Premessa
Perché tornare ad occuparci dell’invasione dell’Ucraina? Il motivo è semplice: questa guerra è un colpo a cuore del Leviatano, cioè del sistema economico totalmente integrato a livello globale che si è andato formando nei secoli, giungendo a completa maturazione poco più di 20 anni or sono. Era già gravemente malato e Putin, forse senza rifletterci, gli ha dato un colpo probabilmente mortale accelerando un fato peraltro già segnato dal brutale impatto contro i limiti della crescita economica a livello mondiale. Gli sviluppi sono quindi interessanti da molti punti di vista.
Per quanto attiene a vita, miracoli e probabilmente prossima morte del Leviatano si rimanda al libro “La caduta del Leviatano”. Qui cercherò di sintetizzare alcuni aspetti rilevanti della guerra in questione. Ma prima un’avvertenza. I fatti citati sono desunti da un confronto critico fra diverse fonti: blog specializzati, stampa internazionale e riviste di settore. Ciò riduce il rischio di gravi errori, ma ovviamente non lo elimina.
La posta in gioco
Molto alta per tutti. In primo luogo, dichiarando l’annessione dei territori occupati, Putin ha di fatto riesumato il “diritto di conquista”, qualcosa che si credeva seppellito con Hitler e Stalin. Dai tempi loro solo Israele ha annesso le colline del Golan che, infatti, nessuno gli ha riconosciuto. Neppure la pretesa annessione delle regioni ucraine è stata riconosciuta da alcuno, ma rimane comunque un precedente pericolosissimo perché praticamente tutti i paesi del mondo (Italia compresa) hanno contese territoriali in sospeso con i vicini. Contese che da polverose reminiscenze potrebbero rapidamente tornare ad essere dei casus belli, come già avvenuto con Maduro che ha annunciato (per ora solo a chiacchiere) la sua intenzione di invadere la Guyana.
In seconda battuta, viene il fatto che una sia pur parziale vittoria russa permetterebbe al Cremlino di riconsolidare il suo traballante potere in patria ed all’estero, a tutta minaccia per l’Europa Orientale che, con l’eccezione dell’Ungheria che ha scommesso su Mosca, ha una gran paura. Contemporaneamente, costituirebbe un danno irreparabile alla credibilità soprattutto degli USA come protettore, fatto su cui in gran parte si fonda l’Impero americano. D’altronde, una plateale sconfitta russa potrebbe portare alla dissoluzione di ciò che resta dell’ultimo Impero europeo e dei grossi affari che vi girano attorno. Entrambe le prospettive sono quindi gravide di pesanti ed imprevedibili conseguenze, compresa la possibilità di un intervento diretto cinese.
In terzo luogo, l’invasione ha dimostrato che i trattati con la Russia sono carta straccia e quelli con gli USA poco meno. Una picconata irreparabile alle già poco rilevanti norme internazionali.
Infine non dimentichiamo i reciproci preparativi per la prossima puntata che, pare, sarà lo scontro fra Cina e USA.
Nell’insieme, il livello di pericolo di conflitto anche fra stati importanti è quindi salito notevolmente e non sarà facile riabbassarlo.
Pro-memoria
A circa 10 anni dall’inizio della Guerra e quasi 3 dall’offensiva russa che avrebbe voluto vincerla, non ci sono prospettive realistiche per una sua conclusione.
Per riassumere in estrema sintesi, nel 2014 la Russia ha occupato quasi senza colpo ferire la Crimea per poi annetterla (fatto non riconosciuto neppure dai suoi alleati). Poco dopo partirono una serie di rivolte filo-russe in alcune regioni dell’Ucraina, quasi tutte tornate sotto il controllo governativo con poco spargimento di sangue. Una volta arrivato il fronte alla periferie di Donetsk e Lugansk, i combattimenti si fecero però molto più violenti. A questo punto l’esercito russo attaccò le truppe ucraine sconfiggendole brutalmente, ma non occupò altro territorio. All’epoca, il governo russo si accontentò di stabilizzare il fronte più o meno laddove si trovava.
Seguirono anni di trattative senza risultato e scaramucce lungo il fronte, fino al febbraio 2022, quando la Russia attaccò sia da est e sud, che da nord (passando dalla Bielorussia). Le dichiarazioni ufficiali russe e gli eventi reali lasciano pensare che il tentativo fosse di occupare nel giro di pochi giorni, o magari settimane, le città principali per imporre un governo fantoccio analogo a quello bielorusso, ma non è stato possibile.
Nei mesi seguenti, gli ucraini, con l’appoggio logistico e di intelligence della NATO, hanno riconquistato buona parte del territorio perduto fra Febbraio e Marzo. Da allora si è avuta una guerra di logoramento che ricorda le fasi centrali della I Guerra Mondiale.
Recentemente la Russia ha anche riaperto un fronte verso Kherson, avanzando di alcuni chilometri prima di infognarsi davanti alle prime trincee ucraine. Negli ultimi giorni anche l’Ucraina ha aperto un nuovo fronte avanzando nell’oblast di Kursk e forse anche in quello di Belgorod, ma è troppo presto per sapere quali ne siano le intenzioni e gli effetti.
Strategie (in estrema e parziale sintesi)
Russia
Nonostante le perdite e i limitatissimi guadagni territoriali (al massimo circa 30 km in 10 mesi ad ovest di Avdiivka; altrove molto meno o niente), la Russia mantiene l’iniziativa e rimane all’offensiva lungo quasi tutto il fronte. Si tratta della stretta applicazione della dottrina ufficiale russa, ereditata dall’Unione Sovietica, che vuole in questo modo impedire al nemico di riposarsi, riorganizzarsi e fortificarsi.
Forse più importante, detenere l’iniziativa e poter vantare comunque la conquista di brandelli di territorio permette di mantenere in auge la leggenda (storicamente del tutto infondata) dell’invincibilità dell’esercito russo. Un punto questo fondamentale a sostegno della propaganda interna ed internazionale, a sua volta importante per gli sviluppi politici. Ne sono risultati consistenti, fra gli altri, il palese doppio gioco di Orban ed il ritorno di un governo filo-russo in Georgia. Infine, Putin conta molto su Trump per uscire dal pantano in cui sui è cacciato.
Una strategia che dunque funziona, ma solo finché si dispone di riserve illimitate di uomini e mezzi. Per quanto riguarda i primi, al momento non sembra che i russi abbiano problemi di approvvigionamento, mentre ne hanno di seri in materia di armi e mezzi, visto che oramai stanno mandando al fronte anche (ma non solo) residuati degli anni ’50 e perfino precedenti.
