Se siete tra i tanti convinti che il grafico sottostante confuti la teoria del picco del petrolio, sconfessi le previsioni di Hubbert, rappresenti la vittoria della tecnologia sulle cassandre catastrofiste, ecc. allora proseguite la lettura perché scoprirete una realtà molto diversa dagli stereotipi massmediatici. Per comprendere pienamente la questione del picco del petrolio occorre un salto indietro nel tempo, precisamente nel lontano 1956, quando il concetto fu elaborato per la prima volta.
Picco del petrolio 1.0 (anni 50-60) – Hubbert e le aspettative della sua epoca
Nel 1956 Marion King Hubbert, geofisico della Shell, redige uno studio per una pubblicazione dell’American Petroleum Institute intitolato Nuclear energy and fossil fuel, in cui cerca di prevedere a livello nazionale e internazionale l’andamento produttivo di petrolio, gas, carbone ed energia nucleare.
Riguardo quest’ultima, le aspettative sono elevatissime ed Hubbert, in linea con l’opinione prevalente nel mondo scientifico, dà per scontato che l’atomo effettuerà lo stesso ‘salto evolutivo’ compiuto dal petrolio sul carbone, fino a diventare la fonte dominante nel giro di qualche decennio, grazie anche a importanti sviluppi tecnologici come i reattori autofertilizzanti. Le previsioni, pertanto, sono intrise di ottimismo:
Attualmente, la potenza nucleare installata negli USA ammonta a circa 95 GW e quella mondiale a 378 GW
Alle certezze offerte dal giovane virgulto atomico si affiancano quelle del ‘vecchio’ carbone, il cui picco produttivo è stimato addirittura per la metà del XXII secolo. Con queste premesse, lo studio consiglia di sfruttare giacimenti di petrolio (e gas) solo nella forma ‘convenzionale‘, quella cioé tecnicamente più facile da estrarre e quindi più economica. Pertanto, malgrado si stimi il potenziale nazionale degli scisti bituminosi in 1.000 miliardi di barili, negli scenari viene considerato solo il petrolio estraibile tramite le tecniche già in uso. Del resto, con il trionfo imminente dell’Atomo e l’apporto ultrasecolare del carbone (sono lontane le preoccupazioni per il global warming), che senso avrebbe invischiarsi con gli onerosi petroli non convenzionali?
Picco del petrolio 2.0 (anni 70-80) – Gli USA sbattono contro il picco (peggio del previsto)
In accordo con le tempistiche di Hubbert, il picco petrolifero statunitense sopraggiunge nel 1970. Ora si tratta di gestire la delicata fase compresa tra il declino produttivo e l’agognato boom del nucleare, che richiede ovviamente una momentanea maggiore dipendenza dalle importazioni di greggio. Rispetto agli anni Cinquanta, la situazione geopolitica mondiale è però profondamente mutata: gli USA sono prossimi alla disfatta in Vietnam e la loro egemonia comincia a scricchiolare, mentre è definitivamente tramontata l’era del colonialismo europeo.
Le nascenti petrocrazie arabe e mediorientali, consapevoli di avere il coltello dalla parte del manico, alzano pericolosamente la testa. Nel 1973 i paesi afferenti all’OPEC, cogliendo al balzo l’occasione della guerra tra Israele ed Egitto, chiudono i rubinetti del petrolio alle potenze occidentali causando un rialzo esponenziale dei prezzi che culminerà nel 1979-1980, quando la rivoluzione khomeinista in Iran metterà fine al regime filo-statunitense dello Scià.
Si è oramai chiusa la stagione del petrolio a basso che aveva alimentato i ‘trenta gloriosi’ del boom economico, coniugando le esigenze di produttori e consumatori. La reazione statunitense e occidentale al nuovo corso si traduce in tre azioni significative:
– usare massicciamente carbone e gas per sostituire il petrolio nell’unico campo in cui possono rimpiazzarlo egregiamente, ossia la generazione di elettricità;
– intensificare lo sfruttamento di riserve petrolifere interne, come i giacimenti dell’Alaska e del Mare del nord. Così facendo, tra gli anni Ottanta e Novanta gli USA riescono a rallentare il crollo produttivo del greggio;
– interessarsi all’efficienza energetica, tema totalmente ignorato durante la sbornia del greggio a buon mercato e quindi con margini di sviluppo elevati, almeno nell’immediato.
Picco del petrolio 3.0 (dagli anni Novanta a oggi) – Aspettative deluse e presunti miracoli
A inizio anni Novanta, dello studio del 1956 sembrano rimanere validi solo gli aspetti negativi, cioè quelli legati al declino della produzione petrolifera: nel 1988 i giacimenti dell’Alaska (circa il 25% della capacità statunitense) hanno raggiunto il picco e nel 1994 gli USA diventano ufficialmente un importatore netto di ‘oro nero’. Per giunta, la presa di coscienza sui danni sanitari e ambientali relativi a estrazione, produzione e consumo di carbone si traduce in leggi restrittive come il Clean Air Act Amendment (1990), che ne rendono problematico l’impiego malgrado la relativa abbondanza.
Tuttavia, la delusione più bruciante è legata all’energia nucleare, che ha tradito la promessa del nuovo ‘fuoco di Prometeo’ e anzi rimarrà una fonte di nicchia, per una serie di concause. Le più rilevanti: gli incidenti atomici di Three Miles Island e Chernobyl, i rischi e i costi associati alle esternalità della filiera atomica (vedi gestione dei rifiuti radioattivi), le alte spese di gestione, il sostanziale fallimento dei reattori autofertilizzanti, i pericoli di proliferazione militare.
Già prima della tragedia di Chernobyl, i programmi atomici hanno subito un sostanziale ridimensionamento, per cui la potenza nucleare installata statunitense (e mondiale) raggiunge un plateau prima dell’inizio del nuovo millennio, attestandosi a meno del 30% della stima del 1956; l’incidente di Fukushima (2011) tarperà le ali alle già deboli speranze di ‘rinascimento nucleare’ legate ai problematici reattori di III generazione.
Potenza installata nucleare negli USA
Gli USA sono usciti vincitori dalla guerra fredda, ma la rapida ascesa economica cinese e gli attentati dell’undici settembre sono prodromi di un pericoloso declino. Per concretizzare gli obiettivi del Progetto per un nuovo secolo americano, ambizioso programma politico dell’élite neoconservatrice insediatasi a Washington con la presidenza di George W. Bush, è necessario ristabilire il controllo sui principali flussi energetici internazionali: da qui gli interventi militari in Iraq e Afghanistan, unitamente ai tentativi di destabilizzazione politica in Iran, Venezuela e altre nazioni. Tuttavia, è fondamentale rivitalizzare la produzione energetica domestica per ridurre la dipendenza dall’estero.
All’inizio si punta sul bioetanolo da mais, anche allo scopo di sostenere il comparto agricolo; si tenta inoltre di allentare la legislazione ambientale per agevolare il carbone. Ma quando i prezzi del greggio si impennano bruscamente tra il 2005 e il 2010, in conseguenza dell’approssimarsi del picco globale del petrolio convenzionale e delle scorribande yankee in giro per il mondo, allora monta l’interesse per gli scisti bituminosi tanto disdegnati negli anni Cinquanta. Si sono infatti creati i presupposti per il ‘miracolo dello shale oil (e gas)’, essendo i costosi petroli non convenzionali finalmente competitivi sul mercato grazie alle quotazioni al rialzo.
La tecnica del ‘fracking‘ (fratturazione idraulica) per l’estrazione di petrolio e gas dagli scisti viene presentata quale novità rivoluzionaria che permetterà agli USA di riconquistare i vertici della produzione mondiale di idrocarburi. Gli scettici ribattono che trattasi di un ritrovato per nulla all’avanguardia in quanto già sperimentato negli anni Quaranta e liquidano il business del non convenzionale a fuoco fatuo destinato a spegnersi ai primi ribassi dei prezzi. Senza contare le esternalità ambientali di un metodo estrattivo molto più impattante dei tradizionali, sospettato addirittura di provocare sciami sismici, ragion per cui viene bandito in stato di New York, stato di Washington, Vermont e Maryland.
Nel 2007-08 gli alti prezzi fanno da volano allo shale poi, grazie a un mix di spregiudicatezza finanziaria, sussidi federali e inventiva tecnologica per contenere le spese, questo settore tra fallimenti e fusioni riesce a barcamenarsi anche quando, a partire dal 2011, l’industria energetica entra in una spirale deflattiva a causa del perdurare della crisi economica, situazione poi esacerbata dalla pandemia. Nonostante le difficoltà, la produzione petrolifera raggiunge livelli record permettendo agli USA non solo di ridiventare un esportatore netto, ma persino di riconquistare la leadership internazionale scalzando l’Arabia Saudita.
L’epopea petrolifera statunitense del XXI secolo viene celebrata in lungo e in largo dai mass media, anche fuori dagli USA (tanti i peana della stampa italiana). Pochi hanno cercato di indagare la realtà al di là delle sirene propagandistiche: uno di questi è Art Berman, analista da sempre molto critico verso il ‘miracolo dello shale’.
Le sue analisi evidenziano implacabilmente come l’attuale exploit produttivo sia solo il parente povero di quello degli anni Settanta:
Innanzitutto, meno del 60% della ‘produzione petrolifera’ consiste effettivamente in petrolio. Una quota rilevante è costituita dal gas naturale liquido, di cui il 55% consiste in etilene, utilizzabile solo per produrre plastiche e detergenti; a questa si aggiunge un milione di barili annui di etanolo ricavato dalle coltivazioni di mais. Per quanto riguarda il petrolio propriamente detto, la parte del leone è ricoperta dal cosiddetto ‘olio di scisto’ (‘tight oil’), che presenta una densità energetica inferiore al petrolio convenzionale (circa del 7%) e non è adatto per la produzione di gasolio.
Ma la notizia peggiore è che i giacimenti delle principali regioni produttrici stanno già palesando chiari segni di declino:
Insomma, l’unico ‘miracolo’ in atto sembra essere la capacità della macchina propagandistica di esaltare un fenomeno che, in sé, ha decisamente poco di straordinario.
Conclusioni
Contrariamente ai luoghi comuni, il fatto che la produzione petrolifera abbia deviato dalle previsioni di Hubbert non rappresenta una ‘vittoria del progressismo sul catastrofismo’, bensì una sua clamorosa sconfitta. Testimonia infatti di una società industriale incapace di superare virtuosamente le fossili, vincolandosi alle risorse più costose e impattanti, con tutto ciò che ne consegue in termini economici e di distruzione della biosfera.
Insomma, ‘progressisti-ottimisti’ e ‘picchisti-catastrofisti’, tanto divisi nelle loro dispute, possono trovare un importante punto d’intesa: il mancato avvento delle previsioni di Hubbert rappresenta, da qualunque ottica lo si voglia esaminare, una pessima notizia.
E’ uscito ‘La caduta del Leviatano. Collasso del capitalismo e destino dell’umanità‘, libro scritto da Jacopo Simonetta e Igor Giussani.
1. Mi piacerebbe che scriveste qualcosa sui biocarburanti. A me sembrano un’assurdità, ma non saprei fare i conti
2. Ho appena letto questo, e relativi commenti: https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/02/08/energia-da-rinnovabili-la-produzione-italiana-nel-2022-e-calata-e-la-nuova-capacita-installata-e-ben-sotto-le-promesse-del-governo-draghi/7032276/
È davvero avvilente non solo il complottismo di default degli italiani, ma anche che nessuno si renda conto che il fotovoltaico è intermittente ed è per questo che la Germania continua a bruciare carbone, e che coprire terreni agricoli o naturali (anche se “nascosti”, come dice un commentatore) di pannelli fotovoltaici è un disastro ecologico, non una buona idea, a maggior ragione in un paese dove già i terreni agricoli scarseggiano (ma sarebbe follia in ogni caso)
Secondo me siamo come i primi che promossero l’automobile come soluzione al letame nelle città, senza rendersi conto che stavano passando dalla padella alla brace.
“biocarburanti”:
Dati che piu’ ufficiali non si puo’, ma non so se aggiornati, nell’ambiente ecologista su queste cose vige l’omerta’, e chi ci fa affari a maggior ragione incassa e tace (lo stesso che per lo scandaloso sistema dei prezzi del gas e dell’elettricita’, fatto apposta per spingerli in alto al massimo assieme ai cosiddetti extraprofitti che non sono per niente extra ma sono predeterminati cosi’ apposta per legge, nell’omerta’ generale di quelli che sanno, perche’ hanno voluto loro cosi’):
https://www.gse.it/servizi-per-te/rinnovabili-per-i-trasporti/obbligo-di-immissione-in-consumo
https://www.camera.it/temiap/t/news/post-OCD15-10836
Mi pare che ti avevo gia’ postato questi link sul tuo blog ma forse no, quasi sempre rinuncio a contribuire per ragioni che vi saranno ovvie: credo che a lungo termine succedera’ quello che dovra’ succedere a prescindere. Anzi, a dire il vero, sono abbastanza convinto, c’e’ abbastanza evidenza, e i biocarburanti sono un esempio particolarmente efficace, che l'”ecologismo reale”, cioe’ l’ecologismo ideale poi tradotto in leggi e regolamenti reali, stia accelerando i tempi dell’eventuale collasso della cosiddetta civilta’ europea, che pero’ riterrei piu’ appropriato denominare piu’ semplicemente crisi, anche se cosi’ si colpisce meno l’immaginazione degli indivanati, togliendogli la soddisfazione di immaginare schizzi di sangue e ossa frantumate mentre se ne stanno col culetto al morbido e al caldo assistendo a pericoli immaginari da lontano e da spettatori, come sono stati abituati fin dalla nascita.
Dei biocarburanti me ne occupai alcuni anni fa, http://www.decrescita.com/news/lagricoltura-che-non-sfama/ In sostanza, sono per lo più greenwashing assoluto e, diversamente da quello che sembra pensare qualcuno, è un dato abbastanza assodato all’interno dell’ambientalismo.
Per quanto riguarda la Germania, è bene evitare giudizi fuorvianti e qui faccio riferimento a quanto esposto in questo pezzo https://apocalottimismo.it/il-nucleare-e-le-verita-degli-influencer/
In Germania da quando sono cresciute le rinnovabili l’impiego del carbone è progressivamente calato e da questo punto di vista non si distingue in negativo rispetto ad altre nazioni industrializzate. Semmai, la situazione tedesca si segnala perché, differenziandosi in questo da altre nazioni che sfruttano il carbone, vogliono usare risorse locali e quindi lo scempio ecologico lo fanno a casa loro, con la distruzione di villaggi e quant’altro, non lo delegano a terzi. Il tema dell’uso ponderato delle rinnovabili per evitare greenwashing è indiscutibile e va affrontato seriamente, però ricordiamoci che le rinnovabili ci responsabilizzano molto di più perché accollano le esternalità direttamente ai consumatori finali. Normalmente giacimenti di petrolio e gas, miniere di carbone e di uranio sono ben lontani da chi ne sfrutta le energia e impattano sull’agricoltura e le attività economiche di altri popoli.
