Lupi antropofagi
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Lupi! Un tema che attira sempre. Un mio recente post sull’argomento ha infatti raccolto una discreta quantità di “click”. Torno dunque a parlarne, anche perché, pochi giorni dopo l’uscita del mio articolo, il governo ha cercato di far passare una norma che, con il pretesto dei cinghiali in città, avrebbe reso il lupo e l’orso cacciabili in qualunque periodo dell’anno ed in qualunque luogo, compresi i parchi nazionali e le altre aree protette. Direi che una migliore dimostrazione del fatto che potenti forze politiche premono per lo sterminio di queste due specie non avrebbe potuto esserci.
Riguardo invece ai commenti ricevuti, il post in questione non aveva niente a che fare con il numero e la pericolosità del Lupo, men che meno con il suo impatto economico. Parlava di tutt’altro, ma nessuno dei miei commentatori sembra essersene accorto. I casi sono quindi due: o il mio articolo è scritto molto male, o l’essere pro o contro il lupo è qualcosa che obnubila il comprendonio anche di persone assolutamente posate e ragionevoli. Anziché discutere di come nascono e si sviluppano gli stermini di massa, i lettori hanno infatti preferito concentrarsi su quattro tipologie di commento:

  • Slogan “lupisti” del genere “il lupo è l’animale più bello del mondo” e simili.
  • Insulti puri e semplici, come sempre quando si scrive su un argomento sensibile.
  • Terrapiattismo: Parecchi commenti, fra cui il più caratteristico ha sostenuto che la stima dell’ISPRA di circa 3000 lupi in Italia sia falsata per motivi politici e che in realtà siano 21.000. Potremmo anche discuterne se la fonte citata non fosse: “lo ha detto qualcuno che non so come si chiama ad un convegno che non ricordo quando è stato”.
  • Obbiezioni argomentate e supportate da fonti rintracciabili. Queste si dividono a loro volta in due sotto-categorie: chi sostiene che i danni al bestiame siano enormi, tali da minacciare l’esistenza stessa della pastorizia e chi sostiene che i lupi siano in realtà molto più pericolosi per gli umani di quanto non pretenda la propaganda ambientalista.

Lupi
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Sul primo punto esistono una vasta letteratura ed i dati statistici dei ministeri da cui si evince che i danni ci sono, talvolta sono consistenti in determinate e ristrette zone, ma che a livello nazionale sono trascurabili.  Del resto, storicamente, le poche regioni d’Europa in cui il lupo è sopravvissuto al periodo peggiore erano tutte zone con abbondante allevamento brado da tempo immemore.  Insomma, i lupi non hanno mai fatto estinguere i pastori, mentre il contrario è avvenuto parecchie volte. Certo questo non esaurisce l’argomento, né convince nessuno, ma ho preferito approfondire l’altro punto: la pericolosità per l’uomo perché la propaganda “anti-lupista” fa particolarmente leva sulla paura.

 

 

La poca realtà

La vulgata afferma che il Lupo non riconosce l’uomo come possibile preda. Questo è sostanzialmente corretto, ma non totalmente. La più recente e completa indagine su questo argomento è stata condotta nel 2002 da un gruppo di 18 specialisti di diversi paesi, coordinati dal prof. J.D.C Linnell dell’università di Trondheim; studio ulteriormente aggiornato al 2020.
In sintesi, sono state raccolte e vagliate tutte le segnalazioni documentate di attacco da parte di lupi ai danni di umani negli ultimi 4 secoli.  Ovviamente la documentazione è tanto più lacunosa ed incerta quanto più rimonta nel tempo, ma è il meglio che abbiamo a disposizione.
Dunque, partendo dai casi più recenti e ben conosciuti, i ricercatori hanno potuto classificare gli attacchi in tre categorie:

  • Lupi con la rabbia. Anticamente si verificavano in tutto l’areale del Lupo, ma oggi sono ristretti all’America e l’Asia, marginalmente, all’Europa orientale perché in Europa occidentale la vaccinazione obbligatoria di cani e gatti ha fatto scomparire questa malattia. I lupi in fase “idrofoba” sono molto rari, ma estremamente pericolosi perché, completamente impazziti, si aggirano a caso mordendo qualunque animale ed anche oggetto che gli si pari dinnanzi. Le ferite sono raramente gravi, ma sono infette e, in mancanza di cure efficaci e rapide, la rabbia comporta una mortalità di quasi il 100%. La stragrande maggioranza dei casi di rabbia erano e sono dovuti a cani, che la contraggono molto più spesso e sono molto più comuni vicino agli umani, ma un lupo con “arrabbiato” è certamente un pericolo maggiore che, fortunatamente, ad ovest della Polonia non si può verificare.
  • Attacchi difensivi. Si verificano quando un lupo reagisce ad un’aggressione umana, tipicamente quando un pastore interviene per difendere il proprio gregge, oppure quando qualcuno estrae i cuccioli da una tana. Anche questa tipologia è molto rara perché di solito i lupi scappano, ma talvolta contrattaccano. E’ importante osservare che questo genere di razioni molto raramente produce ferite gravi perché il loro scopo è quello di svincolarsi e fuggire.
  • Attacchi predatori. Sono quelli più rari, in cui l’animale attacca senza provocazione per mangiare, o tentare di mangiare, la vittima. In effetti, la certezza che si sia trattato di un attacco predatorio la si può avere solo se la vittima è stata parzialmente consumata o, perlomeno, trascinata via. Esistono quindi molti casi dubbi perché lupi particolarmente confidenti, che si avvicinano o si lasciano avvicinare al di sotto di una distanza critica (circa 30-50 metri), se spaventati possono attaccare anche se non effettivamente minacciati, come del resto qualunque animale selvatico.

Per quanto riguarda le vittime, la quasi totalità degli attacchi predatori sono ai danni di bambini perlopiù fra i 3 ed i 10 anni; molto raramente di donne e praticamente mai di uomini adulti.  Ciò è in linea col fatto che, normalmente, i lupi si nutrono soprattutto di cuccioli e secondariamente di femmine di ungulati selvatici, tanto che è proprio questa loro poco cavalleresca abitudine che li rende indispensabili per una corretta gestione delle foreste.

Quanto ai numeri, ricordiamo che, prendendo in esame l’Europa intera negli ultimi tre secoli (escludendo cioè i dati più antichi e confusi), stiamo parlando delle interazioni fra decine di migliaia di lupi e centinaia di milioni di persone; casomai qualcuno volesse fare un calcolo approssimativo della probabilità di simili incidenti.
Dunque, partendo dal 1700 (cioè da quando i dati migliorano), possiamo distinguere abbastanza bene gli attacchi dovuti alla rabbia da quelli delle altre due tipologie, invece spesso confuse nelle fonti e quindi accomunate nei totali qui riportati.  Teniamo anche conto che, da un lato, si tratta dei soli casi accertati e documentati, dunque si tratta di un numero minimo; dall’altro che il totale comprende anche gli “attacchi difensivi”, frequenti in periodi e luoghi in cui la caccia al lupo ed alle sue tane era particolarmente accanita.
Dunque nel XVIII secolo ci sono stati 629 casi con 489 morti (escluse le due “bestie del Gevaudan” di cui la prima era un cane e la seconda un figlio della prima). Di questi, ben 464 morti solo in Francia, 21 in Estonia e 4 in Svezia. Apparentemente niente nel resto d’Europa (Russia esclusa). Il numero sorprendentemente alto relativo alla Francia è dovuto quasi sicuramente alle particolari condizioni ambientali e sociali delle campagne francesi di quel periodo. Ne riparleremo a proposito dell’India e dell’Iran odierni.  E’ questa una delle ragioni per cui se qualcuno volesse estrapolare i numeri di un paese a tutti gli altri farebbe un brillante esercizio di terrapiattismo.

Nel XIX secolo, i numeri sono di 700 attacchi con 379 morti a livello europeo. La Francia è seconda con 104 morti, preceduta dalla Estonia con 111, seguita da Finlandia (78), Italia (72), Svezia (12). Norvegia e Polonia ebbero una vittima ciascuna.

Fra il 1900 ed il 1949 gli attacchi accertati furono 32 con 18 morti (11 in Lituania, 5 in Polonia e 2 in Francia).

