Ecoansia non è un termine inventato da un giornalista, bensì una patologia riconosciuta sotto il nome scientifico di “solastalgia”. E’ però venuto alla ribalta in seguito ad una trasmissione televisiva in cui una ragazza in lacrime è riuscita a lasciare visibilmente commosso nientedimeno che un vecchio volpone della politica professionale come il signor Gilberto Pichetto Fratin, attuale ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Come sempre quando un aneddoto “buca lo schermo”, si è subito scatenata la rissa fra le opposte tifoserie: chi dice che la ragazza ha ragione e chi che i giovani d’oggi sono solo degli smidollati.
Intanto, se davvero avessimo una generazione di “bambocci”, vorrebbe dire che abbiamo anche una generazione di genitori incapaci, per non parlare delle responsabilità generazionali di noi “boomers” rispetto alla piega che hanno preso gli eventi. Ma lasciando da parte le recriminazioni, voglio qui ricordare che chiunque non abbia congelato il proprio cervello si rende conto non solo che il clima sta cambiando in peggio oramai da un anno all’altro. A seconda di dove si abita e di cosa si è soliti osservare, si vedono anche boschi e perfino montagne sparire, si vedono fiumi diventare rigagnoli e torrenti diventare tubi. Sulla spiaggia, dopo una mareggiata è diventato raro trovare una conchiglia od un granchio fra i cumuli di plastiche e pezzetti di legno, a loro volta provenienti dalla sistematica distruzione della vegetazione di sponda e dall’erosione delle pendici disboscate (ancora poche, è vero, ma in rapido aumento). Per chi, poi, ha l’abitudine di “spippolare” su internet, il fuoco di fila di pessime notizie dal mondo intero è tale da suscitare non già ansia, bensì angoscia e panico.
E’ pur vero che qui gioca anche l’effetto moltiplicatore dell’enfasi giornalistica e della concentrazione sul nostro piccolo schermo di eventi avvenuti a migliaia di chilometri di distanza gli uni dagli altri, ma sta di fatto che la sensazione che “il mio mondo brucia” è netta e perfettamente giustificata. Ancor più giustificata quando si studiano non solo gli aspetti climatici in senso stretto, ma anche tutti gli altri fenomeni correlati.
Dunque, smidollati o meno che siano, giovani e vecchi hanno delle ottime ragioni per essere in ansia ed anche per essere arrabbiati, solo che le reazioni alla sofferenza cronica sono diverse a seconda del carattere e del retroterra culturale delle singole persone. “C’è chi piange, chi soffre, chi si dispera, a me è venuta la colite” cantava Giorgio Gaber, così come c’è chi invece nega i fenomeni e deride chi ne parla con tanto più accanimento, quanto più il dramma diviene manifesto e le prospettive oscure. Spesso, la negazione è infatti una reazione difensiva di fronte ad un pensiero che, se riconosciuto, ci terrorizzerebbe. Del resto, è perché il grillo aveva ragione che Pinocchio lo prese a martellate. Una reazione che trova l’incondizionata solidarietà dei bambini, ma anche di molti adulti e vecchi sottoposti allo stress di dover decidere fra cambiare idea o schiacciare il grillo.
Man mano che la percentuale di persone affette da ecoansia, o solastalgia che dir si voglia, aumenta ed il tempo passa, le conseguenze si dimostrano in grado di danneggiare irreversibilmente la psiche delle persone. Per lenire questa sofferenza, gli psicoterapeuti consigliano non già di “pensare positivo” (che sarebbe uno scherzo di cattivo gusto), bensì di darsi all’attivismo perché la sensazione di porsi personalmente in gioco e di potersi dire “Io la mia parte la sto facendo” offre uno sfogo costruttivo alla tensione nervosa. Disporre di uno scopo può infatti ridare una speranza o, perlomeno, dare un significato alla vita ed alla sofferenza. Un po’ come arruolarsi volontario per combattere l’invasore può dare sollievo, malgrado gli orrori ed i pericoli della guerra.
Ma se di affetti da ecoansia ce ne sono sempre di più, specie fra i giovani, di attivisti ce ne sono sempre di meno e quasi tutti vecchi, se si eccettua il fuoco di paglia di FfF. Su questo fenomeno non so se ci siano studi di esperti (probabilmente sì, ma non li conosco), tenterò quindi una spiegazione sulla base della mia personale, cinquantennale esperienza sul campo.
Di solito l’attivismo comincia quando qualcuno si scontra con qualcosa di particolarmente evidente e stupido che lo tocca da vicino, ad esempio l’abbattimento di un’alberatura (per nessuna buona ragione) vicino a casa sua. Si formano così comitati ed associazioni locali che contano parecchi aderenti di cui però solo pochissimi, talvolta uno solo, si fa davvero carico dell’enorme mole di lavoro che necessita opporsi anche a interventi minimali e palesemente sbagliati o perfino illegali. Dunque si comincia subito con una buona dose di solitudine. Quindi si continua con un’overdose di lavoro che viene svolto togliendo tempo alla famiglia, lo studio, gli amici, gli altri interessi, il sonno, la salute, la carriera, ecc.
Tempo che viene invece dedicato a cercare di penetrare lentamente e faticosamente il muro di gomma che protegge quella macchina tritatutto che è l’amministrazione pubblica. Pian piano, si impara così che la pletorica burocrazia, la retorica paternalista e la dedalica normativa, in definitiva consentono ad un manipolo di “Chi può” di fare ciò che più gli comoda.
Non per caso questa situazione si è andata aggravando man mano che la situazione economica peggiorava.
Fino al 2010 circa era infatti ancora possibile fermare almeno qualcuna delle iniziative più scellerate giocando di sponda fra i diversi poteri preposti alla gestione della cosa pubblica. Ma da quando è diventato manifesto che il sistema economico vigente è entrato in una crisi irreversibile, si è verificato un sostanziale allineamento di tutti i poteri e di tutte le autorità su di un imperativo assoluto: favorire il business, costi quel che costi. E se costa molto non importa, è sempre possibile convincersi di aver ragione quando ci conviene qui ed ora.
Come ha recentemente dimostrato il ministro Picchetto che, malgrado sia rimasto palesemente commosso dalla ragazza, ne ha poi aggirato la domanda (“Lei non ha paura per i suoi figli e nipoti?”); men che meno ha cambiato gli indirizzi politici del suo ministero.
Alla resa dei conti, in 50 anni non solo l’attivismo ambientalista non è riuscito a cambiare la rotta del sistema economico-politico-sociale (il famigerato BAU), ma addirittura ha spesso visto i propri sforzi diventare pretesto per ulteriori speculazioni a danno di quella biosfera di cui facciamo parte a da cui dipende totalmente il fatto che la Terra sia abitabile. Lo “sviluppo sostenibile”, divenuto viatico per le peggiori porcate, e la “conversione energetica”, pretesto per una gigantesca operazione di greenwashing, sono solo due degli esempi possibili.
