Premessa

Perché tornare ad occuparci dell’invasione dell’Ucraina? Il motivo è semplice: questa guerra è un colpo a cuore del Leviatano, cioè del sistema economico totalmente integrato a livello globale che si è andato formando nei secoli, giungendo a completa maturazione poco più di 20 anni or sono. Era già gravemente malato e Putin, forse senza rifletterci, gli ha dato un colpo probabilmente mortale accelerando un fato peraltro già segnato dal brutale impatto contro i limiti della crescita economica a livello mondiale. Gli sviluppi sono quindi interessanti da molti punti di vista.
Per quanto attiene a vita, miracoli e probabilmente prossima morte del Leviatano si rimanda al libro “La caduta del Leviatano”. Qui cercherò di sintetizzare alcuni aspetti rilevanti della guerra in questione. Ma prima un’avvertenza. I fatti citati sono desunti da un confronto critico fra diverse fonti: blog specializzati, stampa internazionale e riviste di settore. Ciò riduce il rischio di gravi errori, ma ovviamente non lo elimina.

La posta in gioco

Molto alta per tutti. In primo luogo, dichiarando l’annessione dei territori occupati, Putin ha di fatto riesumato il “diritto di conquista”, qualcosa che si credeva seppellito con Hitler e Stalin. Dai tempi loro solo Israele ha annesso le colline del Golan che, infatti, nessuno gli ha riconosciuto. Neppure la pretesa annessione delle regioni ucraine è stata riconosciuta da alcuno, ma rimane comunque un precedente pericolosissimo perché praticamente tutti i paesi del mondo (Italia compresa) hanno contese territoriali in sospeso con i vicini. Contese che da polverose reminiscenze potrebbero rapidamente tornare ad essere dei casus belli, come già avvenuto con Maduro che ha annunciato (per ora solo a chiacchiere) la sua intenzione di invadere la Guyana.
In seconda battuta, viene il fatto che una sia pur parziale vittoria russa permetterebbe al Cremlino di riconsolidare il suo traballante potere in patria ed all’estero, a tutta minaccia per l’Europa Orientale che, con l’eccezione dell’Ungheria che ha scommesso su Mosca, ha una gran paura. Contemporaneamente, costituirebbe un danno irreparabile alla credibilità soprattutto degli USA come protettore, fatto su cui in gran parte si fonda l’Impero americano. D’altronde, una plateale sconfitta russa potrebbe portare alla dissoluzione di ciò che resta dell’ultimo Impero europeo e dei grossi affari che vi girano attorno. Entrambe le prospettive sono quindi gravide di pesanti ed imprevedibili conseguenze, compresa la possibilità di un intervento diretto cinese.
In terzo luogo, l’invasione ha dimostrato che i trattati con la Russia sono carta straccia e quelli con gli USA poco meno. Una picconata irreparabile alle già poco rilevanti norme internazionali.
Infine non dimentichiamo i reciproci preparativi per la prossima puntata che, pare, sarà lo scontro fra Cina e USA.
Nell’insieme, il livello di pericolo di conflitto anche fra stati importanti è quindi salito notevolmente e non sarà facile riabbassarlo.

Pro-memoria

A circa 10 anni dall’inizio della Guerra e quasi 3 dall’offensiva russa che avrebbe voluto vincerla, non ci sono prospettive realistiche per una sua conclusione.
Per riassumere in estrema sintesi, nel 2014 la Russia ha occupato quasi senza colpo ferire la Crimea per poi annetterla (fatto non riconosciuto neppure dai suoi alleati). Poco dopo partirono una serie di rivolte filo-russe in alcune regioni dell’Ucraina, quasi tutte tornate sotto il controllo governativo con poco spargimento di sangue. Una volta arrivato il fronte alla periferie di Donetsk e Lugansk, i combattimenti si fecero però molto più violenti. A questo punto l’esercito russo attaccò le truppe ucraine sconfiggendole brutalmente, ma non occupò altro territorio. All’epoca, il governo russo si accontentò di stabilizzare il fronte più o meno laddove si trovava.
Seguirono anni di trattative senza risultato e scaramucce lungo il fronte, fino al febbraio 2022, quando la Russia attaccò sia da est e sud, che da nord (passando dalla Bielorussia). Le dichiarazioni ufficiali russe e gli eventi reali lasciano pensare che il tentativo fosse di occupare nel giro di pochi giorni, o magari settimane, le città principali per imporre un governo fantoccio analogo a quello bielorusso, ma non è stato possibile.
Nei mesi seguenti, gli ucraini, con l’appoggio logistico e di intelligence della NATO, hanno riconquistato buona parte del territorio perduto fra Febbraio e Marzo. Da allora si è avuta una guerra di logoramento che ricorda le fasi centrali della I Guerra Mondiale.
Recentemente la Russia ha anche riaperto un fronte verso Kherson, avanzando di alcuni chilometri prima di infognarsi davanti alle prime trincee ucraine. Negli ultimi giorni anche l’Ucraina ha aperto un nuovo fronte avanzando nell’oblast di Kursk e forse anche in quello di Belgorod, ma è troppo presto per sapere quali ne siano le intenzioni e gli effetti.

