Volevo scrivere un articolo che evidenziasse le principali lacune concettuali di chi critica le teorie concernenti i limiti dello sviluppo, ma poi ho preferito spostare la trattazione su… Cristiano Ronaldo! Da juventino, mi auspico che si verifichi tutto quanto ho scritto, benché sia consapevole delle pesanti critiche che riceverò anche da alcuni autori di Apocalottimismo (a partire da Luca Pardi, tifosissimo della Fiorentina).
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Come dimenticarsi le cassandrate dei catastrofisti inneggianti a presunti ‘limiti della giovinezza’ quando nel 2018 Cristiano Ronaldo, all’età di 33 anni, lasciò il Real Madrid per passare alla Juventus? “La dirigenza bianconera è impazzita”, “l’hanno acquistato solo per ragioni di marketing”, “tanti milioni sperperati per un campione al capolinea”, ecc. Per darsi una parvenza di credibilità, si riempivano la bocca di esempi celebri, come l’addio al calcio di Zinedine Zidane quasi alla stessa età del portoghese o quello di Michael Platini, che ha appeso le scarpe al chiodo a soli 32 anni; oppure citavano casi di giocatori che avevano insistito a proseguire la carriera malgrado l’evidente declino delle prestazioni.
Ronaldo ha smentito le gufate a suon di gol, eguagliando in tre stagioni il bottino di reti in bianconero collezionato dal compagno di squadra Paulo Dybala in sei. Un fatto che ha seriamente messo in crisi gli sgangherati profeti della senilità, dal momento che l’attaccante argentino, di ben otto anni più giovane, secondo i loro schematismi dogmatici avrebbe dovuto mostrare un rendimento enormemente superiore a quello del cinque volte Pallone d’oro.
Tali figuracce sono inevitabili quando si vagheggiano ipotesi incerte sull’invecchiamento, basate su modelli predittivi farlocchi che ignorano l’evoluzione delle tecniche di allenamento e i progressi compiuti da medicina e fisioterapia. Invitiamo invece il pubblico a prestare fede alle nostre analisi, essendo basate su fatti storici incontrovertibili e non su mere supposizioni dettate da preconcetti erronei e poi formalizzate alla stregua di verità rivelate.
Una volta appurato che, da quando Ronaldo gioca nella serie A italiana, la sua media realizzativa è passata da 0,65 a 0,81 gol per incontro, ipotizzando un tasso di progresso delle metodologie di allenamento per il prossimo triennio almeno pari a quello verificatosi nel precedente (una previsione quindi molto conservativa), stimiamo che nel 2025 (cioé quando il portoghese compirà quarant’anni) verrà raggiunta e poi superata la soglia del gol a partita.
A scanso di equivoci, puntualizziamo come gli exploit di CR7 non rappresentino un caso isolato ma siano confermati da altri riscontri empirici. La sontuosa prestazione ai campionati europei di Giorgio Chiellini, arcigno difensore che dall’alto delle sue trentasette primavere ha contribuito al trionfo azzurro tenendo testa a bomber di razza come Romelu Lukaku o Harry Kane (ben più giovani di lui), è solo uno dei tanti altri esempi confermanti la dabbenaggine delle prefiche della vecchiaia. Le quali, non contente di essere state ampiamente smentite dalla Storia, come Pierino continuano a gridare “al lupo, al lupo!” blaterando di ‘limiti fisici insuperabili’ e sciocchezze dal tenore analogo, nel patetico tentativo di tenere vive le loro insulse argomentazioni.
Del resto, cosa ci si può aspettare da gente imbevuta di ideologismo fino al midollo? Infatti, dando ripetutamente sfoggio del loro wishful thinking catastrofista, i fautori dei limiti della giovinezza, malgrado cerchino di darsi un’aura di scientificità, mostrano chiaramente una nostalgica predilezione per i ‘bei tempi andati’: quelli del catenaccio, delle marcature a uomo, del libero e del numero limitato di stranieri in rosa. Nel 2030, quando Ronaldo segnerà 45 gol a stagione (uno per ogni anno di età) rileggeremo le loro previsioni infauste di ieri e di oggi facendoci delle grasse risate!
Zidane aveva la testa, ma il suo uso più noto fu poco raccomandabile e con ciò si bruciò ogni possibilità di sfruttare appieno il suo talento dopo la carriera agonistica. L’impressione è tutto, sul finire di carriera. Se poi c’è un po’ di indole umile…
Platini la testa ce l’aveva eccome, ma era già proiettata ai livelli del potere: perchè sperperare il suo talento in un lungo tramonto, per poi trovarsi a scalare il potere con una frazione della fama acquisita di “persona intelligente”? Che poi ne abbia approfittato anche troppo, è altra faccenda.
Ronaldo mi pare abbia un po’ meno testa. La usa soprattutto per gestirsi, a partire dal potersi divertire al massimo nei limiti della preparazione atletica. Anche scorazzando a Courmayeur in barba al lockdown, quando c’era. In queste condizioni, lui pensa al futuro solo in termini di gruzzolo accumulato. Lo vedete come dirigente UEFA o come allenatore della nazionale? Io no. Lo vedrei meglio in vari spot pubblicitari, fotoscioppato e doppiato anche in madrelingua.
Ma non è detto, se la testa non è il parametro principale per arrivare al potere entrando nella testa dei sudditi. E’ forse quest’ultima infatti il terreno di gioco, in un’epoca in cui la realtà è soverchiata dall’immagine all’approssimarsi dei Limiti.
In tutto ciò, fanno sorridere sia le gufate sia le sparate similstatistiche, rispettivamente pro o contro il declino di uno sportivo di grido. Entrambe non sanno cosa siano i Limiti. Quelli veri, che mica si misurano in gol.