Un mio recente post sull’argomento ha infatti raccolto una discreta quantità di “click”. Torno dunque a parlarne, anche perché, pochi giorni dopo l’uscita del mio articolo, il governo ha cercato di far passare una norma che, con il pretesto dei cinghiali in città, avrebbe reso il lupo e l’orso cacciabili in qualunque periodo dell’anno ed in qualunque luogo, compresi i parchi nazionali e le altre aree protette. Direi che una migliore dimostrazione del fatto che potenti forze politiche premono per lo sterminio di queste due specie non avrebbe potuto esserci. Lupi! Un tema che attira sempre.
Riguardo invece ai commenti ricevuti, il post in questione non aveva niente a che fare con il numero e la pericolosità del Lupo, men che meno con il suo impatto economico. Parlava di tutt’altro, ma nessuno dei miei commentatori sembra essersene accorto. I casi sono quindi due: o il mio articolo è scritto molto male, o l’essere pro o contro il lupo è qualcosa che obnubila il comprendonio anche di persone assolutamente posate e ragionevoli. Anziché discutere di come nascono e si sviluppano gli stermini di massa, i lettori hanno infatti preferito concentrarsi su quattro tipologie di commento:
- Slogan “lupisti” del genere “il lupo è l’animale più bello del mondo” e simili.
- Insulti puri e semplici, come sempre quando si scrive su un argomento sensibile.
- Terrapiattismo: Parecchi commenti, fra cui il più caratteristico ha sostenuto che la stima dell’ISPRA di circa 3000 lupi in Italia sia falsata per motivi politici e che in realtà siano 21.000. Potremmo anche discuterne se la fonte citata non fosse: “lo ha detto qualcuno che non so come si chiama ad un convegno che non ricordo quando è stato”.
- Obbiezioni argomentate e supportate da fonti rintracciabili. Queste si dividono a loro volta in due sotto-categorie: chi sostiene che i danni al bestiame siano enormi, tali da minacciare l’esistenza stessa della pastorizia e chi sostiene che i lupi siano in realtà molto più pericolosi per gli umani di quanto non pretenda la propaganda ambientalista.
Sul primo punto esistono una vasta letteratura ed i dati statistici dei ministeri da cui si evince che i danni ci sono, talvolta sono consistenti in determinate e ristrette zone, ma che a livello nazionale sono trascurabili. Del resto, storicamente, le poche regioni d’Europa in cui il lupo è sopravvissuto al periodo peggiore erano tutte zone con abbondante allevamento brado da tempo immemore. Insomma, i lupi non hanno mai fatto estinguere i pastori, mentre il contrario è avvenuto parecchie volte. Certo questo non esaurisce l’argomento, né convince nessuno, ma ho preferito approfondire l’altro punto: la pericolosità per l’uomo perché la propaganda “anti-lupista” fa particolarmente leva sulla paura.
La poca realtà
La vulgata afferma che il Lupo non riconosce l’uomo come possibile preda. Questo è sostanzialmente corretto, ma non totalmente. La più recente e completa indagine su questo argomento è stata condotta nel 2002 da un gruppo di 18 specialisti di diversi paesi, coordinati dal prof. J.D.C Linnell dell’università di Trondheim; studio ulteriormente aggiornato al 2020.
In sintesi, sono state raccolte e vagliate tutte le segnalazioni documentate di attacco da parte di lupi ai danni di umani negli ultimi 4 secoli. Ovviamente la documentazione è tanto più lacunosa ed incerta quanto più rimonta nel tempo, ma è il meglio che abbiamo a disposizione.
Dunque, partendo dai casi più recenti e ben conosciuti, i ricercatori hanno potuto classificare gli attacchi in tre categorie:
- Lupi con la rabbia. Anticamente si verificavano in tutto l’areale del Lupo, ma oggi sono ristretti all’America e l’Asia, marginalmente, all’Europa orientale perché in Europa occidentale la vaccinazione obbligatoria di cani e gatti ha fatto scomparire questa malattia. I lupi in fase “idrofoba” sono molto rari, ma estremamente pericolosi perché, completamente impazziti, si aggirano a caso mordendo qualunque animale ed anche oggetto che gli si pari dinnanzi. Le ferite sono raramente gravi, ma sono infette e, in mancanza di cure efficaci e rapide, la rabbia comporta una mortalità di quasi il 100%. La stragrande maggioranza dei casi di rabbia erano e sono dovuti a cani, che la contraggono molto più spesso e sono molto più comuni vicino agli umani, ma un lupo con “arrabbiato” è certamente un pericolo maggiore che, fortunatamente, ad ovest della Polonia non si può verificare.
