Ho appena finito di leggere Spaccare l’atomo in quattro. Contro la favola del nucleare (Edizioni Abele 2022), scritto dall’ingegnere nucleare e fisico Angelo Tartaglia, ex professore di Fisica presso il Politecnico di Torino. Con un taglio estremamente semplice e divulgativo, raro per gli accademici, l’autore confuta efficacemente la propaganda pro-nuke che sta tornando di moda, anche per quanto riguarda gli aspetti più ‘innovativi’, ossia i cosiddetti reattori di quarta generazione e la fusione. Ne consiglio quindi caldamente la lettura.
A integrazione delle sue considerazioni, propongo una riflessione sull’attuale situazione globale dell’energia atomica, facendo riferimento ad alcuni dati fondamentali, troppo spesso elusi nei dibattiti da talk show e social network:
Se l’energia nucleare si trova in una situazione di stallo e non di declino, lo si deve sostanzialmente all’azione di quattro stati: principalmente la Cina, secondariamente Russia, India e Sud Corea ; ossia tre BRICS e un’altra nazione ’emergente’ che si è contraddistinta per alti tassi di crescita economica dagli anni Novanta fino alle grandi crisi che hanno segnato il nuovo millennio.
Lo sforzo di Pechino desta particolare impressione perché, dal 2000 a oggi, sono stati attivati 52 reattori per una cinquantina di GW di potenza installata. Tuttavia, quando c’è di mezzo il gigante asiatico, tutto assume contorni elefantiaci con il rischio di perdere il senso della realtà. Innanzitutto, l’elettricità da nucleare è solo il 5% circa sul totale ed è stato ridimensionato l’obiettivo iniziale, molto più ambizioso, di installare reattori per 70 GW entro il 2025.
Inoltre il risultato, per quanto notevole, non eguaglia gli exploit del passato delle potenze atomiche tradizionali: tra il 1957 e il 1980 gli USA infatti avviarono 84 reattori per 58,3 GW e, a differenza dei cinesi, senza attingere a tecnologie straniere. La Francia invece, nei quindici anni successivi alla crisi petrolifera del 1973, ultimò 51 reattori per 50,5 GW: fatte le debite proporzioni con la Cina, si tratta di un risultato decisamente superiore.
Quella era però l’epoca d’oro dell’atomo, quando i reattori erano più piccoli e gli standard di sicurezza inferiori. L’esperienza nucleare dei cinque maggiori paesi occidentali che hanno adottato in modo convinto questa forma di energia (USA, Francia,UK, Giappone e Germania) rivela una progressiva disaffezione per il ‘nuovo fuoco di Prometeo’: su 170 reattori attualmente operativi ben 114 risalgono a prima del 1986 (si avvicinano quindi ai fatidici 40 anni di servizio per i quali erano stati concepiti), solo 12 progetti sono stati avviati nel XXI secolo (5 già realizzati e 7 in costruzione), mentre 151 unità sono state permanentemente disattivate. In Gran Bretagna e Giappone la potenza dismessa è attualmente maggiore di quella installata, mentre la Germania nel 2011, dopo i fatti di Fukushima, ha abbandonato definitivamente l’avventura atomica.
Considerando anche l’Occidente ‘minore’ (altri paesi della UE, Canada, Svizzera) il quadro non migliora: 67 reattori attivi di cui 43 precedenti al 1986, 35 dismessi, solo 4 attivati nel XXI secolo (di cui due in Rep. Ceca e uno in Slovacchia, ultimazione tardiva di progetti avviati al tempo del comunismo) e appena uno in costruzione (altra opera slovacca risalente agli anni Ottanta). Tutte le iniziative occidentali legate alla costruzione dei cosiddetti modelli della III generazione (tradizionali reattori a fissione di taglia maggiore, più longevi e con migliori sistemi di sicurezza dei predecessori) non hanno avuto fortuna:
- Vogtle 3 e 4, USA: lavori iniziati nel 2013 e terminati quest’anno per l’unità 3, ancora in corso per la 4; costi più che raddoppiati rispetto ai 14 miliardi di dollari previsti (fonte);
- Olkiluoto 3, Finlandia: lavori iniziati nel 2005 e ultimati nel 2022, costi passati da 3 a 8,5 miliardi di euro (fonte),
- Flamanville 3, Francia: lavori iniziati nel 2007 e ancora in corso, con costi saliti da 3,7 a 19 miliardi di euro (fonte);
- Hinkley Point C1 e C2, Regno Unito: lavori iniziati rispettivamente nel 2018 e il 2019, con costi lievitati dai 25 miliardi di sterline preventivati a quasi 33 miliardi (fonte)
La necessità di gestire le scorie e di smantellare le centrali fuori servizio (decommissioning) rappresenta un fardello non da poco per i nuclearisti di vecchia data, anche perché in passato si è nutrita troppa fiducia sugli sviluppi tecnologici che consentissero di arginare tali criticità.
Per farsi un’idea della portata del problema, si pensi che la Sogin nel 2022 dovrebbe aver completato il decommissioning dei reattori italiani al 45%, malgrado la nostra esperienza nucleare sia terminata nel 1987 e riguardasse solo quattro unità. Oppure si consideri il caso britannico, dove il costo per lo smantellamento di 14 reattori di vecchia generazione è stimato in 23,5 miliardi di sterline (WNISR 2022). Secondo il database PRIS della AIEA, l’unica centrale atomica commerciale ‘decommissioning completed’ è quella tedesca di Kahl, che impiegava una piccola unità sperimentale da 15 MW ed è rimasta attiva solo quindici anni.
Per ovviare a tutte queste incognite, la strategia universalmente adottata in Occidente è consistita nel prolungare la vita operativa dei reattori esistenti dai 35-40 anni previsti a 60 o addirittura 80, operazione però che richiede aggiornamenti tecnici continui. Rimando alla consultazione del WNISR 2022 per gli incentivi e i sussidi previsti per il mantenimento delle centrali statunitensi; qui preferisco concentrare l’attenzione sul caso francese perché presentava tanti elementi favorevoli allo sviluppo atomico: in particolare un’azienda monopolista pubblica per la produzione e distribuzione e di elettricità (EDF) e una filiera militare su cui scaricare parte delle spese civili (negli USA i due settori sono divisi dai tempi della presidenza Carter). Tutti fattori che hanno consentito di portare l’incidenza del nucleare sulla produzione elettrica al 70-80%, record assoluto per un paese di grandi dimensioni. Se davvero l’atomo è la cornucopia dell’elettricità a basso costo, allora la Francia dovrebbe essere l’Eden dell’energia.
Attualmente, EDF è in passivo per 65 miliardi di Euro e, secondo il CEO Luc Remont, bisognerebbe da subito alzare il prezzo delle bollette e reperire 25 miliardi annui per prolungare la vita dei reattori attuali e tentare di costruirne di nuovi. La manutenzione delle vecchie unità si è rivelata più lunga e complessa del previsto, con il risultato che la Francia, nota esportatrice di elettricità, ha dovuto dipendere da importazioni dall’estero. Il predecessore di Remont, Jean Bernard Levy, avrebbe voluto scorporare l’azienda in EDF Blue, di proprietà interamente statale a cui sarebbe rimasta la gestione delle centrali atomiche, ed Edf Verde (detenuta al 60% da Edf Bleu) quotata in borsa per la distribuzione e la vendita dell’elettricità da rinnovabili.
Si è preferito invece optare a fine 2022 per un aumento di capitale di 3,1 miliardi di euro di cui 2,7 messi dallo stato, che nel giugno di quest’anno ha speso ulteriori 9,7 miliardi per nazionalizzare al 100% EDF (ne era stato privatizzato il 16% in seguito alle normative UE sulla concorrenza). L’altra azienda pubblica specializzata nel settore nucleare, Areva, è fallita nel 2017 ed è stata ‘ristrutturata’ con il nome di Orano. Le vicissitudini transalpine chiariscono le ragioni della fine dell’avventura atomica tedesca (decisa nel 2011 da un governo Merkel a maggioranza CDU+liberali, senza Verdi), dato che in Germania il mercato dell’elettricità è liberalizzato e non esiste un comparto nucleare militare che possa fare da stampella.
A fronte di queste gravi note dolenti, nel nuovo millennio il club dell’Atomo può tuttavia vantare nuovi membri e altri che saranno presto associati. Dal fenomeno emerge però la longa manus della Russia:
Mosca ha fornito anche 6 reattori ciascuno a Cina e India (in entrambi i contesti due unità già realizzate e quattro in cantiere), con tempi di ultimazione mediamente intorno agli otto anni (dieci al di fuori della Cina).
Putin, da ben prima di scatenare la ‘operazione militare speciale’ in Ucraina, sta cercando sostenitori per il suo “ordine mondiale multipolare” e corteggiare leader autoritari e ambiziosi quali Lukashenko, Erdogan, al-Sisi, gli ayatollah iraniani e paesi ’emergenti’ come il Bangladesh offrendo tecnologia nucleare rappresenta un ottimo deterrente, soprattutto se vengono concessi prestiti per coprire totalmente o quasi la spese (vedi il caso di Bielorussia, Egitto, Bangladesh). L’azienda nucleare russa Rosatom e le sue sussidiarie si fanno carico della costruzione dei reattori e dei rifornimenti di combustibile, creando un legame a doppio filo difficilmente rescindibile, con tutti i risvolti politici che ciò comporta. Si pensi che è rimasta esclusa dal pacchetto europeo di sanzioni contro la Russia per la collaborazione fattiva con l’industria atomica europea e occidentale.
Al pari della Francia, la Federazione Russa presenta condizioni favorevoli per il nucleare: il know how dell’era sovietica (23 reattori su 37 attualmente attivi risalgono a quel periodo); un’economia di tipo dirigista dove il settore energetico è sotto il rigido controllo statale; una fiorente filiera militare, vedi il recente test condotto con successo del missile a propulsione atomica Burevestnik. Tuttavia, rispetto alla Francia l’apporto del nucleare sul totale dell’elettricità prodotta è di gran lunga inferiore, intorno al 20%: oltre a una quota quasi analoga di idroelettrico, le fossili la fanno da padrone (su tutte il gas naturale), mentre le rinnovabili sono quasi completamente al palo.
Un dato in controtendenza con il resto del mondo, dove nell’ultimo ventennio eolico e fotovoltaico sono cresciuti esponenzialmente fino a raggiungere nel 2020-21 il traguardo di superare congiuntamente la produzione elettrica da nucleare:
In India e in Cina, nazioni che pure hanno investito pesantemente sull’atomo, la generazione da rinnovabili risulta molto più ingente; in Germania hanno già superato il picco di produzione storico del nucleare, mentre nella UE e negli USA il sorpasso è prossimo (per i dettagli si rimanda al WNISR 2022). Nonostante alcuni interventi politici che ne hanno rallentato lo sviluppo, in Italia nel 2021 eolico e fotovoltaico hanno generato 45,7 TWh, ossia la stessa quota di elettricità che avrebbe potuto garantire il programma dei quattro reattori EPR previsti nel 2011 dal governo Berlusconi e poi bocciato dal referendum. Tuttavia, in considerazione di quanto accaduto con i progetti analoghi in Francia e Finlandia, sicuramente la prima unità oggi non sarebbe ancora avviata e i costi complessivi sarebbero gonfiati.
