Dieci giorni dopo un mio articolo dedicato al nucleare, un’analista molto più competente di me, Art Berman, ne ha scritto uno su questo tema sul proprio blog. Ho desiderato proporlo qui nella traduzione italiana perché il mio discorso, volta a demistificare la ‘dialettica da Minecraft’, rischia di essere scambiato per un ragionamento semplicistico sulla convenienza o meno di certe tecnologie, mentre il problema ecologico è decisamente più complesso di quello che emerge dalla ‘carbon tunnel vision’. Per il resto, ribadisco come gli ultimi scampoli di business as usual parlino chiaramente su quali tecnologie abbiano più prospettiva di rapida diffusione e quali no.
Il nucleare non è la risposta, Art Berman (14/11/2023)
Tra gli aspetti più frustranti delle discussioni sulla difficile situazione umana c’è la convinzione diffusa che l’energia nucleare sia la risposta. Non lo è. Quantunque il denaro non fosse un problema – ma lo è – le centrali nucleari non potrebbero essere costruite abbastanza velocemente da fare una grande differenza.
L’unica soluzione al cambiamento climatico e alla crisi ecologica è ridurre drasticamente il consumo energetico. Tutto il consumo energetico, non solo quello dei combustibili fossili. Questo è stato il messaggio centrale di un discorso che ho tenuto al Simposio sull’energia dell’Università del Texas a settembre, intitolato Sostituire l’energia rinnovabile con i combustibili fossili è uno stratagemma apocalittico. La prima domanda del pubblico iniziava con questa affermazione: “La politica del figlio unico è qualcosa che tutti dovremmo sostenere, come permettere alle persone di togliersi la vita dopo i 60 anni, se lo desiderano, senza considerarlo un suicidio. Cose del genere dovrebbero essere assolutamente nell’elenco delle politiche”.
La mia risposta è stata di agire come meglio si ritenga, ma di riconoscere che questo genere di cose non farà alcuna differenza nell’urgenza delle crisi ambientali del pianeta. E così vale per la maggior parte delle “soluzioni” alla nostra situazione.
Non sono ingenuo. Non mi aspetto che la società riduca il consumo di energia né volontariamente né per mandato del governo, ma è l’unica soluzione realistica. Il problema per la maggior parte delle persone è che semplicemente non è la soluzione giusta. La soluzione giusta è quella che consente alla società di continuare sul suo percorso attuale con alcune modifiche relativamente comode, come la sostituzione delle energie rinnovabili con i combustibili fossili o la progettazione di un’economia circolare. Le persone seguiranno qualsiasi miraggio piuttosto che riconoscere la verità perché la verità è troppo dura.
L’energia nucleare non è un miraggio ma non è nemmeno la risposta ai nostri problemi energetici e ambientali. È una fonte di energia comprovata, a differenza di molte tecnologie miraggio. La fusione nucleare, i reattori salini e gli SMR (piccoli moduli nucleari) sono tecnologie di frontiera che difficilmente sortiranno molto effetto nei decenni critici a venire. Ciò non diminuisce il loro potenziale di fare la differenza. Ma non nell’attuale periodo di urgenza.
Il limite più grande del nucleare è che oggi il suo unico utilizzo pratico è generare energia elettrica. L’elettricità rappresenta solo il 20% del consumo energetico globale, quindi nucleare e rinnovabile incidono poco sul consumo totale. Il loro più grande vantaggio potenziale è ridurre l’uso del carbone.
Il World Energy Outlook 2023, recentemente pubblicato dall’IEA, indica che l’energia elettrica aumenterà nei prossimi decenni, ma solo fino a circa il 30% del consumo energetico totale mondiale (Figura 1). Si prevede che il contributo del nucleare rimarrà stabile a circa il 2% del consumo totale di energia fino al 2050.
Le percentuali, tuttavia, possono essere fuorvianti. La percentuale del nucleare è stabile perché si prevede che le energie rinnovabili, il solare e l’eolico aumenteranno molto. La produzione nucleare totale aumenterà di 1.671 TWh (Terrawattora) (+62%) dal 2022 al 2050 nello scenario delle politiche dichiarate dell’IEA mostrato nella Figura 1. Ciò sarà probabilmente utilizzato principalmente come supporto del carico di base per l’energia elettrica solare ed eolica intermittente.
L’ International Energy Outlook 2023 dell’EIA è meno ottimista riguardo all’aumento dell’energia elettrica rispetto alla proiezione dell’AIE, ma concorda sul fatto che il nucleare rappresenterà solo il 2% circa del consumo energetico fornito fino al 2050 (Figura 2). La produzione nucleare aumenterà ma non in percentuale.
Queste proiezioni sono quasi certamente errate, ma teoricamente ragionevoli.
Pensiamo ai vincoli sulla nuova generazione nucleare senza considerare i costi. Otto nuovi impianti nucleari sono stati completati in tutto il mondo nel 2022. È necessario completare una media di nove nuovi impianti all’anno per passare da 2.682 terawattora di produzione nel 2022 alla stima dell’IEA di 4.353 terawattora di produzione nel 2050. Per raddoppiare tale cifra, altri 24 impianti devono essere aggiunti ogni anno per un totale di 33 nuove unità all’anno. Costruire ogni anno per i prossimi 27 anni un numero quattro volte superiore di centrali completate nel 2022, porterebbe il nucleare al 4% della fornitura energetica totale. Non succederà. E anche se così fosse, il 4% non cambierà la nostra situazione.
Alcuni potrebbero sostenere che i reattori Gen III+ e i piccoli reattori modulari (SMR) potrebbero rendere più fattibile il raddoppio della produzione nucleare. Forse, ma si tratta di tecnologie di frontiera che difficilmente potranno apportare una differenza apprezzabile nel panorama energetico dei prossimi decenni. Né cambiano la dura verità secondo cui è necessario costruire un’enorme quantità di capacità solo per raddoppiare la produzione nucleare al 4%. L’energia nucleare è una parte importante del panorama energetico e la sua importanza aumenterà in futuro. Semplicemente, non è la risposta.
La maggior parte del dibattito su energia e ambiente riguarda il cambiamento climatico e la ricerca di modi per sostituire i combustibili fossili con forme di energia a basso contenuto di carbonio. Questo è quello che ho presentato sopra. Questa è una visione ristretta della difficile situazione umana che Jan Konietzko chiama Carbon Tunnel Vision (Figura 3). È necessaria una prospettiva più ampia che includa energia, economia, popolazione, ecologia e comportamento umano.
Il cambiamento climatico non è il problema più grande che il mondo deve affrontare. È un sintomo del problema molto più ampio dell’overshoot. Ciò significa che gli esseri umani utilizzano le risorse naturali e inquinano a ritmi superiori alla capacità del pianeta di riprendersi. La causa principale dell’overshoot è la straordinaria crescita della popolazione umana resa possibile dall’energia fossile.