Grazie a entrambi delle risposte. Anche a me non risulta che i biocarburanti siano popolari nei giri di ambientalisti.
Non mi sembra che fare danni a casa propria anziché a casa di altri sia un gran merito. Anzi, mi sembra pure un demerito, perché se ognuno rifiutasse di estrarre il proprio carbone o devastare il proprio ambiente, il mondo sarebbe a posto, mentre questa “presa di responsabilità” significa semplicemente che tutti continuano a distruggere quello che hanno mentre gli altri fanno altrettanto.
Ho letto tempo fa un articolo su come la Germania ha dovuto aumentare il consumo di combustibili fossili (forse c’era anche il gas) come conseguenza del passaggio alle rinnovabili, e mi aveva abbastanza convinto. Magari ci saranno dei miglioramenti nelle tecniche di immagazzinamento di energia, che comunque avranno un costo ambientale ed economico, ma la mia idea è che dovremo reimparare a usare l’energia quando c’è, e molta meno quando non c’è.
Non è questione di meriti, è che quando le esternalità dell’energia che consumi sono a casa tua e non a quella di altri qualche scrupolo te lo fai più facilmente.
Forse propaganda nuclearista che fa leva sui luoghi comuni… per fortuna il dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energi parlano chiaro: dal 2001 (anno di massima produzione nucleare tedesca) a oggi, il sistema energetico tedesco si è decarbonizzato quasi del 45%.
Igor, no, evidentemente non se li stanno facendo gli scrupoli, visto quello che sta succedendo. In teoria potrebbe essere come dici, tu, in pratica stanno semplicemente distruggendo il proprio ambiente, non c’è tanto da girarci intorno e da portarli come esempio.
Tu sei più esperto di me, ma questo 45% è relativo a una perentuale sul totale, o a un assoluto? Purtroppo non ho l’articolo di cui parlo sottomano, ma era abbastanza chiaro e con dati (e sì, credo di un nuclearista, cosa che io non sono assolutamente). Se si sbaglia, mi dici come hanno fatto in Germania a risolvere la questione dell’intermittenza di solare ed eolico?
(È una domanda sincera, non retorica)
E’ un valore assoluto, perché la Energiewende oltre alle rinnovabili ha promosso l’efficienza energetica. Sono il paese con più sistemi di accumulo, poi sicuramente si appoggiano alle centrali turbogas. I sistemi di accumulo sono un aspetto da sviluppare, oltre a quelli al litio e pompaggi idraulici già esistenti.
Poi intendiamoci, non penso certo che con le rinnovabili si possibili mantere l’attuale tipo di società, ma quello non può farlo né il nucleare né null’altro.
Qui i dati europei dell’uso dei fossili.
https://ourworldindata.org/explorers/energy?tab=map®ion=Europe&facet=none&country=~DEU&Total+or+Breakdown=Select+a+source&Energy+or+Electricity=Primary+energy&Metric=Share+of+total
Come potete vedere sopra, gli unici paesi europei che hanno abbastanza decarbonizzato sono quelli che fanno pesantissimo uso del nucleare (quasi nessuno sa che la civilissima ed ecologica svezia di Greta, dall’epoca, ha 1 reattore nucleare per milione di abitanti, come se ce ne fossero dieci nella sola lombardia). Cosi’ come la Francia ne ha quasi una sessantina (reattori, non centrali, ogni centrale puo’ avere piu’ reattori). All’epoca infatti si considerava ottimale un reattore per milione di abitanti (di piu’ sarebbe stato comunque inutile perche’ il nucleare e’ adatto solo per il carico di base, perche’ al contrario delle rinovabili funziona e produce SEMPRE). La svizzera anni fa produceva meta’ elettricita’ con idroelettrico e meta’ col nucleare, ora non so lo troverete sul sito citato, ma con l’elettricita’ non si puo’ fare tutto in modo pratico e conveniente, e’ solo una quota dei consumi energetici. La germania aveva mi pare piu’ di una ventina di reattori, ma i potenti verdi tedeschi a suo tempo ne imposero la “rottamazione” ideologica anticipata, come lor solito, il che fece esplodere la necessita’ di gas russo da cui i noti problemi di dipendenza e ricatto politico (le rinnovabili esigono le centrali a turbogas perche’ sono le uniche fossili in grado di essere avviate rapidamente quando le rinnovabili intermittenti fanno cilecca in modo imprevedibile e devono essere immediatamente backuppate pena il crollo della rete elettrica, il blackout). I fossili poi non servono solo per l’energia, servono per ricavare quasi tutti i manufatti a base di composti del carbonio, le plastiche, i fertilizzanti, i tessuti, in sostituzione del vecchio uso del legno o del letame o del cotone il cui uso-abuso per otto miliardi di esseri umani provoca comunque deforestazione ai quattro angoli del pianeta (se le foreste in europa hanno ripreso e’ solo perche’ coi fossili hanno cominciato ad arrivare altre fonti energetiche e abbiamo cominciato a lasciare in pace i boschi, e perche’ la aumentata CO2 in atmosfera di cui le piante si nutrono per fortuna starebbe provocando un rinverdimento mondiale, se non tagliassimo arassimo coltivassimo urbanizzassimo tutto nel frattempo ad un ritmo maggiore di quanto le piante sono in grado di assorbire accrescendo e accumulando nel suolo, che questo forse e’ il massimo problema ambientale dal punto di vista della sesta estinzione a quanto pare in corso. Nelle serre olandesi, un microcosmo del pianeta, se le si chiude ermeticamente per “non far scappare il caldo”, dopo un po’ le piante smettono di crescere perche’ si mangiano tutta la CO2: se si usa il gas per riscaldarle, tenendo dentro quelli che per noi sono tossici gas di scarico prodotti dalla combustione, le piante crescono piu’ in fretta! Cosi’ funzionerebbe il cosiddetto “ciclo naturale del carbonio”, se non lo stravolgessimo per eccesso di pressione antropica.
Per onesta’ intellettuale, bisognerebbe anche considerare che il mondo occidentale decarbonizza trasferendo l’industria pesante e quella piu’ energivora cosiddetta di base a basso valore aggiunto e “sporca” fuori dei suoi confini per poi importarne i prodotti: meta’ del totale dell’acciaio mondiale, che poi usiamo anche qui in italia, e che si fa in altoforno con l’ematite e col carbone coke, e’ da tempo prodotto in cina (la Cina, cosiddetta “fabbrica del mondo”, da sola emette piu’ CO2 di Usa, Europa e India messe assieme!!!), molti dei fertilizzanti, che si fanno col gas, sono prodotti in russia e ucraina, perche’ farli li’, dove il gas e’ abbondante e vicino, costa meno. In sostanza abbiamo esternalizzato le emissioni (e qualche nostro genio gia’ pensa di mettergli dazi punitivi – peccato che emettono per noi e al posto nostro – vedi la chiusura di praticamente tutte le acciaierie in italia per i noti problemi ambientali e di salute pubblica, ma non e’ che per questo abbiamo smesso di produrre navi, ferrovie, e di usare acciaio, industrie che pero’ nei paesi dove si fatica a mettere insieme il pranzo con la cena son felicissimi di avere, cosi’ come lo fummo noi nell’ultimo dopoguerra della ricostruzione post-devastazione bellica e post-emigrazione per eccesso di popolazione).
Secondo me molti da queste parti non si rendono ben conto, non avendolo evidentemente mai sperimentato in prima persona, che un impoverimento coatto della popolazione cambierebbe in poco tempo le priorita’, e che a rovesciare governi e leggi esistenti, fossero anche i migliori del mondo per “salvare il pianeta”, basta un attimo.
Primum vivere…
Qui occorre intervenire prima che questo blog diventi la fiera dei luoghi comuni e della disinformazione…
Ci sono anche paesi ‘marroni’ che fanno larghissimo uso di nucleare (Belgio) e ‘verdi’ che non non lo impiegano (‘Norvegia’). Comunque, 1 reattore ogni milioni di abitanti era una previsione degli anni 70 basata su trend di crescita che non si sono verificati. Morale della favola, la Francia ha una potenza installata sovrabbondante, prova ne sono i reattori che vengono utilizzati con un fattore di carico molto più basso di quello possibile.
– La Energiewende è stata approvata definitivamente dal parlamento nel 2010 e il phase out nucleare nel 2011: c’era il governo Merkel II composto da cristiano sociali e liberali, con i ‘potenti’ verdi all’opposizione. La questione è stata molto pratica e ben poco ideologica: tanti reattori si stavano avvicinando alla soglia dei 35 anni di servizio e occorreva adempiere alle richieste di adeguamento tecnico post disastro Fukushima, che avrebbero richiesto un esborso economico che avrebbe avuto conseguenze sul programma di efficienza energetica e rinnovabili. Inoltre, nel 2011 si era già capito dai casi dei reattori di terza generazione EPR (in cui era coinvolta la Siemens) di Flamanville 3 e Olkiluoto 3 che le tempistiche e i costi sarebbero stati decisamente maggiori rispetto alla II generazione. Come ho mostrato in questo pezzo https://apocalottimismo.it/il-nucleare-e-le-verita-degli-influencer/ la decarbonizzazione realizzata dalla Germania sarebbe stata impensabile con una strategia atomica. Tra l’altro, in paesi come la Germania non c’è un quasi monopolista pubblico come EDF e una filiera nucleare militare pronta ad accollarsi una parte dei costi della civile.
– Svezia, Svizzera e la stessa Francia (a parte Flamanville 3) non stanno varano alcun tipo di nuovo programma nucleare, malgrado un comparto atomico con più di 30 anni alle spalle, si limitano a prolungare il più possibile la vita operativa dei reattori esistenti (a scapito delle rinnovabili, che in Francia sono minoritarie). Molto strano, se il nucleare è davvero questa gran bazza…
– oggi neppure il nuclearista più impallinato penserebbe mai a un sistema energetico dove l’atomo ricopre l’80% del fabbisogno, quindi teorizzano nucleare+rinnovabili. Ebbene, come sostenere il nucleare quando ci sono i picchi di carico? Con le rinnovabili che sono aleatorie? Anche in questo caso servirebbero centrali a turbogas o sistemi di accumulo, né più né meno di quanto accade con le rinnovabili.
– l’aumento del gas in Germania è stato per ridurre la quota di carbone, che infatti è calata considerevolmente dai primi anni 2000.
– oggi il nucleare è un’energia di nicchia, meno del 5% dell’energia primaria. Cosa succederebbe aumentando di 5, 10, 20 o più volte il suo apporto? Innanzitutto, ci sarebbe un incremento della richiesta di uranio e la necessita di sfruttare anche i minerali a minor concentrazione. Superata una certa gradazione, le emissioni della filiera atomica raggiungono quelle di un turbogas a ciclo combinato (chi vuole può cercarsi le analisi di van Leeuwen). Se pensate di estrarre uranio da granito o acqua di mare, meglio che vi informiate meglio…
Il cosiddetto ‘greening’ è un fenomeno molto meno roseo, purtroppo. Testimonia del tentativo della natura di compensare l’aumento di CO2, ma se non accompagnato adeguatamente dall’acqua e dagli altri nutrienti rischia di trasformarsi in uno stress eccessivo per la vegetazione, con tutto ciò che ne consegue.
In una serra tu puoi controllare acqua e nutrienti, per cui la fertilizzazione tramite CO2 avviene in un contesto completamente diverso da quello naturale. A quel punto puoi anche portare la concentrazione di CO2 verso i 900-1000 ppm e hai creato il paradiso per molte piante. Ma se non sostieni adeguatamente la loro crescita, allora le stai conducendo al disastro in questo modo.
Se posso permettermi di aggiungere una ulteriore mia baracconata alla fiera dei luoghi comuni, lungi da me perorare il nucleare, visto che tendenzialmente preferirei l’energia distribuita**: volevo solo dire che forse e’ stata una cazzata chiudere anticipatamente le centrali che potevano continuare a produrre, finche’ in contemporanea si potevano incrementare le rinnovabili. Invece e’ stata decisa la serrata. Incrementare le rinnovabili costa, costa anche energia, molta energia, perche’ non usare quella prodotta da centrali gia’ ammortizzate per incrementarle? Non importa se il gatto e’ nero o bianco, basta che acchiappi i topi 😉
Insomma perche’ farne una questione estrema, anzi estremistica, di totale e immediata scelta di campo?
E poi magari chissa’ che non avvenisse nel frattempo qualche cambiamento di moda che spingesse la gente a non sentirsi piu’ povera e miserabile senza il SUV elettrico col quale andare a fare la scampagnata ecologica da 400 km la domenica (solo 400 km senno’ si scaricano le batterie).
** lo sapete vero che in italia e’ proprio vietato (salvo cambiamenti molto recenti della normativa) installare impianti domestici in grado di funzionare lo stesso in caso di blackout? devono funzionare solo se c’e’ la rete pubblica in tensione (salvo quelli completamente isolati ovviamente, almeno spero). Geniale. O tutti con la corrente, o nessuno. E proprio nella prospettiva della transizione all’elettrico per cui senza corrente non puoi nemmeno prepararti il cibo (e’ gia’ successo in germania con le recenti inondazioni: saltata la rete elettrica, saltati i collegamenti stradali, esaurite le brioche preconfezionate, la gente non riusciva piu’ a farsi da mangiare in autonomia, visto che li’ il gas per cucinare se non sbaglio e’ addirittura vietato per… sicurezza – fra un po’ vieteranno anche i coltelli per tagliare il salame: si potra’ comprare solo salame incellofanato e pretagliato).
Nessun reattore è stato chiuso ‘in anticipo’ prima del termine della fine operativa (30-35 anni), le unità che potevano rimanere in funzione infatti hanno proseguito a produrre elettricità fino alla loro scadenza naturale, le più giovani sono ancora in servizio. Per espandere la vita operativa dovevi spendere molto denaro che andava sottratto ai progetti delle rinnovabili, non si poteva fare l’una e l’altra cosa.