In definitiva dunque, l’attivismo lenisce l’ecoansia, ma accresce la frustrazione, oltre che costare caro in termini di carriera e finanche di libertà ed incolumità fisica man mano che alla crescente frustrazione degli ambientalisti risponde la crescente repressione del potere costituito. E non accade più solo in paesi da sempre oppressivi ma, anche se in misura minore, nel cuore di un’Europa che si pretende “democrazia matura”. Il recente, formale tentativo di criminalizzare “Les sulévements de la Terre” (fortunatamente rintuzzato dal Consiglio di Stato francese) che si oppone alla follia dei bacini di irrigazione alimentati dalla falda freatica in Francia è eloquente a questo proposito. Ma anche le vicende di “ultima generazione” e molte altre sigle vanno nella stessa direzione. In modo meno appariscente ma forse perfino più nocivo è il segreto che sempre di più circonda piani e progetti finquando non sono stati definiti ed approvati, alla faccia dei pretesi “processi partecipativi” a loro volta divenuti una pietosa farsa.
E mentre il pianeta diventa sempre meno abitabile, una pletora di altri problemi inutili ci investono quotidianamente. Sono assai meno gravi, certamente, ma non meno ansiogeni perché più diretti.
Ad esempio, la sempre maggiore complessità delle procedure che avviluppano qualunque attività è un altro tra i tanti fattori di stress cronico che ci colpisce. Aggravato considerevolmente dal fatto che, dopo la scomparsa di quasi tutti gli uffici periferici, stanno svanendo anche i centralinisti ed i consiglieri telefonici, sostituiti da robot che sembrano studiati apposta per frustrare e scoraggiare gli utenti. Sempre più spesso l’unica opzione possibile è quella di farsi da soli il lavoro per cui un tempo era pagato qualcuno, solo che nessuno ci ha insegnato come farlo ed i siti di riferimento sono solitamente chiari solo per chi li ha realizzati. Per non parlare del fatto che, a questo punto, sei costretto a pagarti un computer ed una buona connessione. “Con un semplice clic da casa vostra” è insomma una delle tante, troppe fregature appioppate al cittadino in nome e per conto del progresso.
C’è poi il grande tema del lavoro su cui gli studi, le analisi ed i libri si sprecano. Qui vorrei solo ricordare che tutti noi abbiamo bisogno di essere tranquilli circa le nostre principali fonti di sostentamento. Quando queste diventano instabili, una dose supplementare di ansia non ce la toglie nessuno, neppure nei rari casi in cui il lavoro che abbiamo sia interessante e ben pagato. Certo, c’è sempre stato chi ha evitato, o subìto, come una mortificazione situazioni “fantozziane”, ma sta di fatto che oggi, rivedere i film di Villaggio fa una strana impressione in quanto quella triste caricatura di “sfigato”, trasportato nel mondo di oggi, ai più sembra quasi un privilegiato.
L’elenco potrebbe durare a lungo, ma più di tutto questo e del molto di più di cui si potrebbe parlare, ciò che impatta sulla psiche di giovani e vecchi è la rapidità del cambiamento, in questi come in molti altri campi, ed il senso di smarrimento che ne deriva. In definitiva ci troviamo a vagare in un mondo palesemente sempre più difficile, spesso apertamente ostile, senza una mappa. Avete mai provato la sensazione di smarrirvi la sera in un bosco o, peggio, in un quartiere malfamato? E la sensazione di sollievo di ritrovare un sentiero od una cantonata conosciuta? Ebbene, nel mondo che ci attende non necessariamente andrà tutto male, ma sicuramente non troveremo sentieri conosciuti perché non ci sono.
Grazie, il nulla è comparsa del tempo come avvenimento, il collasso Marissa ciao
A tutto quello che hai elencato aggiungerei la polarizzazione e conflittualità alimentata da politici e media, un’atmosfera tossica amplificata dai social che divide sempre più le persone e rende ancor più problematico qualsiasi tentativo di prendere contromisure che abbiano un minimo di efficacia.
Non mi stupirei se in nazioni come gli USA questa situazione portasse a una nuova guerra civile.
Più in generale, mi pare improbabile che la riduzione della nostra presenza sul pianeta non passi attraverso eventi molto violenti (e ovviamente non mi riferisco al clima, in questo caso).
È incredibile l’incapacità che abbiamo di prendere posizioni intermedie che rendano giustizia alla complessità dei temi. Lavoro: o la gente non ha voglia di far niente, o i datori di lavoro sono tutti sfruttatori. Immigrazione: o tutti dentro, o tutti delinquenti. Poi saltano fuori in continuazione personalità o notizie senza quasi nessuna rilevanza nel mondo reale (adesso il libro di quel militare) che sembrano fatte apposta per costringere la gente su opposti schieramenti, “ha ragione” vs “ha torto”, senza invitare a riflessioni articolate.
Siamo davvero il paese dei guelfi e dei ghibellini. E a quanto pare non solo noi.
Sì, esatto. Non si riescono ad articolare discussioni sensate, razionali: sembra che ogni occasione venga sfruttata per sollevare polveroni che, da un lato, consentono ad alcuni di (continuare a) perseguire i propri interessi, dall’altro, danno ad altri l’effimera soddisfazione di sfogare la propria rabbia. E il risultato è una società sgretolata e inerte di fronte alle grandi crisi del mondo attuale.
Ottima descrizione. Discutere è necessario per passare poi all’azione, ma qui di azione ce n’è poca, il mondo cambia per conto suo senza che riusciamo a governare il cambiamento, e sono tutti sempre più arrabbiati.
Excellent report that addresses the issue of grief in our youth. There’s an embedded link on that subject below.
https://kevinhester.live/2023/08/27/farewell-coral-reefs-the-truth-is-we-never-loved-you-enough/
Io sono meno buono ed ottimista dell’autore. Ecoansia è un termine propagandistico volto consapevolmente a delegittimare le argomentazioni fattuali, scientifiche e razionali di chi tenta se non di di salvare l’ambiente, almeno di lanciare un allarme che non venga sistematicamente ignorato. Ecoansia non è uno scoop giornalistico. È una scaltra e cinica mossa politica volta a zittire chi domani dovrà inevitabilmente soffrire e molto probabilmente morire per problemi creati ad esclusivo vantaggio di pochi, ricchissimi, vecchi.
Ecco il complottista di turno.
Ecoansia non viene usato per descrivere in generale le persone che si preoccupano per l’ambiente e per il futuro, ma chi se ne preoccupa al punto da avere sintomi simili a quelli dell’ansia, che sono patologici. C’è un sacco di gente (mi metto tra questi) che è estremamente preoccupata e battagliera, ma non prova l’angoscia, la disperazione e il malessere fisico che invece si riscontra in tanti oggi, soprattutto giovani.
P.S. Mi scuso per l’antipatica etichetta “complottista” ma penso che un sacco di energie siano sprecate nel cercare sempre di vedere oscure trame e piani malvagi in ogni dove, mettendo in discussione ogni cosa come ingannevole e fasulla, sospettandoci l’un l’altro.
Magari semplicemente si parla di ecoansia perché ci sono tante persone che ce l’hanno.
Non sono solo energie sprecate: il peggio e’ che chi attribuisce ad altri malefici intenti poi si sente moralmente autorizzato ad usare gli stessi mezzi per difendersi. E’ una discesa agli inferi del rapporto sociale, non e’ per niente una cosetta da poco da prendere sottogamba ne’ giustificare alquanto.
