Gentile Prof.ssa Gandini,
qualche giorno fa su Facebook ho trovato condiviso il suo articolo ‘Clima e pensiero critico‘, pubblicato il 27 luglio scorso su comune-info. Stimandola per il servizio offerto durante la pandemia, quando contestava senza remore le politiche di contenimento del virus con riflessioni acute e ben argomentate, l’ho letto con molta attenzione. Questa volta, purtroppo, temo che il suo spirito anticonformista la stia portando pericolosamente fuoristrada.
Approfittando della policy creative commons di comune-info, ho commentato l’intero articolo esponendo quelle che a mio giudizio sono le maggiori criticità, nella speranza non di convertirla su di una improbabile via di Damasco dell’ortodossia climatica, bensì di farla riflettere su alcuni bias e pregiudizi compromettenti un intento di fondo che, di per sé, sarebbe invece nobile e condivisibile.
Clima e pensiero critico, Sara Gandini (grassetti nel testo originale)
In un sol giorno ho avuto l’auto distrutta da un albero e la casa di mia madre scoperchiata. Nessuno mette in dubbio che la situazione climatica sia grave, così come nessuno può mettere in discussione che la sarscov2 nel 2020 abbia messo in crisi gli ospedali. Il punto su cui ragionare però a mio parere non è tanto se la causa sia l’uomo, così come mi interessava meno capire l’origine del virus. La questione cruciale è come affrontare questi eventi e per farlo bisogna discutere senza dogmi, faide e moralismi.
Creare analogie tra il covid e il global warming è tipico di certa stampa e tante realtà del Web, benché i due fenomeni presentino poche affinità. La pandemia ha infatti colpito all’improvviso e preso alla sprovvista tutti quanti costringendo gli scienziati a navigare a vista appresso al virus, con il risultato che, tra pressing della stampa e desiderio di visibilità, quotidianamente venivano proposte le più disparate e contraddittorie tesi sull’evoluzione della pandemia e i modi migliori di arginarla. Tutto ciò non solo ha frastornato l’opinione pubblica ma l’ha pure fortemente disillusa riguardo alla competenza e alla serietà degli scienziati.
Il riscaldamento globale, invece, è sotto esame da almeno cinquant’anni e sta progredendo alla maniera prevista dai principali studi. Inoltre, se conoscere l’origine del Covid era ininfluente per contrastarlo, comprendere il contributo antropico al global warming è fondamentale, soprattutto se si vuole “affrontare l’evento” in modo equo ed efficace. Dobbiamo infatti quantificare almeno approssimativamente il ‘budget di carbonio’ rimasto all’umanità prima di causare cambiamenti probabilmente irreversibili e quasi sicuramente catastrofici, in modo da ottimizzare opportunamente il consumo dei combustibili fossili per la transizione energetica e per il contenimento della povertà (il famoso ‘diritto ad inquinare’ reclamato dai paesi in via di sviluppo, per intenderci).
Mutatis mutandis, sarebbe stato come se al tempo dei lockdown e dei greenpass lei avesse formulato le sue ipotesi alternative disinteressandosi del covid, delle sue modalità di contagio e degli effetti della malattia: un comportamento chiaramente scellerato, non certo un segno di apertura mentale.
Mi piacerebbe ricominciare a discutere evitando di banalizzare il punto di vista di chi porta dubbi, perché problematizzare non vuol dire negare la crisi ma pretendere ragionamenti seri ed evitare le drammatizzazioni e il catastrofismo acchiappa click, che non aiutano a pensare.
Concordo con lei sulla necessita di discutere “senza dogmi, faide e moralismi”, ma la condizione necessaria per problematizzare qualsiasi argomento è conoscerlo, in modo da avanzare perplessità pertinenti. I ‘dubbi’ riguardo al clima troppo spesso si fondano su illazioni totalmente gratuite (“gli scienziati sono incompetenti e/o dei venduti”), mosse da persone che sanno poco o nulla di climatologia e talvolta sfruttano il prestigio acquisito in altri campi, vedi i premi Nobel John Clauser e Carlo Rubbia. Nulla che richiami al dubbio metodico caro alla scienza e necessario per un sano dibattito democratico.
Quanto al clickbaiting, gli scienziati fautori delle tesi ‘alternative’ fanno molta più notizia degli ‘ortodossi’. E cosa dire di chi parla apertamente di “liste di proscrizioni per il clima” (La Verità) o di complotti creati ad arte per controllare meglio la popolazione mondiale? Queste cose “aiutano a pensare” o servono solo a creare un clima di odio?
Il punto a mio parere è che, come durante la pandemia, si preferisce colpevolizzare i cittadini senza andare alla radice degli eventi che stanno capitando. Se qualcuno si ammala oramai viene quasi dato per scontato che la colpa sia del suo modo di vivere e non della società in cui vive e delle decisioni politiche che per esempio hanno portato la sanità allo sfascio.
Io penso che, come durante la covid-19, sia necessario allargare il quadro e andare alle ragioni economiche prima di tutto e agli interessi in gioco, altrimenti passeremo da una emergenza all’altra, come stiamo facendo da anni oramai. E sappiamo bene che la politica emergenziale è decisamente funzionale a reggere l’insensatezza del regime capitalista che alimenta diseguaglianze sociali mentre noi ci scontriamo sui social…
Come epidemiologa da sempre lavoro sulla prevenzione primaria e so l’importanza di uno stile di vita sano, così come l’importanza di vivere in un ambiente sano, ma sappiamo pure quanto il green deal possa diventare l’ennesimo business, l’ennesima occasione di dar fiato ad una economia in crisi facendo gli interessi di pochi e creando di fatto povertà. La gestione della pandemia ha portato a questo e ora è sotto gli occhi di tutti.
Ma davvero la crisi climatica viene affrontata in maniera emergenziale? Io vedo solo qualche titolone sui giornali e dibattiti di infimo livello nei talk show (rigorosamente all’insegna del ‘contraddittorio scientifico’) a commento dei fenomeni meteoreologici estremi o delle rituali conferenze internazionali, dopodiché il tema ritorna presto nel dimenticatoio.
Siccome da tempo non compro quotidiani e mi tengo alla larga dal giornalismo televisivo, temendo di essere vittima di bias personali ho cercato qualche analisi obiettiva sul modo in cui l’informazione tratta il riscaldamento globale. Ho trovato uno studio commissionato da Greenpeace all’Osservatorio di Pavia relativo all’informazione e ai cambiamenti climatici descrivente un quadro molto diverso: il global warming è un argomento di nicchia e quasi sempre circoscritto agli eventi estremi, per giunta oltre il 20% delle notizie diffuse dai più importanti quotidiani e telegiornali nazionali fa da megafono ad argomentazioni contro la transizione energetica e le azioni per mitigare il riscaldamento globale, anche perché le industrie inquinanti figurano tra i maggiori inserzionisti.
Inoltre, secondo lo studio, solo il 14,5% degli articoli dei giornali campionati indica almeno una causa per il global warming, e gli stili di vita sono citati appena nello 0,8% dei casi. Nulla che lasci intravedere quella colpevolizzazione dei cittadini da lei tanto paventata.
Per il resto, i progetti di Green New Deal, tanto negli USA che in Europa, procedono a rilento; senza arrivare agli eccessi del nostro ignavo ministro per l’ambiente Pichetto Fratin, anche nel resto del mondo la politica si limita a proclami a cui seguono poche iniziative concrete. Follow the money? Il Fondo Monetario Internazionale ci informa che, tra sussidi diretti e indiretti, l’industria dei combustibili fossili nel 2022 ha ricevuto circa 7.000 miliardi di dollari, un valore pari al 7% del PIL globale.
A casa nostra la musica non cambia: i sette rigassificatori e i cinque gasdotti previsti nel piano energetico varato dal governo Meloni raccontano di una società che, al di là delle operazioni di facciata, si ostina a perpetuare il vecchio paradigma con qualche tinteggiata di verde qua e là. Emblematico il caso dell’ENI, molto impegnata nel promuovere un marketing all’insegna del green (con palesi buffonate come esaltare il giacimento di petrolio a ’emissioni zero’ di Baleine, Costa d’Avorio) per poi dedicare un misero 20% di investimenti alle energie rinnovabili (qui per tutti i dettagli).
Sapevamo che dopo la pandemia e dopo la guerra l’emergenza sarebbe stata quella per il clima. Questo vuol dire che non ci sia un cambiamento climatico in atto? No. Ma che le emergenze siano una grande occasione di business ce l’ha insegnato parecchio tempo fa la Klein con il suo Shock economy.
Ho seri dubbi che Naomi Klein, l’autrice de Il mondo in fiamme. Contro il capitalismo per salvare il clima, asseconderebbe le sue tesi, almeno nel modo in cui le esprime in questo articolo (basta consultare un estratto del libro per rendersene conto).
Quindi chiedo di smetterla con le curve che dimostrerebbero questo o quello. Da epidemiologa/biostatistica amo le curve e i grafici ma so anche quanto possano essere fuorvianti. Vorrei meno grafici e verità assolute e più ragionamenti in uno scambio aperto su come ripensare la nostra economia e la politica. Perché non è accettabile che di nuovo si faccia ricadere sul singolo cittadino la responsabilità di quello che sta accadendo, come durante la pandemia. È necessario confliggere ma stando in ascolto. Mi dispiace per chi la pensa diversamente ma parole come “negazionista” non sono accettabili per via del rimando simbolicamente violento che hanno. Così come chiedo di evitare attacchi personali e polemiche sterili.
Durante la pandemia abbiamo assistito a uno spettacolo degradante dove politici, giornalisti ed esperti a favore di telecamera lanciavano anatemi contro chi avanzava preoccupazioni del tutto giustificate sulle ricadute di lockdown e provvedimenti draconiani sulla salute psicofisica, sulle discriminazioni legali conseguenti alla mancata vaccinazione, sulle fortune economiche che l’industria farmaceutica stava traendo da una sciagura globale. Ora lei, in maniera del tutto irrealistica, sta traslando pari pari quello scenario nel contesto del dibattito sul clima, rappresentando un quadro in cui cittadini vessati da drastiche misure in nome dell’ambiente esprimerebbero perplessità legittime e ben argomentate avversate da una sorta di Sacra Inquisizione del Clima.
Semmai è vero l’esatto contrario: certo non mancano i blastatori in stile Burioni, ma per lo più la violenza verbale proviene da orde di arroganti io-non-me-la-bevo (come li chiamerebbe Roberto Massari) che ripetono a pappagallo il ciarpame di La Verità, Il Giornale, Il Foglio e del peggio del Web con una dialettica intrisa di accuse, contumelie nonché di fiera e ostentata ignoranza, atteggiamenti che nulla hanno da spartire con il pensiero critico. Evitiamo pure di chiamare ‘negazionista’ chi spara sentenze rifiutando di informarsi, ma la sostanza non cambia.
Concordo sul fatto che un pubblico del genere non si farà mai convincere da grafici o studi, ma del resto sarebbe inefficace qualsiasi tipo di argomentazione. Per usare le sue parole, costoro confliggono senza prestare il minimo ascolto all’interlocutore, considerato nella migliore delle ipotesi una persona plagiata dalla televisione e nella peggiore un mistificatore asservito a potenti lobby o intenzionato a ordire piani diabolici. Vedi il generale Vannacci, che nel suo famigerato bestseller considera la preoccupazione per l’ambiente una scusa per riportare in auge il comunismo.
Una calunnia patetica quanto rivelatrice della paura che l’ecologismo possa rivelarsi un pensiero ostile al sistema in grado di ripensare per davvero economia e società. Infatti, l’avversione profonda per la scienza del clima e la denuncia del degrado ecologico in generale testimoniano un profondo attaccamento allo status quo ostile a qualsiasi cambiamento concreto. Non a caso l’anti-ecologismo è cavalcato da una certa destra ribellista nella forma ma profondamente conservatrice nella sostanza.
Cerchiamo di andare alle questioni politiche in gioco, perché farlo non vuol certo dire essere complottisti ma semplicemente esseri pensanti. Non è accettabile che a distanza di tre anni ritorni la stessa violenza della pandemia, con gli argomenti tabù e i giornali che denigrano chi vuole discutere.
Con tutti i loro limiti, le “questioni politiche in gioco” le stanno trattando movimenti come Fridays For Future, Extinction Rebellion e Ultima Generazione quando parlano di ‘giustizia climatica’, proprio perché consapevoli delle derive strumentali legate alla gestione della crisi ecologica e al business della green economy. Letizia Molinari, attivista di Fridays for Future ed Ecologia Politica, su Jacobin ha parlato giustamente di “politicizzare la eco-ansia in eco-rabbia”, in quanto la catastrofe climatica è anche “una crisi strutturale del nostro modello economico, sociale, produttivo e riproduttivo, di accumulazione e ripartizione delle ricchezze e di governance globale”.
Notare come questi soggetti prima si siano informati adeguatamente sulla scienza del clima e solo dopo abbiano sviluppato un ragionamento politico adeguato. Atteggiamento opposto all’inventarsi la scienza a proprio uso e consumo e costruire dietrologie per alimentare una narrazione demagogica che faccia leva su paura, frustrazione e pregiudizio.
C’è assoluto bisogno di ripensare la politica e le sue pratiche, partendo dalla pratica del conflitto. Questa modalità di scontro mostra da una parte il senso di impotenza, a cui non dobbiamo rassegnarci, ma dall’altra è indice anche di un certo nervosismo nei media mainstream: la gente dà sempre meno credito alla narrazione unica ed è stanca di politici che non sono in grado di fare cambiamenti significativi perché le decisioni si prendono altrove. Da qui bisogna ripartire.
La sua pagina Facebook vanta più di 13.000 follower, tutti meritati visto l’impegno profuso nei giorni bui della pandemia. Alla luce della vasta considerazione di cui gode, mi scusi ma non può permettersi questa chiosa finale dove mischia sloganismo (“narrazione unica”) e suggestioni ambigue, tipica pratica da bloggerini per racimolare visualizzazioni facili. L’utente medio del Web, infatti, dalle sue parole capisce che il riscaldamento globale è un problema alimentato ad arte dai mass media sotto la pressione dei poteri forti globali allo scopo di sottrarre sovranità agli stati: il negazionismo viene così elevato a resistenza contro l’oppressione. Spero (e credo) che non intendesse tutto ciò, ma le posso assicurare che a gran parte del pubblico sarà giunto questo messaggio (l’ho constatato personalmente).
A scanso di equivoci: il timore di fondo che permea tutto il suo articolo, per quanto mal argomentato, non è certo frutto della paranoia e anzi lo condivido in toto. Il capitalismo è un sistema sociale che scarica sulle classi subalterne i maggiori oneri di qualsiasi problema, si tratti di recessioni economiche, guerre, pandemie, catastrofi naturali, ecc. e naturalmente lo farà anche con la crisi climatica; pertanto, sarebbe alquanto miope limitarsi all’aspetto prettamente scientifico ignorandone le ricadute politiche. Ma una riflessione seria non può basarsi sul cui prodest? e ricostruzioni decisamente forzate della realtà.