Il superamento dei limiti è più difficile da contestare rispetto al cambiamento climatico: la distruzione delle foreste pluviali, il declino della popolazione di altre specie, l’inquinamento della terra, dei fiumi e dei mari, l’acidificazione degli oceani e la perdita della pesca e delle barriere coralline. Questi non fanno parte di alcun processo naturale e l’attività umana ne è chiaramente responsabile.
La tecnologia, sfortunatamente, non è più una soluzione al cambiamento climatico, al superamento dei limiti o alla situazione umana in cui era la causa principale della prosperità umana.
Una visione più ampia della nostra situazione mostra che i livelli globali di CO₂ probabilmente si appiattiranno con il rallentamento della crescita della popolazione (Figura 4). La cattiva notizia è che livelli di CO₂ di circa 500 parti per milione entro il 2080 suggeriscono una transizione verso un mondo quasi privo di ghiacci, simile alla Terra nell’epoca del tardo Miocene, 15 milioni di anni fa. Entro la fine del XX secolo, è probabile che in estate gli oceani del mondo saranno in gran parte liberi dai ghiacci. Le implicazioni per l’innalzamento del livello del mare e il suo effetto sulle città costiere e sulla produzione di riso delle pianure costiere sono spaventose.
Una visione ancora più ampia della difficile situazione umana include gli oneri materiali per le tecnologie utilizzate per limitare le emissioni di carbonio. Mentre la società tenta di ridurre la propria impronta di carbonio, dovremmo essere altrettanto consapevoli di come ciò potrebbe influenzare la sua impronta materiale sul pianeta. Ci saranno conseguenze impreviste che la nostra iniziativa di transizione energetica non ha considerato.
Le auto elettriche, i pannelli solari, le turbine eoliche, le batterie e l’energia nucleare richiedono notevoli input di minerali, metalli e prodotti chimici. La prevista crescita della domanda di questi materiali eserciterà una maggiore pressione sulle risorse naturali del pianeta e richiederà un uso sostanziale di energia fossile per estrazione, trasporto, produzione e distribuzione dei medesimi.
Questa prospettiva indica che i combustibili fossili non rappresentano la componente più importante dell’impronta materiale della società. Rappresentano solo il 17% dell’effetto della società sul pianeta (Figura 5). I minerali non metallici rappresentano il 47%, la biomassa il 27% e i minerali metallici il 10%.
L’impronta materiale della società e il PIL globale sono correlati quasi perfettamente con un R² di 0,99 (Figura 6). Ciò indica che la continua crescita economica si tradurrà in livelli sempre maggiori di impronta materiale della società. Ciò a sua volta suggerisce che una transizione energetica avrà un effetto netto minimo sull’impronta materiale della società sul pianeta.
Una visione ancora più ampia considera l’ impronta ecologica dell’impresa umana sulla terra. Si tratta di una misura dell’impatto umano sull’ambiente e della capacità della natura di sostenere le persone e le loro economie. Dal 2010 la società ha superato la capacità di carico della natura in media del 71%.
È improbabile che le emissioni di carbonio e il superamento dei limiti planetari diminuiscano finché il consumo di energia, il PIL mondiale e la popolazione continueranno ad aumentare (Figura 7). L’interrelazione di questi fattori con il degrado dell’ecosistema terrestre significa che non esistono soluzioni senza un cambiamento strutturale di tutti questi fattori come punto di partenza. Ciò implica che è necessario un cambiamento di paradigma di civiltà.
Quando parlo alle persone di energia, ambiente e situazione umana, esse desiderano che le aiuti a capire cosa può fare la società per risolvere i problemi che descrivo. Spesso sono frustrate quando dico loro che non è così semplice. Concentrarsi su una parte della situazione, come le emissioni o l’energia nucleare, può sembrare soddisfacente, ma sposta semplicemente la maggior parte del problema da qualche altra parte.
L’energia è il principio organizzatore che collega tutti gli elementi dei sistemi terrestri e della società umana. Se usiamo meno energia, le emissioni diminuiranno. Il consumo di energia e il PIL hanno una correlazione quasi perfetta, quindi un minore utilizzo di energia ridurrà la crescita economica. Meno energia costringerà a una riduzione della popolazione. Minore crescita economica, minori emissioni e una popolazione più piccola si tradurranno in una minore impronta umana sull’ambiente. È logico ma non semplice. Non accadrà volontariamente quindi sarà imposto dalle circostanze. Sarà traumatico.
Apportare modifiche come la sostituzione dei combustibili fossili con l’energia rinnovabile è come rimuovere pezzi da una torre di Jenga. Stiamo tirando fuori pezzi ma non pensiamo che crollerà. Nel gioco Jenga la torre crolla sempre.
La risposta è porre fine all’illusione di poter sostituire una forma di energia con un’altra e che questa risolverà tutti i nostri problemi. L’energia nucleare è parte della soluzione ma non è la risposta. Riconosciamo la complessità. La risposta è usare meno energia. È tempo di essere onesti riguardo alla difficile situazione umana.
>>Meno energia costringerà a una riduzione della popolazione. Minore crescita economica, minori emissioni e una popolazione più piccola si tradurranno in una minore impronta umana sull’ambiente. È logico ma non semplice. Non accadrà volontariamente quindi sarà imposto dalle circostanze. Sarà traumatico.
Esatto. Io darei a chiunque lo desideri la possibilità di andarsene NON traumaticamente, anche prima dei 60 (per citare l’articolo).
Mah… credo che non ci sia nulla di male sul piano etico nel chiedere a un medico di praticare un’eutanasia su di una persona malata che ne faccia richiesta, ma su di un sano… una persona in quel caso dovrebbe trovare il coraggio di fare da solo.
Certo, corde, coltelli e tetti si trovano ovunque, ma magari dare la possibilità di utilizzare metodi meno violenti sarebbe gradito.
Certamente ed è parzialmente possibile. Il suicidio assistito è tuttora illegale in Italia, ma è adesso possibile il “testamento biologico” che è un documento vincolante con cui ognuno può dichiarare di non voler subire accanimento terapeutico e cosa eventualmente fare del proprio cadavere. Per il resto, credo che il cloroformio e/o dosi massicce di barbiturici possano sortire la bisogna, ma è meglio chiedere ad un medico competente e pietoso.
Da quello che ho capito le corti hanno stabilito che in certi casi non è illegale, solo che non c’è una legge a proposito. Non ricordo bene ma avevo letto questo.
Poi mi sembra anche che se trovi i medici giusti e non fai clamore mediatico, e ovviamente stai molto male, una mano te la danno anche adesso, anche se non si “potrebbe”.