Il ‘nucleare ammortizzato’ non esiste, le spese della filiera atomica sono state molte maggiori delle previste, anche perché 30-40 anni fa si pensava che alcuni problemi, come la gestione scorie, sarebbero stati risolti. Senza contare le spese per il decommissioning delle centrali. E’ questa la ragione per cui anche neii paesi di lunga tradizione nucleare non ci sono nuovi cospicui investimenti all’orizzonte, specialmente per la cosiddetta terza generazione nucleare i cui costi possono arrivare a 6-7 miliardi a GW o anche di più.
Perché i soldi sono pochi e sei costretto dai fatti.
Qui per il 2021 per la Germania danno 80 per cento circa fossile, altro che 45 per cento “decarbonizzato” (e pur trattandosi di un “anno covid” a economia rallentata):
https://ourworldindata.org/grapher/energy-consumption-by-source-and-country?country=~DEU
Senza tener conto, ATTENZIONE, che sono risultati ottenuti spostando dall’europa all’estero le produzioni di base piu’ sporche ed energivore (acciaio, fertilizzanti, chimica di base), che poi importiamo in cambio di nostri beni piu’ sofisticati e a minore intensita’ energetica. Infatti le emissioni complessive di CO mondiali sono sempre e molto aumentate. In un paio di decenni meta’ della produzione mondiale di acciao, acciaio che poi usiamo anche noi qui “decarbonizzati” sia per uso locale che riesportato lavorato, si e’ spostata in Cina, cosi’ come abbiamo spostato la chimica di base, del gas & oil, eccetera, nei paesi emergenti e meno viziati e schizzinosi dei nostri.
Cosi’ sono capaci tutti…
Guardate qua la realta’ mondiale, quella vera e fuori dalla narrazione favolistica:
https://ourworldindata.org/grapher/global-co2-emissions-fossil-land
Le emissioni complessive mondiali son quasi decuplicate dalla fine dell’ultima guerra, crescendo a ritmo costante. Adesso stanno un po’ rallentando il ritmo di crescita per quanto detto in fondo, che la crescita esponenziale della popolazione del mondo sta avvicinandosi, si spera, all’asintoto orizzontale.
Sinceramente, pretendere di estendere al mondo il nostro modello che sta in piedi proprio e solo grazie al diverso modello del resto del mondo, mi sembra ipocrisia pura. Pura e tipica ipocrisia dell’occidente postmoderno e “narrativo” attuale.
Mi dispiace, ma il picco al quale _sembriamo_ andare incontro e picco dei picchi, e’ il picco dell’umanita’, che pare stiamo raggiungendo, per una serie di motivi cogenti che sarebbe stupido costringere a uno solo, specie dopo aver preso atto degli innumerevoli controfattuali.
Banale ma vero. Anzi, le cosidette società terziarizzate o postindustriali hanno delocalizzato non solo l’industria ma anche gran parte dell’agricoltura. Funzionano solo finché c’è qualcunoc che funge da appendice subordinata a loro. Qui alcuni dati che saranno oramai obsoleti perché risalenti a sei anni fa, ma la sostanza non è cambiata http://www.decrescita.com/news/pillole-decrescenti-1/
No, si stanno rallentando per le crisi economiche principalmente. Gli impatti demografici hanno risvolti sul lungo periodo (salvo genocidi di massa stile peste nera), quelli sui consumi sul breve.
In realtà, vedi la nuova premiata coppia Rampini-Testa, si parla di nord decarbonizzato e sud con le fossili, per il loro bene ovviamente.
Concordo anche qui, quei ragionamenti puramente matematici “saremo 10 miliardi nel 2100” sono totalmente infondati.
https://physicsworld.com/a/its-all-about-the-money-why-seemingly-great-technological-solutions-can-sometimes-fail/
È tutta una questione di soldi.
Ma
Solar PVs are particularly useful for people in developing nations, who now use them for lighting, refrigeration and water pumping – especially if in remote areas where other sources of power are not available.
Quindi perché no?
Ma ci sono anche opzioni più semplici
https://www.resilience.org/stories/2023-02-06/the-energy-crisis-renewable-energies-and-rre/
Personalmente ho sempre avuto un debole per il solare a concentrazione a basse o medie temperature. Roba con poche pretese a differenza di certi impianti mostruosi alla Rubbia.
Il problema è se si può mandare avanti una civiltà industriale con le sole energie rinnovabili (non “pulite”: “rinnovabili).
Io sono abbastanza convinta di no, e probabilmente sarà un bene, ma anche traumatico.
https://www.15-15-15.org/webzine/2023/01/09/antonio-turiel-la-agricultura-ecologica-es-ahora-mismo-una-necesidad-imperiosa/
Sarà traumatico? E chi lo sa? Un esperto dice una cosa, poi ne viene fuori un altro e dice il contrario.
A me sembra che l’unica cosa veramente sicura sia questa faccenda della perdita di biodiversità. E da essa bisogna iniziare il ragionamento.
Se anche partono massicci investimenti sulle rinnovabili poi si deve comunque scavare, estrarre, avvelenare e distruggere gli ambienti naturali che già sono al limite. Stessa cosa per l’agricoltura.
L’unica agricoltura sostenibile è quella che ci si risparmia di fare.
Dalla mia comoda poltrona vedo questo. Ma se si tratta di togliere e di fare meno del superfluo, pure un po’ di poltronismo ci sta.
E quindi? Quindi niente. Perché gli ambientalisti non contano un tubo.
Poi se trovo una citazione di Tiziano Terzani che ho in mente, ma non ricordo precisamente, la aggiungo.
https://crashoil.blogspot.com/2018/09/las-buenas-noticias.html
Qui sempre Turiel sostiene che un eventuale collasso avrebbe anche degli aspetti positivi.
Fuzzy, io sono decrescista e vivo molto modestamente (nemmeno salgo sulle automobili, non vado in vacanza, non butto via niente, rammendo i calzini finché non cadono a pezzi, quasi solo vestiti usati e autoprodotti, non ho figli, e così via). MA quando mi sono rotta il braccio (tra l’altro con una tecnologia decrescista pure quella, cioè il cavallo), solo per sistemarlo, e per fortuna molto bene, probabilmente ho richiesto all’Asl più risorse di quelle che risparmio con la mia vita materialmente modesta. Mi sento in colpa ancora adesso. E non è che solo che sono scema io, ma che per produrre quello che ci serve e fare quello che dobbiamo fare si corrono dei rischi inevitabili, che una volta su tot ti portano all’ospedale, statisticamente proprio.
Far funzionare la sanità contemporanea costa un’enormità di risorse. E possiamo pure illuderci di farne a meno mangiando sano e vivendo bene, ma sono pie illusioni. Abbiamo bisogno della sanità per com’è adesso, e di più ancora, per sopravvivere e non vivere male, e nessuno stile di vita attento ti protegge del tutto da infezioni, tumori, fratture, epidemie, eccetera, che infatti ci sono sempre state nella storia e conciavano la gente peggio e la uccidevano più di adesso.
Per non parlare di cosa succede se vieni aggredito e non hai armi avanzate per difenderti. Non per riaprire la questione di nuovo, ma è del tutto evidente che in giro per il mondo ci sono paesi che ne aggrediscono altri (parliamo dell’America o di Israele se non vuoi toccare la Russia o la Cina o l’Iran), e se questi non hanno armi d’avanguardia di altissima tecnologia vengono conquistati e soggiogati com’è sempre stato nella storia, pacifismo o non pacifismo. La Birmania è un altro ottimo esempio di come ci sono momenti storici in cui se non hai le armi puoi mobilitare il popolo, fare disobbedienza civile, avere il 100% della ragione, tutto quello che vuoi, ma soccombi. Ed è sempre stato così, dai tempi dei samurai e della cavalleria e prima ancora dei romani e indietro anche di più.
(E anche i vietcong e i talibani hanno vinto perché erano armati da vicini, mica solo con la ragione – che avevano fino a un certo punto – o il coraggio)
Per cui già l’idea di non avere un buon sistema sanitario e un buon sistema di autodifesa è più che “traumatico”, è esistenziale. Possiamo consolarci a pensare che in un mondo decrescista passeremo la vita a bere tè e vino con gli amici e contemplare l’orto, ma non sarà così che funzionerà purtroppo.
Si, ma non è che si possa scegliere.
La decrescita, salvo miracoli, prima o poi arriverà da sola.
È il solito discorso: se la prepari è una cosa, altrimenti potrebbe essere molto peggio.
Come accennavo prima, nel libro di Terzani “un indovino mi disse”, vi è un
capitolo dedicato al Laos. Un paese che non voleva crescere. Poi si è trovato in mezzo a delle guerre scatenate dai paesi confinanti ed ora sempre per la sua posizione geografica è costretto a modernizzarsi perdendo la propria.
identità.
Soprattutto, dove arriva il capitalismo, aumentano le disparità. I normali poveri diventano miserabili.
Quale peggiore invasione di quella fatta da parte di chi ti rende miserabile? Se ti capiterà di leggere “The divide” Jason Hickel troverai mille esempi di come i semplici “aggiustamenti strutturali” abbiano ridotto in miseria buona parte dei paesi
in via di sviluppo. E non è stato sparato un colpo.
Si fa quel che si può.
Veramente in Cina con le riforme capitalistiche centinaia di milioni di persone sono uscite dalla povertà. Certo, questo è stato a discapito dell’ambiente, e sono aumentate le diseguaglianze, e ci hanno fatto concorrenza e riempito di schifezze a basso prezzo, eccetera eccetera, ma se l’orribile partito al potere adesso gode ancora di largo consenso è perché le cose sono cambiate, e in poco tempo. In Cina prima c’era miseria nera, ma nera veramente.
A Tiziano Terzani piaceva il romanticismo dei paesi poveri e detestava il Giappone moderno e ricco, ma a lui nella vita non mancava niente, aveva soldi, la famiglia al sicuro, le cure mediche che voleva, e una bella casa in Toscana.
“abbiano ridotto in miseria buona parte dei paesi in via di sviluppo.”
Non e’ che e’ come la storia della miseria che hanno portato gli inglesi in irlanda, ma poi se si va a guardare i dati si scopre che durante la dominazione inglese in irlanda e’ letteralmente decuplicata la popolazione da tanta miseria vi avevano portato gli inglesi, popolazione strabordante che infine si e’ ridotta a un terzo (quindi pur sempre tre volte che in origine) morendo di fame a causa dell’epidemia della patata piu’ che degli inglesi. Gia’, perche’ le pandemie possono uccidere gli uomini anche attaccando le loro fonti alimentari, cosa che i nostri antenati sapevano benissimo ma di cui noi per qualche “strano” motivo abbiamo perso la memoria…(vediamo se ci arrivi anche tu)
A creare scompiglio non e’ il capitalismo in se’, sono le nuove dirompenti culture con cui si viene in contatto, il che, se ci sono troppe differenze, distrugge i difficili e precari equilibri che si sono stratificati nei secoli e nei millenni. Ma essendo inevitabile la globalizzazione tecnologica (potremmo essere ai due capi del pianeta a comunicare istantaneamente in questo momento con un traduttore automatico), e’ ormai inevitabile anche la contaminazione.
A mio avviso chi parla di fine della globalizzazione non ha capito nulla di cos’e’ gia’ successo nel suo stile di vita.
Certo ci saranno resistenze reazionarie al cambiamento, ma saranno futili, destinate inevitabilmente alla sconfitta, a meno che non si torni al passato preindustriale, nel qual caso la globalizzazione si o no sara’ l’ultimo dei problemi.
Pensare di poter bloccare il mondo ad una qualsiasi condizione ritenuta ottimale (che poi e’ sempre quella che fa comodo in un certo momento) e’ da pazzi destinati alla sconfitta (salvo che si muoia prima – “caro agli dei e’ chi muore giovane”).
E’ piu’ ragionevole cercare di adattarsi al cambiamento combattendone le storture inaccettabili, e ad esempio notando che tutte le guerre che hanno devastato l’europa e di conseguenza il mondo nell’ultimo secolo sono state in ultima analisi inutili, futili. Alla fine la nuova tecnologia ha scavalcato tutte le ragioni per cui pareva imprescindibile farsi la guerra, rendendole addirittura incomprensibili al senno di poi. Tuttora non sappiamo esattamente perche’ sia scoppiata la prima guerra mondiale (con tutti gli strascichi inauditi e imprevedibili che si e’ tirata dietro, rivoluzione bolscevica, fascismo, nazismo, seconda guerra mondiale, inizio dell’era nucleare, bipolarizzazione del mondo), se non che in quell’epoca per il nazionalismo ci si immolava entusiasticamente. Era il modo dell’epoca di “salvare il pianeta” (intendendolo come proprio modo di vita ideale e desiderato).
“se vieni aggredito e non hai armi avanzate per difenderti”
Purtroppo l’insegnamento che tutti i governanti (e i governati) in giro per il mondo stanno ricavando dai recenti avvenimenti e’ che se vuoi avere la ragionevole probabilita’ di morire nel tuo letto devi avere un adeguato deterrente nucleare. Altro che rinnovabili si’ – rinnovabili no. Deterrente che prima o poi qualcuno, piu’ o meno pazzo, usera’. L’ucraina ai tempi della autonomia dall’urss ha ceduto le sue 4000 testate alla russia in cambio dell’assicurazione del rispetto della sua sovranita’, e questo ne e’ stato il risultato pratico difficilmente contestabile.
“un buon sistema sanitario”
Per quanto riguarda la sanita’, i tre quarti della nostra enorme spesa pubblica (che per meta’ va in pensioni e per un quarto in sanita’, mentre per tutto il resto vanno le briciole), sono in ultima analisi consumati dai vecchi. Gli ultimi anni di vita, con la tecnologia sanitaria attuale, costano un’enormita’ a fronte di benefici marginali irrisori (nel senso che a ogni raddoppio della spesa corrisponde un sempre minore aumento della vita media marginale, e a fronte di condizioni di vita terminali sempre meno umanamente accettabili).
Lo dico anche per esperienza familiare.
E’ un argomento che e’ stato piu’ volte toccato da Jacopo, un argomento che e’ giustamente tabu’ in quanto facilmente strumentalizzabile da fanatici minus habens (come se non erro gli fece indirettamente notare a suo tempo luisa cohen, ho una certa memoria per queste cose).
La questione covid insegna, questione che ha bloccato quasi completamente il paese e costretto i giovani all’interruzione della vita sociale (con effetti a lungo termine probabilmente devastanti ad esempio per gli adolescenti) e vaccinazioni per loro con piu’ rischi che benefici a esclusivo beneficio di vecchi gia’ molto malati** che erano l’unica categoria messa veramente a rischio dall’epidemia.