Molto meno popolare, ma più importante, è l’andamento della guerra aerea. Qui la superiorità numerica russa era e rimane schiacciante, nell’ordine di 10 a 1 ed i risultati si vedono. Anche grazie al fatto che europei ed americani hanno lasciato la contraerea ucraina molto a corto di munizioni per 6 mesi, la Russia ha distrutto più di metà della rete elettrica del nemico, oltre ad aver danneggiato basi aeree, industrie strategiche, porti commerciali, giù giù fino al bombardamento terroristico di ospedali, mercati, anonimi caseggiati e perfino cattedrali. Anche le pur modeste avanzate terrestri dipendono soprattutto dall’intenso bombardamento aereo delle posizioni ucraine.
Fallito il colpo di mano del 2022, probabilmente Putin mira ad indurre europei ed americani a costringere gli ucraini ad accettare una linea di cessate il fuoco il più ad occidente possibile, sperando che poi divenga “de facto” un confine nazionale non riconosciuto come quello fra le due coree. Un obbiettivo probabilmente raggiungibile.
Ucraina
Dopo i successi del 2022 ed il fiasco del 2023, l’Ucraina ha adottato l’unica strategia possibile. A fronte della superiorità numerica del nemico e del suo quasi dominio dell’aria, le truppe ucraine tengono le posizioni finché questo permette loro di imporre perdite molto superiori alle proprie, per poi ritirarsi su nuove linee nel frattempo predisposte. Questo rallenta, ma non ferma l’avanzata del nemico. Lo scopo è quello di esaurirne gli arsenali, sperando che nel frattempo non si esaurisca la voglia di europei ed americani di sostenerli, fatto per nulla scontato.
Sul fronte aereo, malgrado tutto, l’aviazione ucraina continua ad operare, mettendo a segno alcuni successi spettacolari contro basi aeree e terminali petroliferi anche lontanissimi dal confine. Alcune delle perdite russe sono irreparabili, come quella dei 2, forse 3 Beriev A-50 e dei 3 Tu22; ma forse ancora più importante è la distruzione di uno dei principali radar per la sorveglianza strategica; uno dei capisaldi della difesa/offesa nucleare russa. Tuttavia ciò non cambia il quadro strategico, se non per la sostanziale evacuazione delle basi russe in Crimea.
Straordinario è invece il successo della marina ucraina che, praticamente senza una sola nave, ha affondato o messo fuori combattimento tutte le principali unità della flotta russa del Mar Nero, comprese le navi che rifornivano la rete di basi della Crimea dopo che il ponte di Kherson è stato gravemente danneggiato. Solo tre dei 4 sommergibili disponibili sono ancora in grado di operare, mentre tutte le basi in Crimea e lungo la costa meridionale del Donbass sono state ripetutamente colpite, tanto da costringere quasi tutto ciò che ancora galleggia a ripiegare nei porti russi del Mar Nero orientale. Fatto questo importante perché ha riaperto le rotte commerciali da e per i porti di Odessa, Mykolayiv ecc., malgrado i bombardamenti.
Probabilmente il governo ucraino mira davvero a recuperare il territorio perduto e soprattutto la Crimea, ma per il momento non sembra poterlo fare. Forse mira a resistere finché sopravvenga un collasso logistico e psicologico dell’esercito russo, od una sollevazione interna contro la guerra che, almeno per ora, non sembrano prospettive realistiche. La Russia è tornata in pieno in un clima da Unione Sovietica ed il controllo del governo sulla popolazione sembra saldo.
L’attacco a sorpresa nell’oblast di Kursk cambierà il quadro strategico? Forse, ma non è detto; lo sapremo solo fra parecchie settimane, forse mesi.
USA e NATO
Al di là delle roboanti dichiarazioni, sia gli americani che gli europei (con qualche eccezione) stanno sì aiutando l’Ucraina, ma col contagocce. Solo una parte dei già insufficienti aiuti promessi arriva infatti a destinazione e sempre in ritardo. Addirittura, per sei mesi circa abbiamo di fatto sospeso i rifornimenti di munizioni per poi riprenderli molto lentamente. Per non parlare dei limiti imposti alluso di armi e munizioni che assicurano un notevole vantaggio strategico alla Russia.
Non possiamo sapere se ciò derivi da un calcolo politico, dallo stato miserevole degli arsenali e dell’industria bellica occidentali, da interessi commerciali prioritari, da corruzione, semplice stupidità o da una combinazione di questi fattori, ma di fatto finora abbiamo concesso il minimo indispensabile per consentire all’Ucraina di non perdere, ma mai abbastanza perché vincesse. Insomma, tutto lascia credere che gli “alleati” occidentali puntino anche loro ad una partizione dell’Ucraina. Dovrebbe quindi essere relativamente facile un accordo coi russi che, però, non si è ancora visto. Forse perché Putin vuole troppo? O forse perché la NATO vuole erodere ancora un poco le riserve russe in vista di un possibile/probabile futuro scontro globale che coinvolga la Cina? perché gli ucraini non ne vogliono sapere? Sono solo tre delle molte ipotesi possibili.
Cina
Mutatis mutandis, la Cina sta facendo con la Russia lo stesso gioco degli occidentali con l’Ucraina: sostenerla il tanto che basta affinché la sua economia non collassi e l’industria bellica si possa rifornire dei necessari componenti occidentali, ma non di più. Nel frattempo, per motivi ignoti, ha annullato i progetti di nuovi metanodotti in Siberia dove, invece, sta rapidamente penetrando con i metodi di sempre: insediare comunità cinesi sempre più consistenti ed acquisire il controllo dell’economia locale. Comunque, la dipendenza economica e politica della Russia dalla Cina non fa che crescere, tanto che tutti i soggetti in causa (a partire dall’Ucraina) si stanno preoccupando di capire cosa vuole Mr. Xi. Forse anche lui mira ad una partizione e forse intende servirsi della Russia come pedina in funzione di un possibile scontro con gli USA, ma sono solo ipotesi.
Lezioni
In realtà niente di nuovo, giusto un brutale ripasso di ciò che tutti dovrebbero sapere da sempre. Per esempio:
- I trattati e le alleanze hanno valore solo finché convengono a chi li sottoscrive.
- I pesci grossi mangiano i pesci piccoli e chi non è in grado di garantire la propria difesa deve, in una qualche forma, pagare qualcuno che lo faccia per lui. E questi lo farà solo finché lo riterrà conveniente.
- Il disarmo sarebbe la soluzione più conveniente per tutti, ma è praticabile solo se partecipano tutti ed in un clima di reciproca fiducia.
- Costruire delle FFAA credibili richiede parecchi anni, se non decenni.
- La superiorità tecnologica può compensare quella numerica, ma solo fino ad un certo punto.
- Non sempre gli interessi degli stati e dei popoli coincidono con quelli delle proprie classi dirigenti.