Alla luce di quanto emerso in questo disamina, si possono tracciare alcuni punti fermi imprescindibili in considerazione della necessità di una rapida decarbonizzazione:
- l’urgenza di arginare celermente la crisi climatica e i risultati produttivi di nucleare e rinnovabili, ancora molto inferiori a quelli di petrolio, carbone e gas, prefigurano un’economia low carbon con consumi largamente inferiori a quelli del mondo dominato dalle fonti fossili. In ottica ecologica non è una cattiva notizia, ma occorre chiarirlo dal momento che i fautori dell’energia atomica tendono a presentarla come opzione per proseguire con il business as usual;
- solo Cina e India (la prima in misura decisamente maggiore) hanno le possibilità economiche di varare piani ambiziosi sia nel nucleare che nelle rinnovabili, nonché di finanziare ricerca e sviluppo sull’energia atomica ‘di nuova generazione’, sulla fusione e sulle tecniche per la cattura e il sequestro della CO2. Per gli stati nuclearisti occidentali, gravati dal peso del debito e da decenni di stagnazione, si tratta invece di un obiettivo improponibile, anche perché portano sulle spalle il peso delle ‘scorie’ di 50 anni di esperienza atomica (gestione rifiuti radioattivi, decommissioning centrali obsolete). Prolungare la vita operativa delle unità esistenti è una strategia utile solo se gli sforzi per mantenere l’energia low carbon attuale non vanificano quella del futuro;
- alla luce dell’esperienza cinese e indiana, anche ipotizzando il futuro più roseo per l’atomo è evidente che l’energia prodotta dalle rinnovabili garantirà un apporto maggiore sul fabbisogno globale. Ciò significa la necessità a prescindere di sviluppare i sistemi di accumulo, essendo l’impiego del nucleare molto poco flessibile e quindi inadatto per compensare ai picchi di carico di fonti aleatorie;
- dati alla mano, nel nuovo millennio l’unico esportatore affidabile di tecnologia atomica (in grado cioé di garantire la costruzione di un reattore in dieci anni o poco più) è la Russia. Questo però prima delle pesanti sanzioni occidentali seguite all’invasione dell’Ucraina e del varo di una sorta di economia di guerra da parte di Putin;
- il Piano Nazionale Integrato Per L’energia E Il Clima (PNIEC) ha recepito per l’Italia l’obiettivo di ridurre al 2030 le emissioni climalteranti del 40% rispetto al 1990 con neutralità carbonica al 2050 (attualmente non siamo in linea con i traguardi prefissati). In questo scenario è difficile immaginare qualsiasi programma atomico, anche ponendosi intenti ‘moderati’: il 25% di apporto nucleare su di un fabbisogno elettrico complessivo di 300 TWh, ad esempio, implicherebbe di installare 9-10 GW di potenza. A titolo di paragone, tutti i progetti del XXI secolo già avviati o ancora in cantiere in Nordamerica e in Europa Occidentale ammontano a 8,7 GW. Uno sforzo impensabile che tarperebbe le ali alle rinnovabili, aumentando nel frattempo la dipendenza dalle fossili; senza contare la beffa se davvero diventassero fattibili i reattori di IV generazione (al pari di Tartaglia e altri nel dubito fortemente), che significherebbe aver speso decine e decine di miliardi per una tecnologia oramai obsoleta.
- problemi analoghi sono vissuti da nazioni con caratteristiche simili alla nostra, prive di energia nucleare o con reattori vicini alla fine vita operativa. Diverso il caso di paesi ricchi con una popolazione intorno ai dieci milioni di abitanti o inferiore (vedi Svezia, Finlandia, Svizzera), capaci di coprire una quota molto consistente delle loro esigenze anche con un numero esiguo di unità.
Qualsiasi ipotesi realistica sulla decarbonizzazione passa per i punti sopraelencati. Per chi ama le esternazioni in stile Calenda (“40 GW nucleari per l’Italia entro il 2050”) o Salvini (“centrale atomica a Milano per il 2032”) oppure vagheggi altre favole, si consiglia di giocare a Minecraft.
Immagine in evidenza: centrale nucleare realizzata su Minecraft, videogioco basato sulla costruzione di mondi virtuali.
“Diverso il caso di paesi ricchi con una popolazione intorno ai dieci milioni di abitanti o inferiore (vedi Svezia, Finlandia, Svizzera), capaci di coprire una quota molto consistente delle loro esigenze anche con un numero esiguo di unità.”
Perché quindi in questi paesi il nucleare “funziona”?
Pura questione matematica: se con l’elettricità prodotta da 1-2 reattori decarbonizzi il 50% o più del fabbisogno, puoi anche considerare di perdeci 15 anni dietro poche unità producono un grandissimo risultato.
Se ho capito bene, quindi, è perché il consumo complessivo è basso essendo paesi piccoli, per cui la percentuale del nucleare è alta?
Sì è proprio così. Non si tratta di qualcosa che caldeggio, ma aspettare 15 anni per decarbonizzare poi all’istante la metà o più della produzione elettrica sembra avere un senso.
“La Francia nei quindici anni successivi alla crisi petrolifera del 1973, ultimò 51 reattori per 50,5 GW”
Tieni conto che, in linea generale, la costruzione del prototipo di un prodotto puo’ costare 10, 100, 1000 volte il prodotto in serie, per cui mostrare l’insostenibilta’ dei costi dei nuovi tipi di reattori attualmente in costruzione in occidente e’ un argomento che non ha senso, se non meglio analizzato. La ragione dei reattori “tascabili” e’ anche se non soprattutto nella standardizzazione del processo di produzione.
Non si deve ragionare come se l’unico modo possibile/ammesso di produrre sia quello artigianale, che e’ un po’ il pregiudizio di queste parti.
😉
Il problema del nucleare, quello che spaventa attualmente la gente, e’ uno e uno solo: che l’eventuale remoto incidente, casuale o provocato, _puo’_ essere catastrofico in zone che noi ben sappiamo essere gia’ sovrappopolate. Al punto che avere centrali nucleari bersagliabili in casa senza avere pero’ anche armi atomiche di dissuasione, puo’ essere paragonato ad avere delle potenziali “bombe” che possono fare danni solo nel proprio territorio… (una delle ipotesi infatti e’ di costruirle nel profondo sottosuolo).
E’ possibile che il vero motivo per cui i tedeschi hanno dismesso tutto sia questo, prendendo le istanze “verdi” solo a pretesto.
Come vedete la questione si complica.
I reattori EPR (Flamanville, Olkiluoto, Hinkley Point) e AP-1000 (Vogtle) non sono prototipi bensì una standard commerciale, quindi assolutamente standardizzati. E non sono neanche particolarmente innovati rispetto alla seconda generazione, essendo reattori a fissione raffreddati ad leggera pressurizzata né più né meno della grande maggioranza dei modelli di seconda generazione. Faccio notare anche una cosa che ho omesso nel pezzo per non appesantirlo ulteriormente di dati: il prezzo ‘politico’ che i russi mettono ai loro reattori VVER non è propriamente basso, aggirandosi sui 6 miliardi di euro a GW.
E’ stata una mera questione di soldi perché 1) in Germania non potevano permettersi quanto accaduto in Francia per allungare la vita operativa dei reattori per le enormi differenze del loro mercato elettrico 2) erano meno dipendenti dall’atomo e molto più avanti con le rinnovanili
Come ho spiegato, che sia solo rinnovabili o nuke+rinnovabili i sistemi di accumulo andranno comunque implementati ovunque.
I sostenitori affermano che l’energia nucleare con tecnologia comprovata è sicura; l’industria nucleare sostiene che dimensioni più ridotte renderanno gli SMR ancora più sicuri degli impianti convenzionali. I critici affermano che reattori più piccoli comportano un rischio maggiore, richiedendo un maggiore trasporto di combustibile nucleare e una maggiore produzione di rifiuti. Gli SMR richiedono nuovi progetti con nuova tecnologia, la cui sicurezza deve ancora essere dimostrata.
https://en.m.wikipedia.org/wiki/Small_modular_reactor
Non credo che in Italia si costruirà mai una centrale nucleare di grandi dimensioni. Come diceva il nobel Parisi Il territorio non è adatto.
Mi pare di aver letto da qualche parte, ma non trovo più l’articolo, che i progetti riguardano principalmente la costruzione di piccoli reattori modulari, sulla scia della presa di posizione di un paio di anni fa del ministro Cingolani
Però anche questi producono scorie e soprattutto moltiplicano i problemi del trasporto del combustibile (attualmente questi trasporti girano sotto scorta militare).
Ai fini della discussione informata, qui ci sono dati ufficiali ed esatti e storici del consumo elettrico in italia, per fonte, per export/import, eccetera.
La potenza necessaria per il cosiddetto carico di base attuale e’ di circa 30 GW, il picco il doppio, ma bisognerebbe tenere conto che la volonta’ e’ di elettrificare tutto il possibile prima possibile, mentre se non erro attualmente l’elettricita’ copre solo il 20 per cento dei consumi energetici complessivi, percentuale che piu’ o meno e’ uguale in quasi tutti i paesi del mondo. Verificate per favore.
https://www.terna.it/it/sistema-elettrico/transparency-report/total-load
Certo che a pensare che fino a poco piu’ di un secolo fa l’elettricita’ era pressocche’ sconosciuta, e poco piu’ di due era completamente sconosciuta, c’e’ da restare impressionati, anzi annichiliti.
A voi decrescitari evidentemente non importa, ma per noi VERI ambientalisti la priorità è la rapida decarbonizzazione dell’attuale sistema. Personalmente la decarbonizzazione mi interessa anche per fini di geopolitica e cioè rendere le nostre economie e politiche il più possibile indipendenti dai ricatti di oligarchie teocratiche come l’Iran, Arabia Saudita, Algeria, Libia et similia, che solo grazie agli ingenti proventi di petrolio e gas possono permettersi di esistere e tiranneggiare le loro popolazioni e ricattare noi in ogni senso.
Tutti gli esperti del settore energetico sono concordi nel ritenere che le rinnovabili a causa della loro intermittenza non basteranno mai, se non ricorrendo alla produzione di costosissimi (in termini energetici e soprattutto di materie prime) sistemi di accumulo.
Per decarbonizzazione intendo ovviamente non solo l’attuale produzione di energia elettrica, (circa un quinto del totale dell’energia consumata attualmente) ma di tutto il comparto energetico-produttivo. In futuro l’energia elettrica dovrà quindi servire non solo a sostituire i fossili per i trasporti e riscaldamento, ma anche per la produzione industriale. Ad esempio la lavorazione dei metalli: più forni elettrici, ecc.
A differenza delle rinnovabili che forniscono energia troppo intermittente, l’energia nucleare in eccesso, proprio perché più stabile potrà servire a produrre quell’idrogeno che molti considerano (a torto o ragione) come vettore energetico e anche combustibile del futuro.
