“La caduta del Leviatano” è in vendita da qualche settimana ed arrivano i primi commenti.
Uno, negativo, critica il titolo: “Il 700esimo collasso del capitalismo dai tempi della rivoluzione industriale.” Chi lo ha scritto non ha letto il libro, ma il commento merita comunque una riflessione perché potrebbe darsi che abbiamo sbagliato il sottotitolo, visto che il capitalismo è solo uno degli elementi costituenti il Leviatano. Semmai lo possiamo considerare come il metabolismo del Leviatano, un poco come l’omeotermia è il metabolismo degli elefanti, così come dei topi. E’ però vero che il Capitalismo è stato dato per spacciato un’infinità di volte ed è ancora vivo, anche se non vegeto, anzi! Ed è proprio questo uno degli argomenti del libro: cercare di capire perché il capitalismo ha sconfitto e spesso assorbito ogni tentativo di contrastarlo e come proprio questo totale successo lo abbia condannato. Secondo il nostro punto di vista infatti, le dinamiche che in un determinato contesto ambientale e storico hanno permesso all’umanità di evolvere in un “quasi-superorganismo” che occupa oramai l’intero Pianeta sono sostanzialmente le stesse che, nel contesto attuale, lo stanno uccidendo. Una morte peraltro dolorosa, quella del Leviatano, perché si sta autodigerendo.
Un altro commento negativo, purtroppo perduto nei meandri di FB, ci rimproverava di non tener sufficiente conto della maligna volontà dei potenti, della corruzione e del diffuso malaffare. Il declino del Levitano dipenderebbe insomma da scelte umane scellerate e non da leggi di natura, come sostenuto nel libro.
Il rimprovero merita attenzione, perché nessuno nega che la situazione attuale dipenda anche da scelte sbagliate e crimini di varia portata, così come da una diffusa corruzione. Per noi, il punto principale è però che tutto ciò accelera tendenze che sono strutturali al sistema.
Facciamo una semi-metafora con il corpo umano: certamente se cadi dal terzo piano, o ti droghi, o ti sparano o anche solo ti bastonano, così come se mangi poco e male è facile che la tua vita sia breve. Ciò però non toglie che, al di là di questo, ci sia un processo di invecchiamento che è inevitabile. Processo che può essere accelerato o rallentato dalle scelte fatte e dagli eventi subiti, ma che non solo è ineluttabile, rende anche l’organismo progressivamente più vulnerabile agli strapazzi, ai malanni ed ai parassiti, come sa bene chiunque abbia avuto la ventura di vivere a lungo.
Tornando la Leviatano che noi considerando costituito dall’insieme dell’umanità con annessi e connessi, possiamo paragonare ladri e profittatori di vario rango ai suoi parassiti, ovviamente tanto più nocivi quanto più economicamente e politicamente rilevanti. Orbene, chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la vita animale ed anche vegetale sa benissimo che qualunque essere è sempre infestato da parassiti e patogeni vari, ma che questi rimangono marginali, provocando al massimo qualche fastidio se l’organismo è sano e dispone di un sistema immunitario efficace. Organismi vecchi, malnutriti, obesi o comunque indeboliti, facilmente si coprono invece di parassiti che ne accelerano il declino e la morte. Ovviamente, rimuovere i parassiti reca immediato sollievo alla vittima che, se è giovane e può beneficiare di un’adeguata cura ricostituente, può anche riprendersi e vivere ancora a lungo. Ma se il degrado fisico ha già superato il limite di non ritorno, il sollievo sarà comunque parziale e temporaneo.
Comunque, un organismo brutalmente attaccato dai parassiti, è solitamente già debole, tanto che, ecologicamente, i parassiti hanno un ruolo preciso e necessario che è proprio quello di accelerare la morte dei soggetti debilitati. Anche le società dispongono di propri sistemi immunitari per difendersi dai parassiti, comunque sempre presenti: leggi, usanze, norme morali eccetera che, in condizioni normali, limitano i danni.
Quando profittatori, corrotti ed incapaci diventano dominanti significa che, per un insieme di ragioni, la società ha perduto in tutto od in parte il suo “sistema immunitario”. Dunque difendersi dai parassiti è necessario e utilissimo, ma occorre anche capire perché stiano diventando infestanti e “La caduta del Leviatano” si occupa proprio di questo perché il ruolo delle retroazioni strutturali al sistema nel favorire la corruzione ed il crimine rappresenta un aspetto della vicenda spesso trascurato con cui bisogna però fare i conti. Del resto, sull'”economia canaglia”, la corruzione ed il malaffare esiste già una sterminata letteratura, cui non avremmo gran che da aggiungere.