** che poi non c’era nemmeno questo di beneficio nel vaccinare i giovani, visto che si sapeva fin da subito che i vaccinati erano portatori del morbo esattamente se non piu’ degli altri (se non altro perche’, ritenendosi protetti, erano meno prudenti nell’evitare il contagio).
https://www.orizzontipolitici.it/capitalismo-o-comunismo-lo-storico-enigma-cinese/
Si, ma la Cina è un caso particolare.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Grande_carestia_irlandese
Direi che l’unico nesso potrebbe essere la sovrappopolazione indotta però da cause diverse.
Tra l’altro la temuta sovrappopolazione africana si “prevede” nei prossimi decenni, mentre hickel parla di politiche messe in atto tra gli anni 80 e 90 del secolo scorso quando ancora non esisteva.
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/la-crescita-demografica-dellafrica-29041
No, winston. Ti consiglio di leggere Hickel, altrimenti è il solito polentone della sovrappopolazione causa di tutti i mali. Vedi anche tu che la Cina è sovrappopolata ma si trova in condizioni molto diverse dall’africa o da certe aree asiatiche o del centro america.
Fuzzy, l’Africa è già in gran parte sovrappopolata. Inoltre la crescita demografica sta distruggendo la natura selvaggia e minacciando di estinzione le famose specie animali africane, alcune delle quali, tipo almeno una specie di rinoceronti, sono già estinte; la sovrappopolazione non è un parametro solo umano, anche se noi possiamo sopravvivere non abbiamo il diritto di farlo a discapito di tutte le altre specie.
https://overpopulation-project.com/boiling-frogs-brad-meiklejohn/
La Cina va avanti prendendo risorse da altri paesi, svuotando i mari altrui, importando cibo, comprando terre in Africa, e così via. Non puoi dire: sono tanti, ma ancora sono tutti vivi, quindi nessun problema. Questo è un ragionamento che non farebbe neanche un bambino delle elementari.
Winston, durante la carestia l’Inghilterra importava carne dall’Irlanda. Quindi era un problema sia di colonialismo che di sovrappopolazione. Al resto non rispondo perché non si può seguire ogni singolo filone di un discorso che cambia continuamente, tanto pour parler.
Veramente parlavo di politiche economiche più o meno efficaci a prescindere dalla densità di popolazione.
Efficaci, non migliori dal punto di vista etico o ambientale.
Prima si parlava del capitalismo e di come lo vedevaTerzani.
Adesso salta fuori “un tema che non lo farebbe neanche un bambino delle elementari”…ma dai! Poi c’è Winston che spara una cazzata e dice che la posso capire anch’io.
Certo che le capisco le cazzate. E poi dopo averle capite mi faccio anche due risate.
Va ben. Vi lascio sentenziare.
Peccato, perché sarebbe un blog interessante.
Allora ti ho frainteso.
Mi dispiace, ma quando sento negare l’esistenza del problema della sovrappopolazione salto subito su. È la cosa peggiore che stiamo facendo al pianeta e a noi stessi, averlo riempito di miliardi umani e continuare ad aumentare.
Non è mia intenzione rendere i blog altrui posti spiacevoli con i miei commenti.
“Winston che spara una cazzata e dice che la posso capire anch’io”
immagino che le cazzate qui dentro le sparo e le capisco solo io, finche’ mi e’ gentilmente concesso: comunque quel che intendevo dire e’ se ti sovviene un’idea del come mai oggi i raccolti siano abbastanza stabili, mentre ai tempi dell’agricoltura passata erano molto piu’ dipendenti dal ghiribizzo della natura (malattie, carenza di piogge, sementi fallate, eccetera – l’eccesso di piogge e’ ancora oggi un problema, quando capita).
Winston
Dunque, non ho capito perché partendo da Terzani che si è preso su con le sue gambette ed è andato a conoscere dal vivo la realtà di paesi dove a suo dire, il capitalismo aveva acuito le diseguaglianze, e avendo poi citato hickel che sostanzialmente fa riferimento ai dati citati da Oxfam
https://www.oxfam.org/en/what-we-do/issues/extreme-inequality-and-essential-services
adesso devo spiegare come mai i raccolti sono stabili.
Non è che sembrano più stabili soltanto perché quando si perde un raccolto da una parte arrivano grazie al miracolo dei trasporti alimentati a petrolio, i raccolti che sono andati a buon fine dall’altra parte? Questo nei paesi ricchi.
Paesi poveri? O arrivano col contagocce, e magari si tratta anche di roba immangiabile o non arrivano affatto. Gente scaraventata nella miseria e nelle guerre il cui tessuto economico è stato devastato da decenni di tassazioni sugli interessi di un debito creato ad arte.
Il problema, se ci si confronta col passato, anche irlandese, non è che la gente muore, pur morendo ancora abbondantemente, ma che ci sono delle gravi diseguaglianze e degrado del tessuto sociale (es la prostituzione in Thailandia con tanto di Aids, ben descritta da Terzani) dove potevano non esserci.
Nonostante il petrolio.
E adesso il petrolio è agli sgoccioli.
Leggi l’intervista a Turiel che ho messo in link. Altrimenti si continua a discutere del nulla.
“Winston, durante la carestia l’Inghilterra importava carne dall’Irlanda. Quindi era un problema sia di colonialismo che di sovrappopolazione.”
Che si trattasse di un problema di colonialismo qui dentro e’ scontato.
Quello che non e’ scontato, e’ che la popolazione irlandese, sotto il dominio inglese, era addirittura DECUPLICATA, grazie proprio alle patate giunte dall’america, probabilmente. Mi riferisco ad una discussione di tempo fa avvenuta qui o sul sito di Bardi che fuzzy sicuramente ricorda. Sentivo uno storico dell’agricoltura (salvo mie dimenticanze) dire che un ettaro irlandese dell’epoca era in grado di sfamare tre persone a cereali, o piu’ di venti a patate (il terreno irlandese e’ tendenzialmente torboso-acido e per niente adatto ai cereali). Azzerata o quasi la produzione di patate, le nove persone sfamabili si sono ridotte a tre. Se le risorse abbondano la popolazione cresce, se scarseggiano la popolazione cala.
Sul pianeta prossimamente si verificherà una tempesta perfetta, provocata dalla miscela combinata di sovrappopolazione, picco delle risorse (energetiche e materiali), conseguenze dei mutamenti climatici (qui veramente è possibile di tutto, da mutamenti di climi locali a blocco di correnti oceaniche, e chissà cos’altro), degradazione e/o distruzione di ecosistemi, collasso dell’economia e dei mercati finanziari (immagino sappiate che il mondo naviga su un mare di debiti, mentre gran parte della finanza traffica con numeri virtuali dietro i quali non c’è nulla di concreto), che stare a preoccuparsi del picco del petrolio mi sembra veramente una cosa vana, di fronte a quello che si presenterà (mi riferisco a un lungo periodo di crisi con disfacimento delle comunità locali, se non degli stati nazionali, guerre, anarchia, violenza, miseria, con poche isole felici arroccate in luoghi isolati e difendibili e con climi vivibili). L’unica è iniziare sin da subito a trovarsi la propria personale uscita d’emergenza, o per lo meno non farsi trovare del tutto impreparati da quanto potrebbe verificarsi.
“la propria personale uscita d’emergenza”? Dubito che da soli si andrà lontano, ed è proprio questo il problema in una società sempre più atomizzata e rissosa.
Infatti, a me i cosiddetti “preppers” fanno un po’ ridere. L’idea che tu possa prenderti una zappa, una pistola e una motosega e andare a vivere da solo quando tutto intorno a te crolla, e “sopravvivere”, non tiene conto di come è effettivamente fatto l’essere umano, e il mondo.
Forse un orso ce la potrebbe fare. E quando è troppo vecchio o ferito o imbranato si accoccola in un angolino e muore di fame.
Noi invece senza essere orsi crediamo di potercela cavare senza bisogno degli altri, anche se l’uomo vive in società da ancora prima di essere uomo.
Immaginate una nave che inizia ad affondare, prima lentamente, poi sempre più velocemente finchè ad un certo punto si sente il fatidico ordine del capitano “Si salvi chi può!” Ecco, se utilizziamo questa scena come metafora per il futuro destino del pianeta e dell’umanità, per avere delle possibilità, giustamente sarebbe opportuno agire in unione agli altri passeggeri per salvarsi. Il punto è che sembra proprio, sempre metaforicamente parlando, di essere sul Titanic, quindi chi ha già inteso cosa sta per succedere, a mio parere non dovrebbe esitare di cercare di mettersi in salvo, in unione con altre persone consapevoli (e ce ne sono veramente poche, e dimostratemi il contrario), o altrimenti da solo (la personale uscita d’emergenza alla quale mi riferivo), senza attendere il “Si salvi chi può”, momento nel quale sarà già troppo tardi per salvarsi…
Si Frak moriremo tutti nonostante i tuoi allarmi, e quelli di igor, e di bardi, e di mago, e di simonetta, e di fuzzy, e di tutti gli altri.
Finalmente.
Grazie lo stesso.
Gaia, i prepper a loro modo sono una societa’ come lo sono tutte le altre ognuna a suo modo.
Dopo di lei, prego
Frak
https://www.ilsole24ore.com/art/le-scialuppe-titanic-ed-cambiamento-climatico-AEbC7Gw
Si, il titanic, le scialuppe di salvataggio (che in maniera comtrointuitiva sarebbero poi le assicurazioni) ecc.
Ma visto che si parla di picco del petrolio, si potrebbe forse auspicare che la nave, a corto di combustibile perda velocità prima di andarsi a schiantare contro l’iceberg?
Male minore, forse.
Frak, non dico che non capisco perché certa gente lo voglia fare (anche se mi sembra molto egoista), dico che mi sembra una pia illusione. Siamo ormai completamente dipendenti, anche nel fisico, dalla civiltà industriale; un piccolo gruppo di umani che ha imparato a fare l’orto e a sparare nella maggior parte dei casi è spacciato, per una miriade di motivi che dovrebbero essere ovvi anche solo guardandosi intorno. Le poche società isolate e autosufficienti che resistono nel mondo, purtroppo, non sono state spazzate via solo perché i potenti paesi a cui appartengono hanno deciso di almeno parzialmente proteggerle (vedi ad esempio India o Brasile).
Se poi qualcuno pensa veramente di potersi salvare con un gruppo di amici mentre il mondo collassa, liberissimo di illudersi.
“Siamo ormai completamente dipendenti, anche nel fisico, dalla civiltà industriale”
Beh, qualcuno si salverà di sicuro, a meno che non vengano meno le condizioni necessarie per la sopravvivenza della vita umana su tutto il pianeta.
Non sarei così pessimista. Gli uomini sono campioni di adattamento. Non si torna mai veramente indietro.
Fuzzy, sì, qualcuno probabilmente si salverà, ma se la buttiamo sul dover sopravvivere in circostanze estreme, sarebbero davvero poche persone in pericolo costante. Io penso che sarebbe meglio impiegare le nostre energie per conservare le risorse,, l’organizzazione e la tecnologia (soprattutto medica) per permettere anche a chi è più debole di sopravvivere, piuttosto che sperare di essere tra i pochissimi che si salverebbero in un ipotetico futuro apocalittico e molto poco divertente.
https://solar.lowtechmagazine.com/2021/02/how-sustainable-is-high-tech-health-care.html
La Sanità hi-tech non è sostenibile. C’è un articolo di Simonetta anche in questo sito.
L’argomento sarebbe infinito.
Molto ha scritto Ivan Ilic.
Ma io proprio non credo a un collasso che ci riporti al medioevo.
Me lo immagino come una perdita progressiva di alta tecnologia che viene compensata con tecnologie più economiche e sostenibili più riciclo di tutta la cianfrusaglia che abbiamo accumulato nei cassetti e nelle cantine.
Non è che me lo sono sognato.
Ci sono libri su questo.
https://www.resilience.org/stories/2022-09-28/a-review-of-the-age-of-low-tech-by-philippe-bihouix/
Consigliatissimo. Non so se sia stato tradotto in italiano. Quando l’ho letto io, si trovava soltanto scritto in francese.
Certo, siamo dipendenti dalla civiltà industriale, e la cosa ancora più grave è che tutto il patrimonio di conoscenze arcaiche utili alla vita in un mondo preindustriale è andato disperso (di preciso, è finito sotto terra con la morte degli anziani, depositari di questo patrimonio), quindi a maggior ragione dovremmo essere spacciati. Se così stanno le cose, a questo punto tanto vale continuare a ballare mentre la nave affonda? O ipotizzare, come dicevo, una personale uscita d’emergenza?
Quanto a “firmato winston”, certo, moriremo tutti, chi prima, chi dopo, ma vogliamo almeno garantire un futuro alle generazioni successive? O siamo solo macchine copulanti senza pensiero, e chi viene dopo, che se la veda lui?
Fuzzy, sì, infatti io non mi riferivo a società a più “bassa” tecnologia e sostenibili, che anche secondo me sono quello su cui dovremo puntare. Mi riferivo a persone che pensano di poter sopravvivere da sole o in piccolissimi gruppi in mezzo a un mondo post-apocalittico.
Quando mi sono rotta il braccio, come dicevo, ho capito (anche se lo sapevo già) quanto non possiamo fare a meno della sanità che abbiamo adesso. Mi fosse successo cent’anni fa, adesso sarei storpia o morta. Ho chiesto a un fisioterapista che era appena tornato da un volontariato nel Nepal come avrebbero fatto lì, e mi ha risposto che probabilmente avrebbero amputato e che amputano spesso, ad esempio quando la gente si ustiona rovesciandosi addosso pentole di acqua bollente che sta scaldando su un fuoco. Chirurgia efficace e antibiotici sono già alta medicina se li paragoni al passato.
Ci sono un sacco di altre cose di cui abbiamo bisogno e che è difficile o impossibile autoprodurre, come la fabbricazione di armi e utensili, le comunicazioni, l’autodifesa, la gestione delle emergenze, ma anche le costruzioni antisismiche, la ventilazione… il sale, attrezzi per accendere il fuoco… Pensa a una persona miope, sorda, ipovedente… ma chi crediamo di prendere in giro pensando di tornare a vivere nella foresta?
Più che al Nepal penso alla sanità a Cuba. Non sarà perfetta, ma insomma, gli interventi di routine penso che siano in grado di farli.
Io senza sanità avrei già dovuto morire almeno una decina di volte. Poi bisogna ascoltare le vecchie indovine.
Forse l’evento più traumatico della mia vita, un incidente in auto, mi era stato preannunciato con dovizia di particolari da una vecchietta vicina di casa. E io, stupido razionalista, non le ho nemmeno dato ascolto. Se trovo uno di quelli che smascherano i finti veggenti gli tiro il collo. Ci sono gli imbroglioni ma anche quelli che ogni tanto ti lasciano di stucco con le loro intuizioni. Altro che alta tecnologia. Va ben, sono andato un po’ a ruota libera.