Sulla scorta di Naomi Klein, che entrambi apprezziamo, mi permetto di proporle tre importanti correttivi alla sua strategia dialettica:
- innanzitutto abbandonare paragoni fuorvianti con il covid, buoni per eccitare gli animi ma non per inquadrare adeguatamente il problema;
- smetterla di trattare il riscaldamento globale come una questione di mera doxa. Non possiamo buttare nel cesso cinquant’anni di climatologia (vista anche la sua notevole capacità predittiva), occorre informarsi e, una volta realmente consapevoli, è lecito esprimere eventualmente critiche motivate al lavoro degli scienziati e all’attività di organismi come l’IPCC;
- solo allora, avendo chiara la portata del problema e gli obiettivi da raggiungere, si può avanzare una proposta politica adeguata smarcandosi dalle ricette del capitalismo (il quale, per altro, può solo sforzarsi di contenere il danno e nulla più, essendo un processo intrinsecamente antiecologico).
In questo modo, sono sicuro che la Sara Gandini tanto apprezzata ai tempi della pandemia saprà nuovamente arricchire un dibattito pubblico stereotipato e rivelarsi un prezioso punto di riferimento per tante persone.
Immagine in evidenza. Sara Gandini
Ho letto soltanto i primi paragrafi, dove viene citata Sara Gandini che scrive:
“Il punto su cui ragionare però a mio parere non è tanto se la causa sia l’uomo [qui Gandini si riferisce al cambiamento climatico], così come mi interessava meno capire l’origine del virus. La questione cruciale è COME AFFRONTARE QUESTI EVENTI e per farlo bisogna discutere senza dogmi, faide e moralismi.”
Per affrontare sia la crisi climatica, sia una pandemia “senza dogmi, faide e moralismi” direi che la condizione INELUDIBILE da cui prendere le mosse È PROPRIO
TROVARE LE CAUSE in modo scientificamente corretto – e se risulta che la causa è umana ABBIAMO LA POSSIBILITÀ DI AFFRONTARLA MODIFICANDO LE CAUSE UMANE.
Nel caso del riscaldamento globale e conseguente CAMBIAMENTO CLIMATICO la scienza ha stabilito al di là
di ogni ragionevole dubbio che sono proprio le attività umane tra cui per una parte importante i nostri USI INDUSTRIALI DEI COMBUSTIBILI FOSSILI con le loro emissioni dei gas serra tra cui importante la CO2.
Quindi per AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
andrebbe creata un’economia non fondata sugli usi dei citati combustibili fossili,
SONO ALMENO UNA SESSANTINA DI ANNI CHE LE CAUSE SONO BEN NOTE ma ancora si sente dire che ci vuole tempo per farla questa TRANSIZIONE intanto continuano a voler perpetuare l’economia FOSSILE del carbone petrolio e gas. In.troppi che remano contro le possibili alternative, purtroppo a remare fortemente contro ci sono $$$$$$$$$£££££££££££€€€€€€€€€ ecc ( mettiamoci pure anche rubli/ yen e quant’altro).
Per quanto riguarda la pandemia anche qui è ovviamente fondamentale trovare le cause.
Nel dopo-guerra ogni tanto succedeva che la gente si ammalava di poliomielite e potevi finire il resto dei tuoi giorni dentro un polmone d’acciaio; poi grazie ad alcuni scienziati che TROVARONO LA CAUSA delle epidemie di poliomielite poterono procedere a trovare un vaccino. Vorrei ricordare che SALK si rifiutò di brevettare il vaccino che aveva inventato in questo modo il costo del vaccino rimase basso, in questo modo Salk ottenne di farlo arrivare ad un numero più ampio.di persone. Altri tempi. Copio incollo da un articolo dell’Avvenire su Salk e Sabin
“Per dirla con le parole del filosofo Umberto Galimberti, «da quando il denaro è diventato il generatore simbolico di tutti i valori, non sappiamo più cos’è buono, cos’è giusto, cos’è vero, cos’è santo. Capiamo solo che cosa è utile, ma non alla vita, bensì all’accumulo di denaro».”
Mi sembrebbe importante anche stabilire se il Saracov2 abbia avuto un origine umana.
Al mio precedente commento aggiungo che quando CAUSA di una crisi sono attività umane, per affrontare la crisi bisognerebbe modificare le attività umane in causa.
Rimane il problema di fondo cioè la VOLONTÀ POLITICA.
Rimando alle parole di Galimberti
“Da quando il denaro è diventato il generatore simbolico di tutti i valori
non sappiamo più cos’è buono, cos’è giusto, cos’è santo. Capiamo solo che cosa è utile – ma non alla vita – bensì all’accumulo di denaro.”
Se prevale la volontà di accumulo di quantità perfino incommensurabili di denaro (penso anche al denaro FIAT creato dal nulla, molto più denaro che vera ricchezza in giro) sarà denaro che avranno, ovviamente insieme alle crisi prodotte da quei modi di accumulare denaro.
A proposito del COVID-19 che avrebbe “colpito all’improvviso e preso alla sprovvista tutti quanti……ecc” vorrei aggiungere: a seguito di INGENTI SOMME DI DENARO SOTTRATTE AL NOSTRO SSN DA SUCCESSIVI GOVERNI.
In proposito ripropongo un mio messaggio risalente al 2020
Storia di una DECRESCITA ASSOLUTAMENTE NON FELICE: TAGLI DI 37 (TRENTASETTE) MILIARDI DI EURO AL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE
A PROPOSITO DI COVID-19 E QUELLO CHE E’ SUCCESSO IN QUESTI ULTIMI TEMPI IN ITALIA.
L’Italia si è trovata impreparata di fronte alla pandemia, non c’era disponibiltà sufficiente di mezzi di protezione ad esempio tute, mascherine ecc ecc per il personale sanitario che operava in prima linea. In questo articolo di Gimbe del 19 marzo 2020 “Fondazione Gimbe: sono 2629, l’8,3% dei contagiati, gli operatori della sanità italiana che dall’inizio dell’epidemia hanno contratto il nuovo coronavirus…..Il numero di operatori sanitari infetti è enorme……Vuol dire che procedure e dispositivi di protezione sono ancora inadeguati, è indispensabile prendersi cura di chi si prende cura.”
http://www.fpress.it/professione/fondazione-gimbe-sono-operatori-della-sanita-l83-dei-contagiati-da-coronavirus/
Quindi cosa è successo agli italiani: strutture sanitarie con insufficienti posti letto, non solo, ma anche insufficiente personale sanitario in quanto ammalati anch’essi di Covid-19, o comunque contagiati, quindi in quarantena. Non sono lavori che si possono improvvisare, richiedono competenze.
Qui c’è un articolo di Gimbe: “Report 7/2019. Il definanziamento 2010-2019 del SSN”
“Fra tagli e minori entrate il Sistema Sanitario Nazionale ha perso negli ultimi dieci anni €37 miliardi (€25 miliardi nel periodo 2010-2015/oltre €12 miliardi nel periodo 2015-2019 quando alla Sanità sono state destinate meno risorse di quelle programmate….”. Scrivono anche che l’Italia si attesta sotto la media (europea) sia per la spesa sanitaria totale, sia per quella pubblica.
https://www.gimbe.org/pagine/1229/it/report-72019-il-definanziamento-20102019-del-ssn
Qui c’è un articolo di Panorama: “Ecco i Governi che hanno tagliato (e quanto) alla Sanità”
2012-2013
Monti € 8 miliardi promessi alla sanità, mai erogati
2014 Letta € 8,4 miliardi spariti
2015-2017 Renzi € 16, 6 i miliardi negati al SSN, anche in questo caso i fondi erano previsti, ma non sono stati mai erogati.
2018 Gentiloni €3,3 i milardi di euto che non sono stati dati
2019 Conti € 0,6 miliardi di euro tagliati
per un totale già ricordato = € 37 miliardi di euro tagliati al SSN.
https://www.panorama.it/news/politica/governo-taglio-sanita-fondi-monti-renzi
“…in 10 anni sono spariti 37 miliardi di euro, denaro che avrebbe reso il nostro sistema sanitario più solido ed efficace, in grado di assorbire e gestire meglio l’epidemia e NON AVREBBE COSTRETTO I MEDICI A DECIDERE CHI INTUBARE E CHI NO in scienza e coscienza a costo di centinaia di vite umane che forse avrebbero potuto essere salvate.”
In questi giorni di lockdown leggo su S24H
di ‘fondi MES …che l’unica condizionalità per attingere ai fondi in prestito derivanti dal MES sia la destinazione per SPESE SANITARIE ..’
e in in TG ho sentito che tali fondi MES che l’Europa ci darebbe in prestito da dover prima o poi restituire pure con gli interessi ammonterebbe – non so se ho sentito bene – indovinate, a € 37 miliardi, proprio il denaro che era dovuto al SSN, che fu tagliato, ora verrebbe dato in prestito.
L’ho anche trovato scritto qui
https://www.linkiesta.it/2020/04/coronaviurs-coronabond-mes-37-miliardi-sanita-italiana/
Nadia: concordo che alla Sanità ( e all’Istruzione) andrebbero dedicati molti più soldi, ma non sono pienamente d’accordo con tutto quello che scrivi. Innanzitutto ti vorrei ricordare che l’Italia ha purtroppo un debito pubblico enorme che si porta via ogni anno almeno 70-80 miliardi di interessi. E poi non prenderei ad esempio la Pandemia da Coronavirus. L’Italia è stato il primo paese ad essere colpito e sicuramente in alcune zone della Lombardia (dove migliaia di imprenditori da decenni vanno e vengono continuamente dalla Cina) il virus circolava giù da mesi prima che la malattia venisse annunciata ufficialmente. Per dire, mio figlio (che come me è immune dal virus influenzale) si è ammalato di Coronavirus (con tutti i sintomi classici, ma per fortuna senza conseguenze) già i primi giorni di Gennaio del 2020 e cioè quando nessuno ne sapeva niente. Ricordo che dalle mie parti (confine tra Veneto e Lombardia) durante le cene di Natale e capodanno uno degli argomenti di discussione fu l’improvvisa ondata di mortalità da “polmoniti” di parenti o conoscenti anziani.
Qui in Veneto la sanità funziona( normalmente) abbastanza bene. L’unica volta che ho avuto bisogno di una piccola operazione chirurgica (per il resto non mi sono mai ammalato in vita mia) sono stato trattato benissimo. Amici medici, mi hanno confermato che nessuno poteva prevedere una simile pandemia, con necessità improvvisa di decine, centinaia di costosissime postazioni di terapia intensiva in ogni ospedale. Fino a pochi giorni prima,( e anche ora a pandemia trasformatasi in banale malattia) quelle degli ospedali della mia zona bastavano o erano addirittura in eccesso.
Concordo invece sulla necessità di tutelare la sanità pubblica contrastando l’attuale tendenza invece ad incentivare la sanità privata.
Igor e Nadia: a parte qualcuno (che definiamo banalmente come negazionista) tutti sono (siamo!) concordi nel ritenere che la causa dell’aumento dei gas serra e conseguente Cambiamento Climatico sia l’uso smodato dei combustibili fossili. Quindi trovo inutile continuare a ravanare sulle cause e se queste siano imputabili più a decisioni pubbliche (collettive) o private. Ritengo più importante parlare di soluzioni “pratiche” (e non utopiche) per ridurre drasticamente tali consumi.
Altrimenti ripetiamo l’errore di chi discute dei problemi dovuti all’improvviso aumento di cinghiali, lupi ed orsi. Fintanto che si continuerà a cercare di chi è la colpa, non si risolverà niente.
Purtroppo non è così e mi sembra evidente che la mia replica alla Gandini non sia basata sulla ricerca di ‘colpe’ ma di evitare di prendere lucciole per lanterne.
“Igor e Nadia: a parte qualcuno (che definiamo banalmente come negazionista) tutti sono (siamo!) concordi nel ritenere che la causa dell’aumento dei gas serra e conseguente Cambiamento Climatico sia l’uso smodato dei combustibili fossili. ”
Ma anche no Francesco, e con qualche ragione, anche se quasi mai questa che esprimo qui sotto: con un essere umano ogni 16 o 17 mila metri quadri di terra emersa che da tale superficie deve ricavare tutto il necessario per le sue esigenze esistenziali (che per gli esseri umani vanno ben oltre i soddisfacimenti elementari per quanto siano “a bassa impronta”), non e’ azzardato pensare che l’equilibrio ecologico sia compromesso comunque, di cui magari il clima e’ l’ultimo dei problemi ma ancora non ce ne rendiamo conto. Che poi se non lo interpreto male e’ l’avviso del nostro Jacopo, credo, con la sua preoccupazione per la biosfera in generale cosi’ come del resto ripetuta anche nell’ultimo suo intervento.
D’altra parte c’e’ chi gia’ da tempo mette in guardia riguardo all’ulteriore compromissione degli ecosistemi a causa dell’estrazione delle materie prime necessarie alla cosiddetta transizione energetica, la quale si preoccupa in effetti solo della CO2 emessa dai fossili trascurando tutto il resto (vedi gli articoli di Brussato su “astrolabio”).
Probabilmente l’accento sulla CO2 e i fossili europea ha ben altre motivazioni geopoliche che la CO2 e il clima: serve a cercare di raggiungere l’indipendenza energetica in un pianeta dove le risorse se non il semplice spazio vitale scarseggeranno sempre di piu’ per i raggiunti limiti di semplice addensamento umano descritti sopra, con i prevedibili immancabili disordini che sempre ci sono stati nelle millemila crisi di risorse che la nostra specie ha piu’ volte attraversato nella sua storia, inventandosi sempre qualcosa di tecnologicamente nuovo per superarle aumentando la sua capacita’ di estrazione, fino ad arrivare immancabilmente alla successiva crisi e sempre per gli stessi motivi.
Ma l’indipendenza energetica da sola serve a poco in un mondo ormai tanto interconnesso, serve solo ad autotagliarsi fuori dalle dinamiche geopoliche planetarie rischiando l’estromissione e l’irrilevanza, cosa che molti segnali stanno gia’ evidenziando.
Comunque se invece di considerare da eretici traditori questi discorsi si tenessero in conto nella loro oggettiva poliedricita’, forse si eviterebbero le stronzate da gretini tipo l’imperante green-washing.
Una volta su questi blog si sentivano discorsi e commenti seri, ma da un certo punto in poi e’ andato tutto in vacca, probabilmente perche’ e’ arrivata a contribuire attivamente la stessa marmaglia che era stata caricata a molla per reagire con risposte automatiche pavloviane di stampo tribale.
Ah, i bei tempo andati quando c’erano ‘loro’…
Winston: se in una discussione si affrontano-mescolano tutti insieme una lunga serie di problemi, non si arriva a niente. Qui l’argomento è l’AGW. Che il clima sia cambiato negli ultimi 50-60 anni è incontrovertibile. La maggior parte dei climatologi attribuiscono tale cambiamento al brusco aumento della CO2 e in mancanza di prove contrarie valide (almeno, che io sappia) hanno ragione. Dati questi punti fermi sulla causa , ritengo ovvio che si debba contrastare nel migliore ( e più veloce) dei modi tale continuo aumento. La dott. ssa Gandini dice delle ovvietà che condivido: è sbagliato drammatizzare ulteriormente dando credito a reazioni isteriche del tipo Ultima Generazione che non fanno altro che dare spazio e credito a scettici ed ignavi. Sono abbastanza vecchio per aver vissuto in prima persona le vicende del terrorismo nero e rosso. All’epoca molti di noi si chiedevano se questi estremisti non fossero pagati-organizzati da chi come Tancredi Falconeri non voleva cambiare niente. E non a caso la DC & Co continuarono imperterriti per almeno altri 15 anni.