- Attacchi difensivi. Si verificano quando un lupo reagisce ad un’aggressione umana, tipicamente quando un pastore interviene per difendere il proprio gregge, oppure quando qualcuno estrae i cuccioli da una tana. Anche questa tipologia è molto rara perché di solito i lupi scappano, ma talvolta contrattaccano. E’ importante osservare che questo genere di razioni molto raramente produce ferite gravi perché il loro scopo è quello di svincolarsi e fuggire.
- Attacchi predatori. Sono quelli più rari, in cui l’animale attacca senza provocazione per mangiare, o tentare di mangiare, la vittima. In effetti, la certezza che si sia trattato di un attacco predatorio la si può avere solo se la vittima è stata parzialmente consumata o, perlomeno, trascinata via. Esistono quindi molti casi dubbi perché lupi particolarmente confidenti, che si avvicinano o si lasciano avvicinare al di sotto di una distanza critica (circa 30-50 metri), se spaventati possono attaccare anche se non effettivamente minacciati, come del resto qualunque animale selvatico.
Per quanto riguarda le vittime, la quasi totalità degli attacchi predatori sono ai danni di bambini perlopiù fra i 3 ed i 10 anni; molto raramente di donne e praticamente mai di uomini adulti. Ciò è in linea col fatto che, normalmente, i lupi si nutrono soprattutto di cuccioli e secondariamente di femmine di ungulati selvatici, tanto che è proprio questa loro poco cavalleresca abitudine che li rende indispensabili per una corretta gestione delle foreste.
Quanto ai numeri, ricordiamo che, prendendo in esame l’Europa intera negli ultimi tre secoli (escludendo cioè i dati più antichi e confusi), stiamo parlando delle interazioni fra decine di migliaia di lupi e centinaia di milioni di persone; casomai qualcuno volesse fare un calcolo approssimativo della probabilità di simili incidenti.
Dunque, partendo dal 1700 (cioè da quando i dati migliorano), possiamo distinguere abbastanza bene gli attacchi dovuti alla rabbia da quelli delle altre due tipologie, invece spesso confuse nelle fonti e quindi accomunate nei totali qui riportati. Teniamo anche conto che, da un lato, si tratta dei soli casi accertati e documentati, dunque si tratta di un numero minimo; dall’altro che il totale comprende anche gli “attacchi difensivi”, frequenti in periodi e luoghi in cui la caccia al lupo ed alle sue tane era particolarmente accanita.
Dunque nel XVIII secolo ci sono stati 629 casi con 489 morti (escluse le due “bestie del Gevaudan” di cui la prima era un cane e la seconda un figlio della prima). Di questi, ben 464 morti solo in Francia, 21 in Estonia e 4 in Svezia. Apparentemente niente nel resto d’Europa (Russia esclusa). Il numero sorprendentemente alto relativo alla Francia è dovuto quasi sicuramente alle particolari condizioni ambientali e sociali delle campagne francesi di quel periodo. Ne riparleremo a proposito dell’India e dell’Iran odierni. E’ questa una delle ragioni per cui se qualcuno volesse estrapolare i numeri di un paese a tutti gli altri farebbe un brillante esercizio di terrapiattismo.
Nel XIX secolo, i numeri sono di 700 attacchi con 379 morti a livello europeo. La Francia è seconda con 104 morti, preceduta dalla Estonia con 111, seguita da Finlandia (78), Italia (72), Svezia (12). Norvegia e Polonia ebbero una vittima ciascuna.
Fra il 1900 ed il 1949 gli attacchi accertati furono 32 con 18 morti (11 in Lituania, 5 in Polonia e 2 in Francia).