“E io, stupido razionalista, non le ho nemmeno dato ascolto”
Se fosse stata una brava indovina, anche dandole ascolto cosa cambiava… se non che saresti stato oltre che incidentato, anche con l’angoscia dell’incidente imminente, che per chi sa cosa voglia dire l’aspettativa di un disastro, e’ peggio (tipo quando i medici ti preannunciano la condanna a morte, e poi cercano di illuderti che seguendo i loro astuti dettami la scamperai, che la medicina e’ _anche_ questo).
🙂
Se pensassimo sempre alla morte la vita diventerebbe una tortura peggio della morte, e per tantissimi, fragili, oggi, e’ proprio cosi’. C’e’ un sacco di gente che, per calcolo o istinto, se ne approfitta: sono i profeti di sventura, che sono vecchi quanto il mondo e ogni volta trovano il modo di incarnarsi diversamente. Sai quanti ne conosco che, diventandone vittime, sono mezzi impazziti nella paranoia, rovinandosi la vita per nulla, diventando in alcuni casi pericolosi a se’ e agli altri. E altri che per reazione si sono abbandonati a un sabba sfrenato, ugualmente distruttivo.
Basta frequentare un po’ di blog “ecologisti”. Ai tempi dello gnosticismo non c’erano i blog, ma il succo era lo stesso: l’attesa, morbosa, di un’apocalisse purificatrice attraverso la “rottamazione”. Altro che apocal”ottimismo”: di facciata.
Vogliamo vivere: modestamente, ma vivere.
Si, per carità…
Ma ho appena finito di leggere “un indovino mi disse” di Terzani e mi è venuto in mente l’episodio.
Non che l’abbia mai dimenticato, data la sua particolarità.
E non è stato l’unico, Di un altro sono stato testimone. Niente di grave, comunque, per fortuna.
No, è solo per dire che quaggiù si calcola e si specula sullo zero virgola, e poi magari ci si trova spiazzati da fatti apparentemente inspiegabili.
Apocalisse purificatrice….
Ma gli ambientalisti ascoltano gli scienziati del clima, i naturalisti, i geologi ecc. Hanno un approccio apparentemente razionale. Poi cosa rielaborano nella loro testa non si sa. Cose forse irrazionali.
Sogni. Ma sarà veramente un male?
@fuzzy
https://youtu.be/0SC7domcY88
Winston
Per questioni inerenti mie esperienze personali, non sono riuscito a vedere tutto il video. Comunque se proprio di cancro si deve parlare, ti posso dire che la scelta di Terzani di affidarsi alla medicina occidentale non gli è valsa poi granché. Di cancro si continua a morire e male. Sarebbe meglio farla finita prima di entrare nel girone infernale di quelle cure che nella stragrande maggioranza dei casi si risolvono soltanto in inutili sofferenze.
Poi, certo, la medicina ha fatto e sta facendo grandi progressi. E ripeto. Non si torna mai indietro veramente. Tipo, una volta che siano stati inventati gli anestetici, si cerca giustamente di tenerseli
stretti. Oppure, io che sono quasi vegano non potrei fare a meno dell’integratore di vitamina b12. Certe cose si spera che restino. E altre possono andare.
(Intanto pare abbiano trovato dei farmaci contro l’insonnia senza effetti collaterali. Sono sveglio dalle due e mezza. Per fortuna non mi capita tutte le notti, come succede a certi).
E vai con l’ennesimo luogo comune….
https://www.youtube.com/watch?v=hcZxVcY3p38
Alzo le mani: contro le sentenze apodittiche intrise di saggezza piccolo borghese è impossibile replicare! Ed è meglio che procedi così perché, con sentenze apodittiche e retropensieri vari (apocalottimismo di facciata ecc) perché quando provi a entrare nel merito degli argomenti non è che fai grandi figure (per sapere che nel 2011 i Verdi non erano al governo bastava Wikipedia).
Quando mi è capitato il mio incidente d’auto era già qualche giorno che avevo un brutto presentimento ogni volta che mi capitava di salire in un’auto. Non guidavo io, altrimenti avrei potuto pensare di aver contribuito in qualche modo all’incidente con la mia ansia. Me la sono cavata, ma non è un bel ricordo. E mi è rimasta un’avversione per la guida, tanto che non possiedo nemmeno un’auto.
Mi ero ripromesso di non intervenire in una discussione di così basso livello: indovine, ecc. A parte ovviamente alcuni sprazzi di lucidità: importanza della medicina che è possibile solo in un mondo altamente tecnologico. Anche i PVS (compresa Cuba) senza le scoperte, invenzioni, tecnologie e metodologie tutte provenienti dal Primo Mondo, tornerebbero indietro di secoli, o millenni.
Intervengo riguardo ai presunti limiti (esaurimento risorse, ecc,) allo sviluppo. Sabato sera ho avuto un interessante colloquio con un vero esperto di questione energetiche. E’ un manager in una delle più grandi aziende italiane di distribuzione di gas, nonché rappresentante di categoria in Confindustria e Ministero. Era arrabbiato perché gli tocca pagare pesanti penali per mancato ritiro di gas opzionato. Questo a causa dell’attuale stagione invernale con clima mite, che ci ha fatto consumare un terzo in meno del gas previsto. Per inciso, tutti i paesi europei hanno fatto scorte di gas nei mesi in cui il prezzo era al suo picco, (tre-quattro volte più di ora) regalando decine di miliardi di euro e dollari a Russia ed USA!!!!
Il problema dovuto all’abbondanza di gas è generale in tutta Europa: il gas non sanno più dove stoccarlo. Anche perché a differenza del petrolio per cui puoi chiudere i rubinetti ed aspettare, il gas o lo vendi-mandi a qualcuno che lo consuma oppure lo devi bruciare-buttare via. Alla precisa domanda (quante sono le riserve di gas?) la risposta è stata: nessuno lo sa (compresi i responsabili ricerche dell’Eni e della Sonatrach) e chi dice di saperlo è un truffatore o un politico che vuole indirizzare in un certo senso la transizione energetica per lucrarci su.
Come per tutti i venditori, la sua speranza è che ce ne sia poco, in modo che i prezzi salgano assieme ai margini di profitto. Non starò qui a raccontare tutto il seguito di informazioni e commenti (tutti contrari, con mia sorpresa alle informazioni mainstream) , anche perché già mi immagino le invettive di Igor: le solite informazioni/opinioni soggettive, non “timbrate-verificate” da “autorevoli” etichette istituzionali. Per più di un’ora ha parlato delle politiche sia comunitarie che di altre superpotenze che stanno utilizzando a proprio vantaggio o svantaggio tutta una serie di paure legate all’energia. Contrariamente a quello che si può pensare questo amico è un convinto ambientalista (seriamente preoccupato dal Climate Change) e come me gli dispiace che vengano adottate soluzioni dettate più dalla demagogia che dalla razionalità. Un esempio fra tutti è la chiusura di centrali nucleari che potrebbero benissimo operare per altri 10-20 anni e l’ampliamento delle miniere di lignite: il combustibile più inquinante che ci sia. Il tutto voluto da Grunen e decrescitari. Oppure, per restare a casa nostra, l’insensata opposizione ai termovalorizzatori locali e l’invio dell’immondizia italiana ai termovalorizzatori tedeschi, belgi, olandesi. Straordinari esempi di coerenza!
Cosa diceva la Guzzanti quando imitava D’Alema? “Stavo guardando la televisione per vedere quanto è stupida!” 🙂
Più che alle ‘invettive di Igor’ starei attento a quelle di tutte le persone che pensano di poter parlare confidenzialmente con lei che invece spiattella tutto in pubblico, per di più in un sito di gente che disprezza profondamente!
In ogni caso, lei abborrisce tanto i ‘cittadini’ ma dai suoi incontri si direbbe che ha frequentazioni nei salotti buoni della gente che conta, un mondo che mi pare decisamente lontano dalla ruralità! Io sabato sera ero a giocare a Mahjong con mia suocera e mia moglie, pensi un po’! Mai incontro manager informati, accidenti.
Talmente convinto che da essere managner di alto livello in uno dei settori (quello del gas) tra i più impattanti che esistano… pensa se fosse stato convinto!
Che il suo amico mega-direttore del gas possa discettare sull’operatività dei reattori nucleari ho qualche dubbio. Comunque, i reattori che potevano proseguire senza aggiornamenti sono ancora in servizio. Comunuque ricordo anche a lei che il phase out dal nucleare fu deciso dal governo Merkel II, una coalizione CDU-liberali senza Grunen (i ‘decrescitari’, che lei vede più potenti della Spectre di James Bond, non contano ovviamente nulla)
Oh, cavolo, che altitudine! Ma non ti vengono le vertigini?
Igor: avrei potuto scrivere in anticipo io la sua risposta, da tanto che è banale e scontata. Il solito rispondere sulla forma e mai sul contenuto. Gli amici li scelgo solo in base alla simpatia. Tra l’altro questo amico lo conosco da molto e solo perché le nostre mogli sono intime amiche da anni. La cena di sabato era appunto per il compleanno di mia moglie. E ci conosciamo da quando era manager di una famosa ditta di macchine movimento terra giapponese. Di gas si occupa solo da una decina di anni, ma data la sua cultura e competenza l’hanno subito eletto rappresentante di categoria.
Secondo il suo giudizio, una persona che si è trovato a lavorare in un dato settore non può esprimere critiche-opinioni verso il suo settore? Strano (eufemismo) modo di concepire la dialettica!
Frequento volentieri questo amico, non certo per il suo lavoro, ma perché simpaticissimo e curioso di tutto.
Non abbiamo parlato di nucleare. Di questo argomento ho parlato solo con i miei cugini che vivono e lavorano in Germania o con gli amici francesi di mio figlio: tutti ingegneri. Così come di TAV-TAC preferisco ricevere informazioni attendibili da capistazione o capiscalo merci.
A differenza sua che basa le informazioni solo su dati scritti da altri, da sempre preferisco andare alla ricerca di fonti attendibili direttamente da persone specializzate in un dato settore. Se non ho la fortuna di conoscerle direttamente, le vado a cercare apposta. In questo indubbiamente siamo molto diversi.
Fuzzy: no, a restare semplicemente in piedi non vengono le vertigini. A chi come te resta chinato a cercare informazioni nei bassifondi delle indovine, invece sì.
«Ciò che è in basso è come ciò che è in alto,
e ciò che è in alto è come ciò che è in basso,
per fare i miracoli della realtà Una.»
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Ermetismo_(filosofia)
https://www.vaielettrico.it/leuropa-ha-deciso-solo-auto-elettriche-dal-2030/
Dunque, ritornando su questa terra, noto che dal 2030 si produrranno solo auto elettriche. Hanno la caratteristica di poter percorrere da 500.000 a 1.000.000 di chilometri con pochissima manutenzione. Quindi si prestano per un uso tipo car sharing facendo risparmiare parecchi costi agli utenti (tra cui assicurazione e tasse varie, più combustibili) che ora sono costretti a possedere un’auto privata.
Si stima che i costi complessivi si possano ridurre a un decimo.
Siccome ogni veicolo in un contesto di car sharing verrà usato 10 volte di più, si prevede che in giro ci saranno un decimo di auto.
Il consumo di combustibili calerà del 30% entro il 2030, con effetti devastanti sull’industria petrolifera. Il prezzo di un barile si aggirerà sui 25 dollari al barile.
Questo leggo in un articolo eco-modernista.
Non si sa cosa pensare. Stessa cosa la carne diciamo sintetica. Grandi risparmi energetici e pure per i consumatori.
Si ha sempre il dubbio che te la raccontino come pare a loro. Vedremo.
https://ourworldindata.org/grapher/levelized-cost-of-energy
Faccio notare di quanto siano calati a partire dal 2015, i costi del “concentrated solar power”.
(E va be’, questo è il mio chiodo fisso. Mi sembra il sistema più pulito, ma di preciso non lo so. Se ne parla veramente poco).
Ma anche le altre fonti rinnovabili, evidentemente, hanno seguito più o meno lo stesso trend.
Insomma, sembrerebbe lecito pensare che oramai, in qualche modo, ci si possa emancipare dal petrolio.
Estrazione di terre rare in Myanmar (persino la Cina non lo vuole più fare).
Ecco quanto è “pulito” il fotovoltaico o le auto elettriche.
https://www.irrawaddy.com/news/burma/china-backed-illegal-rare-earth-mining-surging-in-northern-myanmar.html
https://apnews.com/article/technology-forests-myanmar-75df22e8d7431a6757ea4a426fbde94c
https://ourworldindata.org/grapher/annual-change-nuclear
L’energia nucleare. Mancava nel grafico precedente.
Ricordo un articolo di qualche anno fa, in cui si faceva notare che le centrali nucleari costruite in Cina, in genere non rispettavano gli standard di sicurezza dei più moderni impianti. Questo perché un adeguamento in tal senso sarebbe stato talmente costoso da renderle antieconomiche. (Nonostante i minori costi della manodopera)
Quindi buona fortuna ai cinesi e a tutti noi.
https://www.eni.com/it-IT/attivita/energia-termodinamica.html
Gaia
Solare a concentrazione. Non il fotovoltaico.
Poi però bisogna dire che per quanto il fotovoltaico e la auto elettriche siano tecnologie “sporche” restano sempre molto meno sporche delle auto tradizionali e dei combustibili fossili.
Certo, se tutti fossero d’accordo di spostarsi a piedi o in bicicletta, sarebbe meglio. Ma purtroppo non lo sono.
E comunque non è detto che la cosiddetta rivoluzione delle auto elettriche andrà in porto secondo i piani. Per saperlo ci vorrebbe un indovino. (Appunto)
Cioe’ secondo te:
uno, lo scopo non e’ vendere piu’ automobili intanto facendoti buttare via quella che hai adesso con i piu’ svariati pretesti, come sta accadendo sistematicamente da piu’ di un quarto di secolo di rottamazioni periodiche;
due, che dopo pochi anni non bisognera’ sostituire le batterie che nel frattempo non saranno piu’ disponibili per nuove tecnologie e nuove normative ambientali/sicurezza, per cui bisognera’ buttare via tutta l’auto e comprarne una nuova, come sicuramente stanno gia’ pianificando da adesso sfregandosi le mani.
Cosa credi che queste cose te le dicano prima? Che ti avvertano che ti stanno prendendo per il culo? I produttori e i legislatori? Loro devono vendere, entrambi, il loro prodotto, ti racconteranno solo quello che serve all’uopo.
Non ti basta ancora quello che hai gia’ visto succedere negli ultimi 40 anni?