E non si devono sottovalutare nemmeno quei furboni che traggono benefici notevoli sfruttando a fini commerciali l’eco-ansia generalizzata e la colpevolizzazione-responsabilizzazione dei comportamenti individuali.
“ritengo ovvio che si debba contrastare nel migliore ( e più veloce) dei modi tale continuo aumento”
L’anno scorso e’ stato festeggiato il trentennale del protocollo di Kyoto, e il risultato e’ zero, anzi l’aumento accelera.
Winston: dici un’ovvietà. Fintanto che si cincischia a parlare solo di energie rinnovabili come l’eolico ed il fotovoltaico oppure a proporre metodi “alternativi” come il Biologico che richiede molta più energia e più risorse, tra cui più terreno, è difficile ottenere risultati. Oppure, come hanno fatto i movimenti-partiti più vicini ai decrescitari, utilizzare decine, centinaia di miliardi di soldi pubblici per iniziative assurde come il Superbonus, che è servito a riconvertire solo il 3% degli edifici e per giunta quelli più recenti (costruiti 10-20-30 anni fa al massimo) e appartenenti alle persone più furbe ed ammanicate.
E questo a casa nostra: intendo Italia ed UE, che rappresentano un’infima minoranza di popolazione ed emissione di CO2. E’ anche per questo che trovo controproducente addossare sensi di colpa, responsabilità e possibili soluzioni soprattutto ai comportamenti personali. O si interviene con decisioni ed iniziative drastiche a livello generale (anche solo UE per dare almeno l’esempio) e cioè decise dalla politica, o non si risolve niente. E’ di questi giorni la constatazione fatta dalla Norvegia, in cui quasi tutte le automobili private circolanti sono oramai elettriche, ma ha visto scendere di pochissimo il consumo di combustibili fossili.
“O si interviene con decisioni ed iniziative drastiche a livello generale (anche solo UE per dare almeno l’esempio) e cioè decise dalla politica, o non si risolve niente. E’ di questi giorni la constatazione fatta dalla Norvegia, in cui quasi tutte le automobili private circolanti sono oramai elettriche, ma ha visto scendere di pochissimo il consumo di combustibili fossili.”
Infatti, ma cio’ che elenchi semmai dimostra proprio che le decisioni drastiche non solo non servono a nulla, ma peggiorano la situazione.
Le decisioni drastiche concretamente prese seguendo gli esperti, intendo, o meglio “il 99 per cento degli esperti”, come si suol dire.
Dovresti averlo capito bene che le decisioni drastiche che puoi intendere tu sono assolutamente invise al mondo ambientalista, e condivise semmai da quello “negazionista”, che pero’ dell’ambientalismo se ne frega.
Questa e’ la realta’.
Li leggi gli articoli e quasi tutti i vari commenti no? Cosa puoi aspettarti da chi esprime opinioni cosi’, che cambi idee? E’ impossibile, se le cambia e’ per inchiodarsi sempre di piu’, e’ il piu’ classico caso di “echo chamber”, o “bias cognitivo”, come lo vuoi chiamare.
A cambiare qualcosa sara’ solo la forza maggiore (cioe’ ad esempio la tanto strombazzata fine del petrolio che pero’ non arriva mai ed e’ servita essa stessa solo da pretesto per “rottamazioni” varie, cioe’ ulteriore anticipo e concentrazione di consumi futuri), ogni decisione politica e’ destinata, nei tempi lunghi, ad essere rivoltata 100 volte, non serve a nulla se non ad aumentare l’agitazione generale e i danni, perlomeno relativamente a questo problema, l’ecologia, che appunto si svolge in tempi lunghi, un ritardo o un anticipo di un secolo non cambia nulla, ma un secolo sono tre, quattro, cinque generazioni di politici in fiera e aprioristica opposizione una con l’altra!
Secondo me qualunque cosa facciamo attivamente, e’ peggio, servirebbe a qualcosa solo calmare l’isteria generale, che invece e’ esattamente il contrario di cio’ che si cerca in tutti i modi di provocare a tutti i livelli dell’informazione e della comunicazione. C’e’ in giro troppa gente che trabocca di arroganza e di battagliosita’ tribale, ed e’ quella gente che prima o poi a forza di sgomitare finisce nei luoghi di comando a prendere “decisioni drastiche”. Poi non stupiamoci se le cose vanno al contrario di quel che si sperava, era prevedibilissimo. Chi scuote l’albero non raccoglie i frutti, e’ sempre stato cosi’, i frutti li raccolgono i paraculi e i furbi opportunisti.
Dio mio da che pulpito (bias e tutto il resto…)… comunque più passi il tempo qua a commentare e più assomigli sempre di più allo stereotipo dell’ecologista frustrato che, siccome è riuscito a combinare poco o nulla, pensa che nessuno ci possa riuscire e semina solo livore verso chi ci prova. Per carità, neppure io combino nulla, ma non mi atteggio a Zaratustra e soprattutto quando do addosso a qualcuno ci metto la faccia, non mi nascondo dietro a un nick alla maniera dei bambini che si divertono a insultare in Rete.
Winston: per soluzioni drastiche intendo certe scelte controcorrente rispetto all’andazzo dominante che privilegia i piccoli cambiamenti individuali. Il Sistema ha capito che i singoli individui sono facili da convincere ed indirizzare verso certi consumi piuttosto che altri (vedi il Bio, le auto elettriche, ecc) e ne approfitta bassamente. Le soluzioni drastiche sono semplicemente quelle metodologie-tecnologie che hanno già ampiamente dimostrato nei fatti di ridurre l’ulteriore produzione di CO2. Per esempio l’adozione del nucleare di ultima generazione non solo nel Primo Mondo (che tutto sommato oramai produce comparativamente sempre meno CO2, ma anche in quei paesi emergenti che per migliorare in fretta le proprie condizioni di vita, utilizzano sempre più combustibili fossili per produrre energia o semplicemente per muovere merci e persone. Il trasporto elettrificato puo’ andare bene solo se l’energia elettrica la produci in abbondanza e continuità senza combustibili fossili, altrimenti sposti solo la fonte di inquinamento. Igor come al solito eccepirà, basandosi sui dati di prototipi, che i tempi di realizzazione sarebbero biblici. Ovvio, che se non si comincia mai, non si può realizzare mai niente!
Poi toglierei tutti quei sussidi che stanno drogando l’agricoltura. Oltre al Bio che scomparirebbe dopo pochi mesi, scomparirebbero tutti quegli approfittatori che sfruttano l’agricoltura per lucrare appunto su questi sussidi oppure per riciclare denaro sporco. Venendo meno queste zavorre, rimarrebbe a galla solo chi sa produrre bene ed onestamente: ça va sans dire che tra le drastiche misure prevedo finalmente l’adozione di tutte le tecnologie per il miglioramento genetico (e che hanno dimostrato di far diminuire drasticamente l’utilizzo di risorse ed in particolare di energia) attualmente ed assurdamente boicottate. Con le centinaia di miliardi risparmiati in sussidi si potrebbero migliorare le produzioni agricole (nonché la conservazione e trasformazione dei prodotti) nei PVS, riducendone drasticamente l’emigrazione.
Ne avrei molte altre, ma mi sembra che queste bastino.
“Igor come al solito eccepirà, basandosi sui dati di prototipi, che i tempi di realizzazione sarebbero biblici.”
Infatti, e basterebbe questo per dedurre che, con tutti i loro grafici e la loro prosopopea, non hanno idea di come funzioni un sistema di produzione industriale in serie: che il grosso del costo e’ per la sperimentazione e lo sviluppo. In Francia i loro 60 reattori a suo tempo li hanno costruiti in serie e quindi relativamente in poco tempo. Persino nella Svezia di greta ne hanno 10, e infatti ad un certo punto i suoi burattinai gli hanno suggerito di correggere il tiro (l’optimum all’epoca si riteneva essere un reattore ogni milione di abitanti).
Peraltro, coi soli soldi dei “conti energia” dell’epoca prodi-pecoraroscanio (200 miliardi di euro per una frazione irrisoria di pochi percento della produzione elettrica, dannosa in quanto intermittente) e dei recenti bonus edilizi (100 miliardi di euro) avremmo potuto nuclearizzare in una ventina d’anni l’intero parco di generazione elettrica e avere tutta l’energia a costo marginale quasi zero per il prossimo secolo. E diventare addirittura esportatori col surplus. Peccato che la gente non lo sappia, o non gliene importi, perche’ non capisce che l’impoverimento generale di cui si lamenta dipende molto anche da questo.
A parte che in questi blog l’impoverimento generale e’ auspicato (l’acme si tocca nei commenti demenziali del blog di bardi).
Ho appena riletto “il mondo nuovo” di huxley, descrive il rincoglionimento adoscelescenzial-edonistico con cui e’ tenuta buona la massa, e’ impressionante come diventi piu’ attuale piu’ il tempo passa. In molti conoscenti abbiamo indipendentemente osservato negli anni passati che si ha un allungamento della fase adolescenziale della vita (quindi la piu’ stupida) fino ad eta’ sempre piu’ tarda, a causa anche dell’eccesso di scolarizzazione avulso dal mondo reale del lavoro: uno che viene trattato come un bambino da guidare pavlovianamente con castighi/ricompense artificiali fino ai 25-30 anni da gente peraltro che e’ come lui, non raggiungera’ mai la maturita’. In un libro di Meneghello che non riesco piu’ a capire dove l’ho messo, diceva che si riesce a capire i propri genitori solo quando si diventa genitori a propria volta. Sempre che non succeda quando si e’ gia’ troppo vecchi e irrigiditi nella propria forma mentis, aggiungerei io.
Persino il no global casarini, quando e’ diventato padre, ha rilasciato un’intervista al corriere che neanche un leghista…
Questa e’ una chicca, c’e’ ancora, salvatevela che merita, prima che sparisca…
https://corrieredelveneto.corriere.it/rovigo/notizie/politica/2009/17-novembre-2009/casarini-ora-fa-l-imprenditore-in-piazza-le-partite-iva-1602020679991.shtml
https://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2010/13-marzo-2010/casarini-l-onda-partite-iva-noi-nuovi-lavoratori-invisibili-1602649180998.shtml
Ne hanno sei operativi, mica 10… almeno cerca su google prima
Non e’ una differenza significativa, l’ordine di grandezza resta lo stesso.
O ricordavo male io o ne avranno chiusi un po’ nel frattempo per obsolescenza, come del resto si e’ fatto in molti paesi dell’occidente vista la fobia per il nucleare che si e’ diffusa negli anni, a seguito dei due incidenti prima di chernobyl e poi di fukushima.
Sicuramente il nucleare presenta dei rischi, e siamo in un’epoca molle e di tardo impero in cui il massimo del rischio accettato e’ il rischio zero.
Approfitto dell’occasione per portare alla vostra attenzione questo articolo molto interessante e significativo:
http://astrolabio.amicidellaterra.it/node/3044
(rosa filippini – perche’ ho cambiato idea sul nucleare)
Hai presente quel meme di quel tipo che si vanta di quanto sia ecologia la sua auto elettrica e sullo sfondo c’è la centrale a carbone che ne produce l’energia? Tu fai la stessa identica cosa cosa con agroindustria e nucleare.
Alle spalle del campo agroindustriale che ti sembra tanto piccolo e compatto ci sono:
– un giacimento di metano
– una miniera di potassio
– una miniera di fosfati
– le fabbriche chimiche per il ciclo Haber-Bosch, la sintesi di fertilizzanti e pesticidi
L’agroindustria sembra tanto produttiva solo se ti limiti a uno sguardo superficiale, in realtà hai semplicemente trasferito l’energia da uomini e animali alle macchine. Il rapporto input-output di un sistema non agroindustriale è migliore di uno industriale.
Stessa cosa con la centrale nucleare, oltre allo spazio della centrale ci sono quelli della miniera di uranio (dove enormi quantità di roccia devono essere processate per estrarre pochi grammi di uranio naturale), una centrale per l’arricchimento, un deposito temporaneo per il raffreddamento delle scorie e poi uno finale. A proposito di questi ultimi, sembra che, finalmente, siano riusciti a costruirne uno definitivo in Finlandia: costato quasi un miliardo di euro, è un roba enorme profonda fino a 600 metri per contenere un quantità di per sé molto bassa di rifiuti. Altro che spazio risparmiato!!! Lontano dagli occhi lontano dal cuore, piuttosto.
Ho dato uno sguardo all’articolo (devo andare al lavoro) e vedo la solita tiritera, che il mancato avvento dell’era nucleare sarebbe dovuto alle fobie ambientaliste bla bla bla… senza mai ragionare sui costi economici del nucleare, la vera ragione per cui ha avuto le ali tarpate. Le ragioni per cui in Germania, dove non c’è un monopolista energetico pubblico dell’energia e una filiera militare che si accolla parte dei costi come in Francia, hanno deciso di farla finita con l’atomo (non per i complessi psicologici che diceva Burlini. Anche la famosa storia dei ‘prototipi’ è una cretinata, perché la cosiddetta terza generazione nucleare esiste oramai da più di vent’anni e alla fine non sono altro che normali reattori PWR a fissione di taglia un po’ più grossa di quelli della seconda generazione). Una Francia dove Areva è fallita ed EDF è crisi nera, mentre se il nucleare fosse questa bazza dovrebbero prosperare sopra tutto e tutti.
Per questo il nucleare è stato progressivamente abbandonato in Occidente ed è sostenuto con forza di fatto solo dalla Cina, che può permettersi spese folli comprando a tutto spiano reattori dall’estero.
E sempre considerando il nucleare come una specie di magia, l’articolo non si pone il problema di pensare alle conseguenze dello sviluppo esponenziale di quella che è sempre stata una energia di nicchia. Cosa vorrebbe dire aumentare la produzione nucleare a livello di tutte le esternalità che produce e delle esigenze in termini di richiesta di uranio? Ve lo siete chiesti? Quando sentite parlare di roba come ‘estrazione di uranio dall’acqua di mare’ vi siete mai chiesti concretamente che cosa significherebbe?
https://energiaoltre.it/perche-luso-del-carbone-sta-aumentando-a-ritmi-vertiginosi/
L’uso del carbone sta aumentando a ritmi vertiginosi.
Alla fine ci proveranno con la Geoingegneria.
nel tuo link dicono:
“Lo scorso anno il consumo di carbone nell’Unione europea ha invertito la direzione ed è cresciuto del 2%, come conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina e della sostituzione del gas russo con il carbone da parte dei Paesi dell’Unione europea.”
Ma una delle cause che non e’ assolutamente citata nel tuo link e’ la chiusura delle centrali nucleari da parte di quei dementi dei verdi tedeschi, nonstante gli enormi investimenti nelle rinnovabili.
La cina ha in fase di avvio la costruzione di una cinquantina di centrali.
