Lo so, nell’era della postverità debunkando le bufale si fa solo un piacere a chi le diffonde ecc. però, di fronte al recente capolavoro pubblicato da Filippo Facci su Libero, non si può rimanere indifferenti; bisogna tributare sempre il merito, anche e soprattutto quando ci sono di mezzo persone che non riscuotono la nostra simpatia, è un dovere morale imprescindibile.

 

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Invitando caldamente a una lettura integrale del pezzo, qui vi propongo le chicche salienti.

 

Lo stop mondiale legato al Covid è stato irripetibile, superiore alle velleità di qualsiasi possibile trattato che faccia calare le emissioni entro la data x, è stato superiore persino ai desiderata di chi auspicherebbe una decrescita da ritorno a un mondo preindustriale.

 

 

Il “qualsiasi possibile trattato” esisterebbe già e sarebbe quello sancito alla Conferenza di Parigi COP21, rispetto al quale il taglio di emissioni registrato durante il lockdown è solo una parte di quello necessario da qui al 2030. Riguardo invece riguardo ai presunti “desiderata di chi auspicherebbe una decrescita da ritorno a un mondo preindustriale” siamo invece ancora molto lontani, perché se davvero si vagheggia il ritorno a quel passato le emissioni antropiche dovrebbero sostanzialmente azzerarsi all’istante, proprio com’era prima dell’avvento dell’industria…

 

Secondo le misurazioni dell’osservatorio meteorologico di Mauna Loa alle Hawaii… il cambiamento non risulta neppure visibile rispetto a quello normalmente causato dalla flora e dalle foreste a seconda di come reagiscono ogni anno alle variazioni di temperatura e umidità. Può essere che per registrare un calo più complessivo serva un più di tempo, che si debba misurarlo su una media annuale: ma per ora non si nota nessuna diminuzione rispetto alla produzione di anidride carbonica prodotta dalla natura, che produce la stragrande maggioranza delle emissioni che finiscono nell’atmosfera. C’è chi dice che servirà almeno un anno per registrare un possibile calo delle emissioni prodotte dall’uomo (stimato all’8 per cento) e tra queste c’è l’Agenzia internazionale dell’energia… Eppure la media mondiale della riduzione di emissioni «umane», in questo periodo, è stata del 26 per cento, esito che nessun trattato otterrebbe neanche in cinquant’ anni: e in pratica si è dimostrato irrilevante.

 

 

Facci ovviamente non so sa nulla di climatologia seria ma non ha troppa dimestichezza neppure con il negazionismo climatico, per cui sarebbe stato gentile da parte sua citare la fonte da cui ha dedotto questa brillante considerazione, invece di spacciarla per propria (il giornalista di Libero che consulta le rilevazioni dell’osservatorio di Mauna Loa è un po’ come immaginare Luca Giurato che tiene una lezione di fisica quantistica).

Ugo Bardi su Effetto Cassandra ha spiegato nel dettaglio le ragioni per cui non ha senso ricercare ora gli effetti del calo di emissioni verificatosi durante il lockdown sulla concentrazione media di CO2 in atmosfera. Ma in fondo Facci aveva messo le mani avanti premettendo “C’è chi dice che servirà almeno un anno”; la stoffa che divide il giornalista professionista dal bieco bufalaro è fuori discussione.

 

 I trasporti terrestri sono calati del 36 per cento rispetto al 2019 (in pratica hanno riguardato solo le auto, perché i treni hanno continuato a funzionare) mentre gli aerei hanno prodotto ben il 60 per cento di emissioni in meno: il che dimostra che non sono tanto i comportamenti individuali a incidere sulla produzione di CO2 (tipo prendere la barca anziché l’aereo, come Greta) bensì è la produzione di energia.

 

 

Molte correnti pedagogiche prevedono che il bambino ripercorra in prima persona, nel suo percorso di apprendimento, gli avanzamenti storici compiuti dall’umanità in secoli di progressi di scienza e tecnica, per cui insistono molto sulla necessità che fin da piccoli si abituino a ‘reinventare la ruota’ e cose simili. Viene quasi da commuoversi a vedere che Facci, da sempre implacabile nemico delle Cassandre catastrofiste dell’IPCC, sia cresciuto nel tempo giungendo ‘autonomamente’ alle medesime conclusioni da esse sostenute da qualche decennio a questa parte (cioé non proprio le medesime, ma vabbeh… il ragazzo ha ancora ampi margini, come primo passo non è male, con il tempo potrebbe persino capire il vero messaggio di Greta e del suo movimento).

 

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Fonte: IPCC

 

 

Vista dal punto di vista ambientalista, è comunque difficile immaginare che tutte le emissioni causate dall’uomo a partire dalla Rivoluzione industriale (dal Settecento, cioè) possano recedere nel giro di poco tempo: soprattutto se paragonate a quelle dovute ai processi naturali. Secondo i dati più diffusi, infatti, l’anidride carbonica emessa dalla respirazione del mondo vegetale e dagli oceani corrisponde a qualcosa come 776 miliardi di tonnellate, mentre le emissioni causate dell’uomo corrispondono a solo 26.

Da millenni – L’ambientalismo medio, di fronte a un dato così macroscopico, tende a spiegare che però solo le emissioni umane farebbero la differenza, perché le emissioni naturali si controbilanciano da sole tra produzione e assorbimento, sarebbero cioè sostanzialmente in equilibrio. Ma è proprio di questo che in realtà sappiamo poco: così ognuno spara la sua, da Greta in su.

