Per chi non lo conoscesse, Luca Donadel è uno youtuber di dichiarato orientamento sovranista salito agli onori della ribalta un paio di anni fa quando, attraverso la mappatura di alcune navi delle ONG gravitanti nel canale di Sicilia, riteneva di poter dimostrare la fondatezza della tesi dei ‘taxi del mare’. Le sue idee sono molto opinabili – in materia di ambiente, ad esempio, ha sparato diverse sciocchezze – tuttavia va apprezzata una certa abilità documentaria e specialmente l’intransigenza morale, che lo porta ad esempio a non monetizzare i propri contenuti attraverso AdSense ma a ricorrere solo alle donazioni spontanee del pubblico; inoltre, non fa sconti a soggetti appartenenti alla sua ‘fazione’, specialmente dopo essersi sentito raggirato da M5S, Lega a altre formazioni politiche che in campagna elettorale hanno tuonato contro la UE e l’Euro per poi ripiegare su più miti consigli a urne chiuse.
Pertanto, ha subito passato al setaccio il movimento Italexit recentemente fondato da Gianluigi Paragone, scovando alcune informazioni compromettenti, ottimamente condensate in un video di meno di cinque minuti:
Molti utenti del pubblico di Donadel hanno chiesto a Paragone, attraverso i suoi profil social, di rendere conto delle accuse, ottenendo però solo di essere bannati in massa dal giornalista ex pentastellato. A un certo punto, resosi conto che i buoi erano oramai scappati dalla stalla, ha cercato di rimediare con un video dove fa chiaramente riferimento a Donadel pur senza mai nominarlo, accampando giustificazioni poi successivamente smontate punto per punto dallo youtuber:
Dopo queste rivelazioni, sarebbe facile immaginare complotti di ogni sorta, io penso piuttosto che siamo di fronte a un ‘onesto’ ma concreto gioco delle parti, di quelli che tanto spesso si sono verificati in politica. Lo scenario della guerra fredda è stato utile a USA e URSS per rafforzarsi vicendevolmente, ostacolando una politica ispirata un reale non allineamento; il quadro politico italiano post-bellico alla Don Camillo e Peppone, ossia DC vs PCI, ha tarpato le ali all’incontro tra pensiero liberale e socialismo tentato da Giustizia e Libertà e azionismo; Macron in Francia non sarebbe mai emerso fino a diventare presidente della repubblica senza un forte Fronte Nazionale; oggi, la dicotomia ‘Boldrini-Salvini’, malgrado l’apparente contrapposizione, è utile per ridurre la questione migrazioni solo a buoni o cattivi sentimenti, ignorando così qualsiasi serio ragionamento sulle cause e quindi sulle vere conseguenze. Per rimanere alla strettissima attualità, il convegno negazionista sul COVID organizzato da Sgarbi dove Andrea Bocelli si è lasciato andare a esternazioni poco felici e Salvini ha dichiarato guerra a mascherine e distanziamento sociale, ha rappresentato il miglior asso a disposizione di Conte e della sua richiesta di proroga dello stato di emergenza (avrei voluto vederlo alle prese con le osservazioni decisamente meno estremizzate ma molto più acute di Ugo Bardi, ad esempio).
A causa delle loro narrazioni superficiali e faziose, ‘globalisti’ e ‘sovranisti’ si necessitano vicendevolmente trovando forza l’uno nello spauracchio dell’altro, così come hanno bisogno di ridurre tutto a slogan semplicistici SI UE-NO UE e simili. Verrebbero messi in crisi invece da qualsiasi analisi che, evitando i manicheismi, ragionasse efficacemente su livelli differenti di governance locale e sovranazionale, a seconda del problema preso in considerazione (un serio glocalismo, per fare il verso a Gandhi, sarebbe davvero una bella idea). Ecco quindi che, a suo modo, Paragone ha del tutto ragione a non trovare nulla di strano nelle (apparentemente) strane sinergie che hanno portato alla nascita di Italexit: forse non sono tattiche ‘ninja e piratesche’, come le chiama lui, ma sicuramente improntate al pragmatismo.
L’inghippo del voler contemperare “globale” e “locale” sta nel fatto che in realtà entrambi sono messi dalla stessa parte: quella che io, pur con varie gradazioni, definirei “macro”.
Del “micro” non si fila nessuno, che si occupi davvero di politica. Anzi, la politica è vista come impegno per il macro, mentre il micro è negletto e rifilato all’amministrazione.
Peggio, quando per far strada in politica bisogna passare dalla gavetta dell’amministrazione. Lì si iniziano a scoprire le contraddizioni tra le due scale, e solo rimanendo piccoli si salva un minimo di coerenza. A costo di andare incontro a condanne di vario genere. O a costo di dover contare su appropriazioni indebite di potere locale.
Ma cos’è il micro, nei campi di cui sparlano i vari Paragone o Donadel o Boldrini? E’ la vita quotidiana delle persone e i loro diritti di umanità: prese ognuna col suo corpo e la sua mente, non sempre e solo come parte di categorie sociali. A partire dagli ultimi.
Se a difenderlo sono rimaste ong con strategie “ninja”, od operatori ingabbiati dalla loro attività rigorosamente inpolitica, siamo messi davvero malissimo. Indice di una cultura politica che facilmente porta all’egoismo spinto fino ai confini del totalitarismo, a suo consapevole o inconsapevole supporto. Fallimento di strutture “pubbliche”, che si riducono a fingere di funzionare: non solo perchè mancano le risorse economiche (per colpa di, debito, UE… o crisi sistemica), ma perchè è l’egoismo stesso a spingere in tal senso. Fa comodo prendersela con le categorie, quando non si vuol guardare in faccia la sofferenza. Si preferisce fingere bisticci tra ninja giocattolo, inventando storie di imperi in guerra, o addirittura lottando affinchè tali invenzioni diventino palesi realtà. Ma le guerre ci sono davvero, e le persone non ci giocano!
Io quel micro lo metto a radice d’ogni riflessione. Per mettere allo stesso livello d’importanza il macro, evito di parlare di contraddizioni di piccolo cabotaggio. Meglio parlare della crisi sistemica, tenendo però presente che questo si riduce a chiacchiere… se non si sottolinea ad ogni passo l’interdipendenza tra le due scale, specialmente laddove le risorse (umane e naturali) diventano “economiche”. Trattasi di pura alchimia, agli occhi di moltissimi. Difatti, siamo nel medioevo e tra poco vedremo come salvezza una nuova epoca dei Comuni.
Hai tirato fuori ottime considerazioni.