A volte mi viene da pensare che i tedeschi ce l’abbiano tanto col nucleare per lo smacco che hanno subito dagli americani nel 1945, che li hanno lasciati indietro. Non e’ impossibile. Del resto ce l’hanno a morte con gli OGM anche perche’ pure li’ sono indietro, oltre ad avere la maggiore industria mondiale di antiparassitari.
Mi sa che il carbone a conti fatti costa molto meno del nucleare.
Poi ci saranno anche ragioni politiche. Non lo so.
Gli OGM è roba che non si mangia.
La dai magari ai maiali. Poi arriva la peste suina, fa una strage, e tu hai solo fatto un casino fotonico per niente.
Certo che il carbone costa meno, e se ce l’hai in casa in quantita’ enormi tipo l’india e la cina non costa nulla. Ma noi non ne abbiamo e siamo un paese industriale sovrappopolato da secoli che vive di trasformazione di materie prime e lavorati scambiati con l’estero. Se non erro l’india e’ riuscita da pochissimo a far avere la corrente elettrica a tutti ad un costo per loro accettabile proprio grazie al carbone. Niente energia elettrica non vuol dire solo niente smartphone, vuol dire anche niente frigorifero e niente lavatrice… una vita di merda specialmente per le donne.
Avrai gia’ visto questo immagino, il commovente video di rosling sull’arrivo della prima lavatrice a casa sua, ve l’ho gia linkato un sacco di volte:
https://www.gapminder.org/videos/hans-rosling-and-the-magic-washing-machine/
“Gli OGM è roba che non si mangia.
La dai magari ai maiali.”
La soia dei mangimi che usiamo che io sappia e’ quasi tutta ogm, e’ ogm per avere meno bisogno di lavorazione del terreno, e percio’ serve anche a fare il latte e i formaggi e le uova a costo inferiore e cosi’ permettere una alimentazione decente anche ai poveri, e non solo a mangiare maiale ogni tanto che anche a loro piace poterselo permettere, quante volte te lo si deve dire?
Non vedi che nella nostra posizione di occidentali rincoglioniti, viziati e ben sazi facciamo schifo visti da altri punti di vista meno privilegiati: e infatti ci odiano, americani in primis da cui e’ partita questa moda che copiamo senza alcuna originalita’.
https://www.ideegreen.it/lavatrice-a-pedali-19476.html
Lavatrice a pedali.
Tu che sei un ciclista.
Il frigorifero serve principalmente per conservare carni e latticini.
Inutile.
Semplificare, Winson.
Perché infatti non sono stati i verdi ma un governo CDU-Liberali, te lo avevo già fatto notare… ma vai avanti così che quelli irrigiditi mentalmente sono gli altri.
Senti Igor e io ti ho gia’ fatto notare che quello e’ stato il modo in cui la CDU ha fregato voti ai verdi e rivinto le elezioni. Te le ricordi le privatizzazioni fatte dalla nostra sinistra negli anni ’90? Funziona cosi’ la politica in democrazia, che se vuoi vincere le elezioni devi fare cio’ che vogliono gli elettori cosi’ come sono, e non ce’ dubbio che oggi la maggior parte della gente vuole no nucleare, no ogm, si’ ambientalismo, eccetera eccetera eccetera. In germania poi hanno l’abitudine non sempre positiva di non cambiare piu’ idea una volta che hanno deciso una cosa.
Come no, le lobby ecologiste più potenti delle Spectre di James Bond che bloccano un business multimiliardario come il nucleare ma non riescono a fermare cose come le reti a strascico… sarà stata anche la ‘ggente’ a far fallire Areva e a provocare lo sconquasso economico di EDF, che secondo la tua visione idilliaca dell’energia atomica ‘gratis’ dovrebbero essere le aziende più floride al mondo. C’è chi spiega tutto con il complotto dei poteri forti e tu invece lo fai con il complotto dei poteri deboli… a ridatece i grafici e la ‘prosopopea’!!!
Winston: lascia perdere Fuzzy che è talmente ignorante da non accorgersi che da anni, volente o meno, sta mangiando OGM a colazione, pranzo, cena e anche a merenda. E in più sicuramente sta indossando da anni vestiti fatti con cotone OGM, visto che le percentuali di cotone OGM coltivato nel mondo oramai superano l’80%.
Da quel poco che ho capito il motivo per cui i tedeschi hanno chiuso delle centrali nucleari vecchie, ma che potevano essere riammodernate e funzionare per altri venti anni è legato ad una vecchia decisione della Merkel di accontentare e tenere buoni i Grunen, maggioritari in alcuni Land. Solo che ha fatto male i conti ed i tempi. Le decisioni sono state prese quando il gas russo te lo tiravano dietro quasi per niente. In certi casi ti pagavano se lo usavi. Nel frattempo la Merkel è stata rimpiazzata e quando è scoppiata la guerra il prezzo del gas è schizzato o addirittura hanno chiuso i rubinetti o li hanno fatti esplodere. Trovandosi con centrali nucleari oramai chiuse e senza gas, hanno deciso di riaprire le miniere di lignite (che non è nemmeno carbone, ma molto più inquinante). Di queste purtroppo ne hanno a iosa ed in superficie. Non solo i Grunen ( che predicano da ogni possibile pulpito l’incentivazione del metodo Bio e la condanna del consumo di carne), ma anche tutta la Germania (il paese che pretendeva di essere all’avanguardia su tutto) hanno fatto una figuraccia che pagheranno cara in termine di immagine.
Un altro importante motivo è che di carbone al mondo ce n’è tantissimo. Più di 40 anni fa sono andato in Mozambico ( servizio Civile) con altri cinque geologi, che già all’epoca mi raccontavano delle incredibili ricchezze geologiche di quel paese, tra cui appunto enormi giacimenti di carbone fino ad ora del tutto trascurati, anche perché nel frattempo vi hanno scoperto il più grande giacimento di gas degli ultimi 50 anni.
Se si vuole ridurre l’emissione di CO2 e garantire un minimo di continuità nella fornitura di elettricità ci sono, almeno per ora, solo due strade: o le centrali a gas (che inquina meno, ma sempre fossile è) o la fissione nucleare, in attesa della fusione. Prima si comincia, meglio è.
https://blog.terranuova.it/News/Alimentazione-naturale/Gli-ogm-nel-piatto-degli-Italiani-dal-mais-alla-soia
In teoria ci dovrebbero essere dei controlli e una soglia di tolleranza per gli ogm che come qualsiasi altra schifezza possono finire nel piatto.
Il cotone amen. È andato.
Piuttosto ho dei dubbi su quello che combinano i produttori di sementi orticole. So che più le varietà vengono manipolate e meno si prestano ad essere inserite in un contesto naturale.
In altre parole faticano a micorrizzare.
E questo è uno dei tanti motivi per cui probabilmente tra qualche decennio saremo quasi tutti, se non tutti, morti. Io sicuramente, per ragioni anagrafiche Spero almeno che questi sinistri “dottor Stranamore” vadano tutti all’inferno
Ah, tutti siamo ignoranti rispetto alla complessità della natura
Poi c’è anche qualche marmittone che crede di sapere
Fuzzy cerca di essere piu’ gentile che neanche le tue opinioni ne’ quelle che riporti sono la bibbia, in fin dei conti sei solo un modesto per quanto appassionato hobbista della terra. E tieni conto del motto universalistico kantiano: sei sicuro che se tutti facessimo come te il mondo, quello reale e concreto coi suoi 8-9 miliardi di abitanti in gran parte nelle citta’ da sfamare, sarebbe migliore? Io non credo proprio, credo che nel giro di qualche mese scoppierebbe la terza guerra mondiale stavolta nucleare. Prova a pensare se dovessi vivere SOLO con i tuoi prodotti, chiudendoti nel tuo orto autarchico, magari allargato a mezzo ettaro, sei sicuro che funzionerebbe? Io ho dei dubbi, e comunque sono sicuro che non funzionerebbe per la gran parte degli altri 8-9 miliardi di abitanti della terra, per i quali il mezzo ettaro coltivabile se c’e’, c’e’ solo convertendo ad esso tutto il resto della terra fertile, per ragioni di superficie geometrica.
Invece, per cercare di elevare un minimo la discussione, ho appena riletto dopo tanti anni “il mondo nuovo” di Huxley che tutti sicuramente conoscete e probabilmente avrete letto anche voi, in un piu’ o meno lontano passato, trattandosi di una tipica lettura giovanile del genere “fantascienza”. Sto anche rileggendo il piccolo saggio successivo di commento, “ritorno al mondo nuovo”.
Rispetto a quando lo lessi all’epoca, mi impressiona di piu’ perche’ quello che allora era descritto come distopia adesso e’ realta’ di tutti i giorni, e non e’ questo il peggio: il peggio e’ che e’ cio’ che il piu’ della gente di oggi desidera: un mondo stabile, edonistico, superorganizzato, perfetto, pacifico, deresponsabilizzato.
Sarei curioso di un vostro parere.
E’ molto piu’ attuale del 1984 di Orwell, perche’ descrive una societa’ dove l’ordine e’ ottenuto non tanto con la costrizione, ma con l’uso della scienza sociale e della ingegneria sociale, con le quali si giunge alla societa’ perfetta del formicaio, agli insetti sociali insomma, facendo in modo con il condizionamento metodico che il desiderio di ogni componente della societa’ coincida col vantaggio del formicaio.
Se non erro, deve averlo letto recentemente la Gaia, mi pare ne parlasse, abbastanza inorridita, nel suo blog. Ma e’ il mondo, anzi il pianeta, verso cui spingiamo tutti inconsapevolmente alla ricerca della perfezione ideale.
Fra i motivi che spingono verso questa direzione elenca la sovrappopolazione, il progresso tecnico che invariabilmente conduce, sia la societa’ organizzata in modo capitalistico, comunista o in qualsiasi altro modo, verso l’accentramento del potere e l’irrilevanza della persona, costringendo/rendendo possibile la formazione di comunita’ sempre piu’ numerose e dove necessariamente l’individuo conta sempre meno. L’analisi e’ molto attuale e piu’ interessante adesso di quando venne scritta.
Il marmittone era riferito a una certa categoria di persone che credono di saperne di più della Natura
Minkia, lezioni di educazione da te… deve essere messo male il povero Fuzzy!
Perché invece con l’agroindustria o con il nucleare generalizzato in stile francese come piace a te non esisterebbe alcun problema con la disponibilità di risorse con relative tensioni militari e vattuttobene madamalamarchesa? (pensa anche se tutti quanti andassimo a trollare sui blog altrui approfittando dell’anonimato per dare sfogo ai nostri peggiori istinti)
“Perché invece con l’agroindustria o con il nucleare generalizzato in stile francese come piace a te”
Non mi piace per niente ma putroppo e’ una conseguenza della sovrappopolazione: non si puo’ piu’ tornare indietro, non c’e’ piu’ lo spazio fisico per l’estensivita’, si puo’ solo andare avanti “a vista”, correggendo la rotta per il meno peggio come si puo’.
SI fa presto a parlare di decrescita in teoria, ma quando accade in pratica anche solo in minima misura e su beni che magari sono piu’ di fastidio che altro, la gente si incazza come una biscia e comincia a cercare il capro espiatorio di turno da mettere in croce.
Il prossimo potrebbero essere gli ambientalisti.
Siamo fatti cosi’.
Si fa moooooooolto più presto a parlare di crescita continua ragionando come se l’agroindustria o il nucleare fossero una specie di magia, altrimenti vedresti quanto sono ‘estese’ al di là del semplice spazio fisico di un campo coltivato in maniera agroindustriale o da una centrale atomica.
Ok, il tuo solito aforisma alla Zaratustra: e allora? Anche io mi inkazzo perché sto invecchiando e mi accorgo che il mio corpo perde colpi nonostante gli sforzi, e allora? Secondo il tuo punto di vista, la soluzione sarebbe riempirmi di steroidi o qualcosa del genere. E poi sei il primo che viene a dire che le preoccupazioni sono tutte stronzate e che gli ecologisti tarpano le ali a chissà quale possibilità, quindi ti stai comportando da bue da che dà del cornuto all’asino.
A me sembra che gli unici nostalgici siano quelli che vagheggiano i bei tempi del boom economico e pensano debbano continuare per forza. Il classico ragionamento “ci vuole la crescita e quindi ci deve essere” e al diavolo se la crescita infinita è impossibile,
“A me sembra che gli unici nostalgici siano quelli che vagheggiano i bei tempi del boom economico e pensano debbano continuare per forza. Il classico ragionamento “ci vuole la crescita e quindi ci deve essere” e al diavolo se la crescita infinita è impossibile,”
Guarda che la crescita nel momento in cui diventa impossibile rallenta da sola per forza, e ci si adatta a quello che c’e’, non e’ che servi tu a fare da vigile del traffico.
Piuttosto, la preoccupazione di Jacopo e altri compreso me che pero’ sono molto pessimista per motivi che ho gia’ espresso chiaramente fra cui l’aleatorieta’ della politica nei tempi lunghi dei secoli e millenni, e’ che potrebbe essere compromesso l’intero equlibrio del pianeta ammesso che ne esista uno intrinseco e che non sia comunque, come in effetti e’, una proiezione delle nostre idee di ordine.
Ci si adatta alle scorie radioattive (e non sono poche) lasciate in giro per sempre o a
un’agricoltura che senza combustibili fossili non produce niente?
Tanto vale dire che sarebbe la fine.
(Il petrolio è avviato a costare
100 dollari al barile. Lo sai cosa vuol dire, vero?
https://www.remocontro.it/2023/09/17/petrolio-verso-i-100-dollari-al-barile-altra-mazzata-sulleconomia-europea/)
E tu vorresti condannare chi sostiene la necessità di riconvertire l’agricoltura?
Per quello che si può fare, chiaro, date le resistenze corporative. O il settore energetico? (Basterebbe un decimo di energia, se usata razionalmente)
Concretamente, ti scagli contro l’agricoltura biologica o il risparmio energetico, Poi cosa che non ho mai capito, dici di praticare uno stile di vita da eremita del deserto. Ma ti rendi conto che non ha senso?
“Per quello che si può fare, chiaro, date le resistenze corporative.”
E limiti tecnici invece non ne esistono? Quelli che ci lavorano professionalmente cercano di spiegartelo in tutti i modi, ma tu zero disponibilita’ ad ascoltare e capire, sempre a ribattere il tuo chiodo fisso, che neanche il letame ti va bene. Non vedi cosa e’ successo con una minima mancanza di raccolto mondiale a causa della guerra ucraina? Un altro inizio di migrazione epocale, come quella seguita alle primavere arabe, che dipendevano dall’aumento del prezzo mondiale dei cereali di base. Il petrolio va a 100 e piu’ dollari anche perche’ le compagnie negli anni scorsi hanno disinvestito dal settore per dedicarsi alla greppia di Stato quella si’ superincentivata delle rinnovabili che e’ molto piu’ redditizia e esente dal rischio di mercato. Lo stesso per il nucleare, se c’e’ una percezione popolare negativa il settore viene abbandonato, cosa vuoi che si mettano ancora a progettare e iniziare a costruire centrali che poi vengono smantellate ancora prima che entrino in funzione? Vaben Keynes, ma non sono mica del tutto scemi.