- Una volta che un coeso gruppo di potere ha acquisito un sufficiente monopolio sulle strutture dello stato e sui media, diventa quasi impossibile sbarazzarsene senza spargimento di sangue e distruzione.
Conclusioni.
Non possiamo prevedere come si evolverà questa guerra, ma comunque vada l’invasione dell’Ucraina ha oramai già sortito alcuni effetti irreversibili destinati a giocare un ruolo determinante sul futuro di tutti noi. Principalmente:
- La fine della già traballante globalizzazione, nel bene e nel male. Il mondo è tornato a dividersi in due blocchi contrapposti, assemblati intorno al fatiscente impero americano ed all’incagliato impero cinese. Circondati da un ampio corteggio di paesi, o piuttosto di oligarchie, che pendono da una parte o dall’altra a seconda dei loro interessi e di come sembra girare il vento. Ogni traccia di fiducia internazionale giace sepolta sotto le macerie del Donbass.
- Il processo di separazione delle economie dei due blocchi sarà graduale perché un taglio netto sarebbe disastroso per tutti, ma la tendenza sembra ormai segnata e la riduzione dei flussi fra i due “semi leviatani” comporterà necessariamente una contrazione delle rispettive economie, al di là delle alchimie contabili che saranno messe in campo. Ciò abbasserà il tenore di vita, accelereranno in particolare il processo di ri-proletartizzazione della classe media, da entrambe le parti. Un fatto che produrrà una crescente conflittualità sociale cui farà riscontro un maggiore sforzo di irreggimentazione tramite una propaganda politica sempre più pervasiva, infida e personalizzata grazie ai mezzi tecnici attuali. Per non parlare dei sistemi esasperati di controllo e repressione che già vediamo in atto (fra gli altri) in Cina e Russia, ma che anche le oligarchie occidentali perseguono.
- Molte delle maggiori imprese tecnologiche in corso, dalla stazione orbitante a ITER per citarne solo due, possono attualmente esistere solo grazie al concorso di tutti i principali paesi. Non subito, ma è probabile che questi programmi subiranno tagli al bilancio, mentre i due blocchi cercheranno di impostarne di nuovi, anche se con mezzi assai inferiori.
- L’estrazione di molte risorse strategiche (come i residui idrocarburi ed i metalli necessari per pale eoliche, pannelli e batterie) richiede la collaborazione di imprese multinazionali particolarmente ricche e potenti, oltre che della collaborazione di numerosi governi. Un insieme di fattori destinati a diminuire provocando crescenti problemi di approvvigionamento specialmente, ma non solo, per l’Europa.
- In risposta ai problemi di cui al punto precedente, ogni residua traccia di tutela ambientale sarà di fatto spazzata via per facilitare lo sfruttamento di qualunque risorsa possa risultare utile a puntellare un’economia che andrà militarizzandosi sulla falsariga di quanto già avvenuto in Russia ed Ucraina. In particolare, vedremo aprire cave e miniere dalla vetta dei monti fino agli abissi oceanici senza alcuna mitigazione efficace.
- Tutto ciò non potrà che accrescere le tensioni internazionali ed i conflitti, accelerando il processo in un tipico “feedback positivo”.
- Il dispiegamento di captori di energie rinnovabili sarà accelerato, ma senza vantaggi dal punto di vista ambientale e/o energetico perché, nel frattempo, si cercherà in ogni modo di mantenere, anzi di aumentare, i consumi finali.
- I paesi (come quelli UE) che hanno passato gli ultimi 30 anni a smantellare le proprie forze armate ed a trasferire all’estero le industrie strategiche, tenteranno uno sforzo disperato per riportare in patria almeno parte delle attività e per ricostruire un deterrente militare credibile. Non solo l’ambiente (già di fatto scomparso dall’orizzonte politico), ma anche molte altre cose come la manutenzione di numerose infrastrutture, la sanità, la cultura e le spese sociali ne subiranno le conseguenze.
- In tutto questo, “l’Uomo Nero” che nessuno guarda è l’accelerazione del collasso della Biosfera e del clima temperato da cui dipendono totalmente popoli ed economie impegnate in questo supremo sforzo di autodistruzione, pare senza una via d’uscita perché ogni azione che potrebbe essere utile da un punto di vista, sarebbe anche nociva da altri.
In ultima analisi, credo che il rievocato spettro di una guerra nucleare sia davvero la minore fra tutte le minacce che incombono su di noi.
Putin non ha fatto niente. Passerà come il mal di pancia. E’ tutto ingigantito e deformato dai “media” e questo post è surreale proprio per quello.
Considerato il fatto che la Russia era prossima al collasso, dopo decenni di applicazione di comunismo, direi che solo il riaverla rimessa in piedi è un pregio.
Mi ricorda quelli che criticano il fascismo e che si “dimenticano” come era l’Italia giolittiana o la distopia che sarebbe divenuta se il biennio rosso avesse realizzato le proprie follie sadiche.
Forse qualcuno preferisce sncora la coda ore due e quaranta per 200g di zucchero.
Meno male che non ha fatto niente, se faceva ‘qualcosa’ chissà che combinava…
Cosa avrebbe fatto di grazia Putin?
In cosa consiste il “chissa cosa”?
Ci sono solo due conseguenze pratiche dell’invasione dell’Ucraina.
Ovviamente sono morti migliaia di straccioni sdentati presi dalle galere e dalle campagne remote. Sono morti i migliori tra gli Ucraini.
La Russia ha demolito tutta l’immagine creata dalla propaganda che la voleva “antagonista” dell’Occidente. Ha mostrato che la Russia è del tutto irrilevante nel quadro della “geopolitica”, non ha niente da offrire al mondo e non è nemmeno una minaccia, è solo un cesso malcagato popolato di straccioni sdentati. La militarizzazione del Putin-zar-imperatore della Nuova Roma, copiata pari pari dalla Germania degli Anni Trenta, è una parodia, perché gli USA hanno un potenziale che è cento volte tanto. Il racconto della propaganda che viene ripetuta a pappagallo da certi poveracci italiani, è paradossale proprio perché ci dice di un “regime fantoccio” a Kiev che viene usato per obbligare i “piccoli russi”, cioè gli Ucraini, a combattere. Ebbene, ai “satanisti occidentali” basta quello, cioè dare i rottami presi dai depositi dove erano li dagli Anni Sessanta in attesa di demolizione ai “burattini” ucraini per mettere la potentissima Russia alle strette.