Dal 1949 al 2020 in tutta Europa ci sono state 31 persone morse dai lupi, di cui 4 sono morte, tutte in Spagna negli anni ‘60. Ciò a fronte di migliaia di feriti e centinaia di morti a causa dei cani nello stesso periodo, ma si sa che con gli incidenti vale la regola generale secondo cui l’esposizione mediatica è inversamente proporzionale alla frequenza dei medesimi.  E’ un poco la stessa ragione per cui sempre più gente crede che gli alberi in città siano pericolosi, mentre non teme le auto e tutti gli altri ordigni che circolano.  Semplicemente, essere schiacciati da un automezzo è assolutamente normale e produce forse due righe in cronaca locale.  Essere schiacciato da un albero che cade è invece un evento assolutamente eccezionale e proprio per questo va in prima pagina, cosicché alla fine la gente ha più paura degli alberi che delle auto.

Tornando ai lupi antropofagi, anche considerando la lacunosità dei dati, che però diminuisce rapidamente per i tempi più recenti, colpisce che la quasi totalità degli attacchi sono concentrati in aree e periodi determinati.  Questo è coerente con quanto sappiamo dei fattori che facilitano questo genere di incidenti. In primo luogo, molti dei casi enumerati sono infatti da attribuirsi ad animali molto abituati alla vicinanza umana o, addirittura, a lupi allevati in cattività e poi fuggiti. Il fattore più importante è però un contesto ambientale estremamente degradato e densamente abitato da popolazioni rurali miserrime.  Cioè contesti in cui le prede selvatiche sono praticamente scomparse ed i predatori si nutrono quasi esclusivamente di rifiuti e di animali domestici (compresi, cani, gatti, polli, topi e quant’altro) che trovano vicino alle case. Contemporaneamente, vi è la presenza di un gran numero di bambini che, fin da molto piccoli (anche 4-5 anni), vengono mandati da soli od in piccoli gruppi a pascolare qualche armento ed a cercare qualcosa di commestibile, o di bruciabile, frugando nelle boscaglie relitte delle foreste che furono.  Non a caso, questo genere di incidenti, pur rimanendo molto rari in rapporto al numero di persone e di lupi in circolazione, avvengono oggi solo in alcune regioni dell’india e dell’Iran, mentre fra la metà del XVIII e la metà del XIX secolo si sono verificati anche in varie parti d’Europa e particolarmente in Francia. E’ in questi contesti, infatti, che singoli animali o, ancor più raramente, piccoli branchi si possono specializzare per queste prede inusuali.  Del resto, anche la maggior parte degli attacchi alle greggi si verifica in zone ristrette sia per la minore capacità organizzativa e difensiva dei pastori locali, sia perché singoli individui, o anche branchi, possono specializzarsi nella predazione di bestiame.
Molti sostengono che la densità di lupi rappresenti invece il fattore principale di rischio, sia per il bestiame che per le persone.  Ovviamente, laddove la specie è assente non può mordere nessuno, ma altrimenti non sembra che la densità abbia molta influenza sia perché questa è comunque limitata dall’etologia della specie, sia perché, come abbiamo visto, gli attacchi agli umani avvengono in contesti molto particolari (ed oggi praticamente assenti in Europa), quasi sempre ad opera di singoli animali che sviluppano un comportamento fortemente anomalo. La normalità, infatti, è esattamente quella enunciata all’inizio: il Lupo non riconosce l’uomo come preda.  Del resto, la pluriennale esperienza francese dimostra che, anche nei confronti della predazione sul bestiame, l’abbattimento di singoli individui “specializzati” può avere un effetto temporaneo, mentre la sistematica mattanza del 20% circa della popolazione stimata non comporta alcun beneficio reale, semmai il contrario.
In Italia, negli ultimi 70 anni si è verificato un solo caso accertato di attacco che forse è considerabile come “predatorio”, nell’estate 2020. Un lupo probabilmente allevato in cattività (aveva i segni di un collare) aveva preso l’abitudine di ronzare intorno ad un campeggio dove i turisti lo nutrivano, malgrado l’espresso divieto. Un giorno afferrò per i panni una bambina spaventandola ed un’altra morse ad un polpaccio una donna che faceva jogging da sola nella pineta.  La donna urlò ed il lupo fuggì, ma, comunque, fu poi catturato e messo in un recinto.
Considerando che nel corso di questi 70 anni i lupi sono aumentati da qualche centinaio a qualche migliaio e che gli umani sono passati da circa 47 ad oltre 60 milioni (più i turisti) sarebbe veramente difficile calcolare l’effettiva probabilità di essere attaccati da un lupo.  Tuttavia non è impossibile perché casi simili, non letali, sono recentemente avvenuti anche in altri paesi come Israele e la Grecia.