“O il settore energetico? (Basterebbe un decimo di energia, se usata razionalmente)”
Fuzzy il mondo e’ in pace finche’ c’e’ benessere e soprattutto _abbondanza_. I nostri antenati che erano contenti anche vivendo con poco lo erano perche’ prima stavano ancora peggio. Altrimenti non erano contenti. La storia dell’umanita’ e’ una storia di crescita e miglioramenti da almeno 10.000 anni, e di crisi periodiche di insostenibilita’ per la tecnologia corrente, superate con nuovi stratagemmi tecnologici e miglioramenti, fino ad arrivare all’atomo, sia col nucleare che con il fotovoltaico (l’effetto tunnel fotoelettrico e’ una delle prime intuizioni della quantomeccanica, E=mcquadro ed effetto fotovoltaico nascono insieme, giusto un secolo fa).
Ascolta BENE: a dare il “morale” agli esseri umani non e’ la situazione presente, e’ se le cose vanno in meglio o in peggio: se non vanno in meglio, se c’e’ anche solo la “crescita zero”, la gente e’ scontenta, anche se e’ gia’ ricca, vedi la situazione in occidente, perche’ e’ gia’ abituata a quello che ha e lo da’ per scontato. E quando e’ scontenta parte subito alla ricerca di capri espiatori da mettere in croce.
E’ psicologia spicciola, che puoi verificare dappertutto attorno a te.
Ed e’ per questo che la “crescita” e’ ambita: il capitalismo o la finanza o chissacche’ non c’entrano nulla, se non per il fatto che sono delle tecniche contabili che aiutano ad ottenerla.
“Concretamente, ti scagli contro l’agricoltura biologica o il risparmio energetico,”
Sul risparmio energetico non so dove te lo sogni, eventualmente mi scaglio sul modo obbligatorio per legge con cui ottenerlo, io risparmio come voglio, eventualmente tenendomi 10 gradi in casa (d’inverno s’intende ;)), che e’ quello che faccio, non voglio essere obbligato a rifarmi la casa, sarebbe uno spreco inutile oltre che una sopraffazione violenta. E sull’agricoltura biologica, mi scaglio contro quelli che vogliono imporla agli altri o finanziarla coi soldi degli altri, quando e’ ben chiaro che con essa diminuisci le rese, e’ uno sfizio da ricchi decadenti, le rese semmai sarebbe necessario aumentarle per tentare di invadere meno ulteriore territorio e cosi’ rallentare la sesta estinzione in atto, che da cio’ dipende, oltre che dall’invasione di nuove specie naturali che portiamo in giro dappertutto.
Tu a casa tua puoi fare quello che vuoi, dimmi chi si e’ mai sognato di impedirti di fare agricoltura biologica o quello altro che vuoi e come vuoi. Questo sarebbe tipico semmai dei regimi governati da gente che solo essa sa come deve funzionare il mondo, la quale gente TUTTA ha sempre detto che lo faceva per salvare il pianeta in un modo nell’altro, dov’e’ la novita’, dai… Non attribuire agli altri una mentalita’ che semmai e’ tua.
“Poi cosa che non ho mai capito, dici di praticare uno stile di vita da eremita del deserto. Ma ti rendi conto che non ha senso?”
Fuzzy, ti vuoi rendere conto che siamo noi quelli strani, e che siamo l’opposto di un influencer (cioe’ la gente normale tende a fare il contrario di quello che facciamo noi, perche’ siamo dei balordi perdenti – lo siamo persino all’interno del mondo ecologista, dove veniamo trattati da troll e a pesci in faccia). Io nel mio piccolo faccio quello che ritengo giusto, ma non ho l’arroganza di pretendere che tutti facciano e pensino come me, magari con la costrizione fisica come invece e’ normale per tutta questa gente che frequentiamo perche’ altrimenti “crolla il pianeta”. A me la gente cosi’ sta proprio sui cazzo, li considero caratterialmente dei fascisti sotto false spoglie, e lo sono. Pero’ se a casa loro vogliono fare agricoltura biologica, pannelli fotovoltaici, allevare pecore all’antica, vita da eremiti come me, o quel cavolo che e’, che facciano quello che vogliono. Te l’ho cercato di dire in tutti i modi: se e’ insostenibile il modo in cui viviamo adesso, con 8 miliardi di uomini e’ insostenibile almeno altrettanto quello che tanti dei genietti che sanno tutto qui dentro auspicano, e non e’ bastato il travolgente greeen-washing che stiamo vivendo per farglielo capire. Loro non c’entrano nulla, sono i puri. Ma come diceva Saragat, occhio perche’ c’e’ sempre un piu’ puro che ti epura. Nel complesso, siamo considerati una setta di deficienti, te ne rendi conto? Sono deficienti tutti gli altri? Puo’ darsi, ma loro sono tanti e io e te siamo due. In ogni caso, a mio parere, per non essere considerati deficienti bisogna anche essere disposti a non considerare gli altri deficienti, e non mi sembra il caso qui presente. Ognuno, a suo modo, faccia cio’ che ritiene giusto, ma non cerchi di imporlo agli altri, che anche gli altri devono poterlo fare a loro modo.
Tutto qua.
Fuzzy: ogni anno ad inizio primavera vado con mia madre (92 anni e lucidissima) in un grande vivaio ad acquistare sementi e piantine da orto. Ogni volta la vedo meravigliarsi per la straordinaria varietà colturale a disposizione. Ed ogni volta le sento dire: avessimo avuto ai miei tempi queste varietà così belle, produttive e resistenti alle malattie!! E mi spiega che quando era ragazza e fino a 30-40 anni fa per ottenere un raccolto decente da certe specie, bisognava trattare con prodotti terribili e tenere lontano le galline dall’orto subito dopo i trattamenti perché altrimenti sarebbero morte tutte. Solo un ignorante come te può dunque pensare e scrivere certe sciocchezze.
Nonostante l’invasione di cimici (da settimane non tratto) sto tuttora raccogliendo secchiate di pomodoro, zucchine e melanzane. Verze, cavoli, cavolfiori e radicchi di 4 diverse varietà stanno crescendo che è una meraviglia. Fra poco avrò il secondo raccolto di ” tegoline”(fagiolini). Ho già messo via un centinaio di bellissime zucche di 4-5 diverse varietà e ho prodotto circa 4 qli di patate (5 varietà) in poco più di 100 mq che turno ogni anno. Se mia madre, i suoi fratelli e le sue sorelle ed amiche (tutti/e contadini/e di 85 e più anni) dicono che tutto questo un tempo non era possibile, dovrei credere più a te o a loro? Anche io che ne ho quasi 70 anni ho visto la differenza e sempre in meglio!
Lo scrive Paola Bonfante professoressa emerita di biologia vegetale all’Università di Torino, nel suo libro che anche a te consiglio Una pianta non è un’isola ed il Mulino.
Io ricordo benissimo l’orto di una mia nonna che neanche sapeva cosa fosse il veleno. Era un normale orto, su un terreno esattamente come il mio, cioè pessimo. L’aiutavo a sgranare i piselli. Il fatto di dover essere in due a farlo significa che erano tanti.
Bisogna dire che teneva delle galline e che sicuramente concimava con quello che necrisultava. Ma ero troppo piccolo per farci caso.
Il settore più promettente dell’agricoltura sono le micorrize, perché tra l’altro si è visto che i funghi AM trattati con acidi grassi
si moltiplicano anche in assenza della pianta ospite. e questo lascia immaginare un nuovo scenario nel futuro dell’inoculo micorrizico.
Siamo in uno scenario da New Green Deal. E per fortuna che in Europa abbiamo mantenuto un barlume di intelligenza.
https://www.venditapianteonline.it/shop/inoculo-funghi-micorrizici-rizobatteri-trichoderma-micover-wp/
Ci sono già dei prodotti commerciali ma nell’immediato futuro è previsto il rilascio di inoculi”specifici” per ogni tipo di pianta.
Più semplicemente, nell’ambito dell’agricoltura, ci si può affidare in modo empirico a tecniche di lavorazione che favoriscono lo sviluppo delle micorrize naturalmente presenti nel terreno.
Ecco. Se si vuole capire, bene, altrimenti si faccia come si vuole.
Nell’ambito dell’orticoltura. Sto’ correttore automatico corregge come “gli pare a lui”.
Non mi butto nella mischia perché non voglio essere bersagliata dalle argomentazioni paloinfraschistiche di Francesco, comunque uno dei terreni che ho comprato in pianura, che era stato coltivato con metodi industriali fino a qualche anno fa, è devastato e fatica a produrre; sto lentamente cercando di rigenerarlo semplicemente con pascolo, galline e buttandoci sopra qualsiasi materia organica, con già qualche risultato ma lento a vedersi. Per fortuna al momento sono in un settore in cui anche le erbacce valgono come produzione (questo è uno dei vantaggi dell’allevamento), ma il danno è evidente e quasi tutte le piante stentano.
Invece in montagna, dove questi metodi non si utilizzavano e c’era solo materia organica, pioggia e letame, nonostante il terreno sia teoricamente più fragile nei pezzi pianeggianti cresceva tutto con un vigore pazzesco e ciliegi messi solo pochi anni fa hanno già tronchi grossi e chiome alte.
* andava una virgola dopo fragile, chiaramente il terreno è più fragile in pendenza, non viceversa
Se lavori il terreno (quello di pianura) non rivoltare la zolla.
https://www.ilnuovoagricoltore.it/il-decompattatore-migliora-la-struttura-del-terreno-ma-non-e-un-ripuntatore/
Anche questo “decompattatore” è molto interessante. Naturalmente si parla di agricoltura su larga scala.
Per come lo vedo io è un mondo a se. La stessa cosa ad esempio la puoi fare con una forca sollevando un poco il terreno e riadagiandolo.
Sarebbe un effetto tipo grelinette, ma su un terreno duro la grelinette si deforma. I denti si piegano.
Winston, non ero io che parlavo de Il mondo nuovo. L’ho letto tanto tempo fa e non mi ricordo molto. Potrebbe essere un tema interessante, magari Igor e Jacopo hanno qualcosa da dire 🙂
Sicuramente nei miei libri io tratto il tema delle conseguenze sociali e psicologiche del benessere. È uno dei paradossi dell’esistenza umana: facciamo di tutto per stare bene, ma quando stiamo tutti bene la vita sembra non avere senso e l’egoismo e l’apatia trionfano. Il mondo è complesso e comprende anche gli opposti ma la nostra cultura ci impedisce di riconoscerlo, cercando di rimuovere dolore e morte fino a causare ancora più dolore che non se accettassimo anche questi aspetti dell’esistenza. Per questo il taoismo mi piace: ogni contrapposizione è accettata nella sua interezza e ogni cosa contiene un po’ del suo opposto.
Non vedo come si possa evitare questa deriva verso il rincoglionimento e la deresponsabilizzazione (tardo imperiali, li definirei), è uno dei pochi casi in cui “la natura lo farà per noi” è almeno parzialmente rassicurante, e non solo una minaccia.
Huxley (a cui hanno dedicato uno dei libretti della serie ‘i precursori della decrescita’) al di là del libro in questione era senza dubbio una personalità interessante (per quanto problematica, vedi la sua dipendenza da lsd) e aveva anticipato tanti dei problemi attuali. Bisogna sapere che era amico personale di Lewis Mumford, uno dei maggiori (e sottovalutati) intellettuali del 900, da cui sicuramente ha ricevuto importanti influenze.
Mi pare che te lo avesse consigliato un commentatore, era in qualche commento che se ne parlava, ma non ricordo in che contesto ne’ dove di preciso, e potrei anche sbagliarmi completamente. Con google non trovo niente. Forse era addirittura a proposito di qualcosa sulle violenze alle donne in trentino (?), magari su un altro sito. E’ un ricordo vago, l’unica cosa che mi pare di ricordare meglio e’ che ne eri inorridita.
Tieni conto che per me “tanto tempo fa” vuol dire almeno trent’anni, mentre “recentemente” vuol dire 5 anni fa.
“Tardo imperiali”, si’. Ma l’ambientalismo stesso e’ espressione di un mentalita’ tardo imperiale di nostalgia verso un mitico passato e di rifiuto verso il cambiamento e verso il futuro nella pratica concretezza delle situazioni reali, lo vedi bene anche tu quando ti trovi a discutere di cose di cui hai esperienza diretta, che stai maturando pian piano.
Circa l’aumento di complessita’, l’utilita’ marginale della complessita’, e la decadenza romana c’era una bella pagina su Joseph Tainter in una pagina di oilcrash in italiano curata da un certo carpanix, chissa’ chi era e che fine ha fatto. Era un pagina in html terra-terra con una serie di ottimi articoli. Le ho salvate, ma in rete non le trovo piu’, o meglio e’ questa roba qua:
http://www.oilcrash.com/italia/complex.htm
Sarebbe interessante da ripubblicare, un tempo era frequente argomento di discussione, per fare una specie di riesame e di punto della situazione dopo tanti anni.
A mio avviso dall’epoca la discussione non e’ che abbia fatto dei gran passi avanti, tutto sommato oggi e’ piuttosto sterile, continua a viaggiare in folle sui binari dell’epoca con la complicazione che con la diffusione in massa dei social e la ripetizione ossessiva di concetti sempre piu’ semplificati e sloganizzati il livello medio e’ crollato, mentre la percezione sociale dei problemi e’ cambiata se non altro perche’ da marginale ed eretica e’ diventata fideistica e main-stream, con esiti pratici ben poco apprezzabili perlomeno rispetto allo spirito dell’epoca.
Sinceramente io non vedo l’ “ambientalismo” come nostalgico o conservatore, poi chiaramente bisogna vedere di che ambientalismo parliamo. Man mano che l’ambientalismo diventa mainstream da un lato sì, c’è il rischio “greenwashing” (mi scuso per le parole inglesi), dall’altro però circolano molte idee alcune delle quali innovative e promettenti. Bisogna agire in vari campi ma forse quello che manca di più è una vera visione d’insieme, ed è per questo che io personalmente sono decrescista.
Riguardo a spiegazioni profonde e complesse della situazione, non solo sono impopolari perché ci dicono che la festa è finita, ma è difficile ottenere l’attenzione di chiunque per il tempo necessariamente lungo che ci vuole per spiegare concetti quali energia, termodinamica (che io continuo a non capire), sovrappopolazione, limiti planetari…
In italiano c’è ancora meno roba, per cui bravi gli autori di questo blog che fanno la loro parte (anche se non sono d’accordo su tutto).
https://www.geopop.it/quali-sono-le-fonti-energetiche-che-utilizza-litalia-il-mix-energetico-del-nostro-paese/
Il mix energetico del nostro paese.
Passando alle fonti rinnovabili, la somma di biocombustibili, idroelettrico, solare ed eolico coprono il 19,4% del fabbisogno energetico nazionale. Nello specifico, i biocombustibili sono in testa con il 10,2%, seguiti da solare ed eolico (complessivamente 6,5%) e idroelettrico (2,7%).
Certo, anche le rinnovabili hanno i loro difetti, ma d’altra parte non si può campare d’aria.
Nel contesto di una decrescita basata sui bisogni essenziali, potrebbero già essere sufficienti.
È tutta una questione di scala, come ripete spesso philippe bihouix nel suo libro
“The age of low tech”
https://www.resilience.org/stories/2021-09-01/the-age-of-low-tech-by-philippe-bihouix-review/
Personalmente diffido di quelli che vorrebbero dispiegare un’infrastruttura rinnovabile su larga scala.