Quindi, non fatemi ridere con Putin che uccide il “leviatano”, ha ucciso migliaia di Russi, migliaia di Ucraini ma non ha fatto nessuna differenza. Tanto che la Borsa si preoccupa di Intel o della “intelligenza artificiale” e di quello che dice Putin se ne frega. Ha fatto molti più danni il Partito Comunista Cinese diffondendo di proposito il covid, una volta capito che non si poteva contenere e tenere tutto nascosto, con la logica di evitare la quarantena della Cina e mal comune mezzo gaudio. A ben vedere, hanno fatto più danni di Putin i comunisti russi quando fecero saltare per aria la centrale nucleare di Cernobyl e tennero tutto nascosto fino a che la polvere radioattiva ha cominciato a cadere su mezza Europa.
Putin è una figura patetica, come le altre a cui si affianca nel tentativo di raccontare il “mondo multipolare”, cioè gli ayatollah iraniani, il pupazzo coreano, i dittatorelli sudamericani, eccetera. Compresa la Cina, che salterebbe per aria se non potesse venderci tutta la merda che produce per conto nostro. Mica possono vendere scemofoni da mille euro agli straccioni sdentati dei villaggi russi.
Dai su, basta con questa tragicommedia.
Il fatto che la Russia di oggi sia un bluff sotto il profilo militare è un fatto, ma anche USA & friends stanno ampiamente dimostrando di essere molto meno di quanto vorrebbero sembrare. Ciò detto, il fatto che l’invasione dell’Ucraina si sia rivelata un grosso errore e che Putin non sia in grado di minacciare militarmente la NATO non ha quasi nulla a che fare con la morte del Leviatano. Esso non teme le cannonate che, anzi, in varie occasioni gli hanno fatto molto bene. Ciò che gli fa male è la riduzione graduale dei traffici internazionali ed il ritorno di una parte delle industrie strategiche nei paesi occidentali. Processo che per ora si prospetta come molto parziale, ma per struttura mentale sono portato ad osservare più i dati tendenziali di quelli attuali. Anche a proposito di ricchezza e povertà. Ma per tornare al Leviatano, è vero che la Russia di Putin è una piccola cosa, ma è anche vero che è sta diventando (o è diventata) un attrezzo in mano cinese (mutatis mutansis come noi degli USA) e la Cina non è una piccola cosa. Ancora più importante è però che il Leviatano è già affetto da una malattia mortale ed incurabile che si chiama “impatto contro i limiti globali delle crescita”. E tutti sappiamo che per un vecchio canceroso anche un’influenza può essere fatale.
Me lo auguro.
Noto che hai citato Russia, Ucraina, Cina, Stati Uniti e NATO, mentre la UE non viene neanche menzionata e direi anche giustamente, dato che più o meno i paesi UE sono da considerare periferie dell’impero e fungono da meri camerieri per i paesi anglosassoni (USA + UK), e nulla più. Non mi spiego altrimenti il pervicace allineamento a USA + UK e NATO, senza alcuna parvenza di indipendenza nel campo della politica estera e senza alcuna iniziativa diplomatica degna di questa definizione, e la messa in campo di azioni che vanno palesemente contro l’interesse dei popoli europei.
I popoli europei hanno tutto l’interesse a fermare la Russia.
Su Israele e Palestina alcuni paesi europei si sono smarcati dagli Stati Uniti, ma non ancora abbastanza.
Assoutamente FALSO.
La UE ha finanziato l’Ucraina molto più degli USA.
Quello che non ha la UE sono grandi scorte di armi da donare agli Ucraini, perché quelle che abbiamo sono obsolete e comunque abbiamo sempre fatto conto di risparmiare sulle armi rimanendo sotto l’ombrello americano, esattamente uno dei punti della propaganda elettorale di Trump, che vorrebbe costringerci a pagare molto di più.
Di più, abbiamo sposato l’idea che, finita la Guerra Fredda, non avremmo mai più avuto “guerre convenzionali”, meno che meno sul territorio europeo e invece ci saremmo impegnati in “missioni di pace” o ad “esportare la democrazia”, quindi in Europa ci siamo attrezzati per la politica delle cannoniere da applicare a Popoli del Terzo Mondo. Abbiamo una capacità industriale che è enormemente superiore a quella di chiunque ma non abbiamo nessuna ragione per fabbricare carri armati, anzi, non volevamo fabbricare nemmeno automobili o lavatrici, spostando le fabbriche dove il lavoro costa meno. Se non sbaglio le Panda le facevano in Polonia.
L’interesse dei Popoli europei mi sembra abbastanza tutelato, visto che mentre i Russi sono tutti senza denti, da noi la preoccupazione dell’impiegato è se andare in ferie sul Mar Rosso o in Messico.
La guerra in Ucraina ha fatto sì che l’Europa, troppo dinamica economicamente grazie al gas russo, si trovasse improvvisamente con le pezze
al culo.
Non credo che Putin volesse questo.
Poi se guardiamo al picco del petrolio, che si dice sia stato nel 2018, allora è sicuro che il Leviatano non sopravviverà.
Riallacciandomi alle conclusioni dell’articolo, tipicamente catastrofiste, vorrei segnalare questo recente video di orientamento più speranzoso, dove viene presentata in anteprima mondiale la tecnologia “riccioli d’oro” una vecchia conoscenza per chi frequenta siti low tech, ma arricchita di una prospettiva economica interessante.
Se ho capito bene sarebbe una specie di capitalismo in scala ridotta. (Mi pare che Nate Hagens venga dal mondo della finanza).
Mah.
Va ben. Ecco qua
https://youtu.be/BzC0AqN40U4?feature=shared
Hagens parla dello sviluppo sostenibile nei termini corretti del termine e non in quelli deprecabili che ha assunto nell’uso corrente. Concordo totalmente con quello che dice in questo video e, del resto, la sostenibilità è stata il mio “faro nella notte” per molti anni. Ma se anche tutto ciò fosse implementato (il che non è), non credo che potrebbe modificare di molto la traiettoria del sistema “biosfera-antroposfera” nel corso dei prossimi decenni. I motivi per cui sono per ora di questa opinione sono discussi ne “La caduta del Leviatano” e non possono essere riassunti qui. Nulla osta che in futuro possa cambiare opinione, lo ho già fatto molte volte man mano che la situazione evolve.
Ma quali pezze al culo? I soldi che ho messo in banca l’ultima volta che ho guardato rendevano il 7%. Volevo comprare una casa di due locali e non ne trovo una nuova che costi meno di trecentomila euro. Le vendono tutte sulla carta, cioè le vendono molto prima che siano finite, a riprova che la domanda supera l’offerta, anche a quelle cifre. Il centro di Milano sembra un emirato arabo, coi grattacieli a forma di banana e di cristallo.