Winston
L’unica cosa che posso supporre è che esaurita la prima fornitura globale di batterie, la seconda sarà molto più problematica, a meno che nel tempo che intercorre non si trovino nuovi materiali.
Per il resto, trattandosi di car sharing, saranno le aziende
del settore a valutare se a loro conviene.
Mal che vada c’è sempre la bicicletta. Ma anche il triciclo da carico
https://solar.lowtechmagazine.com/2014/05/modular-cargo-cycles.html
Winston
Naturalmente di batterie al litio non so niente, però ho trovato uno che pare be’ sappia. Senti cosa dice:
“Le batterie agli ioni di litio sono le celle del futuro, alimentando enormi invenzioni e macchine in tutto il mondo. Tuttavia, la cosa buona di queste cellule è che hanno una durata eccezionalmente lunga. Ciò consente alle cellule di essere ringiovanite ogni volta che possono sembrare morte”
Hanno sette vite come i gatti.
Attento però…..per quanto mi riguarda il triciclo da carico resta il non plus ultra.
https://it.quora.com/Quali-sono-le-alternative-pi%C3%B9-valide-per-sostituire-il-litio-nelle-batterie
Guardi che era lei a dover rispondere ‘nel contenuto’ perché LEI è il commentatore e IO il blogger e il pezzo che ho scritto verte sul picco del petrolio, non del gas. Non a caso nella maggior parte dei blog viene bannata la gente che parte con gli out topic, proprio per non doversi sorbire gente come lei.
Ma lei può avere gli amici che le pare! Il problema semmai lo crea a me quando mette in pubblico conversazioni private (specialmente in altri commenti dove ha accusato gente di commettere reati) e per correttezza dovrei rintracciare queste persone (quando come in questo caso dà riferimenti precisi per risalire all’identità) e verificare quanto dice.
Ovvio che può, il problema è lei che costruisce una sapienza su conversazioni private e non verificabili, credendole sulla parola. Infatti i suoi ‘amici’ le danno sempre ragione e mai torto…
A
Meno male che ero io lo scontato… la differenza tra me e lei è che non spaccio per scienza conversazioni private e amici immaginari, tutto qua.
Sempre e solo forma e mai analisi dei contenuti anche quando ho dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio (e con dati verificabili e reperibili facilmente) che alcune informazioni universalmente spacciate dal Pensiero Unico siano false o gonfiate ad arte.
E’ forse falso che le riserve di gas (almeno per ora) non sono quantificabili? E’ forse falso che il prezzo del gas, pur in permanenza di guerre e varie crisi mondiali sia diminuito di tre o quattro volte in pochi mesi e che i prezzi di molte materie prime non siano determinati dalla scarsità ma solo da speculazioni economiche o politiche? Dato che tutto il castello della demagogia decrescitaria si basa sul presupposto che alcune materie prime, ora importanti, siano in esaurimento, volevo solo far notare che non è così. E lo dicono non solo esperti del settore come il mio amico ( dovrei invece dialogare e credere alle opinioni del postino o del fruttivendolo su questi argomenti?) ma anche varie pubblicazioni. Ovvio che se si va a cercare e si da affidamento solo a quelle che che confermano il proprio pregiudizio, si finisce con il credere il contrario. Tutto qui.
Ieri sera avevo un po’ di tempo e sono andato a cercare qualche sito in cui elencano i maggiori paesi esportatori di gas e le loro riserve. Ebbene nessuno citava un paese come il Mozambico, in cui l’ENI ha trovato riserve mostruose e a detta del capo ricerche ENI, non quantificabili. Come pure non venivano citati i recenti megagiacimenti nelle acque territoriali dell’Egitto, di Israele, Cipro, Senegal, Mauritania, solo per citare quelli che conosco e più recenti.
Da convinti ambientalisti (sia io che l’amico venditore di gas, che fra poco andrà in pensione) siamo favorevoli ad una drastica riduzione dei consumi di combustibili fossili (anche perché foraggiamo regimi politici detestabili, come Russia ed Algeria), ed è proprio per questo che siamo incazzati che i decrescitari boicottino le vere alternative.
NB: sono in molti a chiedersi la vera genesi del gas. A differenza del petrolio e carbone che originano da trasformazioni di antichi depositi di sostanza organica e pertanto esauribili, troviamo gas anche in zone in cui non dovrebbe essercene. Per esempio ci sono autentici oceani di gas metano ed esano anche su pianeti o satelliti ( Titano, per citarne uno del nostro sistema solare) in cui sicuramente non ci sono mai state ecatombi di dinosauri o di gimnosperme o angiosperme. O anche questa per lei è solo un’opinione personale?
Alla Marzullo lei si è fatto una domanda e si è dato una risposta da solo, perché io, ripeto, di gas non ho mai parlato. Poi lei è libero di preferire come fonti più accredidate (“oltre ogni ragionevole dubbio”) in un confronto pubblico gli aneddoti dei suoi amici semisconosciuti o sconosciuti piuttosto che le ‘pubblicazioni’, così come è libero di pensare che l’Agenzia Internazionale dell’Energia sia una ‘fonte decrescitaria’. Come le ho già detto, non sono Voltaire e se io nonostante tutti i suoi comportamenti osceni la lascio scrivere liberamente c’è una ragione.
Lei, di quella che chiama ‘ideologia decrescitaria’ (che è invece dinamica dei sistemi e altra roba) non sa una beata mazza, altrimenti saprebbe che il discorso in sé delle riserve è di lana caprina. Infatti non è la disponibilità assoluta di una materia prima la discriminante, bensì la convenienza economica legata e i vincoli energetici per l’estrazione. Ad esempio, tu puoi avere anche il mondo costituito da una gigantesca bolla di gas, ma i mezzi che si utilizzano per l’estrazione e la diffusione sono per lo più alimentati da derivati del petrolio, quindi il picco di questo si riverbera anche su queste. Per non parlare della difficoltà di estrazione in alto mare o in zone poco antropizzate.
Cosa minkia c’entra questa constatazione con l’articolo che ho scritto e con le nostre discussioni?
I dati raccolti hanno svelato altopiani, burroni e canali scolpiti da liquidi, così come dai venti che soffiano nell’atmosfera di azoto di Titano
Ah, Titano. Ha un’atmosfera di Azoto.
https://www.nationalgeographic.it/spazio/2019/12/lultimo-sguardo-della-nasa-sul-misterioso-titano
No, nessun dinosauro, gimnosperme o angiosperme.
E quindi il metano si è formato come?
Uno dei tanti fenomeni inspiegabili che circondano quello che impropriamente chiamiamo il “mondo reale”.
Sono d’accordo.
Probabilmente ha dimenticato che il testo de ” I limiti dello sviluppo”, l’ho sicuramente letto prima di lei (una quarantina di anni fa) alla biblioteca del mio paese. Ammetto che all’inizio ci ho capito poco, ma poi l’ho riletto più volte e ne ho compreso i pregi ed anche i molti difetti. Quindi so benissimo che sono considerazioni-previsioni dinamiche che cambiano con il passare del tempo ed è appunto su questo che si sbaglia. Faccio l’esempio dell’alluminio. Al tempo di Napoleone III era il metallo più prezioso e costoso, non certo per la sua rarità in natura, ma perché era difficile ed energeticamente costoso purificarlo, poi si sono scoperti-utilizzati altri metodi neanche lontanamente immaginati 150 anni fa ed ora è diventato un comunissimo metallo. Allo stesso modo chi avrebbe detto-sentenziato una volta per tutte che l’estrazione-trasporto del gas sia dipendente solo dagli altri combustibili fossili come petrolio e carbone? Se non è solo lei a sentenziarlo, mi-ci faccia avere l’articolo o gli articoli scientifici che avvallano questa teoria. Sarò ignorante, ma questa non l’ho mai sentita.
Spero che sia sia anche accorto che anche all’interno della stessa fonte energetica tutto cambia in pochi anni. Trenta o quaranta anni fa nessuno parlava di fracking e shale gas ( cosa che detesto, ma è una realtà consolidata), ma ora rappresenta uno dei maggiori mezzi per estrarre petrolio e anche gas ed ha fatto saltare tutte le previsioni sulle riserve.
Non capisco poi la logica decrescitaria: se le riserve sono in esaurimento perché non mantenerle il più a lungo possibile ricorrendo anche (per l’Italia andrebbe bene un 20-30% del totale) ad altre fonti energetiche non fossili come ad esempio il nucleare? Parlo ovviamente della fissione e non della fusione la cui fattibilità è di là da venire (30 anni come minimo)? Oppure la pensa come Descalzi (CEO di ENI) che dichiara come inutile la fissione perché tanto la fusione la renderà obsoleta fra pochi anni. Ottimo sistema per gettare fumo negli occhi e continuare a fare enormi profitti con il petrolio.
Ho sentito invece che gli israeliani vorrebbero (o meglio volevano prima che diventasse generalizzato l’uso dei rigassificatori sulle coste europee) utilizzare parte del loro gas per trasformarlo in idrogeno che probabilmente diverrà un diffuso vettore energetico.
Ops: per l’ennesima volta ho citato una fonte anonima!
Pensavo e speravo che l’esempio del metano di probabile (o sicura) origine non organica la facesse riflettere sul fatto che le riserve di questa fonte di energia sia molto diversa da quella dei combustibili fossili.
Dai ragionamenti che fa da due anni a questa parte sembra averne capito poco o nulla.
Ai tempi di Napoleone esistevano sterminate terre ignote all’uomo industriale e le esplorazioni minerarie cominciavano appena a penetrare in profondità le viscere del pianeta. Oggi il globo è stato scandagliato in lungo e in largo, dalle montagne più elevate agli abissi oceanici, con perforazioni di chilometri della crosta terreste, vedi il superpozzo di Kola e simili. Tutti i minerali presenti in grande concentrazione sul pianeta sono stati praticamente scoperti. Visto che si parla di rame, riporto un fatto descritto ne La caduta del Leviatano.
Nel 1930 era necessario macinare circa 55 tonnellate di roccia per ricavare 1 tonnellata di rame, comportando così l’estrazione di circa 1 milione di tonnellate di rocce ogni anno. Nel 1980 il rapporto era salito a 125:1 per un totale di 100 milioni di tonnellate di roccia estratta e nel 2010 era già 500:1, quindi 8.000 milioni di tonnellate complessive di rocce. Insomma, le riserve saranno anche state superiori a quelle previste nella prima metà del Novecento, ma lo sfruttamento avviene a costi economici e ambientali progressivamente aumentati. Questo è anche l’insegnamento profondo de I limiti dello sviluppo.
Conosce mezzi di estrazione e trasporto del gas che usano alternative ai derivati del petrolio? Certo, ovviamente sognando ad occhi aperti uno può anche immaginare trivelle elettriche o roba simile, se uno davvero conosce la dinamica dei sistemi si chiederebbe ovviamente gli oneri (economici e ambientali) dell”elettrificazione totale’ di quel settore, e quindi le conseguenze a cascata sull’estrazione di gas.
Come ho scritto e provato, nel 1956 gli scisti bituminosi (e anche le sabbie bituminose) erano ben noti e se ne stimavano potenzialità elevate (1 miliardo di barili), il fracking addirittura risale agli anni 40. Semplicemente non pensavano di doverli mai utilizzare perché erano considerati la schifezza della schifezza della schifezza degli idrocarburi. Un po’ come dire che 70 anni fa nessuno si sarebbe sognato cibo industriale a base di grilli e definirlo un grande progresso.
In post come questo https://apocalottimismo.it/il-nucleare-e-le-verita-degli-influencer/ ho argomentato nel merito riguardo al nucleare, cosa di cui lei se n’è sempre strafregato. Ovviamente, ragionando come se la costruzione delle centrali fosse gratis e magica si dimostra tutto e il contrario di tutto.
No.
Diceva qualcuno nei suoi libri che la conoscenza scientifica deve essere “oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile”. Evindentemente, in base alle strategie argomentative che lei ostenta tanto orgogliosamente su questo blog, tale persona doveva essere un gradissimo coglione.
Il metano potrebbe anche formarsi spontaneamente dicendo “Supercalifragilistichespiralidoso”, purtroppo è un combustibile da superare per i suoi effetti climalteranti.
Simulando al computer il comportamento di atomi di carbonio e idrogeno a condizioni di pressione e temperatura elevatissime e a profondità tra i 64 e i 150 km, hanno dedotto non solo che il metano può formarsi direttamente per semplici reazioni chimiche tra idrogeno e anidride carbonica, ma che le stesse molecole del gas possono combinarsi per costituire molecole di idrocarburi più complessi.
https://best5.it/post/gas-metano-come-si-forma-in-natura/
Speravo che il metano si formasse per magia appunto pronunciando la fatidica formula di Mary Poppins, ma purtroppo è venuto fuori questo tanto. Scialba realtà.
Toccherà perforare tra i 64 e i 150 km per tirarlo fuori.
Ricordo vagamente di aver letto e scritto qualche cosa riguardo il nucleare in passato. Ora non ho certo il tempo e la voglia di andare a rileggere il tutto. Nel frattempo mi sono informato meglio leggendo e soprattutto chiedendo informazioni a chi ci lavora e ne sa più di me nel settore. Intendo il settore energetico in generale e non solo il nucleare di cui conosco direttamente solo un vecchio amico dei tempi dell’università. La mia domanda è sempre la stessa: vista l’urgenza per risolvere l’attuale AGW, in quale settore energetico conviene investire ed in fretta? Da quanto leggo e sento la risposta sommariamente è sempre la stessa: investire sulle rinnovabili va benissimo (anche io e la mia famiglia lo stiamo facendo da anni e credo in misura maggiore a tutti i lettori di questo blog) però non basta, considerando i costi (se non sbaglio 280 miliardi di Euro spesi fino ad ora in Italia, ed in gran parte sovvenzionati: mio cognato che complessivamente ha installato quasi 200 Kw di moduli ) l’ha fatto soprattutto come investimento e cioè per avere un ritorno economico. In effetti, oltrepassato il Break Even, ora sta guadagnando parecchio. E siamo tutti noi in bolletta a remunerarlo. Che siano direttamente i cittadini o indirettamente lo Stato, la situazione non cambia ), ma serve anche e soprattutto una solida base di energia stabile. Negli ultimi decenni tutti hanno puntato sul gas, anche per i prezzi molto bassi e concorrenziali su qualunque altra fonte. Sappiamo tutti i problemi dovuti a questa fonte, pur abbondantissima. Tutti ( o meglio: tutti coloro che a mio giudizio ragionano e cioè sono meno condizionati da varie ideologie) consigliano quindi una ulteriore diversificazione che fornisca al contempo energia stabile e non climaterante. In mancanza di altre alternative conosciute, resta solo il nucleare. Alla mia obiezione sui tempi di realizzazione, quasi tutti mi hanno risposto: “mi fai la stessa domanda da almeno 10 o anche 20 anni. Anche considerando l’italica lentezza, se avessimo cominciato a quest’ora le avremmo anche finite. Continuare a titubare, aggrava solo il problema. Domanda: e i costi? Risposta: abbiamo speso centinaia di miliardi, in gran parte regalati alla Cina per il fotovoltaico, mentre gran parte delle centrali le potremmo costruire con tecnologia e soldi che rimangono all’interno dell’UE. Con l’eccezione dell’uranio che rappresenta solo il 2% dei costi come minerale e il triplo o quadruplo dei costi per Kw prodotto come combustibile fissile.