Dal 1949 al 2020 in tutta Europa ci sono state 31 persone morse dai lupi, di cui 4 sono morte, tutte in Spagna negli anni ‘60. Ciò a fronte di migliaia di feriti e centinaia di morti a causa dei cani nello stesso periodo, ma si sa che con gli incidenti vale la regola generale secondo cui l’esposizione mediatica è inversamente proporzionale alla frequenza dei medesimi. E’ un poco la stessa ragione per cui sempre più gente crede che gli alberi in città siano pericolosi, mentre non teme le auto e tutti gli altri ordigni che circolano. Semplicemente, essere schiacciati da un automezzo è assolutamente normale e produce forse due righe in cronaca locale. Essere schiacciato da un albero che cade è invece un evento assolutamente eccezionale e proprio per questo va in prima pagina, cosicché alla fine la gente ha più paura degli alberi che delle auto.
Tornando ai lupi antropofagi, anche considerando la lacunosità dei dati, che però diminuisce rapidamente per i tempi più recenti, colpisce che la quasi totalità degli attacchi sono concentrati in aree e periodi determinati. Questo è coerente con quanto sappiamo dei fattori che facilitano questo genere di incidenti. In primo luogo, molti dei casi enumerati sono infatti da attribuirsi ad animali molto abituati alla vicinanza umana o, addirittura, a lupi allevati in cattività e poi fuggiti. Il fattore più importante è però un contesto ambientale estremamente degradato e densamente abitato da popolazioni rurali miserrime. Cioè contesti in cui le prede selvatiche sono praticamente scomparse ed i predatori si nutrono quasi esclusivamente di rifiuti e di animali domestici (compresi, cani, gatti, polli, topi e quant’altro) che trovano vicino alle case. Contemporaneamente, vi è la presenza di un gran numero di bambini che, fin da molto piccoli (anche 4-5 anni), vengono mandati da soli od in piccoli gruppi a pascolare qualche armento ed a cercare qualcosa di commestibile, o di bruciabile, frugando nelle boscaglie relitte delle foreste che furono. Non a caso, questo genere di incidenti, pur rimanendo molto rari in rapporto al numero di persone e di lupi in circolazione, avvengono oggi solo in alcune regioni dell’india e dell’Iran, mentre fra la metà del XVIII e la metà del XIX secolo si sono verificati anche in varie parti d’Europa e particolarmente in Francia. E’ in questi contesti, infatti, che singoli animali o, ancor più raramente, piccoli branchi si possono specializzare per queste prede inusuali. Del resto, anche la maggior parte degli attacchi alle greggi si verifica in zone ristrette sia per la minore capacità organizzativa e difensiva dei pastori locali, sia perché singoli individui, o anche branchi, possono specializzarsi nella predazione di bestiame.
Molti sostengono che la densità di lupi rappresenti invece il fattore principale di rischio, sia per il bestiame che per le persone. Ovviamente, laddove la specie è assente non può mordere nessuno, ma altrimenti non sembra che la densità abbia molta influenza sia perché questa è comunque limitata dall’etologia della specie, sia perché, come abbiamo visto, gli attacchi agli umani avvengono in contesti molto particolari (ed oggi praticamente assenti in Europa), quasi sempre ad opera di singoli animali che sviluppano un comportamento fortemente anomalo. La normalità, infatti, è esattamente quella enunciata all’inizio: il Lupo non riconosce l’uomo come preda. Del resto, la pluriennale esperienza francese dimostra che, anche nei confronti della predazione sul bestiame, l’abbattimento di singoli individui “specializzati” può avere un effetto temporaneo, mentre la sistematica mattanza del 20% circa della popolazione stimata non comporta alcun beneficio reale, semmai il contrario.
In Italia, negli ultimi 70 anni si è verificato un solo caso accertato di attacco che forse è considerabile come “predatorio”, nell’estate 2020. Un lupo probabilmente allevato in cattività (aveva i segni di un collare) aveva preso l’abitudine di ronzare intorno ad un campeggio dove i turisti lo nutrivano, malgrado l’espresso divieto. Un giorno afferrò per i panni una bambina spaventandola ed un’altra morse ad un polpaccio una donna che faceva jogging da sola nella pineta. La donna urlò ed il lupo fuggì, ma, comunque, fu poi catturato e messo in un recinto.