A mio giudizio i sistemi di accumulo sono quindi necessari solo per le rinnovabili. Che sono certamente utili, ma è anche provato che più aumenta la loro quota (eccetto l’idroelettrico) e più aumentano i problemi di gestione dell’elettricità. Non riesco più a trovare un articolo molto dettagliato ed esplicativo, ma questo può bastare: https://energiaoltre.it/la-germania-produce-troppa-energia-rinnovabile/.
Negli ultimi due-tre decenni il problema del back-up delle rinnovabili intermittenti è stato risolto ricorrendo a centrali a carbone, a gas o al nucleare.
Decarbonizzazione significa eliminare il più in fretta possibile le prime due. Cosa rimane a disposizione?
Che dietro l’assurda opposizione al nucleare ci sia più ideologia che razionalità lo evidenziano chiaramente articoli come questo, che si riferiscono solo al passato o fotografano la situazione attuale in una realtà, (come l’ultima guerra e gli ultimi eventi climatici) che è in veloce trasformazione. Addurre come scusa i tempi lunghi di realizzazione di un reattore (non prototipi, come si ostina a negare Igor, come quello di Flamanville o quello finlandese) è pura ideologia. Quanti decenni ( e quante centinaia di miliardi di soldi pubblici sono stati spesi) sono serviti perché le rinnovabili raggiungessero l’attuale livello di produzione?
Se poi ci si ostina a rimandare è ovvio che i tempi si allungano.
L’ideologia si evidenzia anche nel fatto che si sottolineano i cosiddetti costi nascosti come il decommissioning, ma solo per il nucleare e mai quelli che avremo in futuro dallo smaltimento di montagne di moduli fotovoltaici e di pale eoliche rottamate. Come ha ammesso la ditta che dovrà venire a ritirare (non si sa quando perché in zona ci sono altre decine di migliaia di impianti distrutti) le centinaia di nostri pannelli distrutti dalla grandine, ora vengono riciclati come RAAEE solo il 10-15% dei pannelli fotovoltaici rotti ed il resto va in discarica.
Leggo che qualcuno parla dell’idrone come sistema di accumulo, ma il peggiore di tutti:
– le celle a combustibile hanno un rendimento pessimo e utilizzano materiali rari e costosi come il platino e elettroliti polimerici;
– lo stoccaggio dell’idrogeno è complesso anche a causa della sua scarsa densità volumetrica
– l’idrogeno è esplosivo a contatto con l’ossigeno.
Batterie e pompaggi idraulici sono decisamente più affidabili e meno dispendiosi.
Nicola Armaroli sui limiti intrinseci dell’idrogeno
https://ilbolive.unipd.it/it/news/idrogeno-verde-soluzione-energetica-sostenibile
Igor,
1. Conosci il Low Tech Magazine?
2. Per quel che vale, Israele ha appena di fatto ammesso di avere l’atomica
Sì, e devo dire che molti articoli sono decisamente interessanti. Il concetto della ‘low tech’ cioé di riciclare soluzioni del passato in ottica attuale, è un caposaldobasilare.
Quanto a Israele… segreti di Pulcinella.
Igor: non mi considero certo un esperto del suo livello su questioni energetiche, ma sempre più spesso leggo che l’idrogeno, pur con tutti i problemi che comporta l’introduzione di una nuova tecnologia (20-30 anni fa chi avrebbe immaginato l’attuale evoluzione-diffusione-prestazioni dei cellulari che all’inizio permettevano solo di telefonare ed ora fanno di tutto. Pardon: ovviamente lei aveva previsto tutto!) costituirà un elemento fondamentale del nostro futuro soprattutto per decarbonizzare il trasporto pesante e l’industria.
I “pompaggi idraulici” non sono certo una novità e più di tanto non possono fare, a meno di creare nuovi invasi artificiali con tutti i costi che questo comporta.
http://www.agorascienza.it/application/files/2214/9908/8299/B_energia_idrogeno_e_celle_Santarelli.pdf
https://ilbolive.unipd.it/it/news/idrogeno-verde-soluzione-energetica-sostenibile
https://scenarieconomici.it/battuta-di-arresto-per-i-reattori-nucleari-di-nuscale-cancellato-grosso-progetto-negli-usa-lazione-cade/
NuScale Power ha dichiarato mercoledì di aver concordato con un gruppo energetico dello Utah di terminare il progetto di un piccolo reattore modulare dell’azienda, assestando un duro colpo alle ambizioni degli Stati Uniti per un’ondata di energia nucleare per combattere il cambiamento climatico e facendo crollare le azioni di NuScale del 20. % che diventa oltre il 30% se confrontato con gli ultimi massimi.
Fuzzy, i repubblicani della UTAH hanno poteri divinatori: sono riusciti nel 2014 (articolo di greenreport che ha postato un utente del blog) a bloccare un accordo, quello NUSCale-Utah, che risale al 2021 (https://world-nuclear-news.org/Articles/NuScale-and-UAMPS-agreements-progress-plans-for-SM) E’ la prova definitiva Fuzzy che sono i rettiliani, non possiamo farci nulla.
diverse città si sono ritirate dal progetto a causa dell’aumento dei costi e questo ha portato quindi alla cancellazione del progetto
Nell’articolo di scenari economici si accennava giustamente, ai costi andati fuori controllo.
Poi non so i vari retroscena.
Se si tratta di rettiliani spero almeno che non siano quelli ematofagi.
Fuzzy: complimenti per la tua ennesima dimostrazione di ipocrisia. Non ce n’era bisogno! Essere contenti perché le lobby dello shale gas siano riuscite a fermare il progetto di installare impianti che riescano a ridurre l’ulteriore apporto di CO” nell’atmosfera è coerente con la tua assurda ideologia, ma non puoi certo definirti un ambientalista. https://greenreport.it/news/energia/shale-gas-repubblicani-dello-utah-allassalto-delle-terre-federali-ma-e-bagarre/
Il problema è che non ci arrivi nemmeno a capire queste contraddizioni.
E purtroppo non sei l’unico!!!
Si, appunto, come scrive Igor non deve essere stato facile nel 2014 (data del tuo link) riuscire a far bloccare un progetto che è partito nel 2021 (link world nuclear news) e infine è stato interrotto nel 2023 per motivi economici.
(link scenari economici)
Ma guarda un po’ Fuzzy cosa si scopre: che proprio nel 2014, anno dell’assalto delle industrie dello shale ai terreni dello Utah, si ragionava di usare i reattori modulari della NuScale per sostenere l’industria dell’estrazione e della raffinazione del petrolio!
https://www.researchgate.net/publication/289665894_NuScale_energy_supply_for_oil_recovery_and_refining_applications
Altro che lobby nemica… questi qua sono pappa e ciccia!
Non sarà mica che (pure) il nucleare non è altro che un’estensione dei combustibili fossili?
Per chi non gioca a Minecraft è evidente. Si distrae denaro dall’implementazione immediata delle rinnovabili per progetti nucleari di lunga durata e/o sperimentali che costringono a rimanere vincolati alle fossili. Anche il famoso piano energetico del governo Berlusconi del 2011 lo dimostra: ai 4 reattori EPR si affiancava il progetto dei rigassificatori, che avrebbero dovuto rappresentare l’apporto energetico principale per l’Italia.
Fuzzy: è così difficile da capire? Nel 2014 i mini reattori nucleari erano di là da venire. Nel 2021 invece lo Utah e tutti gli USA, da importatori sono diventati esportatori e indipendenti dal resto del mondo per quanto riguarda petrolio e soprattutto gas (il vero antagonista del nucleare e non le rinnovabili) per cui ora il nucleare serve molto meno. Però solo a loro, ma non a noi che non abbiamo gas o dobbiamo importarlo da paesi problematici. In Europa, come in altre parti del mondo, con il gas a basso prezzo ( o addirittura che ti pagavano se lo ricevevi), per almeno 20-30 anni (soprattutto quello dalla Russia) il nucleare non era un’opzione interessante ed è per quello che è stato trascurato.
NB: In ogni caso, se si legge bene l’articolo si evince che anche chi estrae petrolio si rende conto che è da stupidi ed incoscienti sprecarne una buona parte al solo scopo di fornire energia per l’estrazione. Il petrolio è troppo prezioso per bruciarlo, mentre servirebbe meglio per usi più produttivi. Ma anche questo passaggio fate fatica a capirlo!
La produzione di gas dello Utah ha raggiunto il picco di produzione nel 2012 per poi calare considerevolmente
https://www.eia.gov/dnav/ng/hist/n9050ut2a.htm
quindi l’abbandono del progetto NuScale non ha nulla a che fare con la supposta abbondanza di gas naturale o interessi lobbystici. La ragione è quella dell’articolo postato da Fuzzy, il rincaro sul progetto arrivato a $89/MWh è stato ritenuto non accettabile dal momento che ci sono fonti fossili e non con LCOE molto più basso.
https://www.greenme.it/ambiente/energia/accordo-storico-cina-usa-per-aumentare-rinnovabili/
Speriamo non siano solo belle parole.
Questi sono impegni che se rispettati richiederebbero una forte decrescita.
Forse sarebbe lecito un certo scetticismo.
Fuzzy: e questo che c’entra? Incrementare le rinnovabili va bene, ma meno bene è privilegiare come back up le centrali a gas invece del nucleare.
Come al solito ho chiesto lumi sulla questione shale gas ad un amico grande esperto del settore. Mi ha detto che lo Utah, come altri stati “interni” degli USA sono stati costretti a ridurre le produzioni sia per la concorrenza di nuovi e più profittevoli giacimenti, sia per il semplice motivo che il gas a differenza del petrolio è difficile-costoso da stoccare-trasportare rispetto al petrolio, per cui sono risultate privilegiati i giacimenti più vicini ai porti o aree industriali, come ad esempio il bacino del Permiano del Texas, o quelli degli Appalachi e Delaware. Un generale e breve calo di produzione e consumo c’è stato anche in coincidenza del biennio della pandemia. Gli ho anche chiesto che attinenza c’è tra mini-centrali nucleari e shale gas. Risposta: nessuna. Per semplice logica: se servissero perché nessuno pensa ad adottarle nei luoghi dove ora più si concentra l’estrazione di gas e petrolio? Ma oramai è evidente quanto la logica sia per voi una perfetta sconosciuta.
https://energiaoltre.it/gas-nel-permiano-possibile-produzione-record-shale-nel-2021/
NB: contrariamente a quello che si può pensare il mio amico (come me e forse più di me convinto ambientalista) è contrario al diffuso sfruttamento dello shale gas perché ci sono molte perdite con conseguente aumento dei gas serra. Inoltre, come tutti i venditori, spera che il gas e petrolio diventino sempre più rari e costosi per poter lavorare di meno e guadagnare di più dai maggiori margini. Anche lui è un convinto nuclearista. Non solo per diminuire l’attuale AGW, ma anche perché convinto che sia un inutile spreco bruciare materie prime fossili a scopo energetico invece di usarle per produrre merci molto più utili e meno inquinanti.
