Contrariamente alle mie aspettative iniziali, sul Web è possibile reperire una discreta mole di informazioni in lingua italiana preoccupate riguardo ai notevoli consumi energetici dell’intelligenza artificiale (AI): uno specchio dei tempi che cambiano? Invitando a una consultazione diretta di tali fonti, in questa sede mi limiterò a una breve rassegna illustrativa.

Luca Tremolada sul Sole 24 Ore riporta che l’addestramento di Chat GPT-3 richiede poco meno di 1.300 MWh di elettricità, equivalente più o meno al consumo annuo di 130 case americane o a 1.625.000 ore di visione di film di Netflix. Per quanto riguarda la generazione di un’immagine da AI, la quantità di energia uguaglia quella della ricarica della batteria di un cellulare. Sommando le esigenze dei data center dedicati alle AI con quelli per le criptovalute, la IEA stima per il 2026 un consumo complessivo compreso tra i 600 e 1.000 TWh. Per farsi un’idea, il picco massimo di fabbisogno elettrico nella storia della Germania è stato inferiore ai 600 TWh (594 TWh nel 2010). 

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A consumi tanto imponenti corrisponde ovviamente un’impronta ecologica altrettanto importante. Secondo il Water Footprint Network (WFN), l’addestramento di Chat GPT-3 nei datacenter richiede direttamente 700.000 litri d’acqua (escludendo quella consumata per generare elettricità e produrre i chip) e una interazione di 20-50 domane con l’AI ne comporta almeno mezzo litro; e si tratta di ‘acqua blu’, dolce e potabile, mentre per produrre carne bovina (per riportare un caso di consumo idrico frequentemente denunciato) se ne utilizza principalmente di ‘verde’, cioé piovana. Ovviamente l’impatto di Chat GPT-4, essendo più potente, è ancora maggiore; sul sito di Tom’s Hardware, Marco Pedran sostiene addirittura la necessità della fusione nucleare per una diffusione capillare della AI.

Questa panoramica limitata e quindi riduttiva ha avuto però il merito di smentire una volta per tutte i mantra alla moda del tipo “l’AI attraverserà orizzontalmente la società come ha fatto l’elettricità”; e dimostra come non rappresenti una soluzione ai nostri problemi neppure in ottica mainstream. La consapevolezza dei consistenti oneri ecologici della AI si aggiunge alle problematiche relative alla soppressione del lavoro umano specializzato e creativo, alla creazione di deep fake sempre più realistici e difficili da sbugiardare, al potenziamento delle capacità distruttive degli ordigni bellici (ne sanno qualcosa in Ucraina e a Gaza).

Anche senza immaginare AI ribelli ai suoi ideatori come Skynet dei film di Terminator o Ultron della Marvel, ci sono tutte le ragioni per una seria riflessione sull’implementazione di questa ennesima tecnologia intelligente per persone stupide, anzi, LA tecnologia intelligente per persone stupide per eccellenza, che emancipa definitivamente dal compito di pensare. Mai come questa volta ‘fermare il progresso’ è fondamentale per arginare un mezzo che, ora come ora, non farebbe altro che amplificare il potere distruttivo dell’uomo, si tratti di annichilire altre vite umane o la ecosfera.

 

 

 

 

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