Considerando che nel corso di questi 70 anni i lupi sono aumentati da qualche centinaio a qualche migliaio e che gli umani sono passati da circa 47 ad oltre 60 milioni (più i turisti) sarebbe veramente difficile calcolare l’effettiva probabilità di essere attaccati da un lupo. Tuttavia non è impossibile perché casi simili, non letali, sono recentemente avvenuti anche in altri paesi come Israele e la Grecia.
La molta fantasia.
Lupi antropofagi La casistica fantastica è sterminata e ne citerò solo due esempi emblematici. Il primo ebbi modo di verificarlo di persona in Abruzzo negli anni ’80. Famiglia Cristiana pubblicò con tanto di immagine di copertina l’avventura di un tizio la cui macchina era stata circondata da un branco di lupi, uno dei quali era anche salito sul tetto cercando di sfondarlo raspando. Rintracciato il tizio in questione, mi disse che lui aveva raccontato agli amici del bar di aver visto 5 lupi sulla strada, di notte. Si era fermato ed i lupi se ne erano andati pian piano, senza panico.
Il secondo esempio è un classico, reso celebre anche da un romanzo e da un videogioco. Nel 1917, diversi giornali si rimbalzarono l’un l’altro la notizia secondo cui, nell’inverno precedente, sul fronte russo-tedesco enormi branchi di lupi avrebbero ucciso e mangiato un tal numero di soldati da indurre i comandanti locali degli eserciti in guerra a stabilire una tregua ed unire le forze per combattere il nemico comune con fucili, mitragliatrici e granate. Di questa storia non esiste però traccia nella documentazione militare di nessun esercito (mentre che ce è per l’autentica tregua spontanea del Natale 1914). Ma se anche la tregua e la caccia comune fossero avvenute davvero, sarebbe stato uno dei tanti frutti dell’irrazionale terrore che questo predatore ha il potere di suscitare. Ciò che possono aver visto i soldati furono infatti dei cadaveri mangiati da lupi e/o cani, cosa peraltro non rara. Il resto è fantasia e possiamo esserne certi perché in 400 anni di storia esistono molti casi accertati di cadaveri umani mangiati dai lupi, ma nessun elemento che faccia pensare che ciò aumenti l’aggressività di questi predatori verso di noi (come invece pare possa accadere con altre specie, ad es. la Tigre). E non esiste un solo caso documentato di attacco predatorio verso un uomo adulto, men che meno di uno giovane ed armato.
APPENDICE
Per usare le parole del prof. Linnell: “La probabilità di essere attaccati da un lupo è troppo bassa per poter essere calcolata, ma è superiore a zero”. Vale quindi la pena di ricordare alcune semplici regole per non subire, né provocare incidenti.
- Tener presente che i lupi non sono diavoli, ma neanche angeli, sono lupi; fate conto che siano dei grossi cani di cui è bene non fidarsi.
- Nell’improbabile caso che li incontriate, state fermi e tranquilli a guardarli, se ne andranno da soli, di solito di corsa.
- Nell’estremamente raro caso in cui non si allontanassero, fate come con i cani aggressivi: fronteggiateli alzando le braccia e possibilmente un bastone (sempre utile in passeggiata) e parlate in tono minaccioso. Eventualmente arretrate lentamente, ma senza mai voltar le spalle.
- Se un lupo attacca il vostro cane od una vostra pecora, fate tutto il chiasso che potete, ma non andate a tirarlo per la coda. Anche per prenderlo a bastonate è bene avere grossi guanti e un bel giaccone addosso.
- Se un lupo staziona abitualmente vicino alle case, scacciatelo con urla e petardi. Se torna, avvertite i carabinieri forestali.
- Mai lasciare cibo o spazzature eduli in giro se è possibile che passino dei lupi.
- Se vedete un lupo malato o ferito non avvicinatevi, non dategli niente e avvertite i carabinieri forestali.
Sto leggendo uno strano libro di
Robert Lanza che prende in considerazione, tra l’altro, la coscienza degli animali.