Anche questa una considerazione che a voi evidentemente non interessa.
Il nucleare non è adatto come back up
perché dovresti sempre continuamente accendere e spegnere la centrale.
Per il resto sono stati Biden e Xi a dire che vogliono spingere sulle rinnovabili.
Lamentati con loro.
Io ho solo detto che potrei anche dubitare che lo facciano nella misura che hanno dichiarato.
Fuzzy, quando la gente parla genericamente di ‘usare il nucleare’ intende ‘diventare come la Francia dei tempi d’oro’, ossia gioca a Minecraft fregandosene bellamente del mondo reale. Il fatto che persino la nazione oggi più dinamica in campo nucleare, la Cina, che per altro non deve preoccuparsi di un’eventuale opinione pubblica anti-nucleare, punti alla rapida decarbonizzazione tramite le rinnovabili, è eloquente. E come hai detto tu un apporto nucleare realistico è un pessimo back up delle rinnovabili e quindi bisognerebbe sempre e comunque ricorrere a sistemi di accumulo.
Dunque, è inutile continuare a farsi assurde illusioni. Grandi centrali nucleari in Italia non se ne faranno mai.
Adesso vanno di moda i piccoli reattori nucleari.
Ma
“Senza una grande capacità produttiva gli SMR non possono ottenere le riduzioni dei costi necessarie a compensare le economie di scala.
Senza la riduzione dei costi non ci sarà un gran numero di commesse per stimolare gli investimenti necessari per impostare la filiera.
Inoltre, tra processo autorizzativo e tempi tecnici per la costruzione, il primo reattore, ottimisticamente potrebbe erogare energia nella seconda metà del prossimo decennio.
Anche installando a ritmo serrato un impianto all’anno da 200 MW, a metà del secolo avremmo 3000 MW, in grado di fornire il 3,5% della domanda elettrica italiana”
Da “Che cosa è l’energia rinnovabile oggi” di Gianni Silvestrini Ed Ambiente.
“Il nucleare non è adatto come back up”
Infatti nessuno si e’ mai sognato di usare il nucleare come backup, semmai per il carico di base, o una parte di esso (tranne la francia, forse, che infatti un tempo mi dicevano avere l’acqua delle piscine di Parigi bollente…).
Tutto fa brodo.
Differenziare.
Per il “backup” l’energia piu’ preziosa e’ l’idroelettrica, perche’ appunto facile da aggiungere alla rete quando serve durante i picchi di domanda.
D’altra parte l’Europa, intesa come istituzione, pretende non solo aumentare, ma moltiplicare per editto i consumi elettrici CO2-free entro i prossimi pochi lustri per salvare il pianeta.
Sara’.
Chissa’ cosa succedera’ nel frattempo.
Cosa succederà nel frattempo?
Nel frattempo ci sono questi idrocarburi non convenzionali il cui basso EROI è diluito nel mix energetico globale. E questa produzione può garantire diversi decenni di sostenibilità energetica per l’attuale modello economico.
Il resto (rinnovabili, nucleare ecc.) anziché sostituire, semplicemente verrà aggiunto.
A meno che Biden e Xi non abbiano preso degli accordi seri.
Ma non credo.
Il collasso verrà rinviato a costo di aggravarlo.
“moltiplicare per editto i consumi elettrici CO2-free”
a scanso di equivoci: sia moltiplicare i consumi elettrici, sia che siano CO2-free (localmente, fregandosene di cosa succede altrove in contropartita, o arrampicandosi sugli specchi per negare che una contropartita ci sia)
e’ l’affare del secolo per chi se ne occupa, ma avra’ zero effetto, anzi negativo, rispetto allo scopo dichiarato, per ragioni complessive mondiali che si stanno gia’ palesando
la ragione sottostante del progetto consiste probabilmente nel fatto che la linea viene dettata dagli economisti, per i quali la priorita’ assoluta al fine di far quadrare i conti e mantenere la stabilita’ del sistema (cosa che interessa altrattanto se non di piu’ ai politici) e’ l’aumento _formale_ del PIL, comunque avvenga: anche scavando e riempendo buche, che questo e’ il paradigma keynesiano a cui siamo rimasti fermi ormai da un secolo, c’e’ poco da fare, senza nessuno che sia un po’ serio e non un clown che lo metta in discussione
non so se ci sarebbero alternative, ma personalmente preferisco starne fuori
di sicuro c’e’ solo che e’ impossibile consumare di piu’ di cio’ che si riesce a rendere disponibile, mentre di tutto il resto, nei fatti e tralasciando le chiacchere, non importa niente a nessuno, come mostrano in continuazione i comportamenti spiccioli (basti vedere cosa spostano materialmente le varie conferenze sul clima: se fanno cosi’ coloro che se ne occupano/preoccupano di piu’, chiedetevi cosa dovrebbero/potrebbero fare gli altri – la gente impara dall’esempio! – oppure ve la ricordate la campagna ossessiva sui sacchetti di plastica: bene, sono diminuiti i sacchetti, ma si sono moltiplicati i voli intercontintali per diporto, e io non vedo in giro lo stesso grande scandalo: alla fine, ha fatto comodo a tutti per mettersi a posto a buon mercato la coscienza, ecologisti e non).
E pure il dire queste cose non serve assolutamente a nulla, forze anzi e’ peggio, “trasmette negativita'”, mentre la gente che alla fine prevale vuole vivere, espandersi, divertirsi, c’e’ poco da fare. Avete visto la fine che ha fatto Langer.
Winston: chiamalo back up o carico di base, ma una fonte energetica stabile che non produca ulteriore CO2 è necessaria. Se vogliamo decarbonizzare, in futuro servirà molta più energia elettrica rispetto ad ora. Da quanto ne so il back up idroelettrico è già ampiamente utilizzato e a meno di costruire nuove infrastrutture (a cui tutti si oppongono) è difficile aumentare l’utilizzo di questa valida soluzione.
I soliti pseudo ambientalisti continuano ad insistere sulle rinnovabili, che vanno benissimo, ma oltre ad essere costosissime in termini economici-energetici-materie prime, foraggiano regimi concorrenziali come la Cina. Per il nucleare almeno, il 90-95% degli investimenti resterebbero invece una partita di giro all’interno dell’UE o almeno del mondo occidentale. Ma di questi aspetti ai pseudoambientalisti non interessa niente. L’importante è opporsi per pure ragioni ideologiche.
“L’importante è opporsi per pure ragioni ideologiche.”
Noi due, Jacopo e Fuzzy se non altro per eta’ lo sappiamo bene da quale altro fallimento ideologico e’ nato il movimento politico ambientalista, e possiamo anche prevedere che virera’ nel rossobruno, lo sta gia’ facendo, vedi le sparate di Bonelli sulla galera per i “negazionisti climatici”, altrimenti impensabili.
Bah, questi ambientalisti ex comunisti che vogliono instaurare una dittatura….
A parte il fatto che tu sembri avercela in modo particolare con i cosiddetti “ecomodernisti”.
Io non appartengo a quella categoria.
Ho già scritto non so quante volte che la mia opzione sono le basse tecnologie.
Poi un impianto solare da balcone ci può pure stare.
https://youtu.be/Ck3eTHaPJJY?feature=shared
Senza batterie però.
O al massimo con batterie al piombo
“Bah, questi ambientalisti ex comunisti che vogliono instaurare una dittatura….”
A me stanno sulle balle il fanatismo e la testardaggine a prescindere, trovo che siano intrinsecamente delle forme di narcisismo e arroganza che detesto, anche quando, spesso, il sasso che sta sotto e’ rivestito di morbida gomma. Se devo cambiare, di sicuro non affido alcun potere a gente con simile per me antipaticissimo e deprecabile, ottuso, atteggiamento mentale.
Mi sono informato, le batterie al piombo tengono pochi cicli di carica/scarica, duecento al massimo, quindi non sono adatte a un uso sistematico di backup quotidiano per quando va giu’ il sole (scaricandole al 50 per cento ogni giorno, durerebbero un solo anno… praticamente da sole costerebbero di piu’ di quanto si risparmia in bolletta, anche senza contare che la bolletta per chi consuma pochissimo come me e’ composta al 75 per cento da oneri impropri**, cioe’ che con la corrente fornita non c’entrano nulla – chi consuma molto poco ora di fatto finanzia chi consuma molto, ed e’ stato deciso cosi’ apposta per incentivare riscaldamento e auto elettrica in nome del salvataggio del pianeta…). Bella prova! C’e’ qualche ambientalista che abbia qualcosa da ridire? Nessuno!
Per 15 KWh mensili pago piu’ di 15 euri! La sola energia, anche ai costi esorbitanti italiani, ne costerebbe 3… Vedi che nessun impianto per autogenerazione avrebbe neanche lontanamente senso, solo una batteria al piombo costa minimo 200 euri, 65 mesi per ammortizzarla, quando se va bene ne dura un terzo? E questo solo per una batteria delle piu’ economiche… quando si fanno i conti sul serio e sulle proprie tasche e coi propri soldi, e’ cosi’. Viviamo di speranze, illusioni e rettorica, perche’ tanto la ciotola ce la fa trovare sempre piena qualcun altro, che magari si prende pure le nostre maledizioni.
Altri tipi di batterie non cambierebbero significativamente questa conclusione. Per un sistema off-grid comparabile con batterie agli ioni di litio, l’accumulo di energia rappresenterebbe circa il 95% del costo totale di vita (che è quasi il doppio di quello di un sistema con batterie al piombo). Supponendo una durata ottimistica (10 anni) e includendo i regolatori di carica, lo stoccaggio dell’energia al litio rappresenta circa il 70% dell’energia investita in un sistema di rete solare. 5 6 Per le batterie al nichel-ferro, lo stoccaggio dell’energia rappresenterebbe l’85% del costo totale del ciclo di vita (non esistono dati sui costi energetici). 7
https://solar.lowtechmagazine.com/2023/08/direct-solar-power-off-grid-without-batteries/
Ma quale potere?
A parte che non si capisce a chi ti riferisci.
Si tratta solo di imparare a risparmiare energia, se parliamo di energia.
Nessun ambientalista del mio genere andrà mai al potere.
Non è che stai vagheggiandp su un mondo che non esiste?
Io penso che prima o poi acquisterò un piccolo impianto solare da balcone.
E cosa sarà mai, una bomba atomica? Poi mi informerò nello specifico sulla batteria.
Basta, non ci trovo niente di cui scandalizzarsi.
La ciotola? Togli la carne e mettici le verdure e la frutta che coltivo e vedrai che non sarà poi tutta questa elemosina che mi viene fatta. Anche perché gli alimenti che compro li pago onestamente.
E ci mancherebbe.
Naturalmente, esternalizzare lo stoccaggio dell’energia chimica al dispositivo non è l’opzione più sostenibile. La produzione di batterie agli ioni di litio richiede combustibili fossili e (a differenza delle batterie al piombo) non vengono riciclati. La soluzione migliore, ovviamente, è ridurre l’uso dei dispositivi elettrici. Ma caricarle con l’energia solare diretta è molto più sostenibile ed efficiente che tramite altre batterie o una rete elettrica alimentata a combustibili fossili.