Si, succede che medici particolarmente coscienziosi ti diano una mano quando non ce la fai più, ma lo fanno a proprio rischio. Io non ho mai capito il tabù della Chiesa sull’eutanasia. Non approvo, ma capisco il tabù sull’aborto in quanto si tratta comunque di eliminare un feto e dunque un umano potenziale. Mantenere on vita gente finita e sofferente, anche contro la volontà dei medesimi mi pare una crudeltà gratuita cui la Chiesa dovrebbe invece opporsi con tutti suoi potenti mezzi. Ed invece no. E non mi raccontino che è perché la vita umana è nelle mani di Dio, perché allora dovrebbero opporsi anche a qualunque cura, specie se di una malattia potenzialmente mortale. Ho provato porre la domanda ad alcuni ecclesiastici con cui mi è capitato di parlare, ma ho ottenuto solo sorrisi e nessuna risposta.
“Io non ho mai capito il tabù della Chiesa sull’eutanasia.”
E’ facile, se consideri l’ipotesi del fato.
Con tutte le contraddizioni del caso: il fato, alla fine, e’ tutto cio’ che succede: intervento umano compreso.
Il tasso di natalità conta molto di più del tasso di mortalità, esclusa la mortalità infantile. È vero che mantenere in condizioni peraltro pietose malati e iperanziani a oltranza ha un costo in termini di risorse, ma quelle persone si sono già riprodotte, o non riprodotte, e moriranno comunque prima o poi.
Invece avere un figlio o zero anziché tre o quattro ha un impatto non solo attuale, ma per tutte le generazioni a venire.
Non c’è nessun bisogno di sopprimere persone sane, e nemmeno di pensarci. Se poi uno è stufo di vivere per motivi suoi che non c’entrano con la malattia, liberissimo di disporre di sè stesso come crede.
https://resourceinsights.blogspot.com/2023/11/self-extinction-male-fertility.html?m=1
“Cosa accadrebbe se la società umana crollasse per mancanza di nuovi esseri umani? Le piante e gli animali potrebbero rallegrarsi per una cosa del genere. Ma il progetto umano sarebbe giunto al termine”.
Sotto accusa i pesticidi che causano infertilità maschile.
Ci sono scienziati che studiano seriamente, pare, queste problematiche.
A quanto ne so è abbastanza indiscusso che stia succedendo questo. Mi dispiace per le persone colpite, non sono tipo da gioire per le sofferenze altrui, ma è sempre meglio che i nostri numeri calino per meno nascite, piuttosto che per più morti. Io non offrirei trattamenti di fertilità di nessun tipo con soldi pubblici, per dire.
Temere troppo pochi umani in un pianeta che ne ha 8 miliardi e passa mi sembra ridicolo. Tanto più che il primo miliardo lo abbiamo passato da poco, per cui per la grandissima parte della nostra storia eravamo qualche centinaio di milioni al massimo, e riuscivamo a fare un sacco di cose lo stesso.
“Sotto accusa i pesticidi che causano infertilità maschile.”
Hanno dimenticato gli ogm, le microplastiche e il glifosato.
Ottimi candidati al prossimo Ignobel.
🙂
Sulla correlazione tra pesticidi e infertilità maschile c’è una vasta letteratura scientifica al riguardo, non è semplicemente una boutade ambientalista.
lo assegni tu?
Il risparmio energetico presuppone l’abbandono del modello economico capitalista.
Ogni tanto si legge che un sistema energetico diciamo sostenibile ci riporterebbe alla società degli anni 50′.
Per quanto mi riguarda, essendo nato in quegli anni, niente di tragico.
Anzi, per certi versi meglio di adesso.
Resta il fatto che più ci si attarda a fare il cambiamento e più tornare indietro diventerà impossibile.
La sanità resta un punto cruciale.
Come è stato scritto qui, dopo gli 80 anni essere tenuti in vita potrebbe assomigliare a una specie di costosa tortura.
Per quanto riguarda il fine vita c’è stato
un referendum ma è servito a poco, mi pare. Nel nostro paese cattolico resta un argomento tabù.
Il fatto di aver voluto affidare la transizione agli strumenti della finanza è stata una enorme ingenuità.
https://www.amazon.it/dp/B0CJFTPS6Z/ref=pe_39158771_640030741_TE_M1DP
Gli Stati devono ritornare a fare il loro sacrosanto mestiere.
(Già mi immagino Winston che evoca lo spettro dell’autoritarismo ambientalista.
E va be’. Una bella bastonata verbale e anche Winston se ne farà una ragione.
Quando ce vo’ ce vo’).
Fuzzy, ve l’ho detto da un pezzo che pure la certificazione finanziaria ESG e’ una truffa che serve solo ad estendere all’ambientalismo il mito della crescita formale del PIL, ma tu manco te ne accorgi.
Il mestiere degli Stati, invece, e’ direttamente di far crescere il loro PIL come fine primario, non si parla d’altro in qualsiasi notiziario ormai da decenni, l’hai notato per caso?
Tant’e’ che le norme dettate “dall’autoritarismo ambientalista” servono esattamente allo stesso scopo, ce l’hai davanti agli occhi ogni minuto.
E succede lo stesso anche nei paesi comunisti come la Cina, e’ il calcolo economico che funziona cosi’, da un certo punto in poi del XX secolo e’ successo che l’economia e’ diventata la nuova religione, e gli economisti i suoi sacerdoti.
Alcuni semplificano chiamando tutto cio’ capitalismo, come se il capitale fosse solo in cio’ che puo’ essere misurato quantitativamente in base a un prezzo, tant’e’ che come si e’ pensato di affrontare la questione ambientale?
Estendendo il vizio di dare un prezzo monetario a TUTTO.
Cosi’ si salva l’ambiente aumentando pure il PIL.
Ti sembra che funzioni?
Decrescita davvero felice sarebbe quella degli INVASATI CAINI ASSASSINI pieni di tante voglie DISTRUTTIVE – perfino l’istigazione,al suicidio! Sono CRIMINALI. Di costoro ce ne sono davvero troppi. Mi viene in mente il televangelista spregevole responsabile insiemw ad altri spregevoli del MASSACRO DELLA FORESTA DI SHAKAHOLA, finora hanno riesumato più di 400 cadaveri, alcuni cadaveri avevano subito degli ESPIANTI DI ORGANI Escludo che costoro possano risolvere problemi planetari loro hanno soltanto volontà DISTRUTTIVE.
Generalizzando al massimo si può affermare qualsiasi cosa.
Non che la troppa focalizzazione non presenti analoghi difetti.
Diciamo che per fortuna ci sono sempre state “le vie di mezzo”.
Non capisco, alla luce di tutto quanto detto, perché ha risposto alla domanda sul figlio unico dicendo che non cambierebbe niente. È proprio parte delle soluzioni che lui stesso propone!
(Sul come poi si può discutere)
Appunto, contro gli imbrogli della finanza servirebbero serie politiche fatte dagli Stati.
Ma lo statalismo è un ferro vecchio di stampo socialista, è corrotto ecc. Quindi non si fa niente.