Strategie (in estrema e parziale sintesi)

Russia

Nonostante le perdite e i limitatissimi guadagni territoriali (al massimo circa 30 km in 10 mesi ad ovest di Avdiivka; altrove molto meno o niente), la Russia mantiene l’iniziativa e rimane all’offensiva lungo quasi tutto il fronte. Si tratta della stretta applicazione della dottrina ufficiale russa, ereditata dall’Unione Sovietica, che vuole in questo modo impedire al nemico di riposarsi, riorganizzarsi e fortificarsi.
Forse più importante, detenere l’iniziativa e poter vantare comunque la conquista di brandelli di territorio permette di mantenere in auge la leggenda (storicamente del tutto infondata) dell’invincibilità dell’esercito russo. Un punto questo fondamentale a sostegno della propaganda interna ed internazionale, a sua volta importante per gli sviluppi politici. Ne sono risultati consistenti, fra gli altri, il palese doppio gioco di Orban ed il ritorno di un governo filo-russo in Georgia. Infine, Putin conta molto su Trump per uscire dal pantano in cui sui è cacciato.
Una strategia che dunque funziona, ma solo finché si dispone di riserve illimitate di uomini e mezzi. Per quanto riguarda i primi, al momento non sembra che i russi abbiano problemi di approvvigionamento, mentre ne hanno di seri in materia di armi e mezzi, visto che oramai stanno mandando al fronte anche (ma non solo) residuati degli anni ’50 e perfino precedenti.
Molto meno popolare, ma più importante, è l’andamento della guerra aerea. Qui la superiorità numerica russa era e rimane schiacciante, nell’ordine di 10 a 1 ed i risultati si vedono. Anche grazie al fatto che europei ed americani hanno lasciato la contraerea ucraina molto a corto di munizioni per 6 mesi, la Russia ha distrutto più di metà della rete elettrica del nemico, oltre ad aver danneggiato basi aeree, industrie strategiche, porti commerciali, giù giù fino al bombardamento terroristico di ospedali, mercati, anonimi caseggiati e perfino cattedrali. Anche le pur modeste avanzate terrestri dipendono soprattutto dall’intenso bombardamento aereo delle posizioni ucraine.
Fallito il colpo di mano del 2022, probabilmente Putin mira ad indurre europei ed americani a costringere gli ucraini ad accettare una linea di cessate il fuoco il più ad occidente possibile, sperando che poi divenga “de facto” un confine nazionale non riconosciuto come quello fra le due coree. Un obbiettivo probabilmente raggiungibile.