A me risulta che i costi siano simili, ma le batterie al piombo sono più facilmente riciclabili.
L’articolo in questione è recentissimo.
Non ho tempi di approfondire ulteriormente
Bonelli non conta nulla e i rossobruni sono antiecologici per eccellenza, pensano che sia tutto un complotto per far star male la gente.
“pensano che sia tutto un complotto per far star male la gente”
E loro si autoescludono? 😉
Riguardo i rossobruni, direi che c’e’ una discreta fascia di estrema-estrema-destra che in quanto a “ecologismo della terra” (e degli animali) non scherza. Sono piu’ presenti fra i nazisti, comunque, per i quali l’antimodernismo e il ritorno alla tradizione degli antenati sono prioritari, mentre i fascisti perlomeno quelli storici veri erano avveniristi, marinettiani. Pero’ direi che non si puo’ negare che oggi la destra ideologica italiana su certi temi tipo ogm, nucleare, innovazione biotech, abbia le stesse posizioni censorie dell’estrema sinistra no-global e dell’ecologismo medio: conservatrici e reazionarie, in nome dell’anti-industrialismo e anti-modernismo (vedi la posizione del vecchio socialista anti-craxiano massimo fini).
Sono classificazioni che lasciano il tempo che trovano, ma la distinzione classica fra destra e sinistra su questi temi e’ quantomeno confusa: le “estreme” si confondono e si toccano.
I fascisti sono smaccatamente pro nucleare. In ogni caso, così come c’è bolla la gente a caso come ‘fascista’ tu l’accusi di essere ‘reazionaria’ o antindustrialista per partito preso. Sono dei buoni modi per gettare fango sul proprio interlocutore e avere ragione a prescindere sorvolando completamente sulle sue vere argomentazioni. E oggi i veri reazionari sono i coloro che propugnano lo sviluppo tecnologico per mantenere lo status quo a livello sociale.
“I fascisti sono smaccatamente pro nucleare”
Mhhh… la posizione del Salvini attuale e’ una giravolta opportunistica su freddo calcolo politico.
Le posizioni dell’estrema destra e della estrema sinistra no global non erano cosi’ diverse su questi temi.
Per carita’, opinioni e apparentamenti piu’ che legittimi dai rispettivi punti di vista.
Dai un’occhiata al sito di massimofini.it e al li’ citato De Benoist.
Tu forse sei purtroppo per te molto giovane (“purtroppo” nel senso che hai ancora un sacco di anni da vivere 😉 ), ma non molto tempo fa (che per me e’ un ventennio…) i ministri dei governi di “destra” di estrazione veramente di destra erano quelli piu’ “reazionari” in termini tecnologici. Persino Zaia lo era, era contrario al nucleare, e c’era tutta una guerra fra i contadini libertari friulani e la coldiretti e il ministero. Le 5 centrali nucleari che voleva fare il governo berlusca con Scaiola improvvidamente poco prima di Fukushima, erano idee del “centro” semi-liberale di berlusca, non della destra con cui governavano.
Rispetto Massimo Fini (che penso però che ti sputerebbe in faccia a essere chiamato socialista) per il suo rigore morale e professionale ma sarò d’accordo con lui il 30% delle volte, forse; detesto De Benoist.
Per il resto, questa cosa per cui si è ‘progresisti’ o ‘libertari’ se si accetta entusiasticamente qualsiasi nuova tecnologia (il nucleare poi è ‘nuovo’ come mia nonna) e si ‘reazionari’ o ‘nazisti’ se si prendono posizioni critiche mi sembra una cretinata cosmica. Ho espresso critiche argomentate sugli OGM ma non sono contro tutte le biotecnologie, ad esempio. Come già ho detto, alla fine sono solo etichette per bollare la gente e soprassedere sulle loro reali argomentazioni e posizioni.
A me dei rossobruni non importa niente. Mi importa molto di più invece il crescente numero di reazionari come Fuzzy, che credono (e vogliono imporre anche ad altri) che si possa risolvere tutto mangiando insalata al posto della bistecca oppure avendo un modulo fotovoltaico (con o senza batterie) sul balcone. Guarda caso quasi tutti costoro hanno uno stipendio/pensione assicurata. Sono poi i primi a lamentarsi che i servizi pubblici (sanità, istruzione, ecc., che stanno in piedi solo se l’economia progredisce e non arretra) funzionano male.
Giudicare le nuove tecnologie solo dal prezzo dei prototipi (tipo mini reattori nucleari) mi sembra da sciocchi (eufemismo!). Per esempio ricordo che il mio primo PC (più o meno 35 anni fa) lo pagai circa 3 milioni di lire e mio cugino pochi anni prima (credo 1984) pagò il suo primo telefono portatile più o meno altrettanto. Basta fare due conti per paragonare l’evoluzione di prezzo e prestazioni di quei prototipi con i corrispondenti dispositivi attuali.
A proposito della Cina che conta solo o soprattutto sulle rinnovabili:
https://rienergia.staffettaonline.com/articolo/35203/Il+ruolo+crescente+del+nucleare+nel+mix+energetico+cinese/Cobb.
Ah, ma loro sono notoriamente più stupidi di noi!
Credevo che si discutesse di nucleare e dintorni, invece siamo alle pensioni, scuola , sanità e reazionari che vogliono imporre il veganesimo.
Verso l’infinito e oltre in perfetto stile Winston Diaz.
Comunque se anche gli SMR raggiungessero l’economia di scala, cosa molto difficile a dire il vero, non sarebbero comunque in grado di fornire neanche una minima parte del totale di energia che serve per mantenere una società industriale come la nostra.
Una econo.ia basata solo sul nucleare sarebbe comunque obbligata a decrescere e di parecchio.
“non sarebbero comunque in grado di fornire neanche una minima parte del totale di energia che serve per mantenere una società industriale come la nostra”
proprio per questo ci vuole un po’ di tutto, senza fanatismi tassativi e maniacali
e poi, ci si adattera’ a quello che c’e’, per forza, come fanno tutti gli esseri della terra, ricordiamoci che non siamo poi cosi’ diversi, ne’ piu’ buoni ne’ piu’ cattivi
purtroppo per noi, ricordiamoci che la maggior parte degli esseri viventi noi compresi reagisce alle pressioni prima in modo reattivo che adattativo (cioe’ con il +1).
unica nota consolatoria e molto positiva, proprio in concomitanza con una minore pressione selettiva, la popolazione sta smettendo di cercare di crescere al solito modo esponenziale, forse per la prima volta nella storia e preistoria, e non in quanto per cause di forza maggiore (fame, malattie, scarsita’ di risorse)
ho trovato questo per te, esci un po’ dal tuo bozzolo di sarcasmo e leggilo, e’ buono anche per la Gaia:
https://claudiogiunta.it/2023/09/mongolia/
L’autore mi sembra avere qualche spunto interessante e anticonvenzionale per chi insegna lettere e non solo.
Winston
Come al solito sconfini nella fantasia
Se fai mente locale ricorderai che parlavo di installare un piccolo impianto fotovoltaico da balcone.
Per ora mi limito a economizzare
l’energia elettrica e il gas.
La Yurta non è nemmeno adatta per il nostro umido clima padano.
E poi di fare l’allevatore di Yak non sarei proprio capace.
Il mio modello sono gli ecovillaggi. Nella fattispecie quelle persone che ci tengono un piede dentro e uno fuori.
Ma dalle mie parti di ecovillaggi non ce ne sono e quindi mi limito a prendere un po’ ispirazione.
Tutto qui. Adesso rileggi e prendi appunti, e poi ripassa, che altrimenti mi rigiri sempre la solita minestra.
Fermo restando che lo yak si alleva in Tibet
Cosa allevano in Mongolia? Boh. Lo sapranno loro
“proprio per questo ci vuole un po’ di tutto”
Come dire fossili, rinnovabili e anche nucleare.
E così ritorniamo sempre al punto iniziale.
Vai avanti se va bene fino a metà secolo e poi salta tutto e magari capita che ti estingui.
Bel successo.
Tu si che dai dei buoni consigli. Mi sento rassicurato.
Adesso rileggi e prendi appunti, e poi ripassa, che altrimenti mi rigiri sempre la solita minestra.
In Italia esistono eccellenze nel campo del fotovoltaico come 3SunGigafactory (di cui si serve ENEL Green Power), che hanno ideato i pannelli bifacciali. In campo nucleare al mondo c’è un solo progetto europeo in cantiere, quello disastroso per tempistiche e costi gonfiati di Hinkley Point C riguardante il reattore EPR 1600, modello che è già stato accantonato. Il resto sono tutti progetti russi e uno coreano
“In Italia esistono eccellenze nel campo del fotovoltaico”
anche nel nucleare, se e’ per questo, abbiamo ancora una ottima scuola di fisica e ingegneria, per quanto osteggiata
e’ interessante leggerne la storia passata nell’ottimo “il costo della menzogna” del compianto Mario Silvestri
Visti i finanziamenti alla ricerca sul nucleare in Italia non direi che viene osteggiata. Comunque il senso del mio discorso è che esiste un’industria italiana del fotovoltaico che produce pannelli innovativi. Cose come Ansaldo Nucleare possono produrre al massimo elementi dei reattori su licenza.
Se l’argomento ti interessa, e ti interessa, dovresti leggere il libro di Silvestri. Io l’ho letto non molto tempo fa, quindici anni o venti, scriveva bene ed era tutt’altro che un personaggio privo di indipendenza intellettuale, chissa’ cosa sosterrebbe oggi. Attorno al 2000 anno in cui ho comprato il cartaceo , mi mandarono la prima stampa originale del 1968, ancora disponibile in magazzino… peraltro perfettamente conservata. Evidentemente non ando’ mai a ruba. Adesso credo si trovi in condivisione. Un cimelio.
Winston: non mi reputo certo un esperto del settore energetico (come altri invece si spacciano) ma una discreta esperienza diretta nel fotovoltaico ce l’ho considerando tutti gli impianti che complessivamente in famiglia abbiamo installato. Mai visto un solo modulo di produzione italiana. Qualcuno tedesco, ma solo di nome, perché se si legge bene risulta prodotto in Cina. So di moduli assemblati in Germania, ma con tutti i componenti principali prodotti in Cina. In ogni caso, questi costano molto di più rispetto a quelli cinesi. Da comparare è il fatturato complessivo del fotovoltaico italiano o comunitario (dovremmo abituarci a non guardare solo il nostro orticello nazionale, ma a quello comunitario!) con quello del nucleare. Anche uno sciocco ignorante si accorgerebbe subito dell’enorme sproporzione. Inoltre è importante valutare altri parametri come il controllo del know how di tutta la filiera e la quantità di energia e materie prime necessarie.