 

Innanzitutto, il clima è un sistema caotico dove piccole oscillazioni possono determinare grandi sconvolgimenti, alla maniera della proverbiale goccia d’acqua che fa traboccare il vaso. Comunque, è indubbio che la conoscenza umana del Creato sia infinitesimale rispetto ai misteri ancora da scoprire e a quelli che molto probabilmente resteranno tali… tuttavia, il ciclo del carbonio lo conosciamo abbastanza bene e, ahimé, funziona proprio come spiegato dall'”ambientalismo medio”, anche perché, se così non fosse, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera sarebbe migliaia di volte maggiore di quella attuale. Certo, impegnandosi con apposite opere di distruzione degli ecosistemi si possono trasformare i carbon sink come foreste e oceani in emettitori netti di CO2, e direi che su questo versante siamo sulla buona strada.

 

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In considerazione della testata per cui lavora (non esattamente una webzine ambientalista), invitiamo però Facci a prestare molta attenzione nelle sue argomentazioni perché, a rigore, se avessimo già compromesso le capacità naturali di sequestro della CO2 allora le emissioni antropiche bisognerebbe azzerarle all’istante, pena trasformare rapidamente il nostro pianeta nella brutta copia di Venere… Per carità, siamo sicuri che un giornalista dalla schiena dritta come lui non si farebbe certo problemi a pubblicare cose sgradite a direttore ed editori, ci mancherebbe. 

 

Tra le poche cose certe, c’è che i riscaldamenti e le glaciazioni si alternano sul Pianeta da milioni di anni, e che per esempio 800mila anni fa, durante il cosiddetto Ordoviciano – lo ha dimostrato lo studio dei ghiacci antartici – la concentrazione di anidride carbonica era molto più alta di oggi. E l’uomo neppure esisteva: comparve sulla terra circa 300mila anni fa

 

Ehm… Filippo, accetta un consiglio: la prossima volta che cerchi su Wikipedia quando è apparso homo sapiens sulla Terra, già che ci sei dai uno sguardo anche alle ere geologiche, scopriresti che l’Ordoviciano risale a un periodo compreso tra 485 e 440 milioni di anni fa circa… ma sono bazzecole…  Come staranno sicuramente urlando a squarciagola i fan dell’ex concorrente del reality show Monte Bianco 2015, “stai guardando il dito invece della luna!”… e allora sì, ammettiamolo, durante l’Ordoviciano non solo la concentrazione di CO2 era molto maggiore dell’attuale, ma addirittura sono state stimate temperature medie del pianeta simili a quelle odierne.

 

 

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Filippo Facci – unitamente ai negazionisti climatici che non ha citato – ha quindi confutato l’odiata Greta Thunberg e con lei tutta la scienza del clima? Non esattamente.

Siccome si fa riferimento non a ottocentomila anni fa ma a più di quattrocento milioni, l’intero ragionamento risulta viziato alla radice da un presupposto totalmente fallace, ossia che la Terra e il sole abbiano mantenuto invariate le loro caratteristiche nel corso di centinaia di milioni di anni. 3 miliardi di anni fa, al momento della nascita della Terra, la luminosità del sole era il 70% dell’attuale ed è aumentata dell’1% circa ogni cento milioni di anni; il nostro pianeta ha invece conosciuto oscillazioni dell’orbita che, modificando l’insolazione, hanno favorito l’insorgere delle  grandi glaciazioni, così come profondità degli oceani e conformazioni delle terre emerse hanno subito radicali cambiamenti nel corso del tempo, alterando così la capacità della biosfera di sequestrare carbonio. Pertanto, a differenza di quanto credono Facci e tanti altri, è assolutamente in linea con la climatologia sostenuta a spada tratta da Greta il fatto che, a distanza di centinaia di milioni di anni, sulla Terra si siano verificati periodi con temperature medie simili ma con concentrazioni molto differenti di CO2 oppure climi freddi in presenza di alti livelli di anidride carbonica. Altrettanto spiegabile è la tendenza storica, iniziata dal Cenozoico, alla progressiva riduzione della concentrazione di CO2 nell’atmosfera, un meccanismo di protezione attuato dalla Natura nel tentativo di contrastare gli effetti di un’attività solare in costante crescita (si tratta della cosiddetta ‘ipotesi Gaia’ di James Lovelock del ‘termostato planetario’, che oramai da teoria sembra assurgere a fatto convalidato da solide evidenze).

Considerando un orizzonte di tempo più limitato, sull’ordine del milione di anni – con radiazione solare quindi relativamente stabile – la correlazione tra concentrazione di CO2 e temperature risulta molto più evidente, insieme all’eccezionalità dei livelli attuali di gas serra nell’atmosfera.

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Fonte: Centre for Ice and Climate, University of Copenaghen
(dati non aggiornati alla stretta attualità, dove abbiamo ampiamente superato quota 400 ppm di CO2)
Beffarda ironia della sorte, la linea del tempo del grafico inizia proprio ottocentomila anni fa! E la concentrazione di CO2 risulta ben al di sotto dei livelli attuali…
Cosa possiamo concludere riguardo a Facci? E’ vero, il ragazzo mostra ancora consistenti lacune, però mostra un impegno di cui bisogno tenere conto nel giudizio, per cui non infieriamo troppo e sprononiamolo sulla via del miglioramento: per ora 5+, ma contiamo su di te Filippo, siamo certi che al prossimo compito non deluderai le nostre attese.
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