Cito:
Si è scoperto che gli insetti sociali come le api e le formiche usano in genere tra 10 e 20 vocalizzazioni distinte e riconoscibili, mentre i vertebrati sociali
come i lupi e i primati arrivano al triplo o al quadruplo.
Direi uno tra gli animali più intelligenti, se paragonabile ai primati.
Corvi e cornacchie ancor più delle scimmie, antropomorfe escluse.
Questo l’hanno salvato:
https://www.ansa.it/veneto/notizie/2023/01/25/un-lupo-nel-centro-di-verona-i-vigili-del-fuoco-lo-salvano_28767fd5-4956-43c0-beca-b460511c8993.html
Per ora.
Buongiorno.
Mi sono imbattuto in un articolo che ha tesi diverse.
Visto da dove proviene è come chiedere all’oste com’è il suo vino. Cosa ne pensate voi? A chi credere?
https://iocaccio.it/lupo-e-rischio-di-aggressione-alluomo-verita-bugie-e-mistificazioni/
Interessante domanda, grazie, che merita una risposta dettagliata. Scomponiamo il testo:
Parte introduttiva: A parte il tono recriminatorio e volutamente polemico, dice sostanzialmente lo stesso che dico io: un’aggressione da parte di un lupo è cosa estremamente rara, ma è avvenuto ed avverrà. Semmai la differenza è che il mio articolo si appoggia su pubblicazioni scientifiche e non sui sentito dire, ma la sostanza è corretta. I lupi non sono pucciosi e bisogne essere prudenti e sono vicini.
Casi citati. vado per numero. I n. 1, 2, 3, 4, 8 Si riferiscono a persone che sono intervenute disarmate in difesa del proprio bestiame e sono state morse in modo non grave. E’ quello che viene definito “attacco difensivo”: il lupo che attacca il bestiame viene a sua volta attaccato dal pastore e si difende. Sono cose che effettivamente succedono. Non a caso raccomando di non farlo senza essere adeguatamente equipaggiati.
Caso 5 la persona è stata seguita e si è spaventata, nulla prova che gli animali fossero lupi, né che volessero aggredirlo e sono bastati dei fischietti per metterli in fuga (dettaglio questo che fa pensare che fossero davvero lupi).
Caso 6 La persona viene aggredita senza conseguenze da un animale che poi fugge. Che fosse un lupo e quali ne fossero le intenzioni lo dice lui. Che fosse un lupo non è impossibile, ma neppure probabile.
Caso 7. Altra persona che ode dei lupi, si spaventa e scappa. Che sia stato assediato ecc. è l’interpretazione di una persona spaventata da animali che non conosce. Comunque non si è fatto male.
Caso 9. La persona è stata morsa, ma nessun indizio lascia supporre che sia stato un lupo, tanto che la notizia è stata poi smentita.
Caso 10 La descrizione fatta dalla ragazza non somiglia per niente ad un lupo.
Caso 11 L’aggressione è avvenuta senza gravi conseguenze, ma sull’identità dall’aggressore rimane il dubbio. Da quello che dice, non è impossibile che si sia trattato di un lupo, ma non è neppure probabile, tanto meno provato.
Caso 12. Non merita neppure commento.
Caso 13 Il ragazzo è stato aggredito da un cane che stava grufolando fra i rifiuti. Non c’è alcun indizio che si sia trattato di un lupo.
Singolare che in questo elenco non figuri l’unico caso recente di accertata aggressione non provocata di un lupo ad una persona: il famoso “Lupo di Otranto”.
Conclusione. Un bell’esercizio di complottismo. Ovvio che se in una zona non ci sono lupi, tutte le aggressioni verranno attribuite ai cani. Ma se in una zona arrivano i lupi, i cani non spariscono e per ogni aggressione lupina accertata, ce ne sono migliaia dovute a cani. Il lavoro dei ricercatori è proprio quello di fare chiarezza e rimangono sempre dei casi dubbi.
Nel complesso, la qualità dell’articolo è assai mediocre e direi che è finalizzato più che a nuocere ai lupi allo screditare i ricercatori che se ne occupano. Magari l’autore avrà i suoi motivi per questo che, però, è un problema suo, non del lupo.