Per l’ennesima volta sottolineo che a parità di output energetico (e senza nemmeno considerare la diversa continuità di produzione!!) per costruire una centrale nucleare in Europa almeno il 90-95 % degli elementi e materie prime sarebbero locali, a differenza del fotovoltaico in cui la proporzione sarebbe contraria. ma i pseudo ambientalisti non sono interessati a questi fondamentali parametri di giudizio. Per loro contano solo i principi ideologici.
https://esserenergia.it/i-primi-dieci-produttori-di-moduli-fotovoltaici/#:~:text=Stando%20all'ultimo%20report%20i,nomi%20su%20die
https://www.themeditelegraph.com/it/markets/2022/09/11/news/nucleare_lesercito_delle_50_imprese_italiane_che_investono_nel_settore_e_raccolgono_i_frutti_all
Gentile utente del blog, la ringraziamo per averci fatto scoprire che l’Europa è ricca di uranio, cobalto, tantalio, zirconio, afnio e indio indispensabili per l’industria nucleare e povera invece di alcuni degli elementi più comuni sulla Terra come silicio e boro.
Igor: può benissimo risparmiarsi simili esempi di puerile ironia e di conoscenze superficiali della materia. Come ho più volte sottolineato il mondo è oramai diviso in blocchi economico-politici in concorrenza fra loro. E le prospettive future indicano che questo trend sta crescendo invece di diminuire.
Anche i bambini delle elementari sanno che il fotovoltaico dipende strettamente dalla Cina, sia per quanto riguarda i moduli giù assemblati, sia per le materie prime per produrli. Siano esse elementi comuni come il silicio e il boro. La maggior parte delle poche aziende europee di fatto sono solo degli assemblatori dei wafers oppure dipendono dai semilavorati cinesi ottenuti da questi comuni elementi ( se fossero così semplici da ottenere perché continuiamo ad importarli dalla Cina spendendo centinaia di miliardi? Se fossi in lei qualche domanda in più me la farei!) A parità di energia sviluppata, per la costruzione di un reattore nucleare servono molte meno materie prime: la maggior parte è cemento e acciaio ed i combustibili rappresentano meno del 10% del costo finale. Inoltre tutte le materie prime che ha elencato anche se rare in Europa possono benissimo essere reperite da paesi che fanno tutti parte del nostro blocco politico-economico. I tre principali produttori di Uranio sono il Kazakistan ( che sta dalla parte del blocco occidentali: nell’attuale conflitto è contro la Russia e a favore dell’Ucraina) Australia e Canada. Lo stesso per il Cobalto, strettamente controllato dalla svizzera Glencore e che per il 99% è un sottoprodotto della lavorazione di altri metalli come il rame e il nichel. I principali produttori di Tantalio sono Australia, Brasile e Canada. Quelli dello Zirconio sono Australia, USA e Brasile. Dell’Afnio Brasile, Malawi e Australia. Dell’Indio: Giappone, Canada, Corea.
Anche questo è un preclaro esempio di come l’ideologia spesso offuschi la visione d’insieme.
Gentile utente del blog, grazie per averci edotto sulle sue teorie per cui, se un bene utilizza componentistica cinese per risparmiare sui costi, allora non si può per principio produrre in Europa e in Occidente (quindi addio informatica e microelettronica, visto che praticamente tutte le aziende non solo utilizzano componentistica cinese ma addirittura i prodotti sono assemblati in Cina). Meno male che il FV è messo meno male, dal momento che aziende che non usano componentistica cinese ci sono eccome (la già citata 3Sun o Meyer Burger per esempio).
Per il resto, il fatto che gli unici due reattori costruiti in Europa occidentale nel XXI secolo abbiano avuto tempi di costruzione e costi triplicati (o più) testimoniano chiaramente dell’estrema facilità di costruire reattori nel nostro contesto geografico (eviteremo di farci troppe domande al riguardo. Così come sul fatto che, tra 136 progetti di reattori attivati on in costruzione relativi al XXI secolo nel mondo, solo 4 siano europei e solo 13 complessivamente occidentali, mentre tutti gli altri siano dei BRICS o altri emergenti. Un altro chiaro segnale di come sia facile costruire centrali nucleari in Europa e Occidente ). La ringraziamo per aver condiviso con noi le sue perle di saggezza ma di non essere avaro e di condividerle pure con il resto del mondo.
https://minecraftbestservers.com/?gclid=Cj0KCQiApOyqBhDlARIsAGfnyMrlg5ipqhYviSpuXtwm890816PJvdWYaxJkdsAYDsTcORknh-za73YaAubnEALw_wcB
Che figuraccia! E’ assurdo paragonare la netta supremazia occidentale nel settore dell’informatica ( parlo del know how sia nel software che nell’hardware) con la supremazia (sempre del know how, nonché della parte industriale) invece della Cina nel settore del FV. La maggior parte dei devices informatici saranno pure prodotti in Cina ( soprattutto in stabilimenti di proprietà taiwanese) per l’abbondante manodopera locale, ma quasi tutti sono stati progettati in Occidente. Dato che evidentemente non lo sa, la informo che le più grandi aziende informatiche sono tutte USA e nel campo dei microchip la supremazia la detengono Taiwan che, nel caso non se ne fosse accorto, fa parte del blocco occidentale e l’Olanda che ha la tecnologia più avanzata nelle macchine che producono microchip. Le due aziende tedesche attive nel FV che ha citato, non fanno nemmeno parte delle prime 10 aziende del settore. In pratica come citare la Ferrari e Maserati ( che si fanno in casa quasi tutto) fra le aziende importanti nel settore mondiale dei trasporti!
Ennesima dimostrazione che non riesce ad avere una visione strategica e geopolitica della transizione energetica. Se si vuole raggiungere un obiettivo è infatti necessario assicurarsi che si possa continuare a farlo anche in futuro. Soprattutto in un mondo sempre più bipolare.
Altro suo banale errore (che ho più volte inutilmente sottolineato) è mettere in contrapposizione il nucleare con le rinnovabili. Il nucleare ha (ed ha avuto) un unico concorrente: il gas. A me risulta che bruciando gas si immetta ulteriore CO2. A lei evidentemente non importa, ma al resto del mondo sta invece importando sempre più. Come ho già inutilmente più volte sottolineato il motivo principale per cui in tutto il mondo si è trascurato il nucleare negli ultimi 30-35 anni è stata appunto l’abbondanza di gas ed il suo prezzo basso. Ricordo articoli-convegni e discussioni con amici del WWF e Legambiente in cui una ventina di anni fa si contrapponevano appunto gli alti costi iniziali del nucleare con quelli molto più bassi delle nuove centrali a gas, all’epoca ritenuta una soluzione “ambientalista”. Solo qualcuno (tra cui io) sottolineava che il costi di esercizio erano invece esattamente contrari e che il gas a differenza del nucleare inquina.
Altro motivo è stato il diffuso ed ingiustificato terrore del nucleare dopo Chernobyl: un singolo problema causato solo dal degrado del sistema sovietico. Ora che nonostante l’abbondanza di gas si hanno problemi di maggiori costi e di facile reperibilità (soprattutto per questioni di trasporto e di geopolitica) in tutto il mondo sta tornando l’interesse al nucleare. Se questo concetto è per lei così difficile da capire le faccio un esempio più facile da capire: i veicoli elettrici. Di auto elettriche se ne parlava già cento anni fa ed i primi record di velocità si effettuavano appunto cn auto elettriche.
Dato che continua a sottolineare che di centrali nucleari ultimamente se ne sono costruite poche, le faccio notare che fino a pochi anni fa di auto elettriche se ne costruivano pochissime. E pochi anni prima anche il fotovoltaico ed eolico erano pressoché sconosciuti. Il suo principale metro di giudizio sarebbe quindi il tempo?
Capisco che capire e digerire tutto questo sia indigesto per chi si aggrappa con le unghie a certe ideologie, però questa è la semplice realtà.
Come da buoni propositi che mi sono dato, rispondo solo alle questioni che possono essere di interesse generale trascurando completamente polemiche sofistiche di chi non è interessato a discutere ma solo a giocare a chi ce l’ha più lungo.
A differenza di computer, cellurari e prodotti microelettronici, i pannelli FV e le rinnovabili in genere non sono prodotti ad alto contenuto tecnologico fattibili solo per grandi multinazionali dai fatturati plurimiliardari: esistono infatti tantissime start-up e piccole-medie imprese impegnate nel settore. Non esiste alcuna superiorità di know how cinese nel campo dei pannelli FV: anzi, quelli più avanzati, quelli bifacciali e quelli perovskite, sono progettati e realizzati da aziende europee ed occidentali. I pannelli FV cinesi sono un po’ come gli smartphone della Huawei, che sono concorrenziali perché sono sostanzialmente un buon prodotto (anche se non a livello degli iphone) e costano meno grazie al minor costo della manodopera. Un fattore che, per altro, ha inciso anche sul successo dei progetti nucleari cinesi, russi, indiani e sudcoreani.
Se accadesse una nuova cortina di ferro che isolasse dalla Cina, così come l’informatica e la microelettronica si rilocalizzeranno totalmente in Occidente (e costeranno per forza di cose di più) lo stesso accadrà con il FV e basta, la Cina non detiene alcun vantaggio strategico slegato dal basso prezzo del mercato del lavoro. La differenza è che già oggi tante aziende delle rinnovabili assemblano in Europa (poco importa che non siano nella top 10) mentre nel campo informatico no. In questo pezzo e in quest’altro https://apocalottimismo.it/il-nucleare-e-le-verita-degli-influencer/ ho descritto le vicissitudini dell’unico gruppo europeo in grado di progettare e produrre reattori (non parliamo di componentistica), EDF-Orano (ex Areva). Nel link all’altro pezzo riferimenti anche riguardo al ‘nucleare che non inquina’ e anche riguardo al fattore ‘tempo’ inteso come LCOE di fonti che si abbassano o si alzano; ma soprattutto al fattore tempo inteso come necessità di una rapida decarbonizzazione (se si vuole riferirsi al mondo reale e non a Minecraft).
Qui aggiungo soltanto quanto successo in Finlandia: dopo la costruzione a rilento e gonfiata nei costi di Olkiluoto-3 (EDF-Areva), il governo per la centrale di Hanhikivi si era rivolto ai russi di Rosatom, progetto poi abortito per la guerra in Ucraina e l’ingressa della Finlandia nella NATO. Del resto, solo i russi possono garantirti un piano nucleare di una certa entità, come 4 reattori in 10 anni per la Turchia (ora ci proveranno anche i cinesi con il reattore da esportazione). E non a un prezzo proriamente politico, visto che sono circa 6 miliardi a GW, quando l’EPR prometteva di essere meno di 2 a GW (a Flamanville sono quasi diventati 12 a GW).
Quindi, in definitiva: c’è un settore delle rinnovabili fiorente in Europa, anche se ci sono solo un paio di aziende nella top 10 mondiale per fatturato (https://commission.europa.eu/news/focus-employment-eus-renewable-energy-sector-2022-05-16_it) ed EDF-Orano oberate da pensati debiti e che stanno a galla grazie alla mammella dello stato. Capisco che capire e digerire tutto questo sia indigesto per chi si aggrappa con le unghie a certe ideologie, però questa è la semplice realtà.
https://www.rinnovabili.it/energia/sistemi-di-accumulo/batteria-al-sodio-northvolt-160-wh-kg/
L’argomento batterie è sempre molto insidioso, ma insomma, pare che le attese batterie al sodio siano finalmente pronte a fare la loro comparsa sul mercato.
