Notizia dell’ultim’ora: l’arrogante tweet contro Greta Thunberg è stato uno degli ultimi atti da uomo libero dell’ex campione di kickboxing Andrew Tate; insieme al fratello Tristan, infatti, è stato arrestato in Romania con l’accusa di aver costretto delle donne a realizzare video porno da vendere on line. Il giorno prima Tate, più volte bannato per le sue provocazioni farneticanti sui social media, aveva preso di mira in modo totalmente gratuito l’attivista per il clima con questo tweet:

Ciao Greta Thunberg. Io ho 33 macchine. La mia Bugatti ha un motore W16 da 8 litri con turbo quadruplo. Le mie due Ferrari da competizione hanno un V12 da 6 litri e mezzo. Questo è l’inizio. Per favore, inviami il tuo indirizzo email così che possa mandarti una lista completa delle mia collezione di auto e delle loro enormi emissioni.

(Mentre ostentava le sue 33 auto di lusso, racimolava soldi con un espediente tipico dei delinquenti di infimo livello, cioè diffondendo filmati pornografici a basso costo. Paradosso di per sé alquanto ridicolo, se non ci fosse di mezzo l’asservimento di esseri umani)

Contrariamente al solito, Greta ha risposto per le rime con un laconico e ben poco politicamente corretto: “Si, illuminami. Scrivi a energiadelpenepiccolo@fattiunavita.com” (smalldickenergy@getalife.com; forse l’account andrà ora corretto in @getaprison.com), per il quale è stata critica di bodyshaming anche da alcuni ambientalisti. Un’accusa insensata, in quanto l’ex lottatore non è noto per le dimensioni ridotte dell’organo sessuale (fisicato com’è, più probabile che si ritrovi un pitone in mezzo alle gambe; molto più questionabile la massa cerebrale).

Cosa avrebbe dovuto fare, del resto? Inviargli una pubblicazione dell’IPCC? Semplicemente, Greta gli ha risposto nell’unico linguaggio che quell’energumeno può capire, lo ha ‘dissato’, come si dice in gergo. A livello umano, si tratta di una perdita di staffe che comprendo appieno, provenendo da una persona additata quotidianamente (anche da sedicenti ecologisti) di essere mentalmente malata, burattinata dalla famiglia e/o dai poteri forti, ecc.

L’evento in sé non è nulla di speciale, si potrebbe appunto archiviare a normale dissing da social media con tanto di ‘risvolto karmico’ finale. Se non fosse che permane un problema molto più grande a latere delle figure di Greta, Tate e delle relative polemiche: quello dell’abuso della ricchezza, di cui si era già parlato in riferimento alla questione dei jet privati.  

Nell’epoca contrassegnata dalla crisi ecologica e dal declino economico, quanto è legittimo adottare (e per di più ostentare) stili di vita che, se generalizzati, richiederebbero il consumo di una decina o più di pianeti Terra? Non dimentichiamoci che, mentre Tate se ne stava comodamente al calduccio a sfottere Greta su Twitter (forse ora sta un po’ più… al fresco), molti suoi connazionali rischiavano l’assideramento a causa delle ondate di freddo artiche che hanno colpito vaste zone degli USA, fenomeni meteorologici estremi sicuramente esacerbati da quel global warming che gente come lui contribuisce ampiamente ad aggravare.

Poco importa ribattere, come nel caso dei jet privati, che a livello pratico contro il degrado ecologico intervenire sui super-ricchi sarebbe poco più di un evento simbolico: i simboli sono importantissimi, basti pensare come per essi gli individui siano disposti a morire o a uccidere. L’esistenza di arroganti multimiliardari, oltre a costituire un pericoloso esempio da imitare, ostacola i provvedimenti necessari per contrastare il terribile collasso sociale che stiamo per affrontare, che richiederà sicuramente notevoli sacrifici per tutti.

La traduzione politica di un concetto morale è però alquanto problematica. La super-classe non viene da Marte, è il prodotto di una società capitalistica che, in tempo di crisi, drena ricchezza dagli strati inferiori della popolazione per trasferirla ai piani più alti. Siccome i poveri sono privi di ricchezza e più che (plus)lavoro a condizioni infami da loro nulla puoi estrarre, la classe media occidentale è diventata l’obiettivo privilegiato delle mire di un Capitale a digiuno di crescita economica che, alla maniera di organismo vittima di inedia, sta letteralmente digerendo se stesso a partire da tessuti e organi ‘minori’.

Purtroppo, questi ‘piccoli borghesi’ sono decisamente pessimi quale soggetto antagonista. Molto spesso ostili alla causa ecologica, sono di quelli che urlano nefandezze agli attivisti di Extinction Rebellion quando bloccano il traffico e me li immagino mettere like in massa ai vomiti di bile di Tate, tipologia di persona per cui provano forte invidia sociale. Tendenzialmente si fanno ammaliare dalle sirene politiche di chi, scaricando la responsabilità su determinati fenomeni (immigrazione, fisco, finanza, ‘comunisti’, ecc.), presenta un quadro semplificato e molto più rassicurante, per quanto in ultima analisi legittimante proprio quel meccanismo perverso che, tra le altre cose, sta stritolando la classe media.

Ecco la grande sfida: ideare una proposta ambientalista e in qualche modo  ‘socialista’ (nel senso di intervenire sul contenimento della disuguaglianza) capace di attrarre la piccola borghesia. O, se non altro, in grado di farla simpatizzare più per Greta Thunberg che per Andrew Tate.

P.S. Aggiornamento del dissing: secondo Repubblica, pare che la polizia rumena sospettasse della presenza di Tate nel paese e abbia trovato conferma nel video postato contro Greta, dove si vede chiaramente un cartone della pizza di una nota catena locale. 

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Insomma, il karma del riciclo mancato.

 

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