Come ho fatto a finire qui?
Volevo rispondere a Winston
“Ma lo statalismo è un ferro vecchio di stampo socialista”
Gli stati piu’ forti sono stati fascisti, nazisti e comunisti, non socialisti, anche se e’ dal socialismo che sono nate quelle varianti, o eresie.
Il socialismo e’ una bestia strana originariamente imbastardita coll’anarchismo, ma come ben noto ad un certo congresso, la prima internazionale, vinse Marx contro Bakunin.
Molti socialisti di oggi restano piu’ vicini a Bakunin (massimo fini credo sia uno di essi), e ce l’hanno a morte col marxismo leninismo, da cui si sentono defraudati (motivo per cui non e’ mai corso buon sangue fra i rispettivi partiti). Naturalmente per i comunisti essi sono fascisti, come tutti quelli diversi da loro del resto. 😉
L'”omaggio alla catalogna” del socialista Orwell tratta proprio di questa diatriba, all’epoca i socialisti anarchici catalani furono massacrati dagli stalinisti (su ordine anche di dirigenti del PCI italiano), e la Catalogna secessionista tutt’oggi e’ in rotta col governo centrale di Madrid: ad avercela a morte con loro, oggi, sono i fascisti statalisti spagnoli, mentre da noi passa facilmente la narrazione, falsa, che ad essere fascisti sarebbero gli indipendentisti catalani, in quanto avversi al grosso Stato centrale…
Vedo col motore di ricerca che c’e’ una voce qui su “anarcopedia” (esiste un domino del genere!), non l’ho letta, presumo ne parli:
http://www.anarcopedia.org/index.php/Anarchismo_e_marxismo
All’inizio della pagina dice:
“”Nel 1872, un conflitto nella Prima Internazionale conduce all’espulsione di Bakunin e dei “bakunisti”, decisa da parte di Marx al Congresso di Hague nel 1872.””
Da’ un’occhiata, un po’ di storia non fa male, e’ interessante. C’e’ anche Kropotkin, naturalmente.
Si, conosco Anarcopedia, ma tutte queste ricostruzioni storiche alla ricerca della radice del presente mi sembrano un grande spreco di energie, non inutile, certo, ma ogni epoca risponde a sue specifiche caratteristiche.
Noi siamo nell’epoca che precede la sesta estinzione di massa.
Kropotkin, in quanto naturalista mi sembra ancora attuale. Altri non so.
I marxisti avevano il pallino dell’industria. In fondo non erano molto diversi dai capitalisti o quant’altro.
Infatti, erano in sostanza degli ‘eretici’ rispetto allo stesso paradigma industrialista di riferimento.
Fuzzy, era per spiegare, anche a me stesso con un ripasso, che e’ sbagliato e anche ingiusto associare il socialismo allo statalismo.
C’e’ tutta una categoria di socialisti (ne conosco personalmente) che sono profondamente antistatalisti, in ossequio alla loro origine semianarchica che loro conoscono benissimo. Massimo Fini ad esempio, che ben conosci, e’ uno di questi, ed e’ per questo che si e’ avvicinato al comunitarismo, che dev’essere una sorta di socialismo su piccola scala.
Cercando, su italiaoggi.it vedo un articolo veramente tremendo a firma di Michail Bakunin sull’interazione fra Marx, lo statalismo, le banche e l’ebraismo dell’epoca.
E’ un articolo recente, di una settimana fa.
Non lo linko perche’ e’ tremendo!
(en passant la mamma di massimo fini era una nobile ebrea russa, scappata con la rivoluzione, e con la quale il figlio aveva un pessimo rapporto, sara’ per questo che anche lui e’ cosi’ amaro e incazzato col mondo 😉
C’e’ un articolo di argomento simile ma che mi pare un po’ piu’ sensato qua:
http://astrolabio.amicidellaterra.it/node/3092
Una Transizione al Rovescio: Più Metalli, Più Energia, Più Emissioni
di Giovanni Brussato
Non mi pare che di discosti da discorso di Berman. Più che altro, conoscendo un po’ il sito in questione, mi pare alto il rischio di partire da premesse giusto per arrivare a conclusioni sbagliate.
“premesse giusto per arrivare a conclusioni sbagliate”
Nel caso specifico di questo articolo di Brussato mi pare che piu’ che concludere qualcosa metta in guardia dalle facili conclusioni sbagliate che attualmente sono il vangelo in sede decisoria centrale europea, e spieghi dettagliatamente perche’.
L’articolo di Berman invece comincia con un’affermazione che e’ completamente falsa, con il tipico, disonesto, straw-man argument, quando dice:
“Tra gli aspetti più frustranti delle discussioni sulla difficile situazione umana c’è la convinzione diffusa che l’energia nucleare sia la risposta.”
Semmai la convinzione diffusa, perlomeno in occidente, e’ l’opposta, che poi e’ il motivo per cui ci si guarda bene dal fare investimenti in proposito. Cominciare un progetto che poi verra’ immancabilmente cancellato al primo incidente che accada al mondo?
In ogni caso, nessuno la cui opinione abbia un minimo di sensatezza ritiene che il nucleare, da solo, sia la risposta. Niente, da solo, e’ la risposta. Che e’ l’argomentare dell’articolo di Brussato, che in quanto tale definisco, per contrasto, sensato.
Lo “straw-man” di Berman e’ il solito invito alla rissa deformando ed estremizzando l’opinione dell’interlocutore, per farsi notare, che e’ l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno.
Uno cosi’ va emarginato, non propagandato.
Mi sa che lo spaventapasseri stia soprattutto negli occhi di chi lo vede. La propaganda nuclearista che da noi ad esempio è quella dell’Avvocato dell’Atomo e che presenta il nucleare come possibilità di proseguire il business as usual delle fossili esiste ed è diffusa. E Berman dice che il nucleare avrà un ruolo nella transizione, così come la stessa UE che lo ha inserito tra le fonti da perseguire per la neutralità climatica.
Piuttosto, mi sembra molto artefatto il voler presentare i problemi del nucleare in Occidente come dettati dalla paura dell’incidente atomico… le ragioni sono ben altre e complesse. Sullo strawman e sulle risse verbali avrei anche qualcosa da dire riguardo a certi tuoi comportamenti, ma sorvolo perché sto provando sempre più nausea per il flame on line.
“La propaganda nuclearista che da noi ad esempio è quella dell’Avvocato dell’Atomo e che presenta il nucleare come possibilità di proseguire il business as usual delle fossili esiste ed è diffusa.”
Premesso che anche lui ha il diritto di esprimere liberamente le sue opinioni, sinceramente mi pare che il nesso fra nucleare e fossili oggi come oggi venga presentato come _contributo_ del nucleare per la sostituzione dei fossili a scopo di contenimento delle emissioni di CO2, e come soluzione del problema del carico di base o dell’intermittenza.