Ucraina

Dopo i successi del 2022 ed il fiasco del 2023, l’Ucraina ha adottato l’unica strategia possibile. A fronte della superiorità numerica del nemico e del suo quasi dominio dell’aria, le truppe ucraine tengono le posizioni finché questo permette loro di imporre perdite molto superiori alle proprie, per poi ritirarsi su nuove linee nel frattempo predisposte. Questo rallenta, ma non ferma l’avanzata del nemico. Lo scopo è quello di esaurirne gli arsenali, sperando che nel frattempo non si esaurisca la voglia di europei ed americani di sostenerli, fatto per nulla scontato.
Sul fronte aereo, malgrado tutto, l’aviazione ucraina continua ad operare, mettendo a segno alcuni successi spettacolari contro basi aeree e terminali petroliferi anche lontanissimi dal confine. Alcune delle perdite russe sono irreparabili, come quella dei 2, forse 3 Beriev A-50 e dei 3 Tu22; ma forse ancora più importante è la distruzione di uno dei principali radar per la sorveglianza strategica; uno dei capisaldi della difesa/offesa nucleare russa. Tuttavia ciò non cambia il quadro strategico, se non per la sostanziale evacuazione delle basi russe in Crimea.
Straordinario è invece il successo della marina ucraina che, praticamente senza una sola nave, ha affondato o messo fuori combattimento tutte le principali unità della flotta russa del Mar Nero, comprese le navi che rifornivano la rete di basi della Crimea dopo che il ponte di Kherson è stato gravemente danneggiato. Solo tre dei 4 sommergibili disponibili sono ancora in grado di operare, mentre tutte le basi in Crimea e lungo la costa meridionale del Donbass sono state ripetutamente colpite, tanto da costringere quasi tutto ciò che ancora galleggia a ripiegare nei porti russi del Mar Nero orientale. Fatto questo importante perché ha riaperto le rotte commerciali da e per i porti di Odessa, Mykolayiv ecc., malgrado i bombardamenti.
Probabilmente il governo ucraino mira davvero a recuperare il territorio perduto e soprattutto la Crimea, ma per il momento non sembra poterlo fare.  Forse mira a resistere finché sopravvenga un collasso logistico e psicologico dell’esercito russo, od una sollevazione interna contro la guerra che, almeno per ora, non sembrano prospettive realistiche. La Russia è tornata in pieno in un clima da Unione Sovietica ed il controllo del governo sulla popolazione sembra saldo.
L’attacco a sorpresa nell’oblast di Kursk cambierà il quadro strategico? Forse, ma non è detto; lo sapremo solo fra parecchie settimane, forse mesi.

USA e NATO

Al di là delle roboanti dichiarazioni, sia gli americani che gli europei (con qualche eccezione) stanno sì aiutando l’Ucraina, ma col contagocce. Solo una parte dei già insufficienti aiuti promessi arriva infatti a destinazione e sempre in ritardo. Addirittura, per sei mesi circa abbiamo di fatto sospeso i rifornimenti di munizioni per poi riprenderli molto lentamente. Per non parlare dei limiti imposti alluso di armi e munizioni che assicurano un notevole vantaggio strategico alla Russia.
Non possiamo sapere se ciò derivi da un calcolo politico, dallo stato miserevole degli arsenali e dell’industria bellica occidentali, da interessi commerciali prioritari, da corruzione, semplice stupidità o da una combinazione di questi fattori, ma di fatto finora abbiamo concesso il minimo indispensabile per consentire all’Ucraina di non perdere, ma mai abbastanza perché vincesse. Insomma, tutto lascia credere che gli “alleati” occidentali puntino anche loro ad una partizione dell’Ucraina. Dovrebbe quindi essere relativamente facile un accordo coi russi che, però, non si è ancora visto. Forse perché Putin vuole troppo? O forse perché la NATO vuole erodere ancora un poco le riserve russe in vista di un possibile/probabile futuro scontro globale che coinvolga la Cina? perché gli ucraini non ne vogliono sapere? Sono solo tre delle molte ipotesi possibili.

Cina

Mutatis mutandis, la Cina sta facendo con la Russia lo stesso gioco degli occidentali con l’Ucraina: sostenerla il tanto che basta affinché la sua economia non collassi e l’industria bellica si possa rifornire dei necessari componenti occidentali, ma non di più. Nel frattempo, per motivi ignoti, ha annullato i progetti di nuovi metanodotti in Siberia dove, invece, sta rapidamente penetrando con i metodi di sempre: insediare comunità cinesi sempre più consistenti ed acquisire il controllo dell’economia locale. Comunque, la dipendenza economica e politica della Russia dalla Cina non fa che crescere, tanto che tutti i soggetti in causa (a partire dall’Ucraina) si stanno preoccupando di capire cosa vuole Mr. Xi. Forse anche lui mira ad una partizione e forse intende servirsi della Russia come pedina in funzione di un possibile scontro con gli USA, ma sono solo ipotesi.

Lezioni

In realtà niente di nuovo, giusto un brutale ripasso di ciò che tutti dovrebbero sapere da sempre. Per esempio:

  • I trattati e le alleanze hanno valore solo finché convengono a chi li sottoscrive.
  • I pesci grossi mangiano i pesci piccoli e chi non è in grado di garantire la propria difesa deve, in una qualche forma, pagare qualcuno che lo faccia per lui. E questi lo farà solo finché lo riterrà conveniente.
  • Il disarmo sarebbe la soluzione più conveniente per tutti, ma è praticabile solo se partecipano tutti ed in un clima di reciproca fiducia.
  • Costruire delle FFAA credibili richiede parecchi anni, se non decenni.
  • La superiorità tecnologica può compensare quella numerica, ma solo fino ad un certo punto.
  • Non sempre gli interessi degli stati e dei popoli coincidono con quelli delle proprie classi dirigenti.
  • Una volta che un coeso gruppo di potere ha acquisito un sufficiente monopolio sulle strutture dello stato e sui media, diventa quasi impossibile sbarazzarsene senza spargimento di sangue e distruzione.

