presunta trionfatrice di queste elezioni si è invece sostanzialmente stabilizzata nei consensi, essendo cresciuta solo dell’1,4%.
L’ultimo punto è certamente il più delicato: chi rappresenta meno di un terzo degli elettori nutre infatti la convinzione di incarnare la volontà di almeno metà degli italiani, sentendosi così in diritto di modificare radicalmente la costituzione (come già dichiarato) e/o di elevare a legge dello stato il proprio retroterra culturale e valoriale (come si sussurra qua e là).
Da questo punto di vista, se l’occupazione degli studenti del Liceo Manzoni di Milano in reazione alla vittoria della destra può sembrare ingenua e insensata, suonano però decisamente più sinistri gli annunci minacciosi della neofascista Rete Studentesca. In ogni caso, chi ha conquistato la maggioranza dei seggi ha legittimamente ottenuto il diritto di governare il paese, ma non quello di scambiare, in modo più o meno interessato, lucciole per lanterne. In quel caso, sarebbero lecite le forme di opposizione democratica più dure e radicali.
PS: i risultati considerati sono quelli ottenuti alla Camera dei Deputati. Fonti: Wikipedia e Repubblica.
Commenti sensati, ma anche qui, come su tutti i media, viene omessa o dimenticata una componente importante del successo personale della Meloni e cioè il fatto di essere l’unica donna come leader di partito. Per di più piccola e “pearina”: fattore che induce istintivamente, molti uomini e donne ad essere più accondiscendenti. A mio giudizio questo non è stato un fattore secondario del suo successo. Nel mio piccolo so che mia moglie e due sue/mie amiche hanno votato la Meloni, pur essendo state da sempre convinte “femministe” di “sinistra”: per quello che possono ancora valere queste etichette.
Alle mie rimostranze, mia moglie mi ha zittito più o meno con queste parole: “parlate, parlate, ma sono stufa di vedere solo uomini al governo. Stavolta voglio vedere cosa sa fare una donna. ”
Un altro aspetto non secondario è stata la maggiore coerenza e serietà della Meloni (all’interno dell’alleanza del Destra-Destra-Centro) rispetto ai suoi due imbolsiti partner.
Ho molte perplessità, ma anche io per giudicare resto in attesa di vedere i risultati.
Io non conosco nessuno che abbia votato la Meloni perché donna. Conosco gente che ha votato pur di non far vincere la Meloni, altri astenuti. Sulla coerenza sono d’accordo.
Curioso che in Europa quasi tutte le leader politiche di spicco donne siano di destra o centro-destra.
Gaia, nelle discussioni tra amici è emersa varie volte la tua stessa constatazione e cioè che ci siano “molte” donne leader di partiti di destra europei. Sostanzialmente la motivazione principale è dovuta al “lassismo” “tolleranza” dei partiti di “sinistra” verso quell’immigrazione di provenienza islamica che considera e tratta le donne come esseri inferiori. Sia mia moglie che mia madre si sentono molto a disagio nei confronti di donne che portano il velo. Ho visto mia moglie addirittura cambiare marciapiede per non incrociarle. Più in generale è il grave errore della “sinistra” di aver delegato il tema “sicurezza” alla “destra”.
Aggiungerei anche una certa supponenza cultural-ideologica di noi maschietti di “sinistra”, che purtroppo diamo per scontato l’aver interiorizzato ed adottato certi temi come la parità di genere, mentre in realtà siamo anche senza rendercene conto “irrimediabilmente” maschilisti. Le donne più intelligenti non accettano questa (ed altre) contraddizione. Alcune, più furbe di altre, la sfruttano a proprio vantaggio.
Quanto tu dici, in particolare la prima parte, può spiegare il successo della Meloni, ma non della Tatcher o della Merkel. Io credo che invece, essendo la politica ad alti livelli ancora dominata dagli uomini, anche se sempre meno, una donna che vuole farsi strada in questo ambiente deve essere ancora più decisa, abile e determinata, e forse anche dura e spietata. Alcune donne al potere poi magari mostrano anche un lato più “materno” ai propri elettori, ma sempre a copertura di un carattere ferreo.
Gaia: ho scritto in fretta e mi sono spiegato male. Evidentemente ci sono due “destre”: un conto è la destra liberista-conservatrice della Thatcher e della Merkel, che è anche il frutto di una borghesia di lunga data ed un conto è la destra populista-“reazionaria” (intesa come reazione a certe politiche sballate e/o spiegate male della “sinistra”) della Le Pen e della Meloni.