Magari c’è del vero in entrambe le opinioni. L’ecoansia è un male ben reale e doloroso, oltre che ben motivato. Tuttavia è anche vero che c’è chi usa il termine (o altri simili) per minimizzare o ridicolizzare ciò che sta accadendo. La montagna di mota sparata su Greta quando “bucò lo schermo” è solo un esempio fra gli infiniti possibili.
Ben detto Jacopo!
Un paio di osservazioni:
1. (pignoleria) Il link che hai messo sulla sostalgia avverte: “Ne doit pas être confondu avec Éco-anxiété. ” Quindi non sono la stessa cosa? Comunque non è importante
2. La crescente complessità artificiale, burocratizzazione e ipernormazione di tutto è non solo fonte di ansia e malessere ma anche un ostacolo quasi impossibile da aggirare per chi vuole provare a vivere in modo veramente sostenibile. In alcuni casi sono riuscita per un po’ a fare cose teoricamente non del tutto legali (ma di fatto innocue o anche positive), e qui vivere in certe zone piuttosto che in altre, ad esempio in aree remote o nel centro e sud Italia rende spesso, ma non sempre, le cose più facili. Ma è un’enorme fonte di ansia: e se mi beccano? E se qualcuno mi denuncia? Inoltre si creano pericolosi precedenti, e per quanto uno agisca in buona fede e con virtuosità finisce così per mettersi sullo stesso piano legale di chi invece viola la legge facendo porcherie di ogni sorta. Perdi il tuo vantaggio morale, con tutto ciò che ne consegue, anche se non te lo meriti.
3. Non so se qualcuno ha sentito parlare del progetto di acciaieria a ridosso di una laguna protetta in Friuli, portato avanti dalla Danieli (una multinazionale malvagia da manuale). La popolazione e i suoi rappresentanti democratici sono contrari, e il governo regionale cosa fa? Innanzitutto, il giochetto da te raccontato e visto sempre più volte: quando la cittadinanza fiuta che sta succedendo qualcosa e chiede conto, si sente rispondere dai politici e dagli uffici che ancora non c’è nessun progetto, che sono solo chiacchiere; quando il progetto improvvisamente compare, è troppo tardi per fermarlo.
In questo caso, particolarmente eclatante, il giochetto non ha funzionato, per cui il governo nazionale sta a quanto pare preparandosi a nominare un “commissario straordinario” che scavalchi tutti gli altri enti e imponga l’acciaieria a un territorio che decisamente non la vuole.
La nostra democrazia è sempre più vuota.
“La crescente complessità artificiale, burocratizzazione e ipernormazione di tutto”
Disgraziatamente ‘sta roba, come ho gia’ tentato di dirvi 8000 volte rendendomi “nemico”, e’ spinta anche se non soprattutto dal perfezionismo rompicoglioni particolarmente presente nella mentalita’ ambientalista.
Avete presente i ragazzini/e viziati, quelli ai quali NON VA MAI BENE NULLA?
Che ci sia un po’ di tale tratto caratteriale nelle ultime generazioni?
E poi, ve lo ricordate o no il “principio di precauzione, che si puo’ anche tradurre come “principio del rischio zero”?
A me pare logico che non vada bene nulla per una molto concreta ragione: la situazione oggettiva è tale che qualunque cosa si faccia, o non si faccia, danneggia qualcuno che quindi protesta. La pretesa di poter salvare il salvabile della biosfera senza danneggiare un sacco di gente è fantasia, tanto quanto la pretesa di rilanciare la crescita economica senza aumentare la velocità con cui stiamo rendendo il Pianeta inabitabile. Ci devono essere delle priorità ed ovviamente la maggioranza di noi sceglie ciò che gli fa più comodo qui ed ora.
Bisognerebbe cominciare “danneggiando” i più ricchi, che sono quelli che possono permettersi di perdere di più (anche se loro non la vedono così). Invece spesso si comincia da chi è già in difficoltà.
Mi piacerebbe che scriveste qualcosa sulle diseguaglianze!
Gaia, tu magari no e fai eccezione, ma la stragrande maggioranza della gente ce l’ha coi piu’ ricchi perche’ vorrebbe essere al posto loro, non perche’ vuole l’eguaglianza, non li vedi che stile di vita cercano di avere tutti? Il piu’ opulento e dispendioso, per guadagnare punti nella scala sociale! Se anche i singoli cercano di resistere restando single, ci sono le dinamiche intrafamiliari che conducono inevitabilmente verso tale direzione. E aggiungo che sono piu’ i poveri che sono piu’ consci di questa faccenda, sono loro che ci tengono di piu’ a vivere di sole bistecche**, mentre sono i “bambini viziati” che fanno i sit in di FfF.
“E’ l’invidia che li nutre” (te lo ricordi il balasso “testimonial mercedes”? Riguardalo!)
** anni fa leggevo da qualche parte che il consumo di carne sale quando si passa dalla poverta’ alla ricchezza, mentre se si e’ gia’ ricchi tende a calare – non e’ piu’ uno status symbol.
Uno dei risultati di questo _fatto_, e’ che se rendi artificialmente piu’ costoso qualcosa ad esempio con tasse esternaliticamente disincentivanti, quel qualcosa diventera’ ancora piu’ desiderato come status symbol. Cosi’ non si combina niente.
Lo faremo.
“La pretesa di poter salvare il salvabile della biosfera senza danneggiare un sacco di gente è fantasia”
Esatto, e’ fantasia
Peraltro, se ci fossero piu’ persone come me, te, gaia, suppongo fuzzy, che hanno l’impronta ecologica di san francesco perche’ ci sta bene cosi’ senza sentirci minimamente danneggiati, provvedera’ la spesa pubblica con taglio di rive e costruzione di piste ciclabili a 8 corsie a spendere e fare disastri per conto nostro. Per “salvare il pianeta”! Lo stanno gia’ facendo e alla grande! In nostro nome!
Secondo me la radice del problema non e’ tanto nel capitalismo che e’ ormai una parola-feticcio senza senso, e’ nel modo in cui si fanno i “conti economici”, e’ nella scienza della ragioneria, specie quella degli Stati. Non so se hai presente la formula di calcolo del PIL attualmente in uso, inventata da Keynes: TUTTA la spesa pubblica viene per definizione conteggiata come PIL (mentre un prodotto privato viene conteggiato come PIL non se qualcuno lo produce, ma se qualcuno lo compra! e lo compra volontariamente, sarebbe bello, che invece una enorme quantita’ del nostro reddito viene obbligatoriamente speso a causa delle normative che vengono redatte APPOSTA per costringere la gente a spendere e cosi’ aumentare il PIL, e’ evidentissimo anche nei bonus e nelle normative eco-green, salutistiche, di sicurezza).
Il paradosso e’ che se lo Stato spendesse meno, cioe’ facesse un po’ piu’ come noi e san francesco, peggiorerebbe il rapporto debito/PIL, e per tenere in pareggio i conti si dovrebbero aumentare le tasse, per cui la gente dovrebbe correre ancora di piu’ nella ruota del criceto per pagarle. Hai capito bene: se lo Stato spende meno, se rallenta negli sprechi del cazzo, si devono aumentare le tasse!!!!! E quindi la gente deve darsi da fare di piu’.