E le scorie? Risposta: fino ad ora che problemi hai avuto in Italia o Francia per l’accumulo delle scorie in qualche magazzino di superficie?
Quante centrali? Qui la risposta (sia sentita che letta) è stat presso ché unanime: data la situazione italiana il numero di centrali non dovrebbe superare le 4, massimo 5 con 2-3 reattori l’una. Per un massimo del 25-30% dell’energia consumata (picco estivo).
A tutte le mie obiezioni sull’aleatorietà dell’acqua di raffreddamento, ecc, mi son sentito rispondere (oppure ho letto) che una aleatorietà ancora maggiore riguarda tutte le rinnovabili.
Già mi aspetto la valanga di obiezioni, ma mi interessano poco. Espongo solo la summa di quanto ho appreso in questi anni da una lunga e varia fonte di informazioni.
E’ un peccato avere quasi settanta anni. Mi piacerebbe essere presente fra 20 o 30 anni per vedere chi aveva ragione. Su molte cose che credevo in gioventù mi sono sbagliato. Mi vanto però di aver capito prima di altri certi errori e puntualmente tutto quello che in seguito avevo pronosticato si sta avverando.
Dimenticavo: basta guardarsi in giro per vedere che il trend delle rinnovabili sta purtroppo rallentando (soprattutto perché si sono ridotti gli incentivi) e con i ritmi attuali ci vorranno parecchi decenni per garantire una transizione energetica basata solo su queste.
Almeno su questo, da ambientalista, spero di sbagliarmi.
Fuzzy: anche su questo argomento dimostri di non capirci. Il gas non organico prodotto in profondità, tende a salire verso la superficie e resta intrappolato in sacche sotto la crosta terrestre che è profonda pochi km.
“La ricerca non spiega se tali sostanze generate in luoghi così profondi possano migrare più vicino alla superficie e contribuire a giacimenti sfruttabili di metano o petrolio”
https://best5.it/post/gas-metano-come-si-forma-in-natura/
Tu invece dici che
“Il gas non organico prodotto in profondità, tende a salire verso la superficie e resta intrappolato in sacche sotto la crosta terrestre che è profonda pochi km”
Documentazione please.
Signor Burlini (d’ora in poi specificherò sempre la sua identità, per altro rivelata a suo tempo da lei stesso, perché questa cosa di celarsi ‘Franco’-‘Francesco’ mi sta creando problemi suggerendo ad alcune persone cose che non corrispondo assolutamente alla verità) non sono scemo e avevo capito da tempo che quello dico le entro in un orecchio e le esce altro. Ma non le pare che scrivere candidamente: “lei scriva pure quello che vuole, tanto me ne sbatto altamente le palle” sia andare oltre l’hating e il trolling? Per quale ragione dovrei perdere il mio tempo a replicare a qualcuno che ammette senza remore di usare le piattaforme altrui solo come sfogatoio personale infischiandosene completamente di chi lo ospita?
In questi casi o si replica ogni volta punto per punto o si cestinano i commenti fuori tema o con affermazioni false / non dimostrate. Altrimenti (secondo me, non è che sono un’autorità) i lettori di un blog sono confusi da un testo che dice una cosa mentre i commentatori ne dicono un’altra.
Guarda Gaia: molti cinicamente, se c’è qualcosa che ho appreso in più di dieci anni di creatore di contenuti sul Web è che, se sei piccolo e vuoi cercare di promuovere la tua realtà, devi fare tantissimo buon viso a cattivo gioco. In particolare, si rivela prezioso quel detto “tieniti stretto gli amici, ma ancora di più i nemici”. Nessun ‘fan’ ti dedicherà più di qualche commento positivo, mentre un hater è capace di inondarti di commenti a ciclo continuo, alla maniera di un bot ma meglio e gratis. Mentre lui pensa di essere la tua spina nel fianco, tu sfrutti il suo lavoro in termini di miglioramento delle indicizzazioni, accessi al sito e ti tiene calde le discussioni favorendo altre interazioni.
Come ho ripetuto sovente, non sono Voltaire e se una persona, oltre a prendermi a pesci in faccia mi mettesse realmente in difficoltà con le sue argomentazioni, non ci penserei due volte a bannarla all’istante. Se sono oramai due anni (o forse più addirittura) che permetto a Burlini di usare i miei blog come speaker’s corner è perché questo cosa porta acqua al mio mulino, non al suo. Se avessi anche io l’abitudine di spiattellare in pubblico conversazioni private, potrei raccontare non pochi aneddoti al riguardo… Tra l’altro, lui rincara completamente la dose perché il suo obiettivo è chiaramente farsi bannare. Se e quando questo succederà, avverrà ai miei termini, non ai suoi.
E’ tanto vero quello che ho detto sul ruolo degli haters che – e parlo per conoscenza diretta – ci sono blogger, youtber e streamer che se li inventano di sana pianta, esistono metodi semplice alla Aranzulla per cambiare indirizzo IP e fregare gli algoritmi. Ma se hai un hater ‘genuino’ e la gente inizia a pensare che sia tutta una pantomima, allora è un problema. E pare che stia sorgendo tale problema…
Si ma guarda che franco/esco nella sua malefica ingenuità è un caso che nessuno prende seriamente.
Le vere affermazioni fuorvianti si posizionano a un livello molto più sottile.
Esempio
https://rethinkdisruption.com/jpmorgan-misinformation-clean-energy-disruption/
Io per esempio rido con quello che scrive Franco/esco, ma resto molto pensieroso e confuso leggendo gli articoli di Rethinkx.
Quando si entra nel merito di certe questioni ultra-tecniche è difficile farsi un’opinione precisa.
Sarà per questo che vado sempre in cerca delle soluzioni più semplici e a bassa tecnologia.
Il problema è che in genere quello che piace alla gente e che va per la maggiore sono le soluzioni ipertecnologiche. Forse perché posseggono un certo alone magico.
Igor, il blog è il tuo, però bisognerebbe capire se l’obiettivo dell’autore è avere visibilità tanto per averne o informare correttamente. Se uno legge i commenti è perché vuole informazioni e dal botta e risposta spera di imparare qualcosa, non trovi? Di tutto il resto non so, io sono un po’ ingenua e certi giochetti non li ho mai capiti. I commentatori meglio pochi ma buoni, dovrebbero essere un valore aggiunto e non una caciara.
“Ai miei termini” è un inglesismo, in italiano sarebbe “alle mie condizioni” 🙂
Fuzzy, secondo me il dibattito sulle rinnovabili vs le altre forme di energia è reso sterile e circolare dal fatto che non si mettono mai in discussione i consumi. Non è possibile mandare avanti una società industriale per giunta in crescita demografica con le sole rinnovabili; e se lo fosse, l’impatto ambientale sarebbe assolutamente terrificante.
Questo non significa però che allora ci salveranno ulteriori giacimenti di qualcosa, o nucleare; solo che dovremo trovare le rinnovabili migliori su cui puntare, adattarci all’intermittenza, e produrre e consumare mediamente molto meno.
https://rethinkdisruption.com/unimaginable-clean-energy-abundance-could-be-ours-ending-the-age-of-resource-scarcity-part-2/
Si, sarei pure io per la soluzione più minimalista.
Fatto sta che pochi la pensano in questo modo. Nel link le rinnovabili spiegate bene. C’è anche la parte 1.
Igor, mi scuso dell’uscita sullo “sbattimento”, ma anche a me ogni ogni tanto finisce la pazienza nel sentire ripetere continuamente certe cose. Per farmi capire meglio torno indietro commentando una risposta che a mio giudizio rivela la fallacia della Decrescita.
Questa a mi giudizio ha tre importanti bias-errori di fondo. Il primo e più importante è concepire il nostro pianeta come un sistema chiuso, mentre invece è evidentemente un sistema aperto, dato che riceve continuamente energia “a gratis” dall’esterno.
Il secondo errore è la continua confusione tra materie prime “energetiche” fossili e le altre materie prime come i metalli. Nel primo caso è ovvio che queste una volta estratte e consumate, queste spariscono e non si possono riciclare. Le seconde invece restano per sempre a nostra disposizione. Ho letto e sentito confermare anche dal mio orafo che in ogni vera matrimoniale c’è quasi sicuramente qualche molecola di oro estratto dagli egiziani o dai sudditi di Mansa Musa.
Il terzo errore è di prendere in considerazione solo o soprattutto le attività iniziali e non il prodotto finito. Sempre per farmi capire torno all’esempio che ha portato lei riguardo “l’EROEI” del rame, anche se mi piacerebbe portarne altri più significativi.
Mi risulta che non utilizziamo il rame tal quale (in lingotti), ma solo trasformato sotto forma di fili per la conduzione elettrica o nei motori elettrici. Mi risulta che questa componente secondaria all’estrazione (che ovviamente e banalmente è e sarà soggetta ad un sempre maggiore utilizzo di energia) e che nel computo globale dell’energia impiegata è preponderante, sia invece progressivamente sempre minore. Conosco già l’obiezione: sta aumentando il numero di persone che utilizzano questi oggetti per cui non ci sarà abbastanza rame per tutti. E qui entriamo nel secondo errore, che non riguarda più l’energia, ma i metalli, ecc. Teniamo in considerazione sempre la materia prima “rame” e facciamo conto di partire da zero e cioè di non calcolare l’enorme quantità di rame che l’umanità ha già estratto nel corso dei secoli e che non è sparito dalla faccia della terra, ma si trova ancora a nostra disposizione sotto forma di infrastrutture ed attrezzature che stiamo utilizzando e che se diventeranno obsolete possiamo riciclare. Mi risulta che il rame sia uno dei metalli, più facilmente riciclabili e con costi energetici molto inferiori all’estrazione. Spero che non mi chieda la dimostrazione-documentazione! Partiamo quindi da zero. Alla fine del 2023 avrò estratto una quantità pari a 100 di rame a cui aggiungo un 30-50% di rame riciclato (la percentuale di riciclo non la conosco e può deciderla lei), per cui l’anno prossimo avrò a disposizione una quantità pari a 100 + tutto quello riciclato. E via proseguendo con questo trend aggiuntivo. Faccio notare che già da anni, per imposizione legislativa o semplice interesse,, tutta l’industria sta progettando gli oggetti anche in funzione di un più facile riciclo dei suoi componenti. Non conosco esattamente le riserve ufficiali di rame (tutte le volte che vado a cercare questi dati, trovo sempre numeri diversi), ma non importa molto. Facciamo che queste riserve corrispondano a 50-60 anni. Anche considerando che in questo lasso di tempo non vengano scoperti nuovi giacimenti e che non vengano scoperte nuove fonti energetiche tali da rendere poco importante “l’EROEI”, fra mezzo secolo mi troverò a disposizione una quantità di rame di almeno 40 volte (tengo conto di un 20% di “dispersione”) superiore all’attuale e con però una popolazione in diminuzione. Faccio notare che già ora la popolazione del maggiore consumatore-trasformatore mondiale di rame e cioè la Cina è in diminuzione e questo trend si aggraverà nei prossimi anni per il solo fatto che in Cina sono diventati o stanno diventando adulti almeno 40-50 milioni di uomini in più rispetto alle donne. Figuriamoci poi con un indice di natalità già ampiamente sotto il 2,2.
Da quel poco che ho letto o sentito di transizione energetica, so che le tecnologie del settore sono solo agli inizi. Per esempio vari articoli ed amici ingegneri mi parlano di motori elettrici sempre più performanti ed al contempo più leggeri ( Axial Flux o Raxial Flux invece che Radial Flux ) rispetto agli attuali e che quindi necessitano di minore quantità di materie prime. Oppure anche di materiali alternativi al rame (come l’alluminio, che non è certo in via di esaurimento) per molti componenti tecnologici che richiedano una riduzione del peso e minori costi.
Nei PVS, tutta la rete telefonica e/o informatica è stata quasi interamente bypassata dall’utilizzo di connessioni telefoniche satellitari o con fibra ottica.
Anche Fuzzy per una volta ha citato una cosa giusta, facendo notare che con il sistema di guida autonoma la metà o anche molto di più (certi dicono più del 90%) del parco di auto circolanti non sarà più necessario, per cui fra qualche anno ridiventeranno disponibili anche quei 70-80-100 kg di rame attualmente utilizzati da un’auto elettrica di prima generazione.
Diventeranno disponibili tutti i materiali dismessi che attualmente fanno parte della mostruosa infrastruttura che supporta i fossili.
Ma bisogna pensare a un sistema organizzato in modo totalmente diverso da quello industriale classico.
Diciamo che la chiave per farsi un’idea sarebbe l’informatica. Molta informazione e meno materiali.
Sto cercando anch’io di capire.
Fuzzy, l’informatica consuma una quantità spaventosa sia di energia che di materiali. Il fatto che tu non li veda non signfica che non esistano. Guardati le foto dei cavi sottomarini o di una server farm.
Francesco, nella tua lista di esperti di fiducia che sanno tutto ma lo dicono solo a te, l’orafo finora è il migliore! Se è in grado di “confermarti” che nella tua fede c’è qualche molecola che è stata appesa al collo di Tutankhamun non è un orafo, è un mago!
Dovresti sapere anche tu che il riciclo non è mai al 100%, che per mancato recupero, dispersione e consumo (pezzettini che si staccano) la quantità di materiale a nostra disposizione diminuisce, non quarantuplica (questo tuo conto è serio come quello del letame…). Inoltre di solito i materiali riciclati sono di qualità inferiore di quelli vergini, contengonno impurità e non si prestano a tutti gli utilizzi. Questo vale persino per l’acciaio!
Guarda come esempio estremo le case crollate in Turchia e Siria. Secondo te c’è qualcuno che va a scavare lì in mezzo per recuperare i cavi o le monetine di rame? Portano via tutto e probabilmente finirà in discarica.