La vogliamo smettere di vivere in un mondo di fantasia? In Russia la gente vive nelle baracche di legno e caca nella latrina che è una casupola con un buco per terra che si riempe di merda fino a che non si sposta la casina sopra un altro buco.
https://it.euronews.com/2024/01/15/oxfam-in-italia-sempre-piu-ultra-ricchi-a-fronte-di-56-milioni-di-poveri
Nemo
Sei tu che vivi nel mondo della fantasia.
Aspetta che lo smantellamento del welfare che è in atto per opera del governo Meloni arrivi a compimento e poi mi dirai.
In Russia non ci sono mai stato ma secondo me la storia delle latrine te la sei andata a cercare selettivamente. E d’altra parte si chiama compost toilette, e nelle campagne funziona egregiamente.
Fino agli anni 50′ era comune vedere i casolari con il bagno esterno. Poi col tempo quando “la materia” perdeva la carica batterica, la si poteva utilizzare come concime organico nei campi.
https://en.m.wikipedia.org/wiki/Composting_toilet
Composting toilet per la precisione.
I mistici tipo Testimoni di Geova che ti fermano per strada annunciando la fine del mondo oppure i Dianetici che da ragazzo mi facevano intrare in certi scantinati per vendermi i loro libercoli, mi hanno sempre fatto ridere e insieme tristezza, per l’ovvia considerazione che sono/siete tutti svitati.
Dicevamo tra cinque e sei milioni di poveri. Bè, guarda caso abbiamo importato più o meno gli stessi milioni di “profughi” e “rifugiati”, che poi non sono ne una cosa ne l’altra e tutta questa gente arriva in Italia proprio perché per i nostri criteri è “povera”.
Condividevo la stanza dell’ospedale con un signore boliviano che da ragazzo dormiva coi familiari sulle grate della metropolitana per scaldarsi. Oggi fa l’operaio in una fabbrica di salumi, taglia e prepara i pezzi di salame, poi fa cento altri lavori improvvisati, tipo il piastrellista, il fattorino, il catering alle feste dei connazionali, eccetera. Dato che ha tipo quattro figli da quattro donne diverse, è necessariamente “povero” anche se si danna l’anima.
Poi abbiamo i “poveri” nel senso dei meridionali che invece di emigrare sono rimasti al paese giocando sul piangere e fottere e votare chiunque gli prometta il vitalizio, la pensioncina, il finto-posto-di-lavoro tipo il forestale a salire fino ai pezzi di carta distribuiti a tutti per poi fare concorsi pubblici fasulli e appena avuto l’incarico, ottenere il trasferimento “giù”. Poi gli insegnanti cantano “bella ciao” e gli altri inneggiano alle “stelle” per via del “reddito”.
Dire che gli Italiani e gli Europei abbiano le “pezze al culo” non è fantasia, è un delirio psichedelico.
A me basta uscire di casa. Il primo ragazzino che incontro oltre l’orecchino e la pettinatura da scemo, pedala una bicicletta che costa tra cinquecento e mille euro. Mi diceva il panettiere che ai miei tempi si andava con le cento lire, adesso pagano la focaccia con pezzi da cinquanta. Ai miei tempi i genitori o ti mandavano in colonia, comunale, aziendale o con l’oratorio, oppure caricavano la 128 col portabagagli, ci infilavano tutti dentro ad appiccicarsi sui sedili in vinile e si facevano la “autostrada del sole” per tornare dai nonni al paese. Adesso si fanno le “vacanze intelligenti”, partendo con SUV da 65 mila euro base e si va in albergo o in appartamento, in Salento a mangiare i canederli e in Trentino a mangiare le orate.
Infine, io fino a diciott’anni ho dormito in uno stanzino sul letto a castello con mio fratello. Il mio amico Stefano dormiva sul divano letto in soggiorno con sua nonna, fino a che non se n’è andato di casa. Tornando ai “nuovi italiani” che appunto, riprendono l’Italia del “boom”, per loro sfortuna senza le fabbriche.
Chiudo dicendo che appunto, se confrontiamo l’Italia e la Russia, bisogna risalire all’epoca in cui anche noi eravamo straccioni. Non mi cambia nulla dire che anche noi ad un certo punto della storia cacavamo in un buco per terra ed eravamo tutti sdentati. Il punto è che nel 2024 i Russi sono ancora cosi eppure ci raccontano e ci raccontiamo la favoletta della “Russia alternativa – antagonista”. Che è il classico repertorio della propaganda “pseudo-fascista”, anche il Duce agli Italiani vendeva la “grande potenza”, la famosa “ora delle decisioni irrevocabili” e tutto il resto. Che poteva funzionare solo per via dell’ignoranza generale, perché altrimenti sarebbe bastato confrontare il potenziale industriale degli USA e la logistica dell’impero coloniale britannico per trovare l’idea tragicomica. Idem oggi, la Russia è solo un enorme spazio vuoto popolato da 150 milioni di disperati. La Nigeria, per dire, ha 215 milioni di abitanti. La NATO nel suo insieme ha poco meno di un miliardo di abitanti.
Comunque la realtà non ti serve, quindi tempo perso.
A te serve l’immaginario.
https://www.rainews.it/articoli/2023/10/eurostat-oltre-63-famiglie-italiane-fatica-ad-arrivare-a-fine-mese-la-media-europea-e-al-455-bc53e8e3-f5d7-4a57-86d5-425bc4e9d3a2.html
Immagino poco. Di solito interrogo i motori di ricerca.
E non sono neppure un mistico. Anzi, fondamentalmente credo nel caso e nell’arte di tenersi fuori dai guai. Leggi Taleb.
Fuzzy, nessuno sa meglio di te che nelle societa’ opulente e’ la gara per i “beni posizionali”, che per definizione non sono mai sufficienti in quanto e’ la loro distribuzione ineguale che li rende tali, quella che fa sentire povera, comunque, la gente.
https://youtu.be/NKHjxyHXO5g?feature=shared
Winston
Senti bene cosa dice Alessandro Volpi quando parla di servizi sociali che passano di mano dallo Stato alla finanza.
Ascolta bene un po’ tutta l’intervista, perché lì c’è la sostanza del mondo contemporaneo
Limiti delle risorse a parte.
Ma quest’ultimo aspetto è sfuggente. Io ci credo ma non so se faccio bene.
Non mi sono del tutto chiari i limiti delle risorse mentre sono assolutamente convinto per quanto riguarda la perdita di biodiversità.
Non per parlare di me medesimo, che non “importo” a nessuno, ma più che altro per non lasciare il commento incompleto.
Winston
Se qualcosa non ti è stato chiaro nella precedente intervista al prof Volpi, in questa capirai finalmente tutto e d’ora in poi sarai illuminato, ponendo fine ai tuoi tormenti.