E’ chiaro che finche’ si continua con questo modo demente, da pazzoidi, da cretini, di fare i conti, non se ne verra’ mai fuori.
Sono stato molto sintetico sopra, se vi sembrano delle cazzate vi invito ad approfondire, non lo sono, sono argomenti tabu’ perche’ irritano le parti politiche salvatrici del mondo in nostro nome.
“Pletorica burocrazia ”
Per parte mia si tratta di PERSONE, Anche molte PERSONE che hanno fatto delle SCELTE – a me sembrano scelte perverse – hanno SCELTO SI AL RISCALDAMENTO GLOBALE ed al conseguente CAMBIAMENTO CLIMATICO.
Hanno scelto di dire “Sì al riscaldamento globale ed al cambiamento climatico.”
Il cambiamento climatico che per sua natura è un fenomeno NON LINEARE hanno fatto la scelta per sé stessi e per tutta la popolazione mondiale e pure per tutte le generazioni future di accelerare il cambiamentoclimatico,
Mi viene da dire mal voluto non è mai troppo.
Un interessante intervento sull’argomento di Flavio Troisi
https://www.youtube.com/watch?v=2YwMjddxdDc&t=583s
Jacopo:
“Alla resa dei conti, in 50 anni non solo l’attivismo ambientalista non è riuscito a cambiare la rotta del sistema economico-politico-sociale (il famigerato BAU), ma addirittura ha spesso visto i propri sforzi diventare pretesto per ulteriori speculazioni a danno di quella biosfera di cui facciamo parte a da cui dipende totalmente il fatto che la Terra sia abitabile. Lo “sviluppo sostenibile”, divenuto viatico per le peggiori porcate, e la “conversione energetica”, pretesto per una gigantesca operazione di greenwashing, sono solo due degli esempi possibili.”
Considera che invece la rotta l’abbia cambiata eccome: solo che da “movimento” e’ diventato “regime”, per usare le categorie di De Felice. E come sempre, durante questo cambiamento verso l’istituzionalizzazione, si e’ adattato al mondo reale della normale vita delle normali persone, deludendo amaramente chi sognava chissa’ che impossibili cambiamenti antropologici verso chissa’ che “uomo nuovo” (e “donna nuova”, che anche li’ mi pare che siamo andati solo e molto in peggio). Gia’ visto, e visto piu’ volte, o no?
Le persone oggi si dichiarano tutte ambientalmente preoccupate e responsabili, tranne pochi giornalisti che affermano il contrario solo per raccogliere lettori nelle frange che li leggono (per Feltri e’ sicuramente cosi’ e lo e’ consapevolmente, l’ha sempre dichiarato apertamente che lui e’ pagato per vendere copie e del come non gliene frega nulla, per gli altri si tratta della normale contrapposizione tribale che caratterizza l’antropologia umana). Oggi il green, l’eco, impazza dappertutto, e’ vero che e’ Pensiero Unico come dice il Francesco, le voci critiche tipo quelle della Verita’ o di Libero, o degli scienziati scettici, sono marginali e francamente loro si’ bullizzate dalla maggioranza che sara’ anche ecoansiosa per fondati motivi, ma sono “fondati motivi” che gli vengono didascalicamente e arrogantemente inculcati senza che sia minimamente in grado di valutarne la fondatezza, siamo sinceri.
Mi e’ capitato di leggere qui un articolo che, parlando di un altro argomento, aiuta ad esprimere il concetto dell’istituzionalizzazione, che forse potresti condividere, visto che quello che descrive l’hai visto accadere anche tu nel corso della tua vita:
https://maurosuttora.blogspot.com/2023/08/viva-la-diversita-abbasso-la-normalita.html **
Se ti aspettavi qualcosa di diverso, e continui ad aspettartelo alla tua (e presumo circa nostra) eta’, sei un bell’idealista ingenuo. Passi per la Gaia… o fuzzy. Oggi come oggi il nostro compito dovrebbe essere quello di frenare quello che abbiamo messo incautamente in moto, anche noi come gli altri, da apprendisti stregoni, richiamando alla pacata ragionevolezza e a qeullo che si puo’ fare in pratica tendendo conto del “materiale umano” come e’ nella sua oggettiva concretezza. Lo stanno cercando un po’ di fare quelli di astrolabio, gli amici della terra, che sicuramente conosci, ma sono isolati, anzi a suo tempo sono addirittura stati espulsi dall’organizzazione internazionale per “intelligenza col nemico”, che e’ tipico delle ideologie giunte allo stadio, l’ultimo stadio, fideistico-totalitario.
Io conosco quasi solo ambientalisti tranne appunto pochi bastian contrari d’ordinanza, ma nessuno di loro ha minimamente cambiato il suo stile di vita, se non in peggio: tutti continuano a macinare centinaia di chilometri di automobile sempre piu’ nuova e grossa per vivere in mezzo alla natura la domenica e fare viaggi sempre piu’ lontani, fanno uso del trasporto aereo a lungo raggio anche solo per divertimento, usano l’aria condizionata anche quando non servirebbe, per sentirsi buoni si riempiono di inutili e rompicoglioni animali domestici che richiedono il massacro di mille altri animali per il loro crasso mantenimento senza che degli altri animali gliene freghi assolutamente niente***, comprano cibi da ZTL ad alto impatto ambientale perche’ prima di tutto sono buongustai attenti ai loro diritti di occidentali esigenti in quanto al cibo che gli serve a scopi edonistico/salutistici e non certo a fornire calorie per vivere, consumano quantita’ incredibili di energia e materiali, vestiti, per il loro divertimento e per mostrarsi in alto nella gerarchia sociale, eccetera. I pochi fessi come me che hanno cercato di praticare cio’ che dicono, alla fine sono rimasti tagliati fuori da tutte le parti, e sono eventualmente trattati con amicizia con tanto di pacca di compatimento sulla spalla solo perche’, essendo oggettivamente gli sfigati del gruppo, non costituiscono una minaccia concorrenziale per la preminenza sociale nelle dinamiche intra-tribali, solo per questo, non illudiamoci. Gli altri e le altre, nel frattempo, checche’ dicano, hanno pensato solo ed esclusivamente agli egoistici cazzi loro, e si sono aperti la strada a spallate piu’ o meno ipocrite e mascherate. Cos’altro potevamo aspettarci? Io continuo cosi’ solo perche’ non riesco a fare altrimenti, ma mi rendo conto di aver sprecato la mia vita per nulla, ma proprio per nulla.
** Gaia, il punto e’ che quando si vuole vivere come si desidera, bisognerebbe capire che andrebbe riconosciuto lo stesso diritto anche agli altri di cui non si condivide la prassi (tu pastora non ami il bosco che divora i prati e mangi gli animali, fuzzy l’agricoltore animalista il contrario, e siete entrambi severi ambientalisti! figuriamoci il confronto col resto del mondo e coi suoi pretestuosi complotti, che il punto e’ che, ci siano o no i complotti, nella pratica della legislazione e degli usi e costumi non cambierebbe assolutamente nulla). Anche perche’ la contrapposizione in quelle che chiami le tue “battaglie” inasprisce il conflitto, e non ci conviene visto che alla fine stravince la maggioranza del “primum vivere deinde filosofari”, che si sa bene da che parte stia.