Conclusioni.

Non possiamo prevedere come si evolverà questa guerra, ma comunque vada l’invasione dell’Ucraina ha oramai già sortito alcuni effetti irreversibili destinati a giocare un ruolo determinante sul futuro di tutti noi. Principalmente:

  • La fine della già traballante globalizzazione, nel bene e nel male. Il mondo è tornato a dividersi in due blocchi contrapposti, assemblati intorno al fatiscente impero americano ed all’incagliato impero cinese. Circondati da un ampio corteggio di paesi, o piuttosto di oligarchie, che pendono da una parte o dall’altra a seconda dei loro interessi e di come sembra girare il vento. Ogni traccia di fiducia internazionale giace sepolta sotto le macerie del Donbass.
  • Il processo di separazione delle economie dei due blocchi sarà graduale perché un taglio netto sarebbe disastroso per tutti, ma la tendenza sembra ormai segnata e la riduzione dei flussi fra i due “semi leviatani” comporterà necessariamente una contrazione delle rispettive economie, al di là delle alchimie contabili che saranno messe in campo. Ciò abbasserà il tenore di vita, accelereranno in particolare il processo di ri-proletartizzazione della classe media, da entrambe le parti. Un fatto che produrrà una crescente conflittualità sociale cui farà riscontro un maggiore sforzo di irreggimentazione tramite una propaganda politica sempre più pervasiva, infida e personalizzata grazie ai mezzi tecnici attuali. Per non parlare dei sistemi esasperati di controllo e repressione che già vediamo in atto (fra gli altri) in Cina e Russia, ma che anche le oligarchie occidentali perseguono. 
  • Molte delle maggiori imprese tecnologiche in corso, dalla stazione orbitante a ITER per citarne solo due, possono attualmente esistere solo grazie al concorso di tutti i principali paesi. Non subito, ma è probabile che questi programmi subiranno tagli al bilancio, mentre i due blocchi cercheranno di impostarne di nuovi, anche se con mezzi assai inferiori.
  • L’estrazione di molte risorse strategiche (come i residui idrocarburi ed i metalli necessari per pale eoliche, pannelli e batterie) richiede la collaborazione di imprese multinazionali particolarmente ricche e potenti, oltre che della collaborazione di numerosi governi. Un insieme di fattori destinati a diminuire provocando crescenti problemi di approvvigionamento specialmente, ma non solo, per l’Europa.
  • In risposta ai problemi di cui al punto precedente, ogni residua traccia di tutela ambientale sarà di fatto spazzata via per facilitare lo sfruttamento di qualunque risorsa possa risultare utile a puntellare un’economia che andrà militarizzandosi sulla falsariga di quanto già avvenuto in Russia ed Ucraina. In particolare, vedremo aprire cave e miniere dalla vetta dei monti fino agli abissi oceanici senza alcuna mitigazione efficace.
  • Tutto ciò non potrà che accrescere le tensioni internazionali ed i conflitti, accelerando il processo in un tipico “feedback positivo”.
  • Il dispiegamento di captori di energie rinnovabili sarà accelerato, ma senza vantaggi dal punto di vista ambientale e/o energetico perché, nel frattempo, si cercherà in ogni modo di mantenere, anzi di aumentare, i consumi finali.
  • I paesi (come quelli UE) che hanno passato gli ultimi 30 anni a smantellare le proprie forze armate ed a trasferire all’estero le industrie strategiche, tenteranno uno sforzo disperato per riportare in patria almeno parte delle attività e per ricostruire un deterrente militare credibile. Non solo l’ambiente (già di fatto scomparso dall’orizzonte politico), ma anche molte altre cose come la manutenzione di numerose infrastrutture, la sanità, la cultura e le spese sociali ne subiranno le conseguenze.
  • In tutto questo, “l’Uomo Nero” che nessuno guarda è l’accelerazione del collasso della Biosfera e del clima temperato da cui dipendono totalmente popoli ed economie impegnate in questo supremo sforzo di autodistruzione, pare senza una via d’uscita perché ogni azione che potrebbe essere utile da un punto di vista, sarebbe anche nociva da altri.

In ultima analisi, credo che il rievocato spettro di una guerra nucleare sia davvero la minore fra tutte le minacce che incombono su di noi.

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