Che la luce sia con te.
https://youtu.be/fJyJKJR-h70?feature=shared
https://oilprice.com/Energy/Coal/Chinas-Solar-Output-is-Surging-but-Coal-is-Still-King.html
Giusto per imperversare un altro poco, che tanto poi mi ritirerò in meditazione per un certo periodo, leggo che il carbone ai cinesi non manca.
Occorrerà pure il diesel per estrarlo, ma quanto ne occorre? Secondo me lo estraggono.
In America il carbone non manca, mi viene in mente Trump che appunto voleva rifare grande l’America col carbone.
Il futuro, così come il passato, è incentrato sul carbone. Da cui i guai conseguenti.
Ma potrei sbagliarmi. Anzi, spero proprio di non aver capito niente (per non usare espressioni più colorite).
Non capisco perché sostieni che la globalizzazione sia finita. È un’osservazione, o una previsione? Io vedo ancora un’enormità di commerci, e la lotta tra Cina e paesi rivali (la Cina si sta facendo molti nemici) ruota in buona parte sul controllo del Mar Cinese Meridionale, importantissima via di transito per le merci. Persino il mar Nero e il mar Rosso, direttamente colpiti dalle guerre, continuano a essere utilizzati come rotte commerciali.
Prima o poi la globalizzazione finirà perché tutto finisce, ma dire che sta finendo adesso mi sembra un po’ prematuro.
Gaia, per la precisione nulla finisce e tutto si trasforma.
Il fatto è che la percezione del cambiamento dipende dalla velocità con cui accade. Per esempio noi mica ci accorgiamo della deriva dei continenti o del fatto che le placche continentali si scontrano e si creano le fosse oceaniche e le catene montuose. Noi nasciamo e vediamo le montagne, quando moriamo sono ancora li identiche, quindi è tutto immobile.
Abbiamo visto la caduta del Muro e la Globalizzazione ma per passare dalla situazione del 1980 a quella del 2020 ci sono voluti quarant’anni. Se tu mi avessi chiesto l’istantanea nel 2000 sarebbe stata ovviamente diversa dalla condizione presente e da quella del 2040 che probabilmente non vedrò nemmeno.
La cosa ridicola non è dire che “finisce la Globalizzazione” ma che sia Putin che la fa finire.
Perché Putin, poveretto, ha dimostrato di non contare nulla.
Si, beh, ha un tot di bombe atomiche. Ce le hanno tutti, che ne so, i Pakistani. Allora Putin conta come il capoccia del Pakistan che non so nemmeno chi sia.
Un’altra piccola nota, l’affermazione “…credo che il rievocato spettro di una guerra nucleare sia davvero la minore fra tutte le minacce che incombono su di noi.” a mio parere non è fondata perchè invece il rischio è dannatamente concreto.
Si scrive che tra i successi ucraini è “…ancora più importante la distruzione di uno dei principali radar per la sorveglianza strategica…” forse senza sapere bene di cosa si tratta e delle spaventose implicazioni che comporta quest’azione.
Per scendere nei particolari, si parla della distruzione del sito radar di allerta strategica di Armavir, facente parte di un complesso di radar OTH (Over the horizon) di preallarme nucleare adibiti all’avvistamento a lunga distanza di vettori costituenti minaccia di imminente attacco nucleare. Questi radar non sono in grado di osservare gli aerei che sorvolano l’Ucraina, come i missili ATACM lanciati dalle coste ucraine del Mar Nero, che non non vanno oltre i 40 km di altitudine prima di iniziare a planare verso i loro obiettivi, e pertanto, non rappresentavano una minaccia per la sorveglianza di aerei, missili da crociera, droni o missili ATACM ucraini.
La distruzione dei radar di Armavir comporta quindi la degradazione della capacità della Russia di rilevare le minacce nucleari in arrivo, con un potenziale impatto sulla capacità della rete di allerta strategica russa di valutare le potenziali minacce e di eliminare i falsi positivi a causa della possibile perdita di copertura in alcune aree.
La conseguenza è che se i russi disponessero di un sistema spaziale di allarme precoce, saprebbero di essere sotto attacco circa 19 minuti prima che le testate d’attacco arrivino e distruggano ad es. Mosca, e saprebbero anche immediatamente se da altre parti del mondo sono stati lanciati missili balistici.
Con un buco nella rete, il tempo di allarme precoce si riduce a circa 8 o 9 minuti, e potrebbe fare la differenza tra costringere la Russia ad affidarsi a una decisione automatica, che potrebbe portare alla distruzione accidentale degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale, o invece a una valutazione più ragionata da parte di leader politici e comandanti militari altamente professionali.
Ricordo che in passato ci sono state almeno tre occasioni nelle quali si è sfiorato l’inizio di una guerra nucleare per interpretazioni di situazioni errate, falsi positivi o altro, quindi a mio parere il rischio di guerra nucleare esiste eccome, ed incrementerà ulteriormente se gli ucraini insisteranno ad intaccare la rete radar di allerta strategica russa.
Non solo. Se da qualche parte ci fosse qualche mente malata che stia pensando ad un “first strike” decisivo per mettere ko la Russia, a questo punto potremmo iniziare a dire le nostre ultime preghiere, anche perchè il sistema Perimetr russo garantirebbe una controrisposta automatizzata, con tanti saluti all’umanità.
L’Ucraina ha invaso la Russia da una settimana e Putin ancora non sa bene cosa fare, e tu pensi che dieci minuti possano fare la differenza in una decisione del genere?
E perché mai qualcuno dovrebbe usare l’arma nucleare contro la Russia per primo, quando le armi convenzionali bastano?
Baracetti, lei non ha compreso cosa intendevo dire e probabilmente non ha nemmeno compreso che il 22 maggio siamo stati ad un passo dall’inizio di una guerra nucleare (“For a fleeting moment on May 22 the world may have come closer to a catastrophic nuclear accident due to a reckless Ukrainian drone attack on two Russian strategic nuclear early warning radars at Armavir.”), provi a cercare informazioni dettagliate su siti che parlano di argomento militare, anche in lingua inglese, e forse avrà un quadro più chiaro dell’evento critico.
Questa non è una risposta alle mie domande, però.
Esatto e grazie per le precisazioni. Io credo (idea personale) che l’azione sia stata una risposta alle reiterate minacce nucleari di Putin. Una specie di avvertimento che non gli conviene continuare a profferire minacce nucleari. Se ciò abbia ridotto od aumentato il livello di rischio lo possiamo solo congetturare, mentre il punto inoppugnabile è che si tratta di una perdita irreparabile. Una delle tante che fanno sì che se anche la Russia riuscisse ad occupare stabilmente territori ucraini (cosa che ritengo molto probabile) o perfino a farsene riconoscere l’annessione (molto improbabile), uscirà comunque da questa fase bellica irreparabilmente indebolita, specialmente sotto il profilo militare. Questo ne aumenterà la dipendenza dalla Cina, accelerando il processo di disgregazione del Leviatano. Una Russia politicamente filo-cinese, ma economicamente filo-europea ha costituito per un certo tempo un efficace freno a questo processo.