Perché si finisce sempre per discutere di dettagli tecnologici? La tecnologia non è mai stata il punto in questione in quanto è sempre stata in grado sia di creare che risolvere la situazione, dipende dall’uso che si decide di farne. Finora e tuttora la scelta è di usare tecnologie più avanzate per migliorare o perlomeno mantenere la durata e le condizioni di vita degli umani. Perfino le tecnologie militari hanno questo scopo in quanto i loro scopo è di salvare gli uni ammazzando gli altri. E’ ben comprensibile tutto ciò e io sono l’ultimo ad avere pulsioni di martirio. Al contrario, il mio maggiore desiderio è che tutti stiano il meglio possibile, ma i desideri e la dinamica dei sistemi hanno poco a che fare fra loro. E per il poco che i desideri effettivamente influenzano la realtà, lo fanno quasi sempre per il peggio.
Finché non ci rassegneremo collettivamente ad accettare il Fato, non faremo altro che peggiorarlo. L’unico modo per cambiare strada è accettare le conseguenze di ciò che è avvenuto finora e non conosco nessuno che lo abbia fatto neppure a livello personale (a cominciare dal sottoscritto), figuriamoci a livello collettivo.
Mah, diciamo che la dinamica dei sistemi essendo imprevedibile, non è detto che sia destinata ad evolversi solo in senso catastrofico.
Ci si mette da parte qualche opzione tecnologica nel caso un domani dovesse rivelarsi utile.
A dire il vero non sono sicuro di aver ben capito il commento.
Igor: e chi ha mai scritto che i cinesi sono più avanti dal punto di vista tecnologico? Come ho più volte ribadito, nel fotovoltaico sono molto più avanti del blocco occidentale per quanto riguarda il complesso industriale nel suo insieme. In pratica le loro aziende sono le uniche integrate lungo tutta la filiera produttiva e per questo possono vendere a prezzi bassi. Se il prezzo del FV non fosse sceso di 3-4 volte per KW negli ultimi 20 anni per merito di queste megafabbriche cinesi, col cavolo che si sarebbero raggiunti i livelli attuali. Le poche aziende extracinesi, che fanno altrettanto sono solo delle puzzette (dal punto di vista della produzione) al confronto e quindi sono del tutto ininfluenti per la transizione energetica. Le ho fatto l’esempio della Ferrari, ma evidentemente non riesce a capirlo.
Quindi se vogliamo perseguire la strada delle rinnovabili ed in particolare del FV, dobbiamo continuare a foraggiare la controparte cinese. Ora possiamo permettercelo, ma in futuro? E’ questo il concetto strategico che non riesce o non vuole capire-ammettere. E poi continua con il solito puerile errore di mettere a confronto FV con il nucleare, quando anche un bambino capirebbe che il vero concorrente del nucleare è il gas.
Ci sono altre due cose su cui ridicolmente insiste: i tempi ed i costi dei due prototipi di centrali di ultima generazione. Quanto tempo ci è voluto e quanto costavano i prototipi dei satelliti, PC o cellulari?
La seconda sono gli i debiti e/o incentivi pubblici al nucleare. Provi a calcolare la somma già spesa e che spenderemo per gli incentivi pubblici e privati (quelli che paghiamo ogni volta che ci arriva la bolletta) sulle rinnovabili e poi facciamo i confronti. Almeno la Francia mantiene viva una tecnologia che in futuro sarà utile, mentre noi che siamo più furbi abbiamo sprecato molti più soldi per mantenere in piedi l’Alitalia ed altri carrozzoni pubblici. Ma lei evidentemente sorvola bellamente queste sciocchezze.
In pratica ancora una volta nella sua risposta ha girato attorno a queste mie domande- problemi.
Capisco che capire e digerire tutto questo sia indigesto per chi si aggrappa con le unghie a certe ideologie, però queste sono le questioni a cui non sa e/o non vuole mai rispondere.
“Ci sono altre due cose su cui ridicolmente insiste: i tempi ed i costi dei due prototipi di centrali di ultima generazione. Quanto tempo ci è voluto e quanto costavano i prototipi dei satelliti, PC o cellulari?”
https://www.youtube.com/watch?v=05U3dwL_FOI
Jacopo: sostenere che l’ignavia ( il Fato) sia la soluzione è esattamente quello contro cui mi batto strenuamente. Nel tentativo di migliorare la situazione attuale si possono fare sbagli, ma almeno si combatte e ci si impegna. Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza!
Mio figlio è venuto a trovarmi per cui ne ho approfittato per mettermi in contatto (purtroppo brevemente) con un suo collega ingegnere ( nella logistica) che in passato ha lavorato sia nella costruzione del nuovo reattore nucleare di Flamanville e soprattutto nei due simili reattori costruiti e già operativi da anni in Cina. Mi ha confermato che questo tipo di reattore ( EPR) è un prototipo di nuova concezione e denominato di Terza Generazione +. I ritardi nella costruzione sono dovuti più che a particolari problemi tecnici (normali in un prototipo) sia alle richieste di ridondanza nella sicurezza (se agli aerei viene richiesta una ridondanza di 2 e cioè se si rompe un qualche apparato, deve essercene un altro che lo sostituisce nelle stesse funzioni, qui è richiesta una ridondanza di 3 e anche 4) sia a problemi politico-amministrativi (per esempio il ritiro della tedesca Siemens (per ragioni politiche) dal consorzio), sia per la confusione dettata dalla decisione di costruire prima i due reattori di Taishan in Cina, che sono già operativi da almeno 5 anni. Anche lui ha dovuto trasferirsi spesso in Cina e si è stufato di queste continue trasferte e quindi avendo famiglia ha deciso di lavorare per un’altra azienda ( Thales: missili). Lascio immaginare i suoi commenti sarcastici su chi afferma che non è un prototipo e di chi pur essendo contrario al nucleare si autodefinisce un ambientalista.
I reattori III generazione+ sono normali reattori ad acqua pressurizzata (PWR) di taglia maggiore rispetto a quelli della II seconda generazione, non c’è alcuna innovazione che giustifichi tempi di realizzazione triplicati. Il Flamanville 1, reattore di taglia appena più piccola del Flamanville 3 in questione (1,3 GW vs 1,6 GW) fu costruito in appena sei anni, dal 1979 al 1985, giusto per fare un esempio. E infatti in Cina (l’unità EPR Taishan 1 appena installato ha avuto anche un incidente di livello 5 e il governo cinese non ha più commissionato alcun EPR), India e Russia questi reattori non sono particolarmente ‘prototipici’, dal momento che vengono realizzati nei tempi previsti o poco più. Tutti i progetti di reattori III generazione in Europa e Nord-America (che sono quelli riportati nell’articolo) invece hanno sofferto di problemi, gravi ritardi e aumenti di costi… insomma, sono prototipi in Occidente e non Oriente, cosa strana. Come per altro chiunque può constatare con qualche ricerca in rete, le varie aziende impegnate in questi progetti non si sono mai trincerate dietro la scusa “ma sono normali questi problemi, sono prototipi”!.
La Siemens lasciò il consorzio degli EPR nel 2011, quando avevano capito il fiasco del reattore Oilkiluoto 3, che doveva essere finito già da 2 anni e invece era ancora in alto mare; Flamanville stessa cosa, doveva essere già funzionante nel 2012 (e andate a vedere se Siemens fosse coinvolta anche lì, non ne sono certo). In ogni caso l’uscita di Siemens è conseguente a problemi già in essere, non ne è la causa.
Così come la causa dei ritardi europei degli EPR non è da addebitare agli omologhi cinesi perché i lavori di costruzioone del Taishan 1 e 2 sono iniziati dopo non prima, rispettivamente nel 2009 e nel 2010, mentre Oilkiluoto nel 2003 e Flamanville 3 nel 2007.
“insomma, sono prototipi in Occidente e non Oriente”
La deduzione che ne trarrei e’ che in europa non siamo piu’ capaci di fare nulla neanche in questo campo, sappiamo solo sfogliare cataloghi per comprare oggetti prodotti dal lavoro altrui, finche’ permane il primato finanziario d’occidente di cui pero’ dobbiamo ringraziare gli Usa.
Primato dei consumatori rispetto ai produttori, mutamento che in europa in particolare e’ avvenuto negli scorsi decenni, significa anche questo.
E’ il solito atteggiamento di superiorita’ coloniale, che pero’ questa volta non ha piu’ nulla di concreto su cui fondarsi, solo spocchia morale.
Sono prototipi, comunque, nel senso che NON sono copie fatte in serie di precedenti costruzioni dove tutti i problemi erano gia’ stati risolti. Se non erro i piu’ che 50 reattori francesi sono stati costruiti nel giro di circa vent’anni: collaudato il prototipo, non e’ che poi hanno aspettato di finirne uno per cominciarne un altro.
I reattori modulari avrebbero soprattutto quel vantaggio, che li puoi costruire in serie fra l’altro in un unico cantiere, solo che non serve a nulla progettarli e produrli se poi la gente descritta sopra, per un motivo o per l’altro, non li vuole, anche perche’ non ne sente il bisogno, bene o male le cose magari a carbone e lignite “per colpa di Putin” vanno avanti lo stesso (la colpa e’ sempre di qualcun altro).
Nessuno ha sofferto di particolari balckout mi pare neanche lo scorso inverno: ma provate a immaginarvi una citta’ che per una settimana invernale fredda resta senza elettricita’, senza riscaldamento, senza acqua… basta una sola settimana…
Capirai che e’ con questo atteggiamento mentale che non si va da nessuna parte.
Decenni di “ciotola sempre piena” purtroppo fanno dimenticare come si sia arrivati a riempirla, faccenda che invece nel resto del mondo hanno ancora molto ben presente, ragione per cui per vari motivi ci considerano ormai dei disprezzabili deficienti, suppongo.
I paesi emergenti si trovano in una condizione per certi versi simile a quella del boom economico occidentale e la loro nuclearizzazione (eccetto la Russia) è relativamente giovane e non è ancora gravata da fardelli quali decommissioning unità obsolete, la gestione delle scorie non è ancora problematica ecc. Inoltre in oriente approfittano della manodopera a basso costo e di standard di sicurezza inferiori.
Qui si tratta di vedere se si vuole fare i sofisti per polemica o capirsi. ‘Prototipo’ è il primo esemplare di una serie ma non vuol dire che di per sé porti particolari innovazioni: il prototipo della prima Fiat Ritmo 1500 cc non era concettualmente troppo diverso da quello della Ritmo 1300, era un motore a un normale motore a scoppio. Un conto invece il primo modello, per dire, di un auto ibrida. I reattori di III generazione sono concettualmente simili ai PWR di II, non si giustifica il triplicarsi del tempo e dei costi rispetto a quelli previsti. Paragonarli ai primi computer o cellulari è una cazzata cosmica.