Si, ma per esempio, una generazione di energia a carbone richiede 2000 volte più materiale in peso rispetto al solare.
Un sistema a combustibili fossili
300 volte più materiale in peso.
A parte questo aspetto macroscopico, bisogna considerare che una economia a energia solare funziona diversamente rispetto ad altre economie. Per dire, il trasporto su camion o nave, sarebbe molto minore. Quindi meno camion e meno navi ecc. E ancora siamo a un livello superficiale.
Puoi vedere qui
https://rethinkdisruption.com/part-1-the-mythology-of-mineral-shortages/
Oddio, sono tutte previsioni, ma insomma, fondate. Se poi a Putin viene in mente di lanciarci un missile nucleare, allora questa è un’altra faccenda.
Bè, se siamo disposti a cambiare le nostre economie, allora sì che un sacco di cose diventano possibili.
Questa sua presa di posizione avrebbe qualche senso se lei fosse uno dei curatori del blog e io un commentatore, non il contrario. Se lei mi ospita a casa sua a pranzo tutte le domeniche, mi cucina sempre pasta e fagioli e io mi lamento che voglio più varietà, lei mi manda via dicendomi che se non vado bene mi trovo un altro posto per mangiare (a maggior ragione se, invece di usare buone maniere, mi metto a lanciare accuse sul padrone di casa e usare modi arroganti). In secondo luogo, se lei mi propone sempre le solite discussioni sul nucleare o continua a ragionare sulle riserve di risorve svincolandole dal contesto economico ed energetico, è ovvio che io ripeterò sempre le stesse cose se non ho cambiato opinione, non mi metterò a fare l’originale a tutti i costi.
Il nostro blog, come ho già detto, non è uno speaker’s corner dove uno può venire e dire quello che gli pare. Lei se ne può approfittare perché non la posso bannare (già la immagino: “i decrescitari mi censurano perché non riescono a confutare i miei ragionamenti”) e io come ho spiegato ho fatto buon viso a cattivo gioco, finora. Adesso però ho bisogno di tutelare me stesso e il blog. Molto semplicemente, se vuole insistere con questa modalità di partecipazione del tutto slegata dal contesto e fortemente oppositiva verso chi scrive (eufemismo) faccia pure, però per farlo si dovrà presentare come Francesco Burlini e non più semplicemente come ‘Franco’ o ‘Francesco’. Deve essere chiaro che non si tratta di un hater che ho creato io per dare hype al blog ma di una persona reale. Perché un conto è un ‘firmato Winston’ con i suoi sarcasmi fuori luogo ma occasionali, del resto inevitabili in Rete. Un altro è lei con le sue provocazioni continue verso chi la ospita o gli ‘aneddotti’ dove spesso parla di persone che commettono reati o di ‘gole profonde’ che le fanno rivelazioni scioccanti. E’ giusto che lei si assuma la responsabilità di questo tipo di comportamento.
“Il primo e più importante è concepire il nostro pianeta come un sistema chiuso, mentre invece è evidentemente un sistema aperto, dato che riceve continuamente energia “a gratis” dall’esterno.”
E’ la civiltà industriale ad averlo reso sempre più simile a un sistema chiuso con i combustibili fossili. Comunque ho capito che vuole dire, disponiamo di una fonte di energia nettamente superiore alle necessità umane (la potenza del sole è 36.000 TW mi pare, come dire 36.000.000 reattori atomici per capirci). Il problema però è che il suo sfruttamento subisce degrado entropico e produce a sua volta entropia. I ‘miracoli termodinamici’ esistono solo in agricoltura e nelle attività dove è coinvolta la fotosintesi, non con i pannelli fotovoltaici e affini.
Questo discorso, come il precedente, ha il problema di basarsi su di un piano esclusivamente teorico, di fatto si ragiona per assurdo. Se disponessimo di energia infinita, non esisterebbe limite alcuno allo sfruttamento delle risorse (anche estrarre elementi dall’acqua marina e cose simili) e al riciclaggio. Il problema è che non solo non disponbiamo di energia infinita, ma esiste quell’altra brutta cosa chiamato secondo principio della termodinamica: siccome lo sfruttamento (in qualsiasi forma) delle materie prime è vincolato all’energia, il degrado dell’energia si porta inevitabilmente con sé anche quello della materia.
Allora, ho riletto varie volte il suo ragionamento, perché lì per lì mi era parso di vedere in azione un ‘miracolo termodinamico’ in campo minerario capace non di confutare la decrescita, ma direttamente Lavoisier! Se ho capito bene:
– anno 1: estraggo ‘1OO’ riciclo 50% dell’esistente (valore messo unicamente per comodità di calcolo) = 150
– anno 2: estraggo ‘100’ e riciclo il 50 dell’esistente = 100+75= 175
Quindi, proseguendo il medesimo trend, diventa:
– anno 3: 100+87,5=187,5
– anno 4: 100+93,75=193,75
– anno 5: 100+96,875=196,875
e così via.
Anche in questo caso, trattasi di ragionamento che funziona solamente sulla carta e in astratto, basandosi su assunti che non rispondono al vero come considerare ‘alla pari’ tutte le riserve. La quota ‘100’ diventerà sempre più difficile da estrarre, perché si dovranno sfruttare minerali a concentrazione sempre più bassa (in un commento precedente le ho riportato le cifre del degrado della qualità dei filoni di rame nel tempo, non gliele riporto ancora per non tediarla). Di conseguenza, anno dopo anno aumentano i costi energetici e gli oneri ambientali per il trattamento delle scorie dell’attività di estrazione, quindi anche l’entropia nel mondo. Un fatto sottovalutato spesso anche all’interno della decrescita e dei cultori dei limiti dello sviluppo è che, bene o male, le riserve di materie prime, anche di energia fossile, sono relativamente abbondanti anche se degradate, semmai è la capacità del pianeta di assorbire entropia che è in fortissima sofferenza (il global warming è l’esempio più lampante).
Per il resto, Gaia mi ha anticipato sui grossi limiti che esistono per il riciclaggio di molti materiali.
Il problema di voi ‘crescitari’ è che dimenticate sempre il paradosso di Jevons… in due secoli di civiltà industriale la tecnologia si è efficientata in maniera straordinario, ma lo sforzo è stato vanificato dalla ricerca della crescita per la crescita. L’efficientamento può servire la causa ambientale solo in presenza di precisi limiti produttivi.
Le fibre ottiche sono realizzate con polimeri (quindi plastiche), tutte le piattaforme ICT hanno un impatto considerevole, alla faccia delle ‘tecnologie dell’immateriale’. Anche in questo caso, quindi, bisogna calcolare impatti, oneri energetici e capacità di carico della biosfera, non si può ragionare solo in astratto.
E PER FORTUNA che non abbiamo a disposizione energia infinita!
Qualcuno ha voglia di vedere il pianeta buttato tutto per aria, le montagne rase al suolo, i fiumi spariti, i mari vuoti, le foreste distrutte, così che possiamo avere ancora più ferro e rame e petrolio e roba da mangiare?
I discorsi “ottimistici” mi sembrano i più spaventosi di tutti. Mi consola che ci siano dei limiti.
Il signor Francesco (Burlini) aveva girato un altro commento contravvenendo a quanto avevo detto, cioé che poteva proseguire a scrivere sul blog solo mettendoci nome e cognome. Pertanto ho bannato l’intervento e mandato la seguente email all’indirizzo che ha fornito per registrarsi alla piattaforma di commento:
Contravvenendo a quanto le avevo detto, cioé che poteva proseguire a commentare sul blog solo specificando il suo nome e cognome, lei ha di nuovo ha proseguito imperterrito a indicarsi solo come ‘Francesco’, pertanto ho dovuto bannare il suo ultimo intervento. Qui sotto trova quanto aveva scritto, così se vuole può fare facilmente copia+incolla e riproporlo.
Igor Giussani
(segue il lungo commento bannato)
Dopo averlo spedito, ricevo il seguente messaggio automatico:
Indirizzo non trovato
Il tuo messaggio non è stato recapitato a NOMEMAIL@libero.it perché l’indirizzo risulta inesistente o non può ricevere email.
Burocrazia sovietica stalinista allo stato puro, caro Aigor… auguri a Simonetta, e’ in ottime mani.
La burocrazia sovietica stalinista ce l’hai nella testa tu e come te tutti quelli che pensano che il Web sia una zona franca dove vale tutto celandosi dietro l’anonimato e/o fornendo email false e cose simili. Ho permesso di tutto al sig. Burlini su questo blog e su decrescita.com, qualsiasi palese violazione della netiquette, gli avevo solo chiesto di continuare a farlo ma esponendosi con nome e cognome perché non può essere che per lui ci rimetta io, quando certe persone credono che mi stia inventando un hater apposta per dare visibilità ai blog. Ma sto perdendo tempo, è ovvio che uno che si diverte a fare il provocatore da dietro uno schermo in anonimo non può capire queste elementari forme di correttezza.
Igor scusa ma che gente frequenti? Qualcuno veramente pensa che tu ti sia messo a creare un personaggio immaginario, che ha uno stile talmente diverso dal tuo che dovresti essere o schizofrenico o un genio della letteratura (magari lo sei!) per riuscire a scrivere in quel modo senza far cadere la maschera, e che quindi tu passi le ore a discutere con te stesso facendoti complicate obiezioni da solo perché le persone che arrivano fino in fondo a ottanta commenti pensino che c’è qualcuno che ti da corda?
Cos’è, Fight Club per iscritto?
E’ più che legittimo che ti possa sembrare assurdo, ma puoi verificare personalmente che questo genere di cose non solo sono prassi abituale, ma sono persino consigliate da taluni esperti presunti o reali di comunicazione. Ed effettivamente funziano, ci sono casi celeberi ma è un fatto confermato anche nel piccolo, basta dare un’occhiata al piazzamento dello spam (che ovviamente voi non vedete essendo bloccato dall’apposita applicazione di wordpress).
Il buon Burlini rappresenta una contraddizione vivente rispetto alla classica persona pro OGM, pro nucleare, pro crescita ecc in stile Bressanini per capirci, tutto incentrato sull’esaltazione della peer review e della Scienza Accademica. I suoi atteggiamenti “mi fido di me stesso e non di studi scritti da altri” oppure l’aneddotica sugli esperti sconosciuti che, come dicevi bene tu, sanno tutto ma lo dicono solo a lui, sembrano invece ricalcati sullo sterotipo dell’ecologista e del decrescente passato da tanta propaganda. Quindi sì, per reiterata assurdità di certe affermazioni, ci sono persone che hanno creduto che fosse tutta una mia invenzione personale.
Tranquilli….Franco non è una creazione letteraria di Giussani. Era fisso da Bressanini comeesperto di agricoltura. In seguito lo ricordo da Pasini come negazionista, mi pare, anche se più che altro si discuteva di letame.
Poi qui.
Igor: nella fretta (mi chiamavano insistentemente per cena) mi sono dimenticato di mettere il mio nome e cognome ed è partito in automatico il solito nome ed indirizzo mail. Che dall’inizio dell’anno è stato cambiato con un altro. Tutto qui.
Gaia: riconosco che noi “progressisti” (che non è certamente sinonimo di “sviluppisti” ) eccediamo talvolta in ottimismo. Questa è però spesso una semplice ed involontaria reazione a quel sentimento di pessimismo cosmico che pervade tutta l’ideologia decrescitaria. Le recenti polemiche sono significative: non credete o siete scettici sulle enormi potenzialità del riciclo delle materie prime; demonizzate i fertilizzanti organici, quando è evidente che sono l’unica alternativa valida all’utilizzo smodato dei fertilizzanti di sintesi, che costano un’enormità in termini di consumo di combustibili fossili e conseguente aumento dell’AGW; siete a favore di metodologie agrarie che al di là di ogni ragionevole dubbio non sono sostenibili da tanti punti di vista, compreso quello economico (inclusi i costi nascosti) e reggono solo per gli alti prezzi e le generose sovvenzioni pubbliche; siete contrati all’unica fonte energetica di tipo continuo che non preveda un ulteriore immissione di gas climateranti; ecc. ecc.
Oltre alla soluzione della riduzione drastica dei consumi che si può permettere solo chi ha già molto (non credo sia un caso che la maggior parte dei decrescitari siano pensionati o dipendenti pubblici con salario garantito, oppure trova molto favore tra alcune frange di reazionari ultradestrorsi) non vedo soluzioni pratiche (ed insisto molto sul termine pratiche) che risolvano e migliorino la situazione attuale.
Igor: la ringrazio per accomunarmi a persone universalmente stimate ed autorevoli come Bressanini o Guidorzi, che ho avuto modo di incontrare e conoscere personalmente. Oltre che come scienziati si sono rivelati eccezionali anche per le loro qualità umane.
La informo che un minuto fa ho provato a mettere il mio nome e cognome, ma l’apposito spazio mi accetta solo il nome.
Sono Igor Giussani, io non ho problemi di alcun genere a scrivere il suo nome e cognome per esto non capisco quali possa avere lei… comunque no, non la stavo paragonando a Bressanini e Guidorzi (che massacrano le persone che anche solo vagamente utilizzano la sua tattica argomentativa a colpi di aneddotica e robe simili liquidandole senza pietà come ‘analfabeti funzionali’).
Franco/esco
No, no, continui a girare a vuoto.
I decrescitari sono questa gente qui.
E chiamali stupidi.
https://www.corriere.it/salute/nutrizione/23_febbraio_22/longevita-come-vivono-centenari-zone-blu-9-cose-comune-3632d63c-b283-11ed-ab25-c6bbd9a5a3ea_amp.html
https://www2.lehigh.edu/news/engineers-unveil-lehigh-thermal-battery-for-decarbonization-applications
Sempre sul solare a concentrazione. Rivoluzionaria batteria termica. Ricordo che già sono stati rivoluzionati gli specchi e altre parti dove si concentra il calore. (In Italia).
Per chi ha fretta
https://www.rinnovabili.it/energia/sistemi-di-accumulo/nuova-batteria-termica-modulare-low-cost/
https://www.pv-magazine.com/2023/02/27/new-thermal-battery-offers-fast-efficient-performance-at-low-cost/
Insisto
The technology offers the potential for adaptation over a broad range of temperatures, and heat transfer media and operating conditions,” said Romero.
These qualities make the Lehigh Thermal Battery suitable for decarbonization opportunities in
-energy-intense industry sectors,
the flexibilization of conventional power plants, and advancements and
-penetration of concentrated solar power.
Decarbonizzare i settori industriali ad alta intensità energetica con il solare a concentrazione, finora non si era mai sentito, mi pare.
Oh, qui ci vorrebbe un esperto (imparziale), ma già così, a orecchio, suona bene.