Tutto ciò non fa che confermare quanto ho detto: il BAU è risultato inattaccabile in quanto capace di usare a proprio vantaggio anche ciò che viene pensato per contrastarlo. Il problema è che avendo superato (o in procinto di superare) una serie di soglie, sta diventando autodistruttivo. Il capitalismo sta cannibalizzando i capitalisti e distruggendo i capitali e non sembra che sia possibile farci niente. E non promette niente di buono.
Jacopo, in realtà i “capitalisti” – i ricchi – stanno diventando sempre più ricchi, come i dati dimostrano. Questo si potrebbe correggere ma non lo si vuole fare.
“Capitalista” è chi possiede un capitale (casa, auto, risparmi, fondi pensione e qualunque altra cosa abbia un valore). Una cosa che oggi in occidente pare normale, ma che non lo era quando fu inventato il termine e che non lo è neanche ora in molti paesi. Ovvio che ci sono capitalisti di taglie diverse ed il sistema sta cannibalizzando a partire dai più piccoli e via via a salire. Come funziona è spiegato nel dettaglio nel libro (La caduta del Leviatano). Si potrebbero supertassare i super ricchi? Questo potrebbe lenire temporaneamente la crisi? “In teoria si” dicevano a Radio Erivan ai “bei tempi” dell’URSS, ma come giustamente osservi, non lo si vuole.
Questa non è la definizione corretta di capitale. Il capitale non è semplicemente “qualsiasi cosa abbia un valore”: un anello d’oro non è un capitale, e neanche una casa grande. Il capitale è ciò che genera valore e ricchezza, non il valore e la ricchezza in sè.
““Capitalista” è chi possiede un capitale”
Le pecore della Gaia sono il capitale per antonomasia: la pecunia.
Ai vecchi tempi si discuteva se collettivizzare i mezzi di produzione, ma visto che non e’ riuscita bene la prima, oggi si passa ad aliminarli direttamente.
Che livello ragazzi…
“Il capitale è ciò che genera valore e ricchezza, non il valore e la ricchezza in sè.”
Infatti non diciamolo a nessuno, ma per i liberisti il capitale piu’ importante e’ il “capitale umano”, perche’ e’ quello che genera tutto il resto.
Quindi per risolvere i problemi ecologici del “pianeta” forse e’ quel capitale che dovremmo eliminare… 😉
In fin dei conti il corretto ragionamento astratto e’ li’ che conduce.
La butto in ridere per non piangere.
Comunque, leggete “la conquista sociale della terra” di E.O. Wilson, sul come l’aver implementato la specie umana l’eusocialita’ tipica degli insetti sociali abbia dirotto l’equilibrio ecologico complessivo.
E’ da decenni che paragoniamo , o perlomeno io lo faccio, la laboriosita’** umana a quella dei formicai e dei termitai con tutto cio’ che ne consegue, finalmente uno studioso di formiche e di termiti ne espone ufficialmente la teoria in chiave evoluzionistica.
**e’ nell’arte che si manifesta al massimo l’istinto dell’uomo del “fare per il fare”, dell’agitarsi produttivamente senza scopo o meglio al solo scopo di mostrarsi in qualche attivita’ affaccendato, che poi invece di riconoscere per l’idiozia che e’ elogiamo come “creativita'”.
“Il capitale non è semplicemente “qualsiasi cosa abbia un valore””
Ma direi proprio che lo e’ invece, sia quando ha valore di mercato per cui costituisce una forma di accumulazione scambiabile con cio’ che puo’ servire in usi futuri attraverso la conversione o no in moneta, che e’ una merce anch’essa, sia quando ha valore solo personale (in parte la cultura ad esempio!) e in qualche modo serve a dare forza all’identificazione del se’, il che rende piu’ forti e capaci di resistere alle sfide dell’ambiente umano circostante.
Come vedete se ci meditate un attimo sopra, il termine di capitalismo e di capitale NON e’ banalmente riducibile alla sussiegosa vulgata paleomarxista.
Per tale motivo, per la sua genericita’ e piegabilita’ a tutti gli abusi, e’ un termine sostanzialmente inutile.
Io non ho assolutamente niente contro il bosco e sto piantando alberi, ho solo messo in guardia dalla ricerca di soluzioni semplici a problemi complessi.
Quelli che tu descrivi si definiscono ambientalisti ma non lo sono. Sto scrivendo un libro proprio di critica al turismo e all’ “amore per la natura” di chi per andarla a vedere la distrugge, e se ne frega di quella che ha sotto il naso. Vorrei scriverne un altro, un giorno, anche sulla mania per gli animali domestici, che sta tra l’altro moltiplicando le sofferenze degli animali stessi.
L’animalismo, tra l’altro, è non solo una perversione dell’ambientalismo o ecologismo che dir si voglia, ma un sintomo dell’incapacità degli umani di stare insieme e accettare il confronto. L’animale non può risponderti o mandarti a quel paese; nei rari casi in cui lo fa, non te ne accorgi perché non lo capisci.
Il fatto che le persone, quando viene indicato un problema, si buttino in massa sulle soluzioni più comode anche se sbagliate, non significa che il problema non esista.
L’animalismo ha molte sfumature e gradazioni. Magari sono distinzioni che non si trovano scritte in giro, ma fanno parte delle scelte individuali nel rapportarsi agli animali. Eviterei di usare una definizione unica.
Lo dico nell’interesse del tuo prossimo libro.
Il mio libro non sarebbe proprio sull’animalismo ma sul fatto di tenere animali domestici. Non so se lo scriverò, è solo un’idea, e per fare le ricerche necessarie dovrei espormi a una tale quantità di sofferenza animale da non riuscire a leggerla (pensa solo al fatto di entrare in un canile o gattile).
Non sono brava a maneggiare concetti astratti e preferisco occuparmi di questioni più pratiche.
*Reggerla, non leggerla
https://youtu.be/BOvSqFurI20?feature=shared
Ecco, prima o poi mi/vi doveva capitare di imbattermi/vi in Fukuoka.
Quello vero, non il caricaturale.
Qui di ansia ce n’è poca.
Ho due perplessità.
-Se usi tanta paglia da qualche parte la devi prendere.
-la paglia ha il difetto di essere facilmente incendiabile
-Si, va ben, giri per l’orto meditando, ma se non ci sono zanzare. Altrimenti ti vedono che scappi via bestemmiando.
Comunque il punto è sostanzialmente sempre quello: pacciamatura, radici di erba spontanea o di sovescio. Qualche correttivo se il terreno è veramente incoltivabile, E poi aspettare qualche anno affinché la fertilità si ripristini.
Aggiungi anche la perplessità che il clima giapponese è diverso dal nostro e in media molto più piovoso.
Per quanto riguarda la paglia, infatti, è un input esterno e sostanzialmente un prodotto industriale. Se fai la fatica di farla a mano intanto ti serve molta più terra, e poi dopo aver seminato, concimato, mietuto e trebbiato (e probabilmente anche trinciato gli steli) non so se ti resta anche la forza di fare l’orto.
Quando non c’era altro, l’orto e’ sempre stato concimato con le deiezioni umane ed animali previa sperabile “maturazione” negli appositi contenitori che abbattesse la carica batterica/virale pericolosa.