“uscirà comunque da questa fase bellica irreparabilmente indebolita, specialmente sotto il profilo militare. Questo ne aumenterà la dipendenza dalla Cina, accelerando il processo di disgregazione del Leviatano”
Non e’ che tutto cio’ ha dimostrato per l’ennesima volta a tutti i possibili contendenti che lo scenario e’ opposto a quello pronosticato, ovvero che un’aggressione e un’invasione armata con la tecnologia attuale _e con la globalizzazione tecnologica attuale_ non conviene a nessuno, perche’ non porta da nessuna parte se non a un’indebolimento di tutti?
Diverso sarebbe stato se l’invasione fosse andata a buon fine nella prima settimana, ma forse neppure, viste le esperienze passate nei casi qui sotto esposti.
Le operazioni di successo dell’ultimo secolo mi pare siano state solo quelle che hanno ricacciato indietro l’invasore, dal vietnam alla yugoslavia all’iraq all’afganistan, non sarebbe meglio concentrarsi su questi che sono fatti?
La globalizzazione e’ inevitabile a lungo termine, perche’ e’ ormai globalizzata la comunicazione, che ha azzerato le distanze. Da questo punto di vista il mondo e’ diventato fisicamente piccolo, piccolissimo, puntiforme. I tentativi dei vari governi di chiudersi cercando di tornare al passato non funzioneranno se non a breve termine.
Attualmente peraltro e’ impossibile per nessun paese al mondo fare a meno della componentistica cinese qualsiasi cosa si costruisca (e i cinesi a loro volta hanno bisogno di materie prime in abbondanza e tecnologie che altri paesi, magari piccoli come l’olanda, posseggono).
I problemi che in prospettiva si affacciano saranno altri, tipo la dittatura informatico-tecnologica di un governo mondiale di massa che stiamo gia’ sperimentando in piccolo con il superstato europeo nell’indifferenza generale, governo mondiale che gli attuali preminenti attori nazionali preso atto della situazione cercheranno di controllare per spartirsi il mondo, finche’ dura. Ci sono gia’ chiari segni dell’andazzo, la tecnologia informatica per farlo c’e’ gia’ tutta e viene implementata a grandi passi, di solito con la scusa della sicurezza e del buon governo e della minaccia della fine del mondo imminente. Per implementarlo basta la informatizzazione centralizzata delle transazioni economiche: in un mondo dove ormai TUTTO si misura col denaro e tutte le transazioni sono monitorate e controllate (anche riguardo l’ambiente e l’ecologia, tramite “certificati” e “esternalita'”) basta essa per ottenere il controllo fisico totale (ma non ancora quello mentale). A quel punto, a quale sottoimpero si appartenga diverra’ irrilevante, non cambiera’ nulla per le persone, e siamo gia’ da ora in questa situazione, c’e’ pochissima differenza esistenziale fra essere americani, cinesi, indiani o europei, e’ questa la globalizzazione de facto.
Non so dalle vostre parti, qui dalle mie ormai per strada ci sono svariate telecamere di controllo puntate in tutte le direzioni ad ogni incrocio, anche nei piu’ sperduti posti di campagna.
Un sacco di gente, ognuno per dei suoi serissimi motivi, si augura che proceda cosi’, senza curarsi delle conseguenze “collaterali”, e svia l’attenzione e/o amplifica la propaganda che serve ad accelerare la transizione “huxleyana”.
Fatevi un esame di coscienza.
Si salvano solo i pochi selvaggi dell’amazzonia e delle andamane. Devono essere gli ultimi rimasti ad essere felici cosi’ come sono, ma per poco.
A mio avviso sono in atto entrambe le tendenze, globalizzatrice e deglobalizzatrice, ma sta gradualmente prevalendo la seconda. Se ho ragione o torto basta a spettare qualche anno per saperlo.
Non credo sia questo il punto, i cambiamenti avvengono sempre a singhiozzo e con tentativi di restaurazione del “bel mondo antico”.
Il punto e’ se valga la pena pagare le conseguenze di tali tentativi di ripristino, ad esempio in termini di militarizzazione/schiavizzazione della societa’, sapendo che a lungo termine non serviranno a nulla, perche’ la globalizzazione e’ un fatto fisico, materiale.
Alla fine ci troveremo schiavi e pure globalizzati (oltre che greenwashizzati).
Quello che volevo far notare e’ che dovremmo invece cercare di sfruttare la nuova tecnologia per essere piu’ liberi (e’ in termini di liberta’ che abbiamo piu’ da perdere visto che materialmente non si sta poi cosi’ male): sara’ un compito molto difficile, perche’ la nuova tecnologia da’ un potere di comando e controllo sociale che non si e’ mai visto prima. E’ inutile far finta di contrapporsi al sistema sociale cinese o russo quando, come europa e occidente, stiamo andando esattamente nella stessa direzione, sfruttando escatologie millenaristiche ecologistiche/woke invece che marxistiche. Non cambia nulla.
“facente parte di un complesso di radar OTH (Over the horizon) di preallarme nucleare adibiti all’avvistamento a lunga distanza di vettori costituenti minaccia di imminente attacco nucleare”
La cosa che mi fa ridere è la assoluta convinzione che le cose che raccontano i Russi siano vere. Di più, il fatto che abbiano un certo sistema Pincopalla significhi anche che tale sistema funzioni, non solo e non tanto nei termini della propaganda ma che abbia la spina collegata alla presa, cioè che ci sia la corrente. Per capirci, la Russia vorrebbe tenere sotto controllo l’offensiva USA ma non riesce a prevenire una offensiva Ucraina, con tutto che gli basterebbe usare qualche drone e qualche spia sul terreno piuttosto che sistemi elettronici da fantascienza.
Il programma spaziale russo è stato tenuto in vita dagli USA come tutto il resto, per dire l’immagazzinamento e manutenzione delle armi nucleari, perché si temeva che andassero in giro per il mondo scienziati e armi a beneficio di tutti i dittatorelli psicopatici del Terzo Mondo. Vedremo nel prossimo futuro cosa combinerà la NASA, di concerto con Musk, Boeing e il resto dell’apparato militare-industriale e cosa combierà la Russia di Putin.
Questa logica è abbastanza patetica, nel senso che la Russia post-comunista deve fare i conti col fatto che è un Paese del Terzo Mondo che non si può confrontare con gli USA o con lo “Occidente”. A parte la psicologia del problema, il fatto è che il “peso” della Russia in ambito “geopolitico” è uguale al peso della industria automobilistica o della industria del formaggio della Russia, cioè zero.