Molta propaganda filo-nucleare nasce ai tempi della tatcher anche per mettere all’angolo l’allora potente sindacato dei minatori, eliminando la necessita’ del carbone che era ancora in uso in inghilterra.
All’epoca, pur simpatizzando per la parte politica che promosse il primo referendum antinucleare, mi astenni, perche’ vidi che la gente che rifiutava quella fonte energetica poi non avrebbe sopportato le conseguenze di quella rinuncia, avrebbe continuato a consumare piu’ di prima, eventualmente partendo in guerra se gli fosse stato negato. Sono passati 40 anni, e i fatti hanno ampiamente dimostrato che avevo ragione.
L’articolo di Brussato d’altra parte spiega (sbagliando o no non lo so, ma non e’ non ascoltandolo che lo si puo’ scoprire, bensi’ mettendolo in discussione), che la richiesta di materie prime per l’elettrificazione generale e le rinnovabili, che e’ quello che stiamo politicamente perseguendo ostinatamente in europa, richiedera’ un dispendio di energia fossile, in giro per il resto del mondo, mai visto prima, rovesciando il raggiungimento dello scopo dichiarato.
Poi purtroppo probabilmente e’ anche vero e’ che se risolvi il problema del carico di base e dell’intermittenza col nucleare invece che col gas, come hanno fatto in francia, il rinnovabile a quel punto non serve piu’ a nulla.
Credo che il motivo serio e non detto dell’ostilita’ dei rinnovabilisti eventualmente sia questo.
“mi sembra molto artefatto il voler presentare i problemi del nucleare in Occidente come dettati dalla paura dell’incidente atomico”
A me no, se noti i tempismi, i progetti, peraltro mai portati avanti con convinzione tranne che in francia, sono sempre stati abbandonati in concomitanza con i due incidenti seri, chernobil e fukushima. In italia i due referendum sono stati in concomitanza.
Inoltre in occidente pretendiamo (non solo sul nucleare) nientemeno che la sicurezza assoluta, il che ovviamente fa lievitare i costi all’infinito. Prova a chiedere alla gente quanto rischio e’ disposta ad ammettere… zero, e come minimo! E’ un modo di pensare la vita che peraltro e’ esteso a tutto, e secondo me e’ un sintomo se non il sintomo principale di una civilta’ in piena decadenza. Come diceva qualcuno che non ricordo, non vale la pena vivere se non c’e’ qualcosa per cui valga la pena di morire.
“Sullo strawman e sulle risse verbali avrei anche qualcosa da dire riguardo a certi tuoi comportamenti”
Purtroppo la maggior parte della gente non ammette di essere contraddetta, si interstardisce sempre di piu’ nelle sue convinzioni, e vede la contraddizione come un’aggressione personale e una minaccia al suo essere.
Siamo ormai una civilta’ di bambini viziati, abituati ad avere sempre ragione, traspare da un sacco di sintomi.
Io invece contraddico sempre anche me stesso, e’ cosi’ che avviene il progredire delle idee, che si trovano gli errori e le infatuazioni sbagliate, non mi piace la testardaggine, anzi la odio caratterialmente, a prescindere. Quindi, poiche’ in generale detesto caratterialmente l’estremismo testardo, dovrei in effetti evitare i luoghi di discussione a tesi dove la gente non fa altro che darsi ragione a vicenda avversando il resto del mondo percepito come nemico, ma l’argomento, che poi e’ piu’ nell’avversare l’estremismo testardo che il suo contenuto, mi interessa.
Ma non andrei in un sito di Testimoni di Geova a dirgli che Dio non esiste.
Anche perche’ non ne sono sicuro. 😉
Mai osato mettere in discussione questa sua libertà. Sei tu che hai parlato di emarginare la gente, non io. Replicare a qualcuno non significa volerlo censurare (mi sa che qui sia in azione il tuo spaventapasseri, quello ecologista=reazionario nazista).
Ma non è questione di complotti e propagande, bensì di aspettative sbagliate fin dalle origini. Basta rileggere le analisi energetiche degli anni 50 e 60, si pensava davvero a uno sviluppo esponenziale dell’atomo che avrebbe garantito all’umanità un apporto praticamente infinito di energia perché a breve sarebbero stati disponibili reattori autofertilizzanti, fusione, tecnologie che avrebbero risolto il problema delle scorie e anche gli SMR. Sono aspettative tecniche che semplicemente sono andate deluse e gli incidenti nucleari hanno semplicemente complicato una situazione che, già a fine anni Settanta (con la Thatacher oramai la cosa era conclamata), si capiva già non essere quella idilliaca preventivata. Però è un mito duro a morire, anche perché si alimenta dell’idea del complotto ambientalista o petro-ambientalista contro l’atomo ecc.
Il programma nucleare cinese sta dando certi risultati non perché là abbiano meno paura degli incidenti, ma perché la Cina di oggi presenta alcune caratteristiche del mondo occidentale di ieri, in particolare un’economia in crescita (per quanto?) e il non doversi accollare gli oneri del nucleare del passato. Sono curioso per il futuro.
Sì, ma sarebbe bene specificare che la stessa identica cosa avverebbe nelle ipotesi di ‘rinascimento nucleare’. Questo doppio standard di fare le pulci all’oggetto della propria avversione e presentare quello gradito come una specie di magia è tipico. E Amici della Terra, con la sua ostentata ‘visione non ideologica’ (di solito chi ripete in continuazione questa cosa è ultraideologica) l’ha impiegata in passato a più riprese. Tutto qui. Per il resto, Berman dice le stesse cose di Brussato in maniera molto più circostanziata.
Qualsiasi idea di eletterificazione totale o quasi passa per i sistemi di accumulo, non si scappa da lì.
Scusami ma il tuo comportamento sul Web mi sembra l’esatto opposto di quanto dichiari. Nascondendoti dietro a un nickname non rischi mai di essere contraddetto o di assumerti alcun rischio riguardo quello che scrivi, male che vada uccidi firmato_winston come Mattia Pascal uccide Adriano Meis e rinasci con un nuovo nick. E in questa maniera, anche comportamenti dialettici come provocazione sfottò che sarebbero del tutto legittimi se fatti lealmente, assumono tutta un’altra dimensione.
Io la merda per i miei errori e le mie ingenuità me la sono presa tutta e il Web ha più memoria di un elefante, non me la scrollo più di dosso.
Che è come dire che fin fine attacchi le persone più che le loro argomentazioni… attento a non vedere ‘estremismo testardo’ anche laddove non c’è.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/11/26/il-nuovo-pnrr-del-governo-meloni-fa-ridere-eni-snam-confindustria-c-ma-taglia-lefficientamento-dei-privati/7365160/
Continuo a pensare che una delle preoccupazioni principali di ambientalisti e decrescisti dovrebbe essere la spesa pubblica, ma nessuno mi dà retta!