Quindi per me la questione non è rinnovabili si o rinnovabili no. Dipende da “quante rinnovabili”
Poi si sa che non ci sarà nessuna decrescita volontaria, ma comunque ci sarà, volenti o nolenti. Spero che venga assecondata e che non generi dei contrasti violenti. E d’altra parte in Italia che rivoluzioni violente dovremmo fare? Siamo tutti vecchi. I giovani sono distratti dentro ai loro smartphone….
Rispondo qui al commento monstre di Winston, per ragioni pratiche
Winston
Innanzitutto, visto che qui si parla per il 90% di letame, io non sono contro il letame. Il letame se serve è giusto usarlo, ma se non serve è solo una complicazione inutile. Serve forse se devi risanare un terreno, ma se questo è già sano, personalmente non ne vedo che una minima necessità. Tipo un passaggio di pecore di tanto in tanto.
Scrivetelo da qualche parte, perché mi fai ripetere sempre le stesse cose.
Altra cosa che mi pare di aver scritto molto nettamente e che qui è stata più volte ribadita, è che la decrescita è un fatto ineluttabile. E se non lo fosse tanto meglio. Ma quasi sicuramente lo è. E allora tutte le conseguenze della decrescita si possono facilmente immaginare, non c’è bisogno che ogni volta tu scriva un romanzo.
Si vede quello che si ha e se una cosa non si può avere, si fa come quelli di Faenza. Si fa senza. Anche della famigerata carne. A Cuba durante il periodo especial consumare carne era severamente proibito con pena di morte.
Su come si PUÒ fare senza, ho scritto più volte, ma non dico che si DEVE fare senza che ce ne sia la necessità.
Hai preso nota? Adesso prima di ripartire con la stessa minestra, controlla di non farmi ripetere ancora una volta le stesse cose.
che si deve fare, senza che….
“la decrescita è un fatto ineluttabile. E se non lo fosse tanto meglio. Ma quasi sicuramente lo è.”
Allora deciditi, lo e’ o non lo e’? 🙂
Se e’ ineluttabile, e’ senza forse ne’ quasi.
“A Cuba durante il periodo especial consumare carne era severamente proibito con pena di morte.”
Piu’ volte ci hai magnificato le bellezze del frugale modo di vita cubano che a me non sono mai risultate, ma se sono state di tal genere, pena di morte addirittura per chi mangia carne, mi stupisce che non diventi carnivoro persino tu per protesta contro tali metodi. E’ questo che spaventa dell’animalismo quando mostra la sua vera faccia sotto il belletto, ha ragione Gaia.
-Lo è o non lo è. Credevo che esistesse il calcolo delle probabilità.
-Quello che spaventa dell’animalismo. Infatti a Cuba nessuno era animalista. Si trattava di sopravvivenza collettiva in regime di scarsità alimentare.
“E se non lo fosse tanto meglio”
Per me, meglio che lo sia (entro certi limiti). Con questi eccessi stiamo male noi e sta male il pianeta.
Per evitare malcontento popolare e rivolte si potrebbero cominciare a redistribuire le enormi ricchezze in mano a pochissimi, e poi se serve le grandi ricchezze in mano a pochi. Di questo non si parla ancora abbastanza, eppure è una soluzione ovvia.
“le enormi ricchezze in mano a pochissimi”
Non servirebbe a nulla se non a produrre inflazione, le grandi ricchezze di oggi sono finanziarie, non rappresentano beni reali esistenti. Equivarrebbe a stampare moneta dal nulla. Infatti il grosso rischio di oggi e’, al contrario, che quelle ricchezze pretendano improvvisamente di tradursi in beni reali a causa di qualche crollo finanziario.
https://www.resilience.org/stories/2021-09-01/the-age-of-low-tech-by-philippe-bihouix-review/
Insisto con Bihouix.
Alla fine della recensione del suo libro, viene fuori la questione che tu poni. Cioè come affrontare un processo di decrescita senza che si vengano a creare situazioni pericolosanente ingestibili. Il consiglio è di favorire la riduzione degli orari di lavoro e di istituire qualche forma di reddito garantito universale. Qualcosa di vagamente simile alla proposta che si trova qui nel libro di Tabellini. Non so se sia ancora scaricabile gratis.
Però ricordo che Tabellini presupponeva una produzione industriale in gran parte automatizzata. Questo è un aspetto che Bihouix credo, uno dei orimi teorizzatori del low tech, non considera.
Ho più volte denunciato che i dati e le statistiche (soprattutto in Italia) se non vengono trattate cum grano salis, sono spesso fuorvianti. Un esempio è il dato citato da Fuzzy ( a cui fa difetto il sale) che crede ai dati di una pubblicazione che riconosce all’idroelettrico solo il 2,7% dell’energia elettrica prodotta in Italia. Il dato mi è subito risultato strano perché tutte le pubblicazioni che avevo letto imputavano all’idroelettrico tra il 35 ed il 40% ed anche oltre, delle rinnovabili. Se queste rappresentano il 19,4 % dell’energia prodotta, il 2,7% non rappresenta certo il 40% e nemmeno il 30%.
E’ ovvio che se si crede a questo genere di dati, si finisce poi con il credere ai benefici miracolosi delle micorrize & Co. Riporto di seguito il primo link di Google. Tutti gli altri confermano più o meno gli stessi dati.
https://energit.it/quanta-energia-idroelettrica-si-produce-in-italia/
Gaia: ieri sera ho chiesto a mia moglie di leggere il tuo commento. Lei ne aveva già letto qualche altro )almeno i più divertenti) e ti conosce come ” la ruralizzata” oppure come ” quella dell’albero”, per essersi scompisciata dalle risate quando hai commentato che i tuoi alberi producono frutta anche senza fertilizzanti. Stavolta il suo commento è stato” se tutti gli agricoltori fossero come questa…,, moriremmo di fame”. Io ho riportato il dato oggettivo ed incontrovertibile che orticoltori amatoriali ed agricoltori hanno ora a disposizione una varietà genotipica e fenotipica di piante enormemente superiore a soli 20-30-40 anni fa e possono scegliere liberamente cosa coltivare. Tu rispondi eccependo che il terreno in pianura coltivato “con metodi industriali” (cosa intendi: non hanno fatto le rotazioni? Hanno seminato senza fertilizzare il terreno? Hanno prodotto dei vegetali destinati all’industria di trasformazione?) da te acquistato è meno produttivo di quello collinare-montano dove invece gli alberi crescono che è una meraviglia. Per produrre meglio e di più (con l’aumento della popolazione mondiale e soprattutto con il prossimo arrivo di milioni di immigrati è una condicio sine qua non) dovremmo quindi trasferirci in montagna, dove il terreno è ” molto più meglio”?
Igor: non so quanti reattori nucleari siano in funzione in Svezia, ma se non ricordo male è tuttora il secondo paese (dopo la Francia) come percentuale di energia elettrica prodotta: almeno il 40-50%. E recentemente ho letto che la maggioranza degli svedesi (notoriamente degli stupidi, ignoranti e antiambientalisti!!) vorrebbero aumentare tale percentuale.
Lavorando per anni in quattro diversi continenti, ho avuto modo di visitare miniere di vario genere (oro, ferro, rame, bauxite, ecc.), ma anche semplici cave di marmo, ed ogni volta restavo stupito dallo sconvolgimento ambientale per ottenere una misera parte di minerale utile. Poi però riflettevo sul fatto che a casa (fatta con cemento e mattoni derivanti da cave) ho ( e sono sicuro, anche lei) delle pentole o dei fili elettrici e che senza questi oggetti dovrei tornare all’età della pietra. L’esempio della quantità di scorie per ottenere l’uranio è quindi pura ed ennesima demagogia
“all’idroelettrico solo il 2,7% dell’energia elettrica prodotta in Italia”
Fanno casino fra percentuale dell’energia elettrica, e percentuale dell’energia totale, figurati il resto…
Fra i tanti problemi c’e’ anche quello che se anche convertissimo TUTTO l’elettrico a rinnovabile, e’ solo una minima frazione dell’energia complessiva usata, poco piu’ del 20 per cento…
La percentuale elettrica e’ massima dove usano tanto carbone e/o tanto nucleare:
https://yearbook.enerdata.net/electricity/share-electricity-final-consumption.html
https://ourworldindata.org/grapher/energy-consumption-by-source-and-country?country=OWID_WRL~ITA
Il solare elettrico come produzione complessiva e’ paragonabile all’idroelettrico in percentuale, ma vale MOLTO meno perche’ c’e’ quando vuole (mentre l’idroelettrico e’ il piu’ prezioso in assoluto per il motivo diametralmente opposto, che e’ il piu’ facile da dosare a seconda della domanda, aprendo e chiudendo il rubinetto che alimenta il generatore)
“all’idroelettrico solo il 2,7% dell’energia elettrica prodotta in Italia”
Fanno casino fra percentuale dell’energia elettrica, e percentuale dell’energia totale, figurati il resto…
Fra i tanti problemi c’e’ anche quello che se anche convertissimo TUTTO l’elettrico a rinnovabile, e’ solo una minima frazione dell’energia complessiva usata, poco piu’ del 20 per cento…
La percentuale elettrica e’ massima dove usano tanto carbone e/o tanto nucleare:
https://yearbook.enerdata.net/electricity/share-electricity-final-consumption.html
Il solare elettrico come produzione complessiva e’ paragonabile all’idroelettrico in percentuale, ma vale MOLTO meno perche’ c’e’ quando vuole (mentre l’idroelettrico e’ il piu’ prezioso in assoluto per il motivo diametralmente opposto, che e’ il piu’ facile da dosare a seconda della domanda, aprendo e chiudendo il rubinetto che alimenta il generatore)
Non fanno nessun casino.
È un geologo che scrive degli articoli onesti e che non merita di essere “denunciato”
https://www.rinnovabili.it/energia/politiche-energetiche/energia-da-fonti-rinnovabili-italia-statistiche-gse/
le fer hanno coperto il 20,4% dei consumi italiani (elettrici, termici e dei trasporti), ma hanno incrementato anche la piccola generazione distribuita.
Insomma, sono il 20% del totale di energia. A me interessava sottolineare questo.
Poi per andare a scompattare il grafico nelle sue varie componenti e denunciarlo (?)
servirebbe un po’ di tempo. Comunque è da fonte IEA.
Nell’articolo qui sopra, suggerisce un pdf di 170 pagine (rapporto statistico GSE) attendo, con poco interesse, i risultati del processo
È a pag 23
L’idroelettrico copre attualmente circa il 4%
Questi sono i dati più aggiornati,.
Niente di particolare.
Il sito “geopop” si riferisce ai dati mi pare 2019 IEA che sono riportati da questo link, per altro ben sottolineato in giallo
https://www.iea.org/countries/italy
È l’approvvigionamento energetico totale.
fuzzy, l’elettrico, che e’ l’unico che puo’ essere veramente rinnovabile se si escludono i costi degli impianti, resta al 20 per cento circa del consumo energetico totale, di cui se non erro circa almeno il 40 per cento attualmente e’ “rinnovabile”, e in crescita, grazie all’aumento di fotovoltaico ed eolico. Il resto, la parte termica, compresa quella per la generazione elettrica “rinnovabile”, e’ fatta con roba che si tira fuori dalla terra, dall’agricoltura o dai boschi**, che cosi’ invece di essere luoghi di assorbimento di carbonio e di isola ecologica, diventano anch’essi di emissione netta, perche’ anche estrarne energia costa energia. Se leggi fino in fondo la parte del leone nei trasporti la fa il biodiesel: credi che venga prodotto coi metodi bio del tuo orto? Non solo, ma per far marciare le nostre auto e i nostri camion e autobus sottraendo terra coltivabile fa aumentare il prezzo globale del cibo, affamando i poveri che poi migrano.
La terra che potrebbe essere risparmiata non allevando bestiame, e’ molto probabile che verrebbe usata per produrre biocombustibili “rinnovabili”. Per normativa ecologica, vi ho gia’ stredetto che e’ per legge che nei carburanti deve essere aggiunta una quota obbligatoria e crescente di biocarburanti “rinnovabili”, vi avevo anche dato il link alla legge, biocarburanti da addizionare che chi fa carburanti deve procurarsi _ad ogni costo_ e a qualsiasi prezzo se vuole continuare a fare il suo mestiere.
Bisogna guardare al consumo globale, che e’ disperatamente in crescita non rinnovabile, ormai e’ ben noto a tutti specialmente ai gestori di questo sito che in occidente si fa il gioco delle tre carte esternalizzando inquinamento e CO2. L’acquisto di terre per coltivazioni estensive da parte dei ricchi ecologisti occidentali e dei cinesi si fa anche per produrre “bio”combustibili (i superricchi sono i piu’ sensibili alle problematiche eco-green, a parole, anche perche’ ci fanno vagonate di profitti senza nessun rischio neanche di immagine, anzi).
** i boschi hanno ripreso negli ultimi decenni in europa per la disponibilita’ di altre fonti energetiche: se ascolti Mancuso, scopri che nei soli due ultimi secoli precedenti avevamo tagliato TUTTO, non restava neanche un chilometro quadrato di foresta primaria, e l’avevamo fatto per fame di energia, fosse anche solo per cucinare il cibo. Leggevo decenni fa che nei paesi poveri in crescita demografica verticale tipo l’indonesia stavano bruciando tutto quello che si poteva bruciare solo per cucinare il cibo. A suo tempo l’abbiamo fatto anche noi.
Ho appena finito di guardare le denunce sulla quota di idroelettrico sbagliato che poi era giusta.
Adesso cosa mi tocca? I biocarburanti?
Ho intravisto la questione sull’ultimo libro di Silvestrini “Che cosa è l’energia rinnovabile”.
Nel mondo ci sono le rinnovabili cosiddette moderne e quelle non moderne che valgono circa l’8%, però il libro ne parla a livello mondiale, dato che le seconde si usano soprattutto nei paesi poveri.
Per quanto riguarda l’Italia bisognerebbe andare a consultare quel famoso pdf di 170 pagine per vedere le differenze.
Altrimenti non ha neanche senso parlarne.
Adesso verrà fuori Burlini a dire che lui nei paesi poveri c’è stato e che qua e che là.
Prevedo grosse fatiche. Non so se avrò voglia di farle.
Comunque inviterei a considerare la biomassa destinata all’uso domestico, prodotta da bosco ceduo. Da non confondersi col legname che in passato veniva utilizzato per altre ragioni nei cantieri navali, o nella produzione del vetro ecc. Si usava come unica fonte energetica per fare praticamente tutto.
Per finire, se tutti i terreni italiani un giorno verranno utilizzati per produrre biocarburanti non sarà certo per colpa degli ambientalisti. Siamo nel campo di ciò che gli ambientalisti subiscono. Le solite cose, tipo auto-estinzione del genere umano e altre piacevolezze.
Non rileggo quello che ho scritto, perché sono andato un po’ troppo “di lungo” ma mai come winston.
“dato che le seconde si usano soprattutto nei paesi poveri.”
A grandi linee credo che in tutta la storia e preistoria precedente si sia sempre usata quasi solo la biomassa come fonte energetica, dato che solo quella si era in grado di utilizzare.