Spero che anche fuzzy usi questa antica tecnica tradizionale di riciclo, che poi e’ la riproduzione in piccolo del processo naturale del rapporto animale/vegetale.
L’equivalente di oggi sarebbe raccogliere le acque nere delle citta’ e usarle per irrigare i campi. Te l’immagini la reazione dell’ambientalista salutista medio.
Guarda che i campi si concimano così, infatti ci sono state puntate di trasmissioni di inchiesta, non mi ricordo se Report o Presa Diretta, sullo “scandalo”.
Si, la prassi corretta che si potrebbe praticare su piccola scala sarebbe quella della composting toilette. Io ne ricordo qualcosa sui colli euganei. Ma la fertilità si crea soprattutto sotto il terreno. Sono i microrganismi, (batteri e funghi), che se presenti in grandi quantità e favoriti da un terreno arieggiato e privo di sostanze chimiche, nonché avendo la disponibilità di essudati radicali prodotti dalle comunissimi erbe, rendono fertile il terreno.
Troppo letame non lascia passare l’aria e crea solo dei marciumi.
Se tu lasci un terreno indisturbato a erba, dopo un po’ ritorna fertile da solo.
Allora devi far coesistere l’erba con le orticole. E non è difficile, basta una leggera pacciamatura. Poi volendo ci può stare anche un minimo di letame superficiale. In quantità quasi omeopatica.
Immagino che l’occuparsene da parte di quelle scadenti trasmissioni scandalistiche significhi che non succede mai o quasi mai…
Io comunque intendevo tutti gli scarichi fognari, per recuperare tutto che comunque non sarebbe sufficiente dal punto di vista energetico/termodinamico (se non erro sarebbe un ottimo fertilizzante anche il “laido” detersivo, che almeno una volta era ricco di fosforo e concimava anche troppo le alghe – l’eutrofizzazione, vi ricordate?).
L’informazione campa inventando continuamente nuovi allarmi e nemici, specie quando come adesso perlomeno dal punto di vista materiale andrebbe tutto bene e non succederebbe niente di negativo che fosse statisticamente rilevante.
E noi gli diamo entusiasticamente una mano, gratis oltretutto, creando sempre nuovi mitomani ecoansiosi che sostengano il ciclo – e che se cerchi di rompere tirandoti indietro ti dicono che sei in contraddizione.
Diamoci una regolata…
Scusa Fuzzy, siccome vedo nell’indice che parlano sia di sovescio che di nessuna aratura, ma come si fa il sovescio senza sovesciare, cioe’ fare qualcosa di equivalente all’aratura, cioe’ fresatura, vangatura, o aratura stessa?
Chiaramente se leggo nella presentazione di un video qualcosa del genere non mi viene nessuna voglia di _perdere tempo_ a guardarlo. Avevi gia’ linkato cose simili o questa stessa, comunque.
Per il resto, qui dentro si parla nientepopodimeno che dei destini del pianeta. Se fosse vero che ci stiamo avvicinando ai limiti delle risorse, o addirittura che abbiamo gia’ ampiamente superato la sostenibilita’ e stiamo sopravvivendo a debito, l’unica cosa che ci si puo’ aspettare e’ un periodo di terribili guerre per la sopravvivenza. Nell’era nucleare. Non e’ coltivando sostenibilmente i davanzali che ci si puo’ salvare, in quei periodi torna piu’ utile sviluppare la capacita’ di cibarsi degli altri e delle loro risorse. Crudamente, il mondo funziona cosi’, la tua tenera gentilezza da ZTL di provincia 😉 e’ il sottoprodotto di un’epoca di ubertosa prosperita’ occidentale che sparirebbe in un baleno allo sparire dell’ubertosa prosperita’.
Sperate che l’ingegno tecnologico tiri fuori per l’ennesima volta il modo di andare avanti comunque nella ricchezza (l’era della sostenibilita’ vera e propria e’ finita 10.000 anni fa con l’inizio dell’agricoltura del neolitico e la fine del menage a caccia e raccolta, cioe’ un bel po’ prima di oggi, ma anche allora si sterminavano a vicenda per il possesso dei territori di caccia e raccolta).
Si fa il sovescio parziale. Lasci le radici e tagli la parte aerea della pianta.
Non è nemmeno indispensabile seminare un vero e proprio sovescio, in quanto le normali erbe spontanee svolgono una funzione molto simile.
Per il resto non voglio riprendere la solita diatriba sulla produttività dei terreni o sulla negatività degli esseri umani nonché sulla violenza insita nella natura. Mi annoia ripetere sempre le stesse cose. Se vuoi guardare il video, bene, altrimenti pensa quello che vuoi, che io continuo a pensarla come pare a me.
Tra l’altro esprimevo qualche perplessità su questo metodo, che però per come si vede nel filmato non è ancora andato pienamente a regime.
Io seguo il metodo Manenti che trovi sullo stesso canale you tube, oramai da diversi anni. Se vuoi iniziare a fare qualcosa di concreto, anziché stare qui a scaricare rabbia a vuoto, ti consiglio di provarlo.
“che io continuo a pensarla come pare a me”
su questo nessuno che ti conosca puo’ aver mai avuto il minimo dubbio 🙂
Beh, nel caso del sovescio, sicuro che la penso come pare a me. Mi par di capire che nonostante la furia delle tue obiezioni tu non ne sappia un fico secco. Allora informati e pratica, così magari stando un poco all’aria aperta affaccendato nell’orticoltura, ti passa l’ansia.
Per tutto il resto ti rimando a Kropotkin, Thoreau e Illich che mi pare tu citi di tanto in tanto ma che evidentemente citi a sproposito, A parte il fatto che affermi con impeto tutto e il contrario di tutto e non si capisce come riesci a risolvere la contraddizione.
Fuzzy, le piante hanno bisogno di fosforo, azoto e potassio e di una grande varietà di altri microelementi minerali. Di questi che io sappia solo l’azoto (e il carbonio) si prendono dall’aria. Gli altri, se li togli, e coltivando li togli, li devi anche rimettere. Radici, funghi e compagnia non possono creare dal nulla materiali minerali. Se il terreno è povero di calcio, resta povero di calcio anche se ci sono le radici speciali. Devi arricchire il terreno di nutrienti, dato che ogni volta che raccogli frutta e verdura ne porti via un po’. Altrimenti le piante si ammalano, la verdura e la frutta vengono male o sono poco nutrienti, e così via.
Non si tolgono cose senza rimetterle, sperando che sia tutto come all’inizio. Per questo si riutilizzano le deiezioni.
Questa è proprio la base.
Riguardo agli scarichi fognari, che io sappia il recupero per concimare i campi è la prassi; il problema è che al giorno d’oggi sono pieni di medicinali, detergenti, droghe e altre schifezze.
In un ettaro di terreno non morto e stecchito trovi
-dai 400 ai 5000kg di batteri
-dai 1000 ai 15000kg di funghi
-dai 20 ai 200kg di Protozoi
Più Alghe, Nematodi, Attonomiceti,
Collemboli 200.000 al mq, Coleotteri, Millepiedi, Lombrichi fino a 4 tonnellate per ettaro, formiche ed altro.
