Recentemente, ho pubblicato sul blog Decrescita Felice Social Network un articolo ispirato dalle consuete lagnanze dei sostenitori del nucleare a ogni notizia di rincaro delle bollette elettriche, come quello annunciato dal ministro Cingolani per l’autunno. Quando si muovono osservazioni di qualsiasi genere all’energia atomica, bisogna sempre procedere con i piedi di piombo; anzi, se mi è permessa una metafora un po’ più colorita, occorre indossare le mutande di latta.

Si deve cioé soppesare ogni parola, perché i pro-nuke andranno alla ricerca della minima imprecisione, anche la più irrilevante per il senso generale del discorso, enfatizzandola per screditare il rivale dialettico e conseguentemente ogni suo ragionamento. Il solo fatto di non vantare titoli di studio inerenti la fisica o l’ingegneria nucleare viene solitamente utilizzato per respingere al mittente ogni argomentazione, anche se non riguarda questioni tecniche specialistiche (nel caso di quell’articolo, i prezzi delle tariffe elettriche europee, la situazione economica dell’industria energetica francese, ecc).

Un divulgatore scientifico attivo sul Web ha commentato il mio contributo stroncandolo pesantemente, definendolo “un suppurato di cherry picking ed informazioni false come raramente ne ho visto in giro”. Alla mia richiesta di chiarimenti, ha successivamente esplicitato le contestazioni, in particolare ha rigettato con forza un timore a cui accenno nel testo, ossia che il riprocessamento del combustibile esaurito dei reattori al fine di estrarre plutonio possa favorire la proliferazione atomica militare:

 

“il plutonio per bomba deve avere al minimo il 93% di Pu239. quello da reattori ha al massimo il 60%. questo lo rende inutilizzabile a qualsiasi fine proliferante”.

“Dirmi che tu possa fare una bomba nucleare con 60% Pu239+40%Pu240 è un falso fisico, se fosse possibile non si sarebbe mai costruito il centro di Hanford per la produzione di plutonio per ordigni”.

“I centri di riprocessamento sono O militari O civili, non puoi mischiarli. puoi sì usare plutonio militare per fare combustibile (programma megatons for megawatt), ma non puoi fare il contrario. RIPETO: se ciò fosse facile, il programma Manhatthan avrebbe risparmiato circa metà del suo costo, dato che non sarebbe servito fare il complesso di Hanford nello stato di Washington”.

“è ora assodato che quanto scritto su plutonio e MOX è falso, o si vuole obiettare che qualcosa che Fermi e compagni hanno dimostrato come impossibile sia invece fattibile nello scantinato del primo scappato di casa? (per chiarirci, è una iperbole)”.

 

La mia esperienza riguardo ai paladini dell’atomo che tuonano contro il presunto cherry picking altrui è che spesso questi si comportano come il bue che dà del cornuto all’asino, in quanto generalmente la loro ‘ciliegia’ la scelgono benissimo, ed è quella gentilmente offerta dalla World Nuclear Association (WNA). Non il massimo dell’imparzialità, trattandosi di un ente finanziato direttamente dall’industria nucleare. Per giunta, l’attuale presidente della WNA è Philippe Knoche, il CEO della francese Orano (ex Areva), ossia un’azienda che tra le varie attività produce il MOX (Mixed Oxide Fuel), il combustibile a base di plutonio ricavato dal riprocessamento.

 Sul suo sito Web, la WNA nega la possibilità di ottenere plutonio per uso bellico dagli scarti di fissione di un reattore nucleare civile, in quanto a suo giudizio contaminato dall’eccessiva concentrazione dell’isotopo Pu-240, mentre un ordigno, per non rischiare detonazioni premature o altre gravi problematiche, ne richiederebbe meno dell’8% (pari pari quanto esposto dal mio detrattore). Pertanto, esclude categoricamente che i reattori civili raffreddati ad acqua leggera o pesante (il 96% delle unità attuali usate per generare elettricità) possano aver mai prodotto esplosivo utile per armi atomiche. Le misure di sicurezza adottate dalla International Atomic Energy Agency (IAEA) nei confronti del riprocessamento vengono giudicate una procedura prudenziale (“IAEA is conservative on this matter”), senza che però sussista un reale pericolo di proliferazione.

Per avvalorare quanto espresso, la WNA riporta la valutazione del DOE (Department Of Energy) statunitense, che classifica come plutonio militare (“weapons-grade”) quello con meno del 10% di Pu-240. Omette però di riferire che il DOE non condivide affatto l’idea che il plutonio da uso civile (“reactor-grade”) sia innocuo per fini bellici. Ecco alcuni estratti significativi del rapporto Nonproliferation and arms control assessment of weapons-usable fissile material storage and excess plutonium disposition alternative (1997):

 