Infatti se ascolti Mancuso scopri che, prima di riuscire ad usare altre fonti, come umanita’ abbiamo dimezzato il numero di alberi a livello mondiale (ed erano un bel serbatoio di CO2!).
Quando si riusciva ad usare solo la biomassa, la popolazione mondiale era arrivata ad un massimo sostenibile di mezzo miliardo di persone, che poi ci pensavano la denutrizione e le malattie a mantenere costante.
Adesso siamo 8 miliardi in continua crescita esponenziale, usando risorse non rinnovabili e in parte non sostituibili a tecnologia attuale.
“la popolazione mondiale era arrivata ad un massimo sostenibile di mezzo miliardo di persone”
che poi e’ tutto da dimostrare, che pure quel piccolo mezzo miliardo, fosse sostenibile! Dove si spostava, comunque devastava tutto quello che trovava sul suo cammino, vedi l’inizio delle grandi navigazioni e la colonizzazione dei nuovi territori.
Adesso siamo 8 miliardi ma una buona fetta continua a usare le biomasse in modo sostanzialmente sostenibile. I numeri precisi sono qui
https://solar.lowtechmagazine.com/2020/09/how-to-make-biomass-energy-sustainable-again/
Ho guardato al capitolo sulle biomasse nel libro di Silvestrini.
Roba lunghissima da scrivere qui. Comunque pare che il ciclo energetico della biomassa sia a bilancio CO2 neutrale,ovvero, la produzione di energia da biomassa non aumenta la presenza di CO2 in atmosfera.
Altra cosa, solo poco più del 10% dell’energia prodotta da biomasse viene utilizzata nel settore dei trasporti.
Per il biodiesel si prevede l’utilizzo da parte dei veicoli che non possono essere elettrizzati. Camion su lunghe distanze, soprattutto.
Mi riesce difficile immaginare
l’intero settore dei trasporti alimentato da biomasse. Non ho informazioni al proposito, ma mi sa che proprio non basterebbero neanche in minima parte.
Elettrificati, naturalmente
Parlando di demagogia, le dichiarazioni (perché a oggi non c’è alcun vero provvedimento intrapreso) del governo conservatore di costruire una decina di reattori in 20 anni di cui alcuni di questi modulari non scherza mica.
A parte il qualunquismo devastante di quanto ha scritto, fa dei paragoni senza senso (“mele con pere”, per usare un suo vecchio refrain). Le cose che ha citato (ferro, alluminio, rame, cemento) sono diffusi sulla Terra in concentrazione molto maggiore dell’uranio (nel caso di materiali estratti da minerali ovviamente), si possono riclare e, soprattutto, il loro impiego è di migliaia di volte superiore a quello dell’uranio, quindi al degrado ecologico corrisponde un’utilità sociale molto più vasta essendo impiegati in molteplici usi.
L’industria del cemento è uno dei principali responsabili della produzione di gas serra a livello mondiale (se fosse un paese sarebbe il terzo emettitore o qualcosa del genere). Senza contare la devastazione, con le miniere e le cave, non solo di corsi d’acqua, ecosistemi e terreni fertili ma anche di montagne e formazioni geologiche che ci hanno messo centinaia di milioni di anni a formarsi e, una volta perse, l’umanità non vedrà mai più. Per non parlare dell’idea di devastare i fondali marini per prendere minerali.
La miopia sul problema della produzione di cemento e delle cave e miniere in genere è uno dei problemi dell’ambientalismo soprattutto ma non solo “mainstream”; nel nome della “transizione energetica” e della “riqualificazione del patrimonio edilizio” sta aggiungendo a un danno un altro.
Ovviamente non lo nega, sottolineavo solo che l’industria dell’estrazione dell’uranio crea già problematiche rivelavanti per una produzione atomica che è soltanto di nicchia.
Esatto, ne parla spesso Brussato sul sito di astrolabio.
Inoltre, ho sentito piu’ volte dire che la cina attualmente consuma in un anno quanto hanno consumato gli Usa in un secolo. Mi pare una stronzata da tanto e’ eclatante, ma magari e’ pure vero (anche perche’ gli Usa tendono ad usare piu’ acciaio e legno dove altri usano il cemento), qualcuno riesce a trovare dei dati affidabili in proposito?
consuma di cemento intendo, mi e’ saltato correggendo
Tanta ricchezza è finanziaria, ma se un ricco ha cinque case (e ce n’è) vuote, gliele prendi e le redistribuisci a quattro famiglie, quello è reale. Chiunque conosca un po’ lo stile di vita dei ricchi vede che è molto materiale (jet, viaggi, sprechi, vestiti, case, vacanze, animali…) Ci sono enormi margini di redistribuzione. E sprechi a livelli di classi più basse, vedi l’eccessivo uso dell’automobile o il cibo buttato via o l’illuminazione inutile.
Attendo che Jacopo scriva qualcosa sulle diseguaglianze 🙂
Hanno investito moltissimo in proprietà terriere.
Ma tu prova ad andargliele a espropriare!
Poi viene fuori Winston che fa da baluardo contro simili degenerazioni dell’ambientalismo.
E allora diventa proprio impossibile.
“Hanno investito moltissimo in proprietà terriere.
Ma tu prova ad andargliele a espropriare!
Poi viene fuori Winston che fa da baluardo contro simili degenerazioni dell’ambientalismo.
E allora diventa proprio impossibile.”
Fuzzy in italia abbiamo il problema radicalmente opposto: l’eccessivo spezzettamento della proprieta’ agricola ha fatto si’ che moltissime terre siano sprecate da gente come te, per essere chiari e schietti.
“Tanta ricchezza è finanziaria, ma se un ricco ha cinque case (e ce n’è) vuote, gliele prendi e le redistribuisci a quattro famiglie, quello è reale”
In italia non c’e’ quasi nessuno che e’ per strada: le “cinque case” sono vuote perche’ sono in piu’, a suo tempo sono state costruite perche’ come gia’ detto altrove, dopo la riforma urbanistica del 1970 che ha fatto schizzare i prezzi, costituivano riserva di valore finanziario (prima dell’euro c’era l’inflazione, il mattone era l’unica forma di accantonamento del risparmio possibile), inoltre ora procurano una congrua parte degli introiti dei comuni perche’ pagano l’IMU che non c’e’ sulle prime case e in molti posti e’ gia’ altissima rispetto al valore di mercato dell’abitazione. Tant’e’ che, come vi ho gia’ detto varie volte, uno dei motivi per cui e’ necessario l’apporto di immigrazione e’ il mantenimento dei valori immobiliari nelle periferie, dove altrimenti resterebbero interi quartieri vuoti e da demolire, ed e’ lo stato e i comuni in primis a non volerlo, perche’ vedrebbe crollare l’input fiscale. Saremmo in decisa decrescita demografica, e questo e’ niente rispetto a quello che succedera’ fra qualche anno quando cominceranno ad arrivare all’eta’ del decesso i boomers (piu’ di um milione di nascite/anno a fronte delle 400000 attuali: i deceduti annui quasi raddoppieranno rispetto ai 600000 attuali, che gia’ sono una volta e mezzo le nascite).
“Saremmo in decisa decrescita demografica, e questo e’ niente rispetto a quello che succedera’ fra qualche anno quando cominceranno ad arrivare all’eta’ del decesso i boomers (piu’ di um milione di nascite/anno a fronte delle 400000 attuali: i deceduti annui quasi raddoppieranno rispetto ai 600000 attuali, che gia’ sono una volta e mezzo le nascite).”
In effetti da questo punto di vista in Italia saremmo alla superavanguardia mondiale: ma e’ possibile che nessuno riesca a trarne altra conclusione che cio’ sia un disastro?
Perche’ la nostra solita estrema arroganza neocoloniale, che ora e’ soprattutto presente nei nostri salvapianeti nello spiegare e pretendere di imporre a tutti cosa devono fare, su questo esprime il nulla? Mah. Con questo trend, in pochi decenni il consumo pro capite italiano dimezzera’ a parita’ di ricchezza pro capite, moltissime zone urbanizzate rinselvaticheranno, eccetera. E senza bisogno di alcuna pestilenza di stampo trecentesco, che quando passava poi la gente che restava per qualche anno era ricca solo per cio’ che ereditava in termini quota parte di risorse dai morti, aveva meno ragione di morire di invidia, e stava da dio (vedi la conferenza di Barbero sul 1300, una delle sue migliori).
La decrescita piu’ o meno felice in realta’ in Italia sarebbe gia’ in atto e in modo massiccio, basterebbe prenderne cosapevolezza, ed e’ del tutto spontanea, anzi semmai sono le leggi che cercano di ostacolarla con incentivi/disincentivi e bonus (vedrete che non passa tanto che si cerchera’ di reintrodurre la “tassa sul celibato” di fascistica memoria: gli incentivi per le famiglie, numerose o meno, ne sono gia’ un esempio).
Secondo me la discussione dovrebbe essere CENTRATA su questo fatto, questo e’ il fatto fondamentale da cui discendono tutti gli altri e che prima o poi deve essere affrontato, anche come soluzione del problema di una societa’ sempre piu’ massificata e meno democratica a causa del crescere numerico e anonimizzante di collettivita’ sempre piu’ massive, dove la persona per forza conta sempre meno.
Alla fine, vi accorgete che parliamo di cose secondarie, e lo facciamo solo perche’ lo fanno tutti gli altri lasciandoci trascinare solo per spirito di aggressione polemica in argomenti che in confronto sono stronzatine?
uffa, rileggendo “Con questo trend, in pochi decenni il consumo pro capite italiano dimezzera’ a parita’ di ricchezza pro capite, moltissime zone urbanizzate rinselvaticheranno, eccetera.” ovviamente il primo dei due “pro capite” va eliminato o sostituito con “complessivo”… spero che qualcuno se ne sia accorto, che altrimenti non avrebbe senso… e’ il risultato dell’editing elettronico, si fa presto a prendere aggiungere e spostare pezzi di testo, ma poi restano gli errori della correzione degli errori… e’ il destino generale, del resto. 😉
Winston, non ho capito di quale fatto dovremmo parlare e non parliamo; se ti riferisci alla questione demografica, in Italia si incentra ormai tutta sull’immigrazione, e se nemmeno il governo “più di destra dai tempi del fascismo”, che è stato eletto praticamente solo per fare questo, riesce a fermare un’immigrazione di massa che ormai ha palesemente i connotati dell’invasione, ma anzi presiede al suo aumento, persino io che sono battagliera e ho molte idee su cosa bisognerebbe fare, a questo cerco addirittura di non pensare perché non si riesce a fare niente e quello che bisognerebbe fare non lo farà nessuno, nè la Meloni, né Salvini, né tanto meno quegli altri.
(Per “quello che bisognerebbe fare” intendo enormi investimenti nei contraccettivi e propaganda pro-famiglie piccole nei paesi di partenza, che è l’unica cosa che funziona, assieme a rimpatri di massa, post-salvataggio, in tutti i paesi di provenienza con pochissime eccezioni, esplicitamente legando una cosa all’altra, della serie: volete fare tutti questi figli? Teneteveli
Ovviamente non lo farà nessuno per motivi che ormai dovrebbero essere ovvi)
Infatti: tu sei giovane e lo puoi sapere solo per cultura, ma io lo so perche’ c’ero, che la gente di destra di oggi e’ quella che dovrebbe lamentarsi meno dell’immigrazione perche’ sono stati loro fin da giusto mezzo secolo fa ad opporsi per ragioni “religiose” e politiche ad ogni forma di “educazione demografica” nei paesi ora in crisi di risorse per quel motivo. Anzi gli mandavano preti che incentivavano le “famiglie numerose”, deplorando l’uso del preservativo persino nelle zone dove prosperava l’aids, pur di non separare il sesso dalla procreazione! (che entro certi limiti puo’ essere accettabile come concetto ideale, ma che solo in una piccola minoranza di persone funziona in tal senso, tutti gli altri, in mancanza di mezzi adeguati, checche’ si pretenda dal punto di vista ideale/morale, sono edonisti/narcisisti che regolano la procreazione in funzione del sesso, non il contrario)
Io ogni caso quello che volevo dire e’ che in italia dovremmo dare meno per scontato, a livello macro-mediatico, che il problema demografico sia quello della decrescita demografica: il problema non e’ nella decrescita qui da noi, e’ nella crescita degli altri, dove c’e’. Col calo demografico avremmo risorse, terra, strade, abitazioni, in sovrappiu’, di cui dovremmo cominciare ad accettare l’abbandono della manutenzione, altro che a farne ancora di nuove. Mentre in africa la popolazione dovrebbe triplicare o quasi nei prossimi decenni, e “quelli in piu'” a quanto pare passano tutti per l’italia, ma per andare dove, in un mondo che e’ quasi dappertutto gia’ completamente sovra-antropizzato!
Dell’unica cosa in cui dovremmo cercare di fare da esempio, ci vergognamo!!!
Bisognerebbe parlarne in questi termini, per poi affrontare la questione ragionevolmente nella sua problematica complessiva (ad esempio sulle pensioni dove so benissimo come la pensi e sono d’accordo, senza bisogno che rispieghi tutto, che tanto lo capisce solo chi lo ha gia’ capito per conto suo… avrai notato che far cambiare idea a qualcuno, specie qua nei social dove e’ piu’ alta la percentuale di “fissati” e “proselitisti”, e’ praticamente impossibile – si puo’ far qualcosa solo per quelli che non hanno idee in proposito, che tutto sommato sono la famosa “maggioranza silenziosa”, quella oggettivamente della media del figlio unico, che sotto sotto ha piu’ buon senso dei saccenti esaltati che credono di sapere tutto e lo vogliono imporre agli altri).
Questo non è un social, anche se tu e qualcun altro lo usa come se fosse tale (con io che lascio fare pur senza piacermi particolarmente la cosa)
Quanto alla sovrappopolazione, siamo tra i pochi che ne parliamo e lo abbiamo fatto anche nel nostro libro. Il pezzo di Jacopo ‘Il lamento delle culle vuote’ è uno dei più letti e io stesso ho replicato a Friday For Future quando, sulla scorta di George Monbiot, negavano l’esistenza del problema. Ci rivolgessimo a un pubblico di nigeriani o bengalesi sarebbe il nostro tema dominante, ma visto il contesto in cui viviamo non vogliamo rischiare di far passare per virtuoso qualcuno che magari ha l’impronta ecologica di 20 cittadini indiani medi.
Penso che invece dovrebbe essere uno dei vostri temi dominanti anche e soprattutto qui in Italia, perché di voci ambientaliste e di sinistra (se posso permettermi di collocarvi lì) che analizzino la migrazione da un punto di vista ecologico non ce n’è, e ne abbiamo un disperato bisogno.
Nessuno, e dico nessuno, che abbia il coraggio di dire: niente contro i migranti come persone, ma tutti in Italia non ci stiamo, siamo già troppi.