Questi, che hanno una vita brevissima, dove pensi che vadano a morire? Restano nel terreno e gli restituiscono i nutrienti di cui sono costituiti. In pratica è materiale organico che viene accumulato di continuo, purché non si decida di fare stage di tutto.
Poi c’è la importantissima funzione delle micorrize su cui però non mi soffermo. Puoi trovare molto materiale in rete.
Questa per me è la base. E non sto parlando di cose che ho letto, ma di cose che faccio normalmente.
Insegnatemi qualsiasi cosa ma non a fare un orto.
Fuzzy, le piante non possono creare i minerali dal nulla, non è così che funziona. Nelle cose che tu mangi, prendendole dall’orto, ci sono i minerali e molti tipi di oligoelementi. Ne hai bisogno per sopravvivere e stare bene. Se non restituisci organicamente (tramite escrementi e cadaveri, sostanzialmente) questi elementi al terreno, li devi prendere da qualche altra parte come il mare o le cave e buttarceli sopra, altrimenti il terreno a lungo andare si impoverisce e non ti nutre come prima. Questo indipendentemente da funghi, protozoi e lombrichi.
Puoi fare l’esperto di orto finché vuoi ma non puoi cambiare le leggi della fisica.
Stai praticamente sostenendo che due più due non fa quattro.
Le piante non possono creare i minerali….
E chi ha mai detto una roba del genere?
Le piante svolgono la fotosintesi clorofilliana. Tutte le piante, anche le erbe spontanee. Poi i carboidrati in eccesso rispetto al fabbisogno della pianta vengono
ceduti al terreno tramite le radici. Sono gli essudati radicali. Questi carboidrati nutrono la vita microbica. Ce la si può figurare come una miriade di microscopiche bestioline che quando muoiono e muoiono di continuo, lasciano il loro cadaverino sotto terra. Sopra il terreno o nei suoi primissimi strati ci sono altri animaletti come i decompositori ecc.
Tutti insieme, queste bestioline più i funghi che sono a metà tra il regno animale e vegetale, costituiscono una grande massa che ho quantificato nel commento precedente , che in un terreno adeguatamente coltivato si rigenera di continuo.
La decomposizione della sostanza organica quindi avviene non per l’apporto dall’esterno, come nel caso del letame, ma attraverso i processi naturali del suolo.
E questo vale principalmente per l’Azoto
Il quantitativo di potassio, fosforo, calcio ecc, è invece caratteristico di ogni tipo di terreno. Non dipende dalla vita dei vegetali né dei microrganismi.
Però se le radici delle piante entrano in simbiosi con i funghi micorrizici, questi sono efficientissimi nel procurare i minerali dispersi nel terreno, alla pianta, da cui ricevono in cambio, come si diceva sopra, i carboidrati che essi non possono
fabbricarsi da soli in quanto non in grado di svolgere la fotosintesi.
Notare che nella natura non è tutto competizione e violenza.
Allargando lo sguardo si vede che fondamentalmente c’è un complesso sistema di interazione tra i vari elementi che la compongono.
Meno si interferisce meglio è.
Oh, questo è lungo eh. Non sto a rileggerlo perché proprio non ce la posso fare
Si’ fuzzy pero’ suppongo che tu non vivendo di sola aria, interferisci mangiando, e se prelevi qualcosa e lo trasformi, diciamo pure lo distruggi, cibandotene, in natura prima o poi lo restituisci sotto forma di tue feci _e_ tuo cadavere e ceneri ed esalazioni di CO2, questo sta dicendo la Gaia, e in soldoni e’ questo che significa “ecosistema”, la catena biologica e’ una catena chiusa, a parte l’energia solare che solo le piante fotosintetiche sono in grado di utilizzare a beneficio di tutto il resto della catena che anche di energia ha bisogno per i suoi processi di continua trasformazione circolare.
In alternativa, bisogna aspettare la prossima eruzione vulcanica che ricopra di ceneri il territorio fertilizzandolo, rimettendo in circolo quanto sepolto sottoterra e nei fondali degli oceani (carbonio in primis).
Non capisco per quali reconditi motivi devi negare queste ovvieta’, perche’ le percepisci come un’incitazione alla violenza? Ma la violenza e’ solo nella tua testa, nel senso che il tuo giudizio morale non e’ il metro universale del funzionamento di un ecosistema in tutte le sue componenti. Smetti di mangiare e abbiamo risolto ogni problema. L’hai sdentito Mancuso? Le piante sono senzienti e intelligenti ;).
Ho un commento bloccato per i troppi link
Aspetta che passi e vedrai che a te e alla Gaia vi arriva una bella botta
“Aspetta che passi e vedrai che a te e alla Gaia vi arriva una bella botta”
Fuzzy, sei insolitamente violento: e’ la mancanza di proteine animali, lo sai?
Botta argomentativa
“il problema è che al giorno d’oggi sono pieni di medicinali, detergenti, droghe e altre schifezze”
a dire poco! chissa’ quanta gente ci scarica dentro olii minerali, vernici, per non parlare della normale candeggina, anche perche’ in questo paese di m. ogni comune fa di tutto per rendere complicato e difficile quando non costoso lo smaltimento corretto – io dovrei portare a 15 km di distanza con la bicicletta e il carrettino autocostruito, e poi all’arrivo mostrare i documenti alla poliziotta armata di guardia al deposito delle scoasse, che fa quasi ridere (e le attivita’ lavorative pagano di nuovo lo smaltimento oltre alla normale e gia’ salata tassa immondizie, e non poco, conosco un serio e sfigato dipintore professionista che mi dice che nel nostro comune gli costa di piu’ lo smaltimento della pittura ad acqua che avanza di quella nuova…)
Per non parlare delle chiavi e delle tessere sui cassonetti, la piu’ immane cazzata a memoria d’uomo, che vorrei sapere chi e’ il coglione che l’ha pensata per primo. Anche in questo lo Stato non si fida di nessuno (col risultato che chi non ha la chiave la immondezza la tira dappertutto e la butta nei fossi e quando puo’ nel cesso, per la rabbia).
La strada per l’inferno e’ proprio quella lastricata delle migliori intenzioni…
Perché uno non dovrebbe avere la chiave, ma il diritto di smaltire lì sì?
“Perché uno non dovrebbe avere la chiave, ma il diritto di smaltire lì sì?”
Perche’ ha gia’ pagato la tassa, c’e’ una tassa per le immondizie, che si deve pagare comunque, anche se la chiamano paraculisticamente “tariffa” per non farla rientrare nella pressione fiscale e far bella figura che “loro le tasse non le aumentano”.
Dove c’e’ la infantile tariffazione a svuotamento sai cosa succede? Che la gente porta altrove la spazzatura o la elimina in altro modo.
In ogni caso non succedera’ mai che far pagare lo smaltimento diminuisca la produzione di spazzatura, nessuno non compra qualcosa pensando che poi dovra’ pagare lo smaltimento, semmai potrebbe servire incorporare il prezzo dello smaltimento gia’ da subito nell’IVA che si paga al momento dell’acquisto, eliminando le varie tasse di smaltimento. Ma sarebbe troppo semplice, eliminerebbe una montagna di burocrazia molto utile a se stessa, e soprattutto scoraggerebbe davvero i consumi che sono all’origine del problema, che e’ lo spauracchio di ogni governo perche’ fa saltare i conti pubblici (la recessione!) e provoca scontento e disordini.