Jacopo, sull’eutanasia: anch’io penso che sia illogico accettare le cure, quindi un prolungamento della vita oltre le supposte intenzioni di Dio che ti ha dato la malattia, ma non l’eutanasia e nemmeno il rifiuto delle cure. Avevo sentito che papa Wojtyla vi aveva fatto una specie di ricorso, non so se sia vero e non saprei come scoprirlo. Un po’ come madre Teresa di Calcutta che teneva i suoi malati a morire senza curarli, ma quando toccava a lei si curava eccome.
https://scenarieconomici.it/lastuta-strategia-dellarabia-saudita-per-aumentare-luso-del-petrolio/
Il petrolio resterà con noi probabilmente fino alla fine.
Naturalmente il nucleare non è stato altro che cosmesi
“Il petrolio resterà con noi probabilmente fino alla fine”
Storicamente parlando, pare che tutte le fonti energetiche finora usate siano rimaste con noi: quelle nuove sono sempre state in aggiunta alle vecchie, che e’ quello che sta anche adesso in pratica succedendo se si considera il mondo nel suo insieme.
Temo che in un mondo in cui la popolazione restera’ in crescita ancora per un bel po’ (per l’africa le proiezioni, dal nostro punto di vista, sono catastrofiche, triplicamento e oltre), e un sacco di quella che c’e’ gia’ cerchera’ di uscire dalla poverta’, non ci saranno alternative, se non nell’ambito dell’utopia e del “wishful thinking” da parte di minoranze occidentali viziate dall’uberta’ e per adesso ben pasciute.
Se a qualcuno interessa una sintesi della situazione e il cul de sac in cui si e’ infilata l’europa, qua c’e’ un intervento audio abbastanza spaventevole di Brussato, l’esperto minerario, nella rubrica “Overshoot” sul territorio e sull’ambiente, che ho sentito per caso accendendo la radio ieri sera:
https://www.radioradicale.it/download/MP1238584.mp3
Credo non ci sia ‘wishful thinking’ più grande di quello che hai descritto come realistico (triplicamento africani ecc)
Tutti i crici provenivano da ‘minoranze pasciute’, compreso il tuo amato Thoreau. Questa cosa del ‘pasciuto’ è una bella stigmatizzazione moralistica per attaccare le persone fregandosene delle loro argomentazioni
“Credo non ci sia ‘wishful thinking’ più grande di quello che hai descritto come realistico (triplicamento africani ecc)”
Cosa intendi? Credo si tratti di semplici proiezioni demografiche basate sulla popolazione attualmente presente nel caso facciano un paio di figli a coppia, escludendo uno scenario di natalita’ fuori controllo. In africa la popolazione e’ molto giovane: significa che per quanti pochi figli facciano, la popolazione continuera’ ad aumentare perche’ ci sono pochi vecchi in eta’ da dipartita.
Perche’ la popolazione si stabilizzasse, se nessuno muore o quasi, perche’ sono quasi tutti giovani, si dovrebbero fare zero figli o quasi, il che e’ abbastanza improbabile che accada dall’oggi al domani.
Mi baso sugli scenari di hans rosling, che credo tutti conoscano gia’ qui dentro, che e’ uno statistico che peraltro fra i primi ha avvertito del crollo della natalita’ quasi dappertutto nel mondo.
Poi ovvio che se ci sara’ l’apocalissi ambientale moriremo tutti, ma puoi scommetterci che la gente fara’ di tutto, ma proprio di tutto, per non morire, e lo fara’ tanto di piu’ quanto piu’ vedra’ la morte vicina.
Fregandosene dell’ambiente.
Primum vivere.
Ascoltate l’audio che e’ interessante, e’ importante conoscere le opinioni anche degli altri ambientalisti, credo. Per me lo e’.
Sono proiezioni basate sull’idea che si mantenga nel tempo l’attuale società globalizzata con le medesime condizioni ecologiche, economiche e politiche che invece si stanno rapidamente deteriorando. Tutto ciò avrà ripercussioni pesanti sulla mortalità, specialmente quella infantile.
Eppure si fa del proprio meglio per morire tutti… simpatici paradossi.
Tutte le proiezioni di fenomeni complessi sono cosi’, anche quelle economiche, come dimostra sempre la realta’, e lo sono perche’ il futuro non e’ mai conoscibile con certezza, e’ un work-in-progress dove l’imprevisto e’ sicuro, nella sua imprevedibilita’.
Non puoi fare modelli che incorporino l’inconoscibile.
Ma chi legge le proiezioni normalmente lo sa, e le considera per quello che valgono: salvo imprevisti non previsti.
Vale anche per quell’articolo mi pare di Jacopo in cui si criticavano le proiezioni di non mi ricordo che istituzione finanziaria. Nell’ambiente e’ scontato che valgono quel che valgono, non sono mica cosi’ fessi.
Forse e’ per questo che in certi ambienti c’e’ un certo scetticismo verso il catastrofismo in genere, perche’ e’ troppo sicuro di se stesso.
‘Catastrofismo’ è un altro modo sempre valido per bollare la gente evitando l’onere della discussione nel merito delle cose.
veben allora diciamo millenarismo 😉
https://www.open.online/2023/12/11/governo-meloni-ministro-fratin-nucleare-stato-aziende/
È sempre più comica. Voglio proprio vedere quali “privati” si accolleranno le spese del nucleare, grande o piccolo che sia.
Per tornare alle piccole cose pratiche, sapevate niente di questa faccenda? Io no.
Jacopo, che e’ del mestiere?
“… attuazione del PNRR. … obiettivo di piantare, entro il 2024, 6.600.000
alberi in 14 città metropolitane italiane … polemica politico-mediatica, con risvolti ab-
bastanza inaspettati, come quelli relativi al significato del termine inglese
“planting” ed alla differenza tra “seminare” e “piantare”.”
Non sapevo nulla del piano, gia’ finanziato, di nientepopodimeno che “forestazione urbana”!
Non lo faranno perché in praticamente tutte le città italiane non solo gli alberi danno fastidio (cadono, sporcano, sollevano la strada…) ma se ti provi a togliere anche un solo parcheggio ti trovi con la gente con le forche in mano sotto il municipio. E allora dove dovremmo piantarli? Si inventeranno come al solito qualche trucco contabile.
Gli alberi tornano da soli in pochissimo tempo in tutti i luoghi che abbandoniamo, urbani e non – salvo essere fatti fuori al primo progetto di “riqualificazione” che fa guadagnare qualche palazzinaro o prendere soldi a qualche sindaco o assessore.
Dubito che ne pianteremo volontariamente così tanti, invece.
Infatti… lo vedo anch’io che e’ come dici, e ho anche smesso di preoccuparmene, mi basterebbe essere lasciato personalmente in pace, perche’ poi il conto da pagare arriva anche a me, sotto forma di esternalita’ negative da compensare economicamente attraverso la tassazione e l’irrigidimento normativo, che pesa di piu’ quanto piu’ in basso sei nella scala sociale (gli altri invece sanno bene come sfruttarlo a loro vantaggio, altrimenti sarebbero in basso anche loro).