Gli SMR, anche se come idea non troppo innovativa (se ne ragiona da 30 anni e più) invece sono un’altra storia. Se non si ridurranno a essere dei reattori di piccola taglia ad acqua leggera, questi dovranno usare uranio ad alto arricchimento e un refrigerante diverso dall’acqua leggera, questioni che pongono altre problematiche non di semplice soluzione.
Purtroppo ci considerano esempi da seguire, vedi l’americanizzazione dei cinesi e il loro desiderio di costruire opere forzatamente ‘grandiose’.
“relativamente giovane e non è ancora gravata da fardelli quali decommissioning unità obsolete, la gestione delle scorie non è ancora problematica ecc. Inoltre in oriente approfittano della manodopera a basso costo e di standard di sicurezza inferiori. ”
E’ chiaro che il concetto estremo di sicurezza (principio di precauzione = tolleranza zero) che abbiamo in occidente impedisce alcunche’.
Ma questa e’ una conseguenza del mood di estrema decadenza in cui viviamo, non e’ un pregio ambientalista, se non per caso. La gente pretende la sicurezza assoluta anche quando va in volo intercontinentale per passare il weekend da qualche parte che ne so in corea (stavo proprio litigando adesso con qualcuno in proposito: mentre noi ci facciamo le seghe ambientaliste, per tutti gli altri, ecologisti a parole, e’ normale cosi’, e ti danno pure del narcisista se viaggi con una bicicletta scassata e ti permetti di criticarne l’incoerenza – che senso puo’ avere tutto cio’? Non e’ meglio farsi i cazzi propri, sfruttare al massimo cio’ che e’ sfruttabile, come fanno tutti gli altri, e basta?).
E cio’ e’ legato sia alla negazione della morte che contraddistingue la nostra epoca adolescenziale di esaltazione dell’ego, ma forse piu’ di rimbambimento senile si tratta, sia alla negazione del fato, per cui se qualcosa non va deve essere per forza colpa di qualcuno da mettere in croce, il che va per altri versi in contraddizione con l’accettazione dell’equilibrio naturale, che comunque e’ un equilibrio dinamico di nascite e morti, di tentativi ed errori.
“Purtroppo ci considerano esempi da seguire, vedi l’americanizzazione dei cinesi e il loro desiderio di costruire opere forzatamente ‘grandiose’.”
Su questo concordo, ci ho pensato mentre pubblicavo il messaggio, hai fatto bene a far notare questa mia omissione.
Comunque, chi conosce i cinesi dice che per cultura sono un po’ come il nostro meridione: chi e’ ricco DEVE ostentare al massimo la propria ricchezza: gli americani almeno hanno ancora qualche remora calvinista in proposito. E’ strano che i paesi che hanno cercato di essere piu’ comunisti sono quelli dove la cultura era ed e’ tutta al contrario. Mah!
Purtroppo pero’ non credo che sia questione di esempio sbagliato da seguire, e’ la natura, e non solo quella umana, tutta, che e’ cosi’.
Anche i piu’ rinunciatari buddisti alla fine, di fatto, lottano per prevalere sugli altri, e lo facciamo anche noi nel nostro piccolo in queste discussioni.
L’unica differenza fra noi e’ il resto delle specie, per ora, e’ nell’efficienza dello sfruttamento delle risorse, che gli esseri umani hanno raggiunto grazie alla loro estrema capacita’ di collaborazione sociale, che unisce l’efficienza delle colonie di insetti sociali (le nostre citta’, i nostri Stati sono dei formicai) all’intelligenza individuale dei predatori apicali.
No perché non sono cazzi propri in realtà.
Tra ‘prevalere sugli altri’ e mandare in overshoot il pianeta e rischiare di trasformarlo in una brutta copia di Venere c’è una differenza abissale. Alla fine quasi tutte le spiegazioni che tirano in ballo la ‘natura umana’ (qualsiasi cosa essa sia) sono delle tautologie.
Tra l’affermazione di un professore di lettere che sostiene che un reattore EPR di III+ generazione ( ad acqua pressurizzata) è uguale ai reattori precedenti costruiti 20-30 anni prima) ed invece quella di un ingegnere (sia pure specializzato in logistica e non nel nucleare) che ha lavorato per anni nella costruzione di questo tipo di reattore sia in Francia che in Cina e che sostiene che è un prototipo), io, non essendo esperto, propendo per dare credito al secondo. E sono sicuro che chiunque altro, non accecato dalla fede, farebbe come me.
Riguardo ai ritardi nella costruzione di qualche cosa noi italiani siamo maestri. La costruzione del reattore di Flamanville è stato sia l’ennesimo esempio di sciovinismo francese, stemperato all’inizio dall’accordo con la Siemens tedesca, a conferma del solito patto d’acciaio che lega le due superpotenze comunitarie che ci governano, sia un esempio di investimento tecnologico di lunga portata. E’ capitato però nel momento sbagliato. Innanzitutto la Francia in quel periodo non aveva assolutamente bisogno di nuova energia nucleare ed anzi svendeva buona parte del surplus ai paesi vicini tra cui l’Italia. Anche un bambino (ma non Igor) capirebbe che in questo contesto nessuno si fa fretta a concludere qualche cosa. Quando poi il partner principale per ragioni politiche ( vedi link)
https://www.energoclub.org/news/siemens-rinuncia-all%E2%80%99atomo-e-investe-nelle-fer
si ritrae, è altrettanto ovvio che i tempi si allungano. Quando poi per parecchi anni le maestranze si spostano in Cina per terminare i due reattori uguali (che ripeto, sono in funzione già da 5 anni) lo stesso bambino capirebbe che i tempi si allungano ulteriormente.
Per capire basta leggere quanto riporta Wikipedia (anche se datato).
https://it.wikipedia.org/wiki/Reattore_nucleare_europeo_ad_acqua_pressurizzata
Per me è importante sottolineare come anche in questo scritto si evidenzia come sia stata prevista una ridondanza di 4 e non solo di due come tutti i precedenti impianti. Ma di questo al nostro “esperto” evidentemente nulla importa.
PS: “stranamente”, anche Wikipedia, come tutte le altre pubblicazioni , sostiene che si tratti di un prototipo.
E fu così che in Francia (ma pure in Finlandia e negli USA evidentemente), siccome l’elettricità gli usciva anche dal culo, pensarono bene che gli impegni contrattuali erano carta straccia e chi se ne fotte se i costi si triplicano o quadruplicano per decine di miliardi di euro che tanto pagano quei cornutazzi dei contribuenti!!! E vai con le pause caffé!
https://www.bfmtv.com/economie/entreprises/energie/tout-comprendre-pourquoi-l-epr-de-flamanville-accuse-un-nouveau-retard_AD-202212190295.html
Consiglio spassionato per non fare le ennesime figure di ..palta. Innanzitutto leggere bene i link. L’ultimo ad esempio conferma chiaramente che si tratta di un prototipo. E come tale ha presentato dei problemi iniziali. Alcuni facilmente comprensibili, altri molto meno. Ad esempio anche l’amico di mio figlio (che aveva lasciato per un altro lavoro, il cantiere di Taishan in Cina, già del 2017 e cioè uno o due anni prima della fine dei lavori) non si spiegava perché le saldature fatte in Cina sui coperchi dei reattori uguali a quelli di Flamanville andassero bene, mentre in Francia no. Probabilmente sono più bravi a saldare in Cina. Ho sentito dire che le auto Audi prodotte in Cina ed esportate in Sudafrica hanno meno problemi delle analoghe auto (stessi modelli) prodotti in Germania. E’ solo un sentito dire, ma se fosse vero spiegherebbe molte cose!
In secondo luogo partecipi ad un corso accelerato di economia per principianti allo scopo di capire che c’è una differenza sostanziale tra dei soldi spesi tutti all’interno di un paese (soprattutto per studiare-mettere a punto tecnologie d’avanguardia che in futuro si potranno esportare con notevoli profitti economico-politici per lo stesso paese) rispetto a quelli spesi importando merci da un altro paese. Per di più concorrente economico e politico.
Un’ultima annotazione riguardo i costi per i contribuenti. Mio figlio residente a Parigi in un appartamento di 92mq paga al mese per consumo totale di elettricità (ha tutti gli elettrodomestici possibili ed immaginabili) riscaldamento e acqua calda a volontà, una media di 35 (trentacinque) euro al mese. Ovviamente per lei sono loro ad essere stupidi e noi super intelligenti.
Giusto per la cronaca perché non l’ho scritto nell’articolo (è il caso di aggiungerlo), il settore nucleare è uno dei pochi dove la UE (e l’Occidente in genere) non ha stabilito sanzioni con la Russia a causa della dipendenza dall’ente energetico ROSATOM per il combustibile atomico e altre attività essenziali. Altro che nucleare autarchico…
https://www.qualenergia.it/articoli/dipendenza-globale-da-industria-nucleare-russa/
Bella prova, essersi resi dipendenti dai russi anche per questo… a forza di deprecare tutto cio’ che e’ nucleare, mentre il resto del mondo, che ha la priorita’ di sfuggire alla poverta’, va nella direzione opposta.
Va a finire che qualcuno dira’ che siamo stati noi europei a chiudere i rubinetti del gas russo… quando e’ alle cronache il tira e molla pluridecennale fra tedeschi e americani per l’ampliamento del nord stream e la dipendenza che questo comportava.
A cosa servono i 20 reattori tedeschi? Chiudiamoli tutti, tanto abbiamo il gas russo a buon prezzo, che peraltro a differenza del nucleare e’ adatto a fare da backup all’imprevedibilita’ rinnovabile (ma non all’imprevedibilita’ russa).
D’altra parte almeno mezzi italiani tifano Putin pur di continuare ad essere antiamericani (tutta la sinistra e la destra storiche tradizionali), perche’ nessuno gli ha spiegato, almeno a sinistra, che Putin di sovietico ha mantenuto solo l’imperialismo e il nazionalismo stalinista. Piu’ comprensibile la posizione della destra fascista e reazionaria, che almeno e’ antiindividualista e antieresia protestante coerentemente.
D’altra parte siamo quasi totalmente dipendenti da paesi dubbi che pensano solo ai loro interessi altro che a salvare il pianeta, anche per la filiera rinnovabile.
Prima o poi suonera’ la sveglia…
Se avessero impiegato i soldi per prolungare il periodo di vita operativa dei reattori non ci sarebbero le rinnovabili o si troverebbero a un livello minimale come in Francia. Per altro, il nucleare tedesco era legato a doppio filo alla Rosatom, addirittura in Germania si trova una sussidiaria dell’azienda russa, la NUKEM Technologies GmbH. Per altro, dal 2011 (apertura prima linea south stream) a oggi, i consumi di gas tedesco per produrre elettricità sono rimasti sostanzialmente stabili, mentre è calato drasticamente quello da carbone.
Attenzione alle correlazioni ad minkiam, non sono meno pericolose e ignobili degli spaventapasseri…