Virtually any combination of plutonium isotopes – the different forms of an element having different numbers of neutrons in their nuclei – can be used to make a nuclear weapon. …
The only isotopic mix of plutonium which cannot realistically be used for nuclear weapons is nearly pure plutonium-238, which generates so much heat that the weapon would not be stable. …
At the lowest level of sophistication, a potential proliferating state or subnational group using designs and technologies no more sophisticated than those used in first-generation nuclear weapons could build a nuclear weapon from reactor-grade plutonium that would have an assured, reliable yield of one or a few kilotons (and a probable yield significantly higher than that). At the other end of the spectrum, advanced nuclear weapon states such as the United States and Russia, using modern designs, could produce weapons from reactor-grade plutonium having reliable explosive yields, weight, and other characteristics generally comparable to those of weapons made from weapons-grade plutonium. …
Proliferating states using designs of intermediate sophistication could produce weapons with assured yields substantially higher than the kiloton-range possible with a simple, first-generation nuclear device. …
The disadvantage of reactor-grade plutonium is not so much in the effectiveness of the nuclear weapons that can be made from it as in the increased complexity in designing, fabricating, and handling them. The possibility that either a state or a sub-national group would choose to use reactor-grade plutonium, should sufficient stocks of weapon-grade plutonium not be readily available, cannot be discounted. In short, reactor-grade plutonium is weapons-usable, whether by unsophisticated proliferators or by advanced nuclear weapon states.

 

Il DOE ha anche rivelato, sulla base di documenti desecretati nel 1977, che nei test nucleari condotti in Nevada nel 1962 sono stati sperimentati con successo ordigni con materiale fissile ricavato da reattori civili. Del resto, gli attuali arsenali indiani e pakistani (solo per riportare un paio di esempi) sono difficilmente spiegabili ammettendo solamente l’impiego di plutonio ‘ideale’ a basso contenuto di Pu-240. Le preoccupazioni del DOE sono confermate da molti pareri autorevoli, ne citiamo alcuni:

 

All plutonium isotopes can be used directly in nuclear explosives. The concept of “denatured” plutonium (Pu which is not suitable for nuclear explosives) is fallacious. A high content of the Pu-240 isotope is a complication, but not a preventative“. Robert Selden (ex progettista di ordigni nucleari), 1976, “Reactor Plutonium and Nuclear Explosives”, Lawrence Livermore Laboratory, California.


“Reactor-grade plutonium with any level of irradiation is a potentially explosive material. The difficulties of developing an effective design of the most straightforward type are not appreciably greater with reactor-grade plutonium than with those that have to be met for the use of weapons-grade plutonium”. J. Carson Mark (direttore della divisione teorica del Laboratorio Nazionale di Los Alamos dal 1947-1972), 1993, “Explosive Properties of Reactor-Grade Plutonium“;

 

“For an unsophisticated proliferator, making a crude bomb with a reliable, assured yield of a kiloton or more – and hence a destructive radius about one-third to one-half that of the Hiroshima bomb – from reactor-grade plutonium would require no more sophistication than making a bomb from weapon-grade plutonium. And major weapon states like the United States and Russia could, if they chose to do so, make bombs with reactor-grade plutonium with yield, weight, and reliability characteristics similar to those made from weapon-grade plutonium. That they have not chosen to do so in the past has to do with convenience and a desire to avoid radiation doses to workers and military personnel, not the difficulty of accomplishing the job. Indeed, one Russian weapon-designer who has focused on this issue in detail criticized the information declassified by the US Department of Energy for failing to point out that in some respects if would actually be easier for an unsophisticated proliferator to make a bomb from reactor-grade plutonium (as no neutron generator would be required)”. Matthew Bunn (esperto energetico della US National Academy of Sciences) 1997, paper presentato a un simposio della IAEA a Vienna

 

“On the basis of advice provided to it by its Member States and by the Standing Advisory Group on Safeguards Implementation (SAGSI), the Agency considers high burn-up reactor-grade plutonium and in general plutonium of any isotopic composition with the exception of plutonium containing more than 80 percent Pu-238 to be capable of use in a nuclear explosive device. There is no debate on the matter in the Agency’s Department of Safeguards”. Hans Blix (direttore della IAEA dal 1981 al 1997), 1 novembre1990, Lettera al Nuclear Control Institute, Washington DC

 

La dichiarazione di Blix chiarisce le vere ragioni per cui la IAEA vigila sulle attività di riprocessamento del combustibile esaurito, al di là dei tentativi della WNA di sminuire il pericolo di proliferazione. Per chi volesse approfondire l’argomento, consiglio il libro di Gregory S. Jones Reactor-Grade Plutonium and Nuclear Weapons: Exploding the Myths, liberamente scaricabile dal sito Web del Nonproliferation Policy Education Center (NPEC).

Personalmente, non credo molto nella ‘rinascita nucleare’ prospettata da WNA, Bill Gates e altri come risposta in salsa business as usual all’intensificarsi del global warming. E’ però altamente probabile che qualunque tentativo di rilanciare i programmi atomici (che si tratti di reattori a fissione tradizionali o autofertilizzanti, di grande o piccola taglia) vedrà protagonisti la pratica del riprocessamento e i combustibili a base di plutonio, con tutti i rischi del caso. Viste le tensioni politiche globali sempre più elevate, è bene tenere alta l’attenzione.

 

PS: il divulgatore pro atomo, che tanto si era appassionato a criticare il mio articolo al punto da commentarlo persino nella tarda serata di sabato 18 settembre, non si è più fatto vivo dopo che gli ho segnalato le fonti esposte in questa sede, che smentiscono il presunto “falso fisico” di poter impiegare il plutonio ad alta concentrazione di Pu-240 a scopo bellico. Un vero peccato, in quanto sarei molto curioso di sapere se ha cambiato opinione dopo essere venuto a conoscenza di queste nuove informazioni.

 

 

 

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