Venendo invece ai commenti favorevoli, il più lusinghiero di tutti è sembra quello di Richard Heinberg:
“Questa è la panoramica più completa ed accurata della condizione umana nel 21° secolo in cui mi sia mai imbattuto.“
Ma per fortuna non è stato l’unico, un altro che riporto senza commenti è questo:
“Non puoi vincere, non puoi pareggiare, non puoi uscire dal gioco.” A questo celebre aforisma del poeta Allen Ginsberg gli autori aggiungono il corollario “Non puoi barare”.
Su questa inquietante premessa gli autori costruiscono una disamina assai vasta della fisiologia dell’attuale sistema economico e delle società globalizzate, regalandoci un suggestivo excursus storico e filosofico della loro genesi. Attraverso un’originalissima analisi della patologia della civiltà industriale, dipingono la trasformazione degli scenari economici e sociali fino a svelarne la disgregazione, prossima ed inevitabile, a fronte della non negoziabilità delle leggi naturali. Da vertigine!”
pagina FB ed un profilo Instagram (la_caduta_del_leviatano) dedicati al libro che, al di là dall’intento promozionale, possono essere sede di discussione. Occasioni per parlare direttamente di questi argomenti ci saranno in occasione delle presentazioni pubbliche che saranno annunciate sui canali social, man mano che saranno organizzate. Per discutere di questi argomenti, si ricorda che esistono una
Per ora sono state fissate le seguenti:
15 aprile, presso Comunità dell’Isolotto, Via degli Aceri, 1 – Firenze. Ore 21:00
18 aprile presso Conventino Caffè Letterario, Via Giano della Bella, 20 – Firenze. Ore 18:00
21 aprile presso Circolo Arci Via Vittorio Veneto, 54 – Pontasserchio, comune di San Giuliano Terme (PI). Ore 17:30
Il libro si può acquistare in libreria, sul sito Web della Albatros Il Filo Edizioni, su Amazon e i principali bookstore on line.
Se potete / volete dirlo, che tiratura ha il libro?
Francamente non lo so. C’è scritto sul contratto, ma non so dove lo ho ficcato. In due anni ho sgomberato 4 volte e molti oggetti non li ritroverò mai più. In compenso ne ho ritrovati alcuni che avevo perso in vite precedenti.
Sto leggendo il libro e c’è un dato che vorrei mi confermasse. A pag. 145 si fanno esempi della quantità di scarti di produzione di vari prodotti: il primo esempio riguarda una t-shirt di colore nero, che, stando a quanto riportato, dovrebbe produrre scarti per un peso di 4 tonnellate! È corretto, o si intendeva chilogrammi, come per altri esempi (come il telefono cellulare: 45 kg – e sembra anche poco)?
No è corretto, sono proprio 4.500 kg (fonte: https://www.buonenotizie.it/inchieste-buonenotizie/2023/11/03/il-ciclo-di-vita-di-una-t-shirt/caterina-poli/)
Dunque, sono arrivato a pag 372.
Il libro fino a questo punto mi era sembrato una rassegna di nozioni diciamo ecologiche. Una specie di manuale di ecologia, pur nella cornice di questo Leviatano che è in procinto di cadere. Ora, giunto agli ultimi capitoli, vedo che si prendono in considerazione vari schemi di pensiero.
Cargoisti, panglossisti, tecnottimisti, transumanisti, ambientalisti, decrescisti e catastrofisti.
Nessun approccio sembrerebbe adeguato a risolvere la crisi attuale.
Nel paragrafo dedicato alla decrescita leggo: “società così povere difficilmente riuscirebbero a produrre le tecnologie che consentono la sopravvivenza di miliardi di persone”
Si, è probabile, però noto la mancanza di una via di mezzo. Senza voler mantenere in vita le tecnologie più sofisticate, ve ne sono diverse che in passato non erano disponibili.
Il Leviatano nella sua crescita ha prodotto molta conoscenza.
Insomma, non si torna mai veramente indietro.
Anche solo un quarto dell’attuale energia, se ben usata, potrebbe essere sufficiente.
Personalmente ho approfondito la lettura di Ted Trainer e di Kriss de Decker.
Saranno pure utopisti, ma porsi come obiettivo la “sufficienza” è sicuramente un compito meno impegnativo del voler proseguire con gli stessi standard di vita.
L’ideale sarebbe che il cosiddetto Leviatano più che cadere nel baratro, ricadesse, su un livello tecnologico “intermedio”. Certo, nulla sarebbe garantito in questo senso, e la guerra e le violenze sarebbero sempre in agguato dietro l’angolo. Ma insomma, nel male, mi sembrerebbe la strada meno traumatica.