Quindi la migliore protezione contro QUALSIASI attacco è il fatto che nessuno ha interesse a spendere soldi per fare un dispetto alla Russia che non conta nulla ed è una distesa vuota e disabitata. Noi volevamo comprargli le materie prime ma se non ce le vendono le compreremo altrove. I Russi coltiveranno le loro patate e tutti contenti.
“saprebbero di essere sotto attacco circa 19 minuti”
Lasciamo perdere l’ovvia ridicolaggine del calcolo preciso “circa 19 minuti” quindi non 18 o 20.
Tutta la manfrina si riassume, posto che il sistema di allerta funzioni effettivamente, dicendo che appena il sistema si spegne per un motivo qualsiasi, dovrebbe partire un attacco nuclerare perché non hai il tempo di verificare la ragione per cui il sistema si spegne. Da cui è molto ma molto più pericoloso un guasto di un attacco ucraino.
Poi faccio notare un altro dettaglio. Subito prima del collasso dell’URSS gli Americani avevano in cantiere, non sapremo mai quanto realisticamente, il sistema delle “Guerre Stellari”, cioè degli apparati anti-missile che avrebbero intercettato tutto o parte di un attacco sovietico. Ancora, per la stessa logica di cui sopra, appena gli Americani dovessero essere sul punto di mettere in funzione un apparato che neutralizzi l’attacco russo, i Russi dovrebbero attaccare, altrimenti non potrebbero mai più reagire ad un attacco americano. Quindi una nave americana dotata di radar e missili capaci di intercettare missili balistici dovrebbero avere già scatenato la guerra atomica.
Non si finisce più di avvitarsi in questi ragionamenti folli.
Tutti fondati sul fatto che non esiste più “equilibrio del terrore”, non importa quanto folle e minaccioso cerchi di sembrare il russo. C’è un disequilibrio in cui una potenza egemone coltiva i propri interessi con un calcolo economico in cui conviene a tutti farseli amici perché non li puoi battere.
Adesso se guardiamo la TV russa ci sono dei pupazzi come Soloiov o come si chiama, vestito come il Dottor Male di Austin Powers, che prima urlava che avrebbero spianato Berlino come ai bei tempi, adesso bombe atomiche perché gli Ucraini usano i vecchi Marder e Bradley. Un personaggio che ha proprietà immobiliari ovunque e i figli imboscati in “Occidente”, però “vero russo”.
Allora io cito Aldo, Giovanni e Giacomo nello sketch dei poliziotti, “ci stiamo cacando sotto”.
Il futuro non sarà tecnologico, per i limiti che sappiamo, quindi la deglobalizzazione è inevitabile. Invidio chi vede tale prospettiva come un’opportunità, io non trovo conforto né nel presente né nel futuro che si profila (forse qualcosa c’è da aspettarsi da un futuro lontano, ma ne sarà valsa la pena dopo tanta sofferenza? Per me no).
https://valori.it/crollo-delle-borse-analisi/
Per molti, soprattutto della classe media, il futuro, io credo, sarà più povero.
Ma alla fine, che sarà mai? Basta che se magna.
La tecnologia? Magari si adatterà.
Che so, pannelli solari da balcone che già ora costano poche centinaia di euro, preferibilmente senza accumulo…roba del genere….poi tutte le vecchie tecnologie
basate sull’energia solare diretta o sull’energia meccanica (a pedali, intendo), e molto altro.
Su col morale, Paolo!
La “povertà” è il risultato del fatto che per decenni siamo andati avanti a recitare la commedia dei “diritti”, come in “diritto alla salute” o “diritto alla pensione” facendo finta di non capire che qualcuno deve pagare. Abbiamo aggirato il problema del pagare emettendo Titoli di Stato, cioè facendoci prestare i soldi a strozzo. Non stiamo diventando “poveri”, è che siamo indebitati, diciamo cinquantamila euro a testa e il debito aumenta progressivamente.
Ci siamo anche impoveriti colla bella pensata di Prodi di sostituire la Lira con l’Euro al valore del Marco tedesco, che all’epoca era appunto 1:2000. Tanto che se allora facevo la spesa con diecimila lire, adesso spendo trenta o quaranta euro. Prodi ha detto tante cose per giustificare il botto ma la cosa più bella era che si trattava di un “esperimento” per sostituire gli Stati Nazionali con una aggregazione sovra-nazionale, sopprimendo i due pilastri, armare un esercito e battere moneta.
https://youtu.be/3YMInIvjePU?feature=shared&t=95
Il futuro non sarà tecnologico
Come no, quindi smetti di scrivere qui e riprendi la penna d’oca e il calamaio.
Che poi sono tecnologie anche quelle.
Be’, se devo essere frainteso mi passa la voglia di scrivere con qualunque mezzo.
Il modo per evitare di essere fraintesi è argomentare.
Certo c’è il rischio di non essere fraintesi.
I commenti qui sopra sono tutti del genere “apocalittico” ed è un genere che risale ai famosi “Anni Settanta” quando a me bambino raccontavano che stava per finire il petrolio e ci sarebbe stata l’apocalisse e poi i superstiti sarebbero andati in giro stile Mad Max.
Il genere “apocalittico” ha sempre funzionato, alla gente piace il “sentimento” e le persone semplici hanno bottoni e leve semplici, In/Out.
Tornando a quello che hai scritto, il futuro sarà “tecnologico” perché il passato e il presente sono “tecnologici”. I nostri avi andavano in giro nell’Europa coperta di ghiacci perché avevano la tecnologia per tenersi al caldo ed ammazzare animaloni. Avi di altri colonizzavano isole in mezzo all’oceano perché avevano la tecnologia per navigare e rimanere in vita per settimane o mesi in mezzo al niente. Certo, ci sono state e forse ci saranno delle crisi demografiche, dovute a cambiamenti climatici ed epidemie. Le crisi demografiche però aguzzano l’ingegno e i lavori che prima si facevano con tante braccia poi, in mancanza di braccia, si fanno con le macchine.
Articolo (come al solito) ben documentato, intellettualmente onesto e che presenta un’utile visione d’insieme. Alcune tesi lasciano abbastanza perplessi (a cominciare da quella che decreta la fine tout court della Globalizzazione: forse converrebbe parlare di una sua ri-modulazione…), ma ciò NON inficia la validità complessiva del testo, che peraltro ha suscitato un’accesa e ampia discussione che ha toccato tanti argomenti: compreso lo stato di salute della dentatura degli abitanti di quel Paese oggi beneamato punto di riferimento (anche) di molti occidentali in evidente (e sostanzialmente auto-lesionistica) funzione anti-occidentale.