Cerchiamo di essere almeno un po’ realistici e pragmatici, che di danni gli idealisti ne hanno gia’ fatti che basta.
Non hai risposto alla mia domanda: perché uno non dovrebbe avere la chiave?
“Non hai risposto alla mia domanda: perché uno non dovrebbe avere la chiave?”
Ho risposto.
Fuzzy, tu estrai i minerali dal terreno ogni volta che effettui un raccolto. Li TOGLI da lì. Li PORTI VIA. Questi minerali sono dentro la roba che mangi e se non li rimetti nel terreno in qualche modo il terreno a lungo andare si impoverisce. La materia organica non c’entra in questo caso, se hai tolto calcio devi rimettere calcio, altrimenti il terreno non ha il calcio, se hai tolto ferro devi rimettere ferro, altrimenti il terreno non ha ferro.
NON SI RIGENERANO DA SOLI. Le piante e i loro amici possono estrarli solo se ci sono già, ma se piano piano glieli togli senza ridargli, dopo un po’ non c’è più niente da estrarre.
Tu pensa quello che vuoi ma queste sono le leggi della fisica e quindi anche di qualsiasi agricoltura.
Ah, è Fisica.
E io che pensavo fosse Microbiologia Agroambientale. (In versione fumettistica eh).
Pazienza Non si può sapere tutto.
Che faccio del mio orto a cui non ho mai somministrato letame?
Boh, devo convincermi che non può esistere.
Non far finta di non capire.
Intanto dici di aver buttato sabbia di fiume, quindi lo hai rimineralizzato (in modo molto meno sostenibile dell’utilizzare scarti umani o animali, ma vabbè). In secondo luogo non è che le piante non crescono, ma a lungo andare, se si esauriscono i minerali, ne risentono e ne risente il valore nutritivo della produzione (infatti nei terreni impoveriti dall’agricoltura industriale il raccolto contiene meno oligoelementi).
Infine, i danni si vedono a lungo termine, come in tanti altri ambiti ambientali. Per un po’ si usa quello che c’è, se non viene rimpiazzato si esaurisce. È così per tutto, non capisco perché il tuo orto dovrebbe fare eccezione.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Ciclo_dell%27azoto
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Ciclo_del_fosforo
Ci sono i cicli biogeochimici primi fra tutti, di azoto e fosforo.
Vedi che l’azoto viene prelevato dall’aria dai batteri azotofissatori e nel terreno dai resti organici di animali e piante in superficie. C’è il disegnino
Poi gli stessi batteri che partecipano al ciclo dell’azoto rappresentano una massa considerevole e io ho insistito su questa.
Nel ciclo del fosforo a un certo punto trovi scritto che
Talvolta le piante superiori possono assorbire fosforo non ancora organicato grazie alla presenza di micorrize, cioè ife fungine associate in modo particolare con le radici delle piante, sia esternamente ad esse (ectomicorrize), che internamente ai loro tessuti (micorrize endotrofiche). Sebbene i rapporti tra fungo e vegetale non siano ancora del tutto noti, si ritiene che in questa simbiosi la pianta fornisca al fungo carboidrati ed amminoacidi, mentre questo compie in modo più efficiente la trasformazione dei fosfati e di altri composti insolubili in forme solubili e quindi assimilabili dall’ospite. Inoltre sembra che l’estensione delle micorrize stesse costituisca una superficie assorbente per il fosforo ben più efficiente delle sole radici della pianta ospite
Questo vuol dire che se ci sono le micorrize non c’è nessuna necessità di somministrare fosforo perché è sufficiente quel poco che è presente naturalmente in gran parte dei terreni.
E insistevo anche su questo
Poi se dovessero esserci altri dubbi potrei citarti stralci del libro di Paola Bonfante
https://www.ibs.it/pianta-non-isola-alla-scoperta-libro-paola-bonfante/e/9788815294173
Spero che non ce ne sia bisogno, perché ricopiare mi costa fatica
La sabbia serve per rendere meno compatto il terreno. Altrimenti non respira. Non so cosa possa apportare. Suppongo quasi niente. Serve aggiungerla nei terreni estremamente. argillosi come era il mio. Ma ci sono terreni che addirittura sono sabbiosi e hanno anche troppa sabbia. Dipende.
Fuzzy, questa conversazione sta diventando surreale. L’azoto si può prendere dall’aria, l’ho già scritto, tutto il resto no. Se altri elementi sono già presenti nel terreno, ma vengono continuamente sottratti e mai aggiunti, prima o poi si esauriranno e quindi andranno apportati in qualche modo. Potrebbe volerci molto tempo ma succederà.
Inoltre fosforo, azoto e potassio sono solo gli elementi principali, ma ci sono moltissimi altri minerali essenziali per la vita delle piante e le proprietà nutritive del raccolto, e tutti questi non possono essere fabbricati dalle piante, possono essere estratti ma l’estrazione esaurisce.
Se non vuoi credere a queste cose ovvie e innegabili, pazienza. Mi sembra di parlare con un membro di una setta. Pensa quello che vuoi, mi sono stufata di ripetere la stessa cosa a uno che non vuole crederci.
Gli elementi organici si reintegrano anche senza apporto esterno di letame. Ho cercato di spiegarti come.
Non lo ripeto ma si trova scritto più volte in precedenti commenti
Quelli minerali dipendono dal terreno
La roccia madre non è un blocco fermo
È soggetta ad erosione negli strati più alti. Rilascia minerali.
Le micorrize sono particolarmente efficienti nell’assimilare questi minerali e trasferirli alle radici delle piante con cui sono in simbiosi
Prima o poi il mondo finirà, ma questa è un’altra storia
“Il terreno è una formazione naturale che interessa la superficie del nostro pianeta, che ha uno spessore variabile e che si origina dalla frantumazione e dalla decomposizione chimica e biologica della roccia madre e dei residui che la presenza di vita deposita”
Luca Conte “orto biologico”
De il terreno è magro perché è stato troppo sfruttato o coltivato male insistendo con monocolture (stanchezza del terreno) allora per reintegrare la fertilità occorre aggiungere materiale organico, tra cui anche letame. Altrimenti un terreno ricco di microrganismi e ben coltivato si sostiene con i normali processi naturali.
Circa. Perché poi molto di quello che succede sotto terra ancora non si è ben capito. Quelli che vogliono “comandare” la natura fanno solo dei danni. Bisogna assecondarla, perché è lei la “grande maestra”
Fare un orto è proprio “comandare” la natura, la natura da sola gli orti non li fa.
Vabbè, se vuoi credere al moto perpetuo affari tuoi, ci rinuncio.
E cosa sarà mai un orto. .ha presente una foresta?
Uno studio sconsigliato agli ecoansiogeni:
https://www.science.org/doi/10.1126/sciadv.adh2458
Pardon, intendevo “ecoansiosi”.
Si.
Altro studio da condividere:
https://www.sciencealert.com/experts-predict-14-ways-humanity-could-drive-itself-to-extinction