(Forse l’ha detto Zaia, non il siamo già troppi, ma il “tutta l’Africa in Italia non ci sta”. E se una cosa sensata la dice solo Zaia, siamo male)
L’idroelettrico è una schifezza (alle volte magari necessaria, ma pur sempre una schifezza) per troppi motivi per stare a elencarli qua, tra cui che emette anche gas serra, nella produzione del cemento e nella decomposizione della vegetazione sommersa: https://blogs.edf.org/energyexchange/2019/11/15/long-considered-a-clean-energy-source-hydropower-can-actually-be-bad-for-climate/
I serbatoi delle dighe pero’ servono anche a trattenere l’acqua in sovrappiu’ per l’uso durante la stagione secca, e limitare le piene alluvionali nei momenti di massima pioggia, non estremizzare come al solito. Fanno la stessa cosa dei nevai quando nevica meno, cosa che pare per un motivo o per l’altro, per colpa di questo o di quello, stia succedendo.
Il danno ecologico degli impianti idroelettrici dipende eventualmente da quanto salto fai fare all’acqua (maggiore salto = maggiore rendimento dell’impianto) bypassando il naturale fluire dell’acqua nei suoi letti piu’ a monte. L’Italia pero’ e’ un paese dove le precipitazioni complessive sono fra le massime in europa, ma anche fra le piu’ discontinue e concentrate (anche da prima dell’allarme climatico…): quindi, tesaurizzare una parte di quell’acqua per uso futuro nei momenti di secca ha solo funzione positiva, mi pare. Attualmente il problema che abbiamo e’ l’eccessivo fluire nei momenti di grande pioggia, e la scarsita’ di acqua nelle secche, non il contrario.
I danni riguardano la produzione di enormi quantità di cemento (cave e combustione), la costruzione e manutenzione della diga (enormi quantità di energia, solitamente fossile), la sommersione di aree verdi e spesso anche abitate (perdita di habitat e suolo, marcescenza della vegetazione che emette gas serra), accumulo di sedimenti che andrebbero invece sparpagliati sui terreni lungo il corso del fiume, fertilizzandoli, e invece vanno puliti periodicamente (altro consumo di energia), interruzione del corso del fiume, impossibilità per i salmoni di risalirlo e riprodursi, rischio di alluvioni a valle se cede la diga, ma anche a monte vedi Vajont, perdita di pescosità e acqua ferma anziché corrente, quindi più calda, sporca, ecc, e sicuramente altre cose che ora non mi vengono in mente.
Con il mega idroelettrico il Quebec ha distrutto la società e l’economia dei Cree (indigeni) che adesso si ritrovano a vivere in prefabbricati con alti tassi di obesità, alcolismo e suicidio, e tutto questo perché non potevano più pescare, avevano perso i luoghi per loro sacri e non potevano più vivere come avevano sempre fatto.
Lo stesso sta succedendo in Brasile. La Cina con le dighe sta rovinando il sud est asiatico e l’Etiopia l’Egitto.
L’idroelettrico produce un sacco di elettricità, ma dal punto di vista ambientale e sociale è uno sfacelo.
Il problema è che per quanto qualsiasi fonte di energia produca danni ambientali, gli ospedali senza energia non si potrebbero avere, i trasporti anche di alimenti si fermerebbero eccetera.
Ma ci sono studi su quanta energia serve per mantenere uno stile di vita accettabile.
Mi pare sia un quarto dell’attuale consumo, corrispondente a quello che si consumava negli anni 50′.
Niente di tragico. Io negli anni 50 c’ero e anche altri sicuramente più
vecchi di me che sono sopravvissuti benissimo, mantenendo pure un esubero di energia per fare dei commenti lunghi più di mezzo metro, anche se decisamente a “ruota libera”.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0959378020307512
Ecco qui: Fornire una vita decente con minima energia.
Io mi riferivo esclusivamente all’italia, e’ qui che abbiamo voce in capitolo.
Lo sai poi che quei paesi a cui ti riferisci, tranne forse il canada ma magari anch’esso in termini relativi, hanno avuto tassi di incremento demografico spaventosi nell’ultimo secolo: quando c’e’ troppa gente dappertutto, servono un sacco di risorse e qualunque cosa fai pesti i piedi a un sacco di gente (e qualunque avversita’ naturale o artificiale produrra’ bizzeffe di morti).
Che io sappia in Italia abbiamo qualche problema di gestione delle acque che richiede serbatoi, al di la’ della produzione elettrica. Dico “qualche problema” nel senso proprio, non in senso ironico, non e’ un problema enorme si va avanti lo stesso, ad esempio per ovviare alle siccita’ periodiche come quella recente, che poi si risolvono in eccessi di piovosita’ in periodi limitati. A quel che ho capito ascoltando gli esperti, la stagionalita’ e’ una caratteristica dell’italia a prescindere dai cambiamenti climatici, anche se eventualmente puo’ essere da questi accentuata.
Per quanto riguarda il resto, cemento eccetera, nelle condizioni in cui siamo non e’ l’impatto delle dighe a fare la differenza… se non per quelli che si concentrano ed enfatizzano un problema alla volta e non vedono tutto il resto.
Ad esempio, divago un attimo, c’e’ anche da considerare la stabilita’ geopolitica generale che dipende dal benessere, vedi cosa succede quando scoppia una guerra, in due giorni si disfa cio’ che magari e’ stato fatto a fatica nei due secoli precedenti, anche in termini di sostenibilita’ e di ambiente. E dobbiamo ancora assistere all’uso degli ordigni nucleari… una guerra generale oggi sarebbe distruttiva come non mai prima.
Il sistema economico-politico mondiale e’ un casino, credere di migliorarlo giocando ai piccoli dittatori, sia in un senso che nell’altro, come tiranni o come popolo, a mio avviso produrra’ sistematicamente il risultato opposto. E’ un castello di carte dove ogni volta che tenti di spostarne una puo’ crollare tutto, starei molto attento a proporre soluzioni drastiche, c’e’ il rischio che qualche pazzo provi davvero a implementarle, ma in economia e politica non occorre neanche che vengano implementate, basta l’aspettativa a cambiare tutto in modo imprevedibile. Ad esempio se comincia a girare la voce di un possibile esproprio di assetti finanziari, puoi stare certa che basta questo che corrono tutti a cercare di disfarsene, a venderli in cambio di beni reali, provocando un crollo mondiale di tali valori e un’esplosione inflazionistica, che a quel punto diventa inutile espropriare perche’ non valgono piu’ nulla, mentre il danno sull’economia reale della produzione e sui risparmi e la capacita’ di acquisto dei piu’ poveri diventa madornale. Chi predica queste cose si fa bello col culo degli altri, e/o non ne capisce nulla, cambiare fonti di informazione!
Un’ultima cosa: io appartengo culturalmente ad una generazione di persone di quando il progressismo/pacifismo (vedi bertrand russell, einstein, persino kalergi) vedeva in un governo mondiale l’unica via per sfuggire all’annientamento atomico di una prossima guerra. Come saprai, oggi lo stesso tipo di persone progressiste in senso lato, diciamo ragionevoli, fra cui tu immagino e probabilmente Jacopo, tende piuttosto a ritenere che un governo mondiale sia una jattura, e scommette piu’ sul localismo, sulle piccole comunita’ in autogoverno. Io personalmente propenderei per una soluzione ottimale che mi sembra quella del confederalismo svizzero (nel 1988 copiarono di sana pianta l’ordinamento politico degli stati uniti originari del 1776, prima della loro guerra civile), cioe’ un governo federale con pochi poteri bastevoli a mantenere la pace generale, e tante piccole unita’ ecosociopolitiche in autogoverno. Questa dovrebbe essere secondo me l’utopia da perseguire oggi, cioe’ tutto il contrario dell’unione europea che sta facendo in scala piu’ grande lo stesso errore che porto’ all’unita’ centralistica d’italia che ben conosciamo purtroppo, il superstato. La lega delle origini sosteneva questo progetto, oggi puoi vedere da te che fine ha fatto… e nessuno ne ha preso il posto. La stessa questione ucraina potrebbe essere cosi’ risolta, mentre i due stati attualmente in conflitto pensano solo ognuno ad inglobare i territori contesi, o addirittura l’altro intero stato (la russia verso l’ucraina), per aumentare la dimensione di se stessi…
Se non sbaglio tu hai studiato a lungo e professionalmente queste cose, io sono solo un dilettante, dimmi cosa ne pensi. Non sto cercando di sviare il discorso, sto solo cercando di condurre la discussione, che su questi siti e’ sempre sui massimi sistemi, all’alveo che le dovrebbe essere congeniale cioe’ quello dei massimi sistemi nella loro complessa poliedricita’, senza troppe seduttrici semplificazioni.
1848, non 1988!
Qua dalle mie parti in pianura stanno scavando enormi “bacini di laminazione delle acque” dappertutto, in terre altrimenti fertili, per evitare alluvioni e compensare la chiusura dei fossati di drenaggio a lato delle strade (spesso per farne onnipresenti piste ciclabili), e per compensare l’impermeabilizzazione del terreno in conseguenza di sempre ulteriori inutili enormi strade, che servono piu’ che altro a far giocare con le scavatrici le imprese e mantenere alto il PIL formale, oltre che dare sfogo alla produzione di cemento e spendere l’enorme gettito fiscale. L’edilizia privata invece deve compensare da se’ per legge in appositi scavi adiacenti alle nuove costruzioni/impermeabilizzazioni, di fatto raddoppiando o quasi l’uso di territorio altrimenti agricolo)
Ho visto scavatrici lavorare per sei mesi per scavare e rovinare terreni resi fertilissimi nei secoli passati)
La cosa da ridere e’ che per un millennio e fino a 80 anni fa sono stati fatti sforzi immani per bonificare le zone sommerse dalle paludi e ottenere terreno agricolo, adesso si stanno facendo sforzi immani per creare paludi artificiali sul terreno prima agricolo (e per compensare la cementificazione, che avviene su terreno agricolo).
Avanti cosi’…
Winston, mi scuso con gli autori perché siamo fuori tema, comunque dato che me lo chiedi io penso che il governo mondiale sia una cosa che non ha nessun senso e che persino l’ONU stia funzionando molto male, per quanto riguarda l’Unione Europea è un abominio burocratico che non rende conto a nessuno se non alle lobby. Io sono per l’autogoverno a livello locale, senza però smontare gli stati perché le entità troppo piccole non possono fare tutto, e con alleanze e chiamiamoli “tavoli” di coordinamento a livello continentale o inter-continentale. Tipo se c’è una crisi in un continente, i paesi vicini devono consultarsi sul da farsi. Se qualcuno ti attacca, è meglio sapere che c’è qualcuno che ti aiuta a difenderti.
Il modello Svizzera è buono, ma ci vuole una cittadinanza seria.
L’Ucraina non sta lottando per inglobare territori, sta lottando per difendere non tanto i propri confini in quanto tali, ma la gente che ci sta dentro che vuole autodeterminarsi e vivere libera, che sotto la Russia si fa una brutta fine.
Si’ infatti non avevo neanche premuto il pulsante “pubblica” che ho pensato che qualsiasi istituzione quanto piu’ in alto nella scala gerarchica alla fine non fa altro che cercare di espandere il suo potere con un pretesto o l’altro (oggi il migliore e piu’ inattaccabile e’ senz’altro la salvezza del pianeta!).
Comunque il problema resta, e in Svizzera, che pero’ e’ un paese molto ricco, in qualche modo l’hanno risolto, riuscendo a far convivere profittevolmente tre delle etnie piu’ litigiose d’europa, francesi, tedeschi e italiani, grazie ad un’accentuato federalismo (i cantoni sono stati autonomi), e un’attenta limitazione del potere centrale: come negli Usa pre-guerra civile, in effetti, autonomia che i nordisti restrinsero in favore del governo federale una volta vinta la guerra civile. Ma gli svizzeri sono ricchi, appunto, vorrei vedere se la coperta si restringesse. D’altra parte ricchezza e buongoverno si aiutano a vicenda, il problema e’ innescare il circolo virtuoso, e disinnescare quello vizioso. Per questo, serve anche la speranza e la buona disposizione d’animo, l'”apocalottimismo” non aiuta molto.
Un’altra cosa su cui mi dissocio da me stesso e’ sulle dighe come fonte di prosperita’: a dire il vero in giro per il mondo cominciano a fiorire conflitti fra paesi a valle e a monte degli sbarramenti per questioni di governo delle acque, non e’ un problema che sorge solo all’interno dei paesi. L’avrai pensato anche tu, mi correggo da solo intanto. E’ sempre questione di coperta che si accorcia, che la chiamiamo decrescita, insostenibilita’, dabbenaggine ed egoismo nello sfruttamento e nella gestione delle risorse, o quello che e’.
Sull’ucraina lo so, pero’ e’ indubbio che con questo conflitto le voci di autogoverno locale all’interno di essa non stanno godendo del migliore periodo: quando c’e’ una guerra chi vorrebbe restarsene fuori finisce per essere considerato nemico da entrambi i contendenti. Metti che domani finisca la guerra e tutto torni come prima, per i filorussi in ucraina non credo che tutto tornerebbe come prima… e’ successo poche volte nella storia che chi perde una guerra non ne esca peggio di prima (salvo che nella WW2) Di sicuro questa faccenda accentua e di molto i nazionalismi in entrambi gli stati, sara’ difficile uscirne se non arriva il gorbaciov di turno (che pero’ in russia infatti e’ odiato).
Visto che i social servono anche a questo, a scambiare dritte possibilmente di un certo livello, mi e’ piaciuto il documentario di Herzog su Gorbaciov, bello come quasi tutti i documentari di Herzog al contrario dei suoi film, ve lo raccomando, per una volta niente modelli matematici, tabelle e grafici del cazzo.
Solo ora l’Ucraina sta diventando un vero “paese”. Prima di questa guerra, di fatto era un melange di pezzi “sottratti” ad altri paesi (Polonia, Russia, ecc.) ed appiccicati attorno al nucleo centrale di Kiev-Kyiv . La Crimea è poi da secoli un mondo a parte. E di fatto l’Ucraina ha finito con il trovarsi sull’antica faglia culturale-religiosa-politica-economica, tra Occidente ed Oriente. Se domani mattina vincessero gli Ucraini (come umanamente spero) con il completo ritorno ai vecchi confini (Pre-2014), rimarrebbero comunque attivi dei vulcani sotterranei pronti ad esplodere nuovamente al minimo pretesto. E’ per quello che serve (servirebbe) un’entità sovranazionale seria che fermi il conflitto e faccia da mediatore, compreso il ricollocamento di centinaia di migliaia di persone da una parte all’altra dei confini, soprattutto nel Donbass, che personalmente cederei volentieri alla Russia. Purtroppo l’ONU (che dovrebbe rappresentare tale struttura sovranazionale è un ectoplasma frenato dal vecchio dogma del diritto di veto dei Quattro Grandi ( Grandi?!!). E resterà tale fintanto che non si toglie tale dogma.
Fra 10 o 20 anni, gli abitanti che ora sono russofili, vedendo che si sta molto meglio dall’altra parte del confine, chiederebbero spontaneamente di riunificarsi. In pratica ripetere quello che è successo tra le due Germanie. Guarda caso, dopo l’erezione del muro mai nessuno che cercava di scappare da Ovest verso Est, ma solo il contrario.
Lo stesso comandante della Nato, ha detto che non può esserci una soluzione militare all’attuale conflitto. E se lo dice un militare, non credo che si sbagli. Resto convinto che il motivo principale per cui continua la carneficina è testare tattiche e armamenti sul campo in vista di prossimi conflitti molto più ampi.