La molta fantasia.

Lupi antropofagi

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La casistica fantastica è sterminata e ne citerò solo due esempi emblematici. Il primo ebbi modo di verificarlo di persona in Abruzzo negli anni ’80. Famiglia Cristiana pubblicò con tanto di immagine di copertina l’avventura di un tizio la cui macchina era stata circondata da un branco di lupi, uno dei quali era anche salito sul tetto cercando di sfondarlo raspando.  Rintracciato il tizio in questione, mi disse che lui aveva raccontato agli amici del bar di aver visto 5 lupi sulla strada, di notte. Si era fermato ed i lupi se ne erano andati pian piano, senza panico.
Il secondo esempio è un classico, reso celebre anche da un romanzo e da un videogioco. Nel 1917, diversi giornali si rimbalzarono l’un l’altro la notizia secondo cui, nell’inverno precedente, sul fronte russo-tedesco enormi branchi di lupi avrebbero ucciso e mangiato un tal numero di soldati da indurre i comandanti locali degli eserciti in guerra a stabilire una tregua ed unire le forze per combattere il nemico comune con fucili, mitragliatrici e granate.  Di questa storia non esiste però traccia nella documentazione militare di nessun esercito (mentre che ce è per l’autentica tregua spontanea del Natale 1914).  Ma se anche la tregua e la caccia comune fossero avvenute davvero, sarebbe stato uno dei tanti frutti dell’irrazionale terrore che questo predatore ha il potere di suscitare.  Ciò che possono aver visto i soldati furono infatti dei cadaveri mangiati da lupi e/o cani, cosa peraltro non rara. Il resto è fantasia e possiamo esserne certi perché in 400 anni di storia esistono molti casi accertati di cadaveri umani mangiati dai lupi, ma nessun elemento che faccia pensare che ciò aumenti l’aggressività di questi predatori verso di noi (come invece pare possa accadere con altre specie, ad es. la Tigre). E non esiste un solo caso documentato di attacco predatorio verso un uomo adulto, men che meno di uno giovane ed armato.

APPENDICE

Per usare le parole del prof. Linnell: “La probabilità di essere attaccati da un lupo è troppo bassa per poter essere calcolata, ma è superiore a zero”. Vale quindi la pena di ricordare alcune semplici regole per non subire, né provocare incidenti.

  1. Tener presente che i lupi non sono diavoli, ma neanche angeli, sono lupi; fate conto che siano dei grossi cani di cui è bene non fidarsi.
  2. Nell’improbabile caso che li incontriate, state fermi e tranquilli a guardarli, se ne andranno da soli, di solito di corsa.
  3. Nell’estremamente raro caso in cui non si allontanassero, fate come con i cani aggressivi: fronteggiateli alzando le braccia e possibilmente un bastone (sempre utile in passeggiata) e parlate in tono minaccioso. Eventualmente arretrate lentamente, ma senza mai voltar le spalle.
  4. Se un lupo attacca il vostro cane od una vostra pecora, fate tutto il chiasso che potete, ma non andate a tirarlo per la coda. Anche per prenderlo a bastonate è bene avere grossi guanti e un bel giaccone addosso.
  5. Se un lupo staziona abitualmente vicino alle case, scacciatelo con urla e petardi. Se torna, avvertite i carabinieri forestali.
  6. Mai lasciare cibo o spazzature eduli in giro se è possibile che passino dei lupi.
  7. Se vedete un lupo malato o ferito non avvicinatevi, non dategli niente e avvertite i carabinieri forestali.
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