“Dubito che ne pianteremo volontariamente così tanti, invece.”
Che poi appunto basterebbe non tagliarli dove nascono piu’ o meno spontanei.
Il problema e’ che cosi’ non costerebbe niente, non fa ne’ PIL ne’ potere clientelare.
Nella mia citta’ e’ un continuo fa-e-disfa, un business per le cooperative ammanicate.
E’ chiaro percio’ che questi mega-piani** sono pretesti non solo per fare business, ma anche e soprattutto per scambi di favori clientelari, compravendita di voti, e raggiungimento/mantenimento del potere. Tutto l’ambientalismo e’ finito cosi’: un mega-affare peggio di prima, che almeno ci risparmiavamo le innumerevoli rigidita’ normative che come ben hai sperimentato desertificano la societa’ a partire dal basso, in nome dell’ottimo, ragione per cui il progressivo discendere nella scala sociale della gente la conduce a votare l’estrema destra, come gia’ successo in passato.
Del resto, e’ dall’alto che si comanda.
** fra l’altro, e’ in gran parte nuovo debito! E fra un po’ ricominceranno con la tiritera “avete vissuto al di sopra delle vostre possibilita'”, “e’ tutta colpa degli evasori”, eccetera.
Igor e Winston, l’alta mortalità infantile di solito è collegata all’alta natalità, quindi non è che se morranno più bambini ne faranno e ne sopravviveranno di meno, anzi.
Mi sembra abbastanza evidente che africani, pakistani e afghani, bengalesi e così via preferiranno rischiare la vita per venire qui che stare a morire di fame o malattie a casa propria. Per cui non solo le previsioni demografiche mi sembrano abbastanza attendibili (semmai l’ONU tende a sovrastimare i cali di natalità), ma penso che sia più probabile che ci faranno fuori per sopravvivere, come si è sempre fatto ed è sempre stato, piuttosto che la natura si limiti a regolare un po’ i numeri in Africa e lasciare in pace noi.
Adesso saremmo ancora in tempo per fermare l’immigrazione di massa, e stiamo facendo il contrario; fra un po’ non potremo più scegliere.
Non e’ a me che lo devi spiegare, lo so bene anch’io.
Fra l’altro l’immigrazione di massa crea oggettivo malessere proprio negli strati piu’ bassi della societa’, che infatti cercano legittimamente rappresentanza nei partiti xenofobi, con grande scorno dei partiti progressisti delle ZTL a quanto pare completamente incapaci di non dico comprendere, ma anche solo vedere il fenomeno.
Il che fra l’altro spiega, e giustifica, lo scetticismo in quegli ambienti riguardo la crisi ambientale, che viene vista come un trucco delle classi dirigenti suddette per fotterli di nuovo e ancora meglio (non si contano gli studi secondo i quali a pagare le politiche ambientaliste europee sono le categorie gia’ in discesa sociale – tu ne sai qualcosa fra normative burocratiche velleitariamente perfezionistiche, e lupi).
Se noi occidentali abbiamo avuto la fortuna di vivere tanti anni di pace, ci sono due principali motivi:
1- la catarsi seguita all’ultima tremenda guerra mondiale, che per un po’ ha reso felice, pacifica e contenta la gente per il solo fatto di essere viva;
2- con la guerra e’ arrivata anche una spinta al progresso tecnologico che ha migliorato enormemente le condizioni materiali di vita dei piu’ poveri, fatto di cui oggi che le condizioni sono buone ma stazionarie abbiamo perso coscienza, diamo tutto per scontato, e dovuto, ragione per cui tendiamo a sproloquiare di “decrescita felice”: dipende da cosa si intende per decrescita… e se e’ volontaria, mentre se non lo e’ sara’ infelice con tutto cio’ che ne consegue, visto che gli esseri umani perseguono la felicita’ e rifuggono l’infelicita’, ovviamente, come qualsiasi essere senziente, del resto.
“per fermare l’immigrazione di massa”
non so se esista un solo caso nella storia in cui non abbia distrutto gli equilibri preesistenti nel luogo di arrivo, tu che hai studiato l’argomento, c’e’?
(l’esempio che conosciamo benissimo e’ quello di noi stessi europei ovunque siamo andati: fino ad un secolo fa il continente piu’ sovrappopolato, e che cercava nuovi sfoghi, era l’europa, altro che nuovi mercati per l’industria capitalistica…)
Se negli “equilibri preesistenti” includi anche gli ecosistemi prima che arrivassero gli umani, no, non c’è.
Riguardo ai “partiti xenofobi”, peccato che quando vicono le elezioni l’immigrazione aumenta, anziché diminuire, e di tutte le promesse elettorali mantengono solo quelle che si sperava non mantenessero.
“equilibri preesistenti”
lo so, ovviamente, ma lo stesso se non di piu’ vale per i non umani: e’ probabile che il principale fattore di semplificazione attuale degli ecosistemi sia la diffusione di specie allogene invasive, che usano noi come veicoli per espandersi
“Riguardo ai “partiti xenofobi”, peccato”
puo’ darsi che tu abbia con questo scoperto il motivo per cui molti tradizionali elettori di sinistra, che sono piu’ intelligenti, adesso votano a destra: per avere piu’ immigrati 😉
No, non sono gli elettori di sinistra, sono gli imprenditori che vogliono manodopera a basso costo.
Io sono convinta che le cosiddette specie invasive, con rare eccezioni (ad esempio sulle isole) siano una preoccupazione inutile e un non problema. Dopo un po’ l’ecosistema si adatta. Massacrare animali o piante che non ci piacciono perché non dovrebbero essere lì è una crudeltà gratuita e uno spreco di risorse.
Ero ironico…
Se gli imprenditori gli vogliono a basso costo, e’ il motivo per cui i nostri poveri non li vogliono e votano a destra, perche’ non vogliono la concorrenza, che tale e’. Tieni conto pero’ che la destra italiana e’ da sempre una destra populista e sociale, poco diversa dalla sinistra, con la quale ha origini comuni (il fascismo e’ stato un socialismo nazionalista – tradendo gli ideali socialisti? ma la sinistra comunista l’ha forse fatto di meno?). Bisogna dire che forse la Meloni fa un po’ eccezione, sembra almeno un po’ una liberista tatcheriana, motivo per cui i suoi vecchi camerati non e’ che la apprezzano molto alla prova dei fatti, c’e’ piu’ estrema destra in Salvini, oggi come oggi.
“Massacrare animali o piante che non ci piacciono perché non dovrebbero essere lì”
Piu’ che altro e’ inutile, nel senso di velleitario. Ma e’ vero che semplificano gli ecosistemi, la differenziazione avviene per isolamento geografico, se elimini l’isolamento elimini un sacco di differenziazione. Lo sai bene cosa e’ successo in australia e nelle americhe quando e’ venuto meno l’isolamento, se non sbaglio l’hai detto tu stessa da qualche parte tempo fa, riferendoti pero’ al solo intervento diretto dell’uomo, che e’ un punto di vista un bel po’ limitativo. Lo stesso vale per le lingue e le culture umane, stanno sparendo quasi tutte, con grande soddisfazione di quelle dominanti. Ma anche in questo caso, opporsi e’ inutile e velleitario, e in quanto tale forse farebbe ancora piu’ danno.
Cerchiamo di non prenderci troppo sul serio, che siamo un po’ ridicoli lo stesso, non siamo cosi’ bravi a modificare _intenzionalmente_ il corso degli eventi e nientepopodimeno che il futuro del pianeta. Siamo anche noi abbastanza nelle mani del destino e frutto di un esperimento “trial and error”, nei tempi lunghi, per quanto la ybris ci caratterizzi.
Winston, infatti ho detto che le isole sono un’eccezione. Leggi quello che scrivo prima di rispondermi!
Scusa ma non capisco: le americhe e l’australia sarebbero delle isole? Mi riferivo a loro. In tal caso, anche l’eurasia lo e’.
Comunque, la differenziazione e’ un anelito universale nella vita, sia dal punto di vista materiale che culturale, deve avere a che fare con l’individuazione, non solo degli individui ma anche delle specie, vista la loro molteplicita’. Ma se butti tutto in un contenitore chiuso e fai il frullato, diventa difficile.
Comunque, vedi che, parlando di invasivita’, tendiamo a trattare in modo diverso il mondo dell’uomo rispetto a quello della natura, si ricade sempre la’, quello che ci va bene per uno non ci va bene per l’altro, a seconda degli umori del momento.
L’Australia è un’isola.
https://scenarieconomici.it/i-costi-di-produzione-dei-pannelli-solari-in-cina-sono-crollati-del-42-un-vantaggio-competitivo-assoluto/
I pannelli solari cinesi sempre meno costosi.
https://scenarieconomici.it/maersk-suez-pericolo-houthi/
Causa attentati le petroliere saranno costrette a evitare il Mar Rosso?
Curiosa la storia del Canale Ben Gurion che se si facesse sarebbe alternativo al canale di Suez, ma si prevedeva dovesse sfociare al mare nella fascia di Gaza.
https://www.marcotosatti.com/2023/11/27/gaza-e-il-sogno-del-canale-ben-gurion-fra-mediterraneo-e-eilat-eurasia-review/
Solo l’articolo, non il sito evidentemente
https://youtu.be/qqTh2nBEcCs?feature=shared
Berman in una recentissima intervista.
Negli Stati Uniti si registrano produzioni altissime di petrolio grazie alle più recenti innovazioni tecnologiche. Ma questo tipo di estrazione tende ad esaurire il pozzo rapidamente.
Si può dire che anche per lo shale è iniziato il picco
E quello che è peggio è che così come è
stata rapida l’estrazione, di conseguenza lo sarà anche l’esaurimento.
Spero di aver capito bene.
Sì, è probabile che il picco dello shale arriverà prima del previsto (cioé un po’ prima del 2030)
Vien da chiedersi dove andranno ad attingere altro petrolio, e a che prezzo (in tutti i sensi).
Al minuto 38 del video Berman dice che un calo anche solo dell1% nell’offerta
di petrolio sarebbe in grado di portarne i prezzi a dei livelli molto alti. Tipo 120 dollari al barile.
Penso che le conseguenze si possono facilmente immaginare.
Credo che il fenomeno dello Shale sia tipicamente americano, non si può facilmente esportare altri paesi per ragioni varie: tecnologiche, geografiche sociali, finanziarie ecc.
E quello che abbiamo lo usiamo per ucciderci l’un l’altro e distruggere cose che servirà altro petrolio per ricostruire…
Eh, il petrolio crea delle società verticistiche dove una minoranza può decidere il destino di milioni se non miliardi di persone.
Ma temo che uscire dal petrolio non sarà indolore.
Ho riletto per la terza volta l’articolo: a parte il titolo che per rispecchiare il contenuto avrebbe dovuto essere “il nucleare _come tutto il resto_ non e’ la risposta”, riassumendo, mi pare che, preso atto della situazione compresi i desideri e le aspirazioni umane, dica che non si puo’ fare nulla per cambiare l’andazzo.
Finisce dicendo che bisogna consumare meno energia, ma sopra spiega che e’ impossibile.
D’altra parte, lo vedete dalla cronaca com’e’ che si diventa “influencer” di successo: dicendo una cosa e facendo l’altra, predicando il bene e facendo il male, in entrambe le cose essendo imitati da stuoli di fan che prendono ispirazione ed esempio.
Trucco vecchio come il mondo.
Bosco verticale a parte, guardiamo la parabola, anzi l’iperbole dell’auto elettrica: se non fosse arrivata Tesla con le sue costose e sofisticatissime auto di lusso che gareggiano con le Ferrari, le auto elettriche sarebbero rimaste un fenomeno di nicchia di la’ da venire, altro che moda, e mai la commissione europea si sarebbe messa in testa di fare l’ennesima mega-rottamazione industriale forzosa a scadenza ravvicinata (o meglio l’avrebbe fatta comunque, ma forse non verso l’auto completamente elettrica, ci sono pur sempre infiniti numeri da aggiungere a X in EuroX).
Altro che consumare meno, e consumare meno energia: tutte lo dicono ma nessuna lo fa, anzi!
Intanto, quello che mi sembra il mezzo di locomozione elettrica personale di gran lunga piu’ semplice, pratico e intelligente, il monopattino (infatti avrebbe un gran successo senza bisogno di alcun bonus, molto piu’ successo della ingombrante e complicata bici elettrica) sta venendo osteggiato e criminalizzato al solito modo, prima dalle jene dei media e poi dai politici che ne approfittano per riempirlo di tasse e obblighi normativi: perche’ nessun ambientalista ha piantato un casino come fa di solito per le stronzate velleitarie sui massimi sistemi? Forse perche’ ambientalismo si’, ma purche’ sia abbondantemente regolato e vessato, una specie di riflesso cultural-burocratico automatico, suppongo. Lo stesso vale per l’edilizia, sarebbe stato immensamente piu’ semplice detassare e semplificare, invece che incentivare e burocratizzare. Chiaramente c’e’ un’immane classe e mentalita’ burocratica che pensa solo ai suoi interessi usando tutto quello che puo’ come pretesto per aumentare il suo potere e influenza. Predicando bene e razzolando male. Tutto cio’ ci sta portando alla rovina in un crescendo rossiniano di interventismo isterico, senza neanche che ci si diverta.