Concludo che il mio articolo riporta tutti i casi accertati, cioè il numero minimo. E’ possibilissimo che ce ne sia stato qualcun altro, ma il dato più interessante che emerge dagli studi è che la densità di lupi influenza poco o punto sia il tasso rarissimo di aggressioni all’uomo, sia il tasso assai più frequente di aggressioni al bestiame. Sono molti i fattori in gioco, ma nel primo caso la densità umana pare (non tutti sono d’accordo) conti più di quella lupina. Nel secondo, i fattori principali sono l’abbondanza di prede selvatiche e l’efficacia delle misure di difesa.
Grazie. Per la risposta.
L’ho vista dopo aver fatto rifatto la stessa domanda che troverai in seguito, considerala nulla. È stata una mia svista. Grazie, includerò anche questa dove ho condiviso il vistro articolo.
In questo ultimi anni e forse anche per via dei lockdown foto di avvistamenti di lupi o ibridi e animali domestici o di allevamento predati sono in aumento, è probabile che alcune siano di altri luoghi e spacciati per essere in Italia, ma tanti sono certi, tra la Liguria e il Piemonte sono stati fotografati in pieno centro, ma basta chiedere a chi fa manutenzione e potatura ordinaria per la sicurezza dei pali e cavi elettrici che confermano la presenza di resti e carcasse predate, io stesso ho visto fotografato e postato un capriolo predato a bordo strada (Alessandrino zona tra boschi e campagna), poco distante da dove vivo con i miei cavalli. Se si limitano ai boschi e ai selvatici è perfetto così, niente di meglio che come natura vuole.
Mi preoccupa più l’allarmismo che si sta facendo e i cacciatori nel mio terreno più che il lupo e i cinghiali, anche perché se vogliamo dare dei numeri rimanendo al discorso persone, sono più i morti ammazzati dai cacciatori che dai lupi. Rimane il problema per gli animali domestici e di allevamento. Sarebbe auspicabile prima ancora di ritrovarsi a doverli abbattere come vorrebbero già fare alcuni settori mettere in atto qualche misura di contenimento. Ma quale?
Il risarcimento in caso di un eventuale predazione o danno, non mi sembra una buona strategia, si deve prevenire e non riparare il danno che comunque un indennizzo non lo ripara. Non mi piacerebbe neanche la soluzione francese e un abbattimento a fucilate come sembra prevalere come ipotesi anche qui da noi. Alla fine, stringi stringi, che si può fare?
Bella domanda. Non credo che ci sia una medicina valida per tutti i casi. Ogni zona ha la sua situazione e le risposte vanno quindi trovate caso per caso, sapendo che soluzioni perfette non ne esisteranno mai. Il problema è che per discutere seriamente di cosa fare con le persone direttamente coinvolte (compresi quindi pastori e agricoltori) bisognerebbe prima avere una base comune di conoscenze e di reciproca fiducia. Due cose che in molti stanno attivamente lavorando per smantellare. E con successo. Esempio: in un mio precedente post sul lupo, dicevo che la popolazione stimata in Italia è di circa 3.000 esemplari, forse un poco di più. Un tale mi ha risposto che devo studiare perché in realtà sono 21.000. Alla domanda su quale fosse la fonte, mi ha risposto che lo ha detto un tizio che non sa come si chiama ad un convegno che non si ricorda quando fu. Ovviamente, niente e nessuno potrebbe far cambiare idea a questo tizio.
Ma il lupo è soprattutto un simbolo ed è di questo che la gente ha paura o entusiasmo a seconda dei casi. Io ho anici e parenti allevatori sia in zone dove i lupi ci sono sempre stati (Sila), sia dove sono estinti da 100 anni (Massiccio Centrale). I silani non amano i lupi, ma non ne hanno neanche paura. Gli alverniati sono terrorizzati. Io credo che le risposte si troveranno gradualmente per tentativi ed errori, per adesso quello che possiamo fare è cercare di contrastare le bufale e la propaganda. E sperare in bene.
Comunque, divulgazione di buona qualità, e finanziamento di efficaci sistemi di difesa del bestiame sono due cose sicuramente utili.
Buongiorno.
Non avendo ottenuto risposta sarò più diretto: Sei in grado di confermare con fonti certe quanto hai detto e sconfessare quanto invece dice la rivista che ho già citato?
Io sono idealmente su “sava il lupo”, ma non si possono prendere posizioni per simpatia ma per realtà.
Ho condiviso il vostro articolo, ma posso difenderlo solo se è attendibile.
Una gentile risposta sarebbe apprezzabile e sinonimo di serietà.
L’articolo contrario alla tesi da voi esposta:
https://iocaccio.it/lupo-e-rischio-di-aggressione-alluomo-verita-bugie-e-mistificazioni/
Grazie. Ho visto questa risposta solo dopo aver rifatto la stessa domanda. Considerala nulla. Infatti me lo aspettavo che chi ha l’hobby per la caccia di certo trova ogni pretesto e rigira tutto a suo favore.
Ho letto anche il precedente articolo, hai messo il collegamento durante il testo.
Dal medioevo a oggi c’è un’ampia letteratura per ricavare dati veri o presunti, poi: il sentito dire, c’è chi afferma che, accreditati ricercatori ecc. lasciano il tempo che trovano. Ma ci sono i racconti che si tramandano da generazioni in generazioni, storie citate ad esempio in un articolo riportato da ruralpini che conoscerai
( https://www.ruralpini.it/Lupi_e_politica_inizio_XIX_sec.html ), e in base aquesti è facile immaginare che chi vive in quei contesti avrà ascoltato quelle storie dai nonni e padri interiorizzando quel sentimento di paura che basta il ritornare alla ribalta articoli come quello di iocaccio che si scatena il panico.
Si dovrà far capire che non esiste questo stato di allerta, di fare attenzione e adottare determinate condotte come hai spiegato, ma già solo questo più quello che passa nei social ha acceso i riflettori e messo in stato di allerta non solo per il lupo verso l’uomo e per gli animali domestici, ma anche per l’uomo verso il lupo. A Novi Ligure la settimana scorsa giravano o forse girava perché dall’auto ne inquadrava uno solo in centro in mezzo al traffico serale, un bel video chiaro e senza dubbi sull’autenticità.
Quello che potrebbe anche servire è assicurare che ci sia un monitoraggio di specie predate e predatori e studiare una adeguata ripartizioni numeriche negli ambienti. Il finanziamento per le strutture di difesa del bestiame va bene, sono indispensabili ma non esistono solo capannoni (e fortunatamente direi), non credo si possano recintare ettari di pascoli, ad ogni modo se ai tanti problemi si aggiunge la paura del lupo allevamenti e pastorizia ce li possiamo dimenticare. E comunque si deve ascoltare chi è direttamente coinvolto giornalmente con i piedi nell’erba o nel fango.
Visto che i più si affidano alla televisione potrebbe essere utile organizzare dei dibattiti, incontri costruttivi di idee fattibili che diano sicurezza eliminando gli allarmismi e poi diffonderli anche negli altri media, social YouTube ecc. I video sono più seguiti, tanti non vanno al di là di un titolo o uno slogan, i link per leggere l’articolo non lo aprono neanche e forse non resistono più di 2 / 3 minuti davanti a un video.
Non è facile, perché se cerchi di mediare e trovare una soluzione vieni attaccato da tutte e due le fazioni cosa che succede in tutte le circostanze.
Tornerò di tanto in tanto a seguire come procede e se ci sono novità.
Grazie per l’interesse, la disponibilità e la divulgazione che comportano anche un gran lavoro e pazienza.
(Se puoi togliere la doppia domanda che ti ho fatto che occupa solo spazio inutile fallo pure).
Una cosa molto utile è organizzare incontri diretti fra pastori e contadini che hanno a che fare coi lupi da sempre e loro colleghi per i quali sono invece una novità o addirittura solo una possibilità Ma il problema fondamentale, secondo me, è la gestione politica che viene fatta delle paure e delle preoccupazioni anche legittime. E su quello non vedo molto da fare perché chi gestisce queste cose sono politici di professione che degli allevatori si interessano solo nella misura in cui possono sfruttarli. Il recentissimo tentativo del governo di consentire l’abbattimento di “qualsiasi animale” (dunque anche lupi ed orsi) anche in area protetta ed in qualunque periodo dell’anno con il pretesto della sicurezza stradale è emblematico.
Neanche così emblematico visto che le armi in questo momento vanno più del pane.
Le politiche sappiamo a cosa mirano, finanziamenti per la salvaguardia del bestiame o indennizzi sono un costo e quindi uscite, l’abbattimento invece sono entrate. I nuovi piani alimentari ed ecologici sono orientati ad altro, ciò che dicono è che il bestiame inquina e consuma e gli insetti sono il futuro, gli allevamenti di bestiame non si ha interesse a sostenerli anche se vogliono far pensare che invece se ne preoccupano. Per la conversione serviranno aree per pannelli fotovoltaici, pale eoliche, infrastrutture per elettrolisi e produzione di idrogeno e stoccaggio di quest’ultimo con tanto di strutture per la distribuzione e i pascoli sono un impedimento. Sembrerebbe che questo non c’entra niente ma gli incentivi e gli aiuti sono rivolti proprio a questo e non ai sistemi tradizionali, e comunque è una mia riflessione che può non avere alcun senso.
Mi permetto di aggiungere dei link che potrebbero contribuire a dare il giusto peso alla situazione attuale.
Esiste un monitoraggio costante formato da enti e volontari (vedi link ISPRA), i vari resoconti confermano i dati esposti più volte da Jacopo.
Nessuno nega che il numero sia aumentato e in possibile crescita,
che ci siano in atto ibridazioni e cani selvatici, al momento non sono noti casi di antropofagia e neanche l’allarme che riviste, blog e post nei social vogliono far passare rilevatesi per lo più false e smontate (vedi “lifewolfalps” o anche “iononhopauradellupo” autore del vademecum scaricabile gratuitamente sulle abitudini del lupo e come comportarsi in caso di incontri, è il primo della lista:
https://t.ly/wUKE?fbclid=IwAR0QAp2Hjt3IT5WR0xjKlFgrZ-kn4W3HPC9EWaQ21XBmFFUNGPUalfQzGAk
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https://www.lifewolfalps.eu/
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https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/biodiversita/monitoraggio-nazionale-del-lupo/risultati?fbclid=IwAR3vDk-lnXBEa7T–4_rgp4XlWWmlouITMIY4DZQ6XYgilXpQiCTtC5-EOg
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Penso sia normale che in base alle proprie esperienze il timore possa avere un peso diverso, capisco il cacciatore che si lamenta perché in battuta un cane è stato attaccato, che tante cose che prima facevamo senza problemi adesso invece dobbiamo fare attenzione e considerare quella presenza che può essere indesiderata, ma il mito che al centro del mondo e che la creazione è stata fatta ad uso e consumo dell’uomo è stata scardinata già da tempo e solo la biodiversità può rimettere in sesto ( se siamo ancora in tempo), questa terra che rimane l’unica nostra fonte di sostentamento.
Aggiungo che il monitoraggio prevede uno studio quantitativo di prede e predatori e che attueranno piani per renerlo e mantenerlo sostenibile.
Spero che, sempre restando ligi a regole e adottando ogni mezzo di salvaguardia consigliato, prevedano anche in casi estremi da poi accuratamente accertare una leggittima difesa, perché alla fin fine W il lupo finché non mi morde il c… .
Non condivido l’impianto semplicistico , la banalizzazione di un fenomeno complesso come quello delle interazioni lupo uomo. Sulla ricerca in questione citata mi limito a segnalare l’Uomo e la bestia antropofaga dí comincini. In più le considerazioni su predazioni e allevamenti di Berzi e Apollonio.
Forse perché lo scopo del post non è approfondire un fenomeno complesso, tantomeno trattare del rapporto fra lupi ed allevatori, bensì semplicemente ricordare che la pericolosità del lupo per l’uomo è infinitesimale, ma comunque superiore a zero. Ergo mentono tanto coloro che paventano la “Bestia del Gevaudan”, quanto quelli che lo dipingono come un animaletto innocuo e puccioso. Con la differenza che i primi